The Project Gutenberg eBook of Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 This ebook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this ebook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you will have to check the laws of the country where you are located before using this eBook. Title: Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1 Author: Carlo Botta Release date: May 30, 2013 [eBook #42846] Language: Italian Credits: Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive) *** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK STORIA DELLA GUERRA DELLA INDEPENDENZA DEGLI STATI UNITI DI AMERICA, VOL. 1 *** Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive) STORIA DELLA GUERRA DELLA INDEPENDENZA DEGLI STATI UNITI DI AMERICA SCRITTA DA CARLO BOTTA VOLUME PRIMO MILANO PER ANTONIO FONTANA M.DCCC.XXVII AVVERTIMENTO DELL'AUTORE L'autore della presente Opera crede opportuna cosa l'avvertire, ch'egli ha usata in ella tre sorte di voci e locuzioni. Le prime sono quelle, che si trovano notate nel Vocabolario della Crusca; e queste intende di avere usate nei significati stessi, dei quali si leggono gli esempj in esso Vocabolario, e non altrimenti. Le seconde sono quelle, le quali, quantunque omesse dai compilatori del medesimo, sono per altro usate dagli autori di quei tempi, e da quegli stessi, dai quali sono gli esempj ricavati; per cagion d'esempio la voce _timoneggiare_ usata dal Machiavelli in significato di governare gli affari dello Stato; _finanza_ in vece di dire le rendite di uno Stato, voce usata dal Guicciardini; _le lari_ per dire la sommità dei colli, donde si spartono le acque, voce usata dal Varchi, e simili. Le terze finalmente sono quelle, che non si leggono nè nel Vocabolario, nè negli autori, i quali gli servirono di testo; ma che sono dall'uso volgare d'oggidì autorizzate, come per esempio, _proclama_, _ministeriale_, e simili. Egli è però mestiero l'osservare, che questa facoltà ha usato l'autore assai parcamente, essendo egli alienissimo dalla moderna corruzione della toscana favella, la quale, come se fosse vecchia o difforme diventata, molti pur troppo, trasandati i proprj suoi, vestono di panni forestieri. E se alcuno gli darà biasimo dello aver adoperato qualche voce, o locuzione barbare, il che potrà forse essere addivenuto malgrado l'estrema diligenza di lui a volerle schivare, ciò riceverà egli in buon grado; ma non parimente, se qualcuno gli desse carico di essersi servito di vocaboli, o di frasi toscane lontane dall'uso volgare d'oggidì; imperciocchè ei porta opinione, che siccome, quando si vuole scrivere accuratamente ed elegantemente la latina lingua, e' bisogna, senza ristarsi alle cronache dei monaci del decimoterzo secolo, salire sino all'età d'Augusto; e medesimamente, quando si ha in animo di scrivere nel modo stesso la francese, non agli autori, che scrissero a' tempi della rivoluzione, ma sibbene agli anteriori, e massimamente a quei del secolo di Luigi decimoquarto bisogna ricorso avere, così la lingua pura e schietta d'Italia fa d'uopo cercare negli scrittori del secolo di Dante e di Boccaccio, ed in quei principalmente del secolo di Leone decimo e di Clemente settimo; i quali ultimi scrittori quella lingua medesima e molto crebbero, e maravigliosamente ripulirono. Sono le lingue come le piante, alle quali è dato un sol tempo per portar il fiore. Prima esso è rinchiuso dentro una rozza buccia; dopo è appassito e scolorato. E se taluno affermasse in contrario, che nell'opinione dell'autore si presuppone, che le lingue non possano coll'andar del tempo far progressi e migliorarsi, si risponderà, che quando una lingua veste una sembianza forestiera, questo cambiamento dee meglio corruzione, che progresso o miglioramento riputarsi. Se poi l'italiana favella si trovi addì nostri in questo caso, gli amatori della medesima lo giudicherann'essi. L'autore crede, sia oggimai tempo di ritirarla verso i suoi principj. Se sarà da quei, che la presente storia leggeranno, giudicato, ch'egli abbia cooperato a quest'opera gentile, ciò recherà ben esso a somma sua ventura. Si debbe ancora avvertire, che le orazioni da lui poste in bocca agli oratori sono state veramente dai medesimi fatte in quelle stesse occasioni, di cui si tratta nell'Opera. Solo l'autore quello, che fu detto da parecchi, che nella medesima sentenza favellarono, ha fatto dire ad un solo; ed alcuna volta, sebben di rado, usando la facoltà già concessa ad altri Storici, aggiunse del suo alcune poche cose, le quali gli oratori medesimi avrebbero verisimilmente dette. Ciò accadde specialmente nelle due orazioni, l'una posta in bocca di Riccardo Enrico Lee, l'altra di Giovanni Dickinson, dei quali il primo orò in favore della dichiarazione dell'independenza degli Stati Uniti, il secondo mantenne la contraria sentenza. Finalmente non debb'essere, a chi leggerà, nascosto, che siccome in varj luoghi, e specialmente nelle orazioni, si trovano non di rado predizioni, che col tempo riusciron vere, così queste furono effettualmente dette da quei personaggi stessi, che sono nell'Opera indicati. Ed in questa cosa ebbe l'autore tanto scrupolo, che, acciocchè esse predizioni non paressero come quelle de' poeti, le quali vengono dopo il fatto, volle a parola a parola dai testi, che sono per lo più scritti in lingua inglese, nella italiana favella trasportarle. Resta, che gl'Italiani con altrettante amorevolezze e cortesia ricevano queste Storie, con quanti amore e desiderio di giovare alla lingua loro furono dall'autore composte. NOTA DELLE OPERE _Che l'Autore della presente Storia ebbe in sua facoltà per la composizione della medesima._ LIBRI INGLESI Journals of the house of Lords; Journals of the house of Commons, in-fol. stampati d'ordine delle due Camere. Tutti i volumi dal 1764 sino al 1783. Authentic accounts of the proceedings of Congress held at New-York, in 1766. Almon, 1767. Journals of the proceedings of the Congress, 8. Dilly, 1775. Journals of Congress held at Philadelphia, 8. Almon, 1776. The Parliamentary Register, etc. Tutti i volumi dal 1766 sino al 1783. The Annual Register, etc. Tutti i volumi dal 1764 sino al 1783. Historical anecdotes relative to the american rebellion, un vol. in 8. 1779. The Remembrancer, or impartial repository of public events. The second edition. London, For. J. Almon, 17 vol. in-8. inclusi i Prior documents. Letters on the american troubles, translated from french of M. Pinto. 1776. An impartial history of the war in America between Great Britain, and her colonies from its commencement to the end of the year 1779. 8. For Faulders, 1780. The history of the civil war in America, comprehending the campaigns of 1775, 1776, and 1777; by an officer of the army, 8., for Sewel, 1781. A genuine detail of the several engagements, positions, and movements of the royal, and american armies during the years 1775, and 1776 with an accurate account of the blockade of Boston, etc. by William Carter, etc. 4. for Kearlsley, 1785. An impartial, and authentic narrative of the battle fought on the 17 june, etc. on Bunker's-hill; by John Clarke, 1775. A history of the campaigns of 1780, and 1781 in the southern provinces of North America; by Lieutenant-colonel Tarleton, etc. Dublin, I vol. in-8., 1787. Strictures on Lieutenant-colonel Tarleton-s history of the campaigns of 1780, and 1781, etc; by Roderick Mackenzie 8., 1787. The history of the american revolution; by David Ramsay, M. D. 2 vol. in-8. Philadelphia, 1789. History of the war with America, France, Spain, and Holland commencing in 1775, and ending in 1783; by John Andrews, 4 vol. in-8. London, for J. Fielding, 1783. The history of rise, progress, and establishement of the independance of the united States of America, etc. By William Gordon, D. D. London, printed for the author, and sol by Charles Dilly, 1788. 4 vol. in-8. An historical, geographical, commercial, and philosophical view of the american united States, and of the European settlements in America, and the West-Indies, by W. Winterbotham, 4 vol. in 8. London, 1795. The life of George Washington, etc; by John Marshall, Chief-justice of the united States, etc. 5 vol. in 8. London, for Richard Philips, 1804, 1805, 1807. The life of Washington; by David Ramsay, un vol. in 8. New-York, 1807. Printed by Hopkins, and Seymour. Letters addressed to the army of the united States in the year 1783 with a brief exposition etc.; by Buel. Kingston, state of New-York, 1803. LIBRI FRANCESI Révolution d'Amérique; par M. l'abbé Raynal, Londres, 1781. Lettre adressée à l'abbé Raynal sur les affaires de l'Amérique septentrionale, traduite de l'anglais de M. Thomas Payne, 1783. Essais historiques et politiques sur les Anglo-Américains; par M. Hilliard d'Auberteuil, 4 vol. in 8. Bruxelles, 1781. Histoire de l'administration de lord North, et de la guerre de l'Amérique septentrionale jusqu'à la paix en 1783; 2 vol. in-8. Londres et Paris, 1784. Histoire impartiale des événemens militaires et politiques de la dernière guerre dans les quatre parties du monde, 3 vol. Amsterdam et Paris, chez la veuve Duchesne, 1785. Constitutions des treize États-Unis d'Amérique, 1 vol. in 8. Philadélphie et Paris, 1783. Affaires de l'Angleterre et de l'Amérique, 17 vol. in 8. Anvers. Voyages de M. le Marquis de Chastelux dans l'Amérique septentrionale, pendant les années 1780, 1781 et 1782, 2 vol. in-8. Paris, chez Prault, 1786. Histoire des troubles de l'Amérique anglaise, etc.; par François Soulès, 4 vol. in-8, Paris, chez Buisson, 1787. Histoire de la dernière guerre entre la Grande-Bretagne et les États-Unis d'Amérique, la France, l'Espagne et la Hollande, depuis son commencement en 1755 jusqu'à sa fin en 1783. 1 vol. in-4. Paris, chez Brocas, 1787. Histoire de la revolution d'Amérique par rapport à la Caroline méridionale; par David Ramsay, membre du Congrès américain; traduit de l'anglais, 2 vol. in-8, Londres et Paris, chez Froullé, 1787. Recherches historiques et politiques sur les États-Unis de l'Amérique septentrionale, etc.; par un citoyen de Virginie, 4 vol. in-8. Colle et Paris, chez Froullé, 1788. Discussions importantes débattues au Parlement britannique, etc. 4 vol. in-8. Paris, chez Maradan et Perlet, 1790. Mémoires historiques et pièces authentiques sur M. de La Fayette, etc. 1 vol. in-8. Paris, l'an second de la liberté française. _A tutte queste opere bisogna aggiungere gran numero di libricciuoli, che a' tempi della rivoluzione d'America si stampavano e si pubblicavano alla giornata, tanto in Inghilterra, quanto in America ed in Francia._ _Finalmente l'Autore ebbe sì buona ventura, che alcuni fra gli attori stessi degli avvenimenti, ch'egli ha descritti, si sono degnati di fargli copia di parecchi manuscritti di grande importanza, alla cortesia de' quali ci rende in questo luogo, siccome dee, con grato animo pubblica e solenne testimonianza._ STORIA DELLA GUERRA AMERICANA. LIBRO PRIMO L'America, e specialmente alcune parti di essa state scoperte dall'ingegno, e dall'ardire degl'Italiani, ricevettero in varj tempi, come in luogo d'asilo, gli uomini, i quali le turbazioni politiche, o religiose cacciavano dalle proprie contrade d'Europa; posponendo eglino la dolcezza della patria e dell'aere natio alla sicurezza, che quelle lontane e deserte regioni alle menti loro appresentavano. Quivi esercitandosi con ammirabil arte e costanza, secondo il costume di coloro, cui il fervore delle opinioni sollecita e spinge, domando le fiere, allontanando, o spegnendo gl'insetti malefici o importuni, le nazioni barbare, e feroci, che abitavano quelle nuove terre, contenendo e frenando; seccando le paludi, dirizzando i fiumi, diradando le selve, solcando una verginal terra, e nel suo seno nuovi ed insoliti semi consegnando, prepararono a sè medesimi un clima meno aspro, e meno alla natura umana inimico, più sicure e più comode sedi, cibi più salutiferi con parte di quegli agi ed opportunità, che al vivere civile sono pertinenti. Questa moltitudine di fuorusciti, partitisi principalmente dall'Inghilterra a tempo degli ultimi Stuardi, approdarono a quella parte dell'America settentrionale, la quale si distende dal grado quadragesimo quinto sino al trigesimo secondo di latitudine settentrionale, e fondaronvi le colonie del Nuovo-Hampshire, di Massacciusset, di Connecticut e dell'isola di Rodi, le quali col nome generale di Nuova-Inghilterra si appellarono; e a' tempi d'appresso quelle di Virginia, della Nuova-Jork, di Pensilvania, delle contee della Delavara, della Cesarea, della Marilandia, delle due Caroline, cioè settentrionale e meridionale, e della Giorgia. Nè è da credere, che poichè eglino partivano dal paese, ove erano nati, per andare in istrani luoghi cercando miglior condizione alla vita loro, quello abbandonassero come in termine d'inimici, rompendo ogni vincolo, che al medesimo gli strignesse; che anzi, per lo contrario, oltre i costumi, gli abiti, gli usi e le maniere della comune patria, portarono seco i privilegj dall'autorità reale conceduti, pei quali le leggi loro erano costituite a modo di quelle dell'Inghilterra, più o meno conformi ad un governo libero e largo, ovvero ad un più stretto secondo la natura, o l'autorità del principe che le dava; ed anche secondo la maggiore, o minore autorità che il popolo, per mezzo del Parlamento che lo rappresentava, si trovava a possedere; essendochè in quei tempi di discordie civili e religiose, per le quali il sangue inglese è stato versato a copia, queste cose spesso variarono maravigliosamente; conciossiachè, e ciascuna provincia, o colonia avesse un'assemblea di gente eletta dal popolo, la quale usava in certi limiti l'autorità del Parlamento; ed un governatore, il quale in certi limiti ancora esercitava la potestà del Re, ed agli occhi dei coloni il rappresentava. S'aggiungeva a questo il giudizio, che e' chiamano per Giurì, non solamente nelle materie criminali, ma ancora nelle civili; cosa di grandissima importanza, ed affatto conforme agli ordini giudiziali dell'Inghilterra. Ma in fatto di religione e' godevano eziandio di maggiore larghezza, che nella prima patria stessa, non ritenendo essi la gerarchia, o sia l'ordine delle cose e dignità ecclesiastiche stabilite in Inghilterra; avendo anzi contro la medesima acerbamente combattuto, ed essendo questa contesa la prima e principal cagione stata, che gli aveva a sì lunga e perigliosa peregrinazione inclinati. Per tanto non è da far maraviglia, se questa generazione d'uomini non solo avessero le menti loro volte a quelle credenze, le quali costituiscono la base ed i principj del governo inglese, ma che non contenti a queste avessero gli animi disposti a volere una maniera di governo più largo, ed una maggior libertà, e fossero di vantaggio presi da quel fervore, che nasce naturalmente nel cuore degli uomini dagli ostacoli, che si oppongono alle opinioni loro politiche, o religiose, e molto più dall'avversa fortuna, ch'eglino per quelle abbiano incontrato. E come quest'ardenza e questa esaltazione di animi esacerbati sarebbesi ella attutita nelle vaste solitudini d'America, dove erano ignote le distrazioni e gli svagamenti d'Europa; dove l'insistere nelle opere di mano continuo render doveva i corpi induriti, ed all'avvenante gli animi ostinati? S'eglino stati erano in Inghilterra avversi alla prerogativa reale, come in ciò sarebbonsi le opinioni loro cangiate nell'America, dove niuno, o pochi vestigj si vedevano della presenza e dello splendore reale? Dove essendo la medesima occupazione comune a tutti, quella di coltivar la terra, doveva di necessità ingenerarsi in tutti una opinione ed un amore di una eguaglianza comune? Eglino incontrarono l'esiglio a' tempi, in cui più ferocemente bolliva nella patria loro la guerra tra il Re ed il popolo, contendendo questo di avere il diritto di resistere alla volontà del principe, quando egli usurpa le sue libertà, ed anche, se l'utilità comune il ricerca, da una testa sopra un'altra la corona reale trasportare. Credeanlo i coloni; e come si sarebbono ricreduti, trovandosi, senza la protezione dell'autorità reale presente, quantunque quasi ancora in istato d'infanzia, o di appena nata società, in quella nuova contrada vita lieta e felice menare? Osservate le leggi, amministrata la giustizia, rispettati i magistrati, rari, od incogniti i delitti, guarentite le persone, la roba, l'onore? Credevano che spetti un diritto inalienabile a qualsivoglia suddito inglese, o sia libero uomo, o franco tenitore, come dicon essi, di non dare la roba sua, se non per proprio consenso; la Camera de' Comuni sola avere il diritto, come rappresentante il popolo inglese, di concedere alla Corona la pecunia di esso; essere le tasse liberi doni del popolo a que' che lo governano; dovere i principi usare l'autorità loro e la pecunia del comune ad uso solo e benefizio di questo. Ora tale diritto averlo i coloni portato seco loro; conciossiachè non possano perdersi per lontananza, o cambiamento di cielo le prerogative inglesi; ed essere i coloni esciti dal regno con consenso e con privilegj dell'autorità sovrana; quest'istesso diritto di non dare la propria pecunia, se non di propria volontà, stato essere in solenne modo riconosciuto dal governo nei diplomi a parecchie colonie concessi; a questo fine essere state instituite in ciascuna colonia le assemblee, o corti; per questo aver le medesime la facoltà d'investigare e sopravvedere l'uso della pubblica pecunia. E come avrebbono i coloni ad un tale diritto rinunziato, eglino, che ritraevano sostentamento alle vite loro dalle terre americane non compre, nè date da altri, ma proprie di loro medesimi, avendole essi i primi occupate, coltivate, e riempite di fecondi ed utili semi? Ogni cosa per lo contrario nell'America inglese riguardava ad una larghezza inusitata di vivere sociale; ogni cosa pareva inclinare, e dar favore alla civile libertà; ogni cosa volgersi alla nazionale independenza. Erano gli Americani, i più, non solo protestanti, ma protestanti contro l'istessa protestanza, e parte di coloro, i quali in Inghilterra chiamano dissenzienti; perciocchè, oltre al non riconoscere, come protestanti, niuna autorità in materia di religione, alle cui decisioni si debba senz'altro esame prestar fede, e perciò essere essi medesimi col solo lume della ragione naturale giudici sufficienti delle credenze religiose, opponendosi alla gerarchia, e condannando non che altro, i nomi delle dignità ecclesiastiche, eransi spogliati del tutto di quella deferenza ed osservanza, che l'uomo ha di natura verso le opinioni di coloro, i quali sono in grado costituiti, e tanto per gli onori, che sono loro usati, quanto per la ricchezza e magnificenza loro ragguardevoli. Essendo pertanto gl'intelletti degli Americani intieramente liberi per questo conto, esercitavano quest'istessa libertà di pensare anche in altri oggetti alla religione non pertinenti, e specialmente nelle materie di governo; alla quale investigazione s'erano, a' tempi del soggiorno loro nella prima patria, grandemente avvezzati. Abbondavano nelle colonie, più che in ogni altra contrada, i legisti, i quali, siccome sono soliti di cavare il sottile dal sottile, sono ordinariamente in un paese governato da un principe assoluto, i più efficaci avvocati della potenza sua; ed in un paese libero i più utili difenditori della libertà. Quindi era nato l'uso fra gli Americani quasi universale di quelle acute disquisizioni, che sono proprie dei teologanti e dei legisti, le quali ingenerano spesso negl'intelletti umani l'ostinazione e l'ambizione nella propria sentenza; e per molto, che e' dicessero in fatto della libertà politica e religiosa, non era mai che paresse loro di averne detto abbastanza. E siccome lo studio delle belle lettere e delle nobili discipline aveva già fatto notabili progressi in America, così condivan'eglino queste disquisizioni con un bel dire; la qual cosa, siccome dall'un canto allettava e lusingava i sostenitori di queste opinioni, dall'altro le rendeva più efficaci, e più addentro le imprimeva nella mente degli uditori. Le massime repubblicane divenivano una dottrina comune; e la memoria dei puritani, e di quelli che, nelle vicende sanguinose dell'Inghilterra, avevano le parti del popolo seguitate, e perciò incontrata la morte, era portata a cielo. Questi erano i padri, questi i martiri loro. Di questi, delle virtù ed imprese, dell'infelice, come che agli occhi proprj de' coloni tanto onorevole fine loro, udivano i figliuoli americani i genitori parlare di continuo. Se il ritratto del Re prima della rivoluzione si osservava per l'ordinario in ogni cosa, non è che non si vedessero ancora vicino ad esso quelli di coloro, i quali a' tempi di Carlo primo la propria vita diedero per difendere ciò ch'e' chiamavano le libertà anglicane. E non si può dire con quanta allegrezza ricevuto abbiano le novelle delle vittorie dei repubblicani in Inghilterra; nè con quanto dolore quelle del ristoramento della monarchia nella persona di Carlo secondo. In tal modo e le inclinazioni loro e le massime erano egualmente contrarie allo stato ed alla chiesa anglicani; e come che modesti ed aggiustati di natura fossero, tutta via mettean fuori spesso di que' motti, i quali manifestavano un odio gravissimo contro gli ordini politici e religiosi della comune madre. Chi voleva il favore popolesco accattare, dovea in questi modi essere indulgente a sè stesso; e per lo contrario gli Anglicani, i quali però erano pochissimi, o chi gli avvocava, ne erano disgraziati. Ma ogni cosa, nella Nuova-Inghilterra principalmente, concorreva a mantener vive le radici di queste propensioni ed opinioni. Pochi libri avevano i coloni; ma questi in mano di tutti, e per lo più trattavano di cose di governo secondo il temporale; ovvero la storia tramandavano delle persecuzioni dai puritani loro antenati sopportate. Quelli perseguitati nella antica patria, per le credenze loro in fatto della chiesa, o dello Stato avere con animosa deliberazione amato meglio abbandonarla, attraversando un mare vastissimo, fuggendo nelle più rimote ed inospitali regioni, a fine di poterle liberamente e pubblicamente professare; per sì generoso disegno avere in non cale posti tutti i piaceri e le delizie di quella gentil terra, dove erano nati ed educati; e quali travagli, quali fatiche quali pericoli non aver eglino incontrati su pe' quei nuovi e selvaggi lidi? Ogni cosa essere loro contraria stata; i corpi non avvezzi ai freddi invernali ed ai calori estivi, gli uni e gli altri smisurati, del cielo americano; scarsi i terreni abitabili; il suolo ritroso; l'aria pestilente; una morte immatura avere i più de' primi stabilitori rapito; e quelli, che alle influenze ed alle miserie sopravvissero, avere avuto a combattere, per assicurare le nascenti sedi, coi nativi, feroce gente ed infiammata di sdegno, siccome quelli che vedevano per la prima volta un popolo straniero, non mai più nè veduto nè udito per lo innanzi, insignorirsi di quelle terre, delle quali erano stati per sì lungo tempo i soli occupatori e signori; avere i coloni colla pazienza e coll'ardire superato a poco a poco tutti questi impedimenti; la qual cosa, se dall'un de' lati procurò ad essi più quiete ed una miglior condizione di vita, dall'altro diede maggior baldanza ed opinione di sè medesimi con una elevazione d'animo non ordinaria. Oltre a ciò, siccome i casi prosperi, od avversi, che una generazione d'uomini abbiano insieme incontrato, e la ricordanza loro legano in singolar modo gli animi di quelli e più gli stringono, ed all'un l'altro affezionano; così gli Americani avevano tra di sè non solo que' vincoli, i quali l'uno coll'altro congiungono gli uomini della medesima nazione per l'identità della lingua, delle leggi, del cielo, dei costumi, ma di più quelli, che derivano da un destino medesimo in quelle rivoluzioni, alle quali un popolo sia stato soggetto; onde offerivano al mondo come quasi un'immagine di quelle congregazioni d'uomini viventi non solamente colle leggi comuni della generale società, in cui e' sono, ma ancora con alcune regole e statuti particolari e proprj, ai quali si sono volontariamente sottoposti. Il che suol dare, oltre ad un'opinione comune, anche uno zelo ed entusiasmo comune. Non si deve passare sotto silenzio, che anche la condizione della società nelle colonie americane dell'Inghilterra doveva rendere gli abitanti avversi ad ogni specie di superiorità; ed alla libertà inclinati. Là non v'era che una sola classe d'uomini. La mediocrità della condizione loro non invitava i magnati d'Europa a recarsi su quelle spiagge; le ricchezze e gli onori ereditari non vi si conoscevano. Onde nissun vestigio vi rimase della servitù feudale. La qual cosa ha dovuto una generale opinione partorire, essere tutti gli uomini per natura eguali; e difficilmente avrebbero questi abitanti persuaso a sè medesimi, dovere alla munificenza de' principi le terre loro ed i diritti civili. Pochi avevano udito ricordare la _magna carta_, e quelli, i quali conoscevano la storia di quell'importante periodo delle rivoluzioni inglesi, nel quale quel patto fu fermato, lo riputavano piuttosto un riconoscimento solenne dai Re d'Inghilterra fatto de' diritti del popolo, che una concessione. Siccome riconoscevano dal cielo quella protezione, la quale gli condusse in mezzo a tanti pericoli a quelle terre, dove aveano finalmente un riposo trovato, che nell'antica patria avevano cercato invano, e similmente a quella riferivano le messi dei loro ubertosi campi, unica e vera sorgente delle ricchezze loro; così non dalle concessioni dei Re della Gran-Brettagna, ma dalla bontà, e clemenza infinita del Re del mondo ripetevano ogni diritto; le quali opinioni nelle menti di un popolo, come questo era, religioso e raccolto, dovevano profonde radici, e tenacissime avere. Per la vastità delle province occupate, e la copia delle vacanti terre ogni colono era, o poteva essere facilmente ad un tratto signore, castaldo, e lavoratore. Vivendo, e dilettandosi nella vita contadina, sotto i proprj occhj, dalle sue proprie terre, e spesso per le sue mani, ei vedeva nascere, crescere, prosperare, e maturarsi tutte le cose al vivere dell'uomo necessarie, e perciò trovavasi fuori di ogni soggezione e dependenza; e la libertà individuale è possente stimolo alla libertà civile. Ognuno poteva cacciare, uccellare, pescare a sua posta senza timore di poter fare ingiuria ad altrui; perciocchè le bandite erano in America ignote. I barchi, ed i serbatoj loro erano foreste senza fine, vasti e frequenti laghi, grandissimi fiumi, ed acque correnti d'ogni maniera con un mare infinito e libero, abbondante sopra ogni altro d'ogni sorta di pescagione. Vivendo sparsi ne' campi uno qua, e l'altro là, crebbe l'amore tra i membri della medesima famiglia; onde scemò in questi la voglia di sbrancarsi, e d'andar di scarriera; la qual cosa è spesso causa di doversi l'uomo mettere agli stipendj altrui, e contrarre abitudini servili. La più gran parte dei coloni inglesi essendo tenitori, castaldi, e lavoratori di terre, e viventi di continuo nelle masserie, i mercatanti, i meccanici ed i manufattori sommati insieme appena che arrivassero ad un quinto della totalità degli abitanti; ed essendochè i coltivatori delle terre solamente dal cielo dipendono, e dalla propria industria, questi altri per lo contrario debbono più, o meno avvezzarsi ed accostarsi ai modi servili per potersi ai capricci degli avventori accomodare; dimodochè la gran proporzione dei primi sopra i secondi dovette necessariamente produrre in quelle colonie una foggia d'uomini independenti, i quali non essendo soliti a rimanersi, se non se all'incontro di quegli ostacoli, che la natura stessa delle cose tramette, dovevano risentirsi vivamente, e diventare renitenti ad ogni freno dall'autorità umana imposto. Gli abitanti poi delle colonie erano anche esenti, e quasi fuori dal pericolo di pigliar i bocconi ministeriali, essendo la sede del governo così lontana, ed avendo non che provato, udito di que' zimbelli. Così non v'era là andazzo di corrompere e di esser corrotto; i maestrati erano pochi, e sì poco lucrativi da non poter dare le imbeccate. Quell'amore verso il Sovrano, e l'antica patria loro, il quale avevano i fuorusciti potuto conservare nella nuova, andò di mano in mano scemando negli animi dei coloni in quella ragione, in cui una generazione succedendo ad un'altra dal primiero stipite loro s'allontanavano; e quando ebbe principio la rivoluzione, della quale ci apparecchiamo a scrivere la storia, gli abitanti delle colonie inglesi erano per la più parte la terza, la quarta, ed anche la quinta generazione da que' primi coloni, che avevano l'Inghilterra lasciato, e si erano nelle nuove regioni dell'America fermati. Ad una tale distanza i sangui più non si affrontano, o trovano poca corrispondenza; e la ricordanza degli antenati meglio viveva nella memoria, che nei cuori dei discendenti. Il commercio, il quale suole congiungere ed amicare gli uni agli altri gli abitanti di rimotissime contrade, non era ne' primi periodi delle colonie inglesi sì frequente, che potesse l'unione e l'amore vicendevole tra gli abitanti dell'una, e dell'altra Inghilterra mantenere. I più dei coloni non avevano altro udito ricordare dell'Inghilterra, se non se, questa essere un regno lontano, dal quale furono empiamente e crudelmente ributtati gli antenati loro, e via cacciati, perchè andassero a cercar ventura nei deserti e nelle foreste dell'orrida America, solo abitata da uomini selvaggi e feri, o da velenosi ed orribili serpenti. La lontananza del governo ne scema la forza, o sia perchè gli uomini, non essendo presente lo splendore e la magnificenza del trono, obbediscono alla sola forza di quello, ed a ciò non sono invitati dal rispetto e dall'illusione; o sia perchè gli agenti suoi in lontane contrade posti, nell'esecuzioni delle leggi mettono ordinariamente più del loro arbitrio, e perciò e' danno ai popoli governati maggiore speranza di poter per diverse vie scappar dalla tela. Che si dovrà dunque credere della forza del governo inglese in America, se si considera, che tra l'una e l'altra contrada giace un mare tremila miglia largo, e che dovevano i mesi intieri trascorrere tra un ordine dato, e la esecuzione sua? Aggiungesi, che, fuori dei casi di guerra, gli eserciti stanziali, che pure ad ogni modo costringono i popoli all'obbedienza, erano pochi in Inghilterra, e pochissimi in America; essendo anzi cosa alla legge contraria il mantenervegli: da ciò ne deve risultare di necessità, che siccome gli stromenti di costringere da parte del governo erano deboli, così doveva nascere e crescere ognora più negli animi americani, colla speranza, anche il desiderio di levarsi dal collo il giogo della superiorità inglese. Tutte queste considerazioni spettano più specialmente alla condizione delle province orientali dell'America inglese. Ma nelle occidentali, essendo le terre molto più fertili, e perciò godendo i coloni di una maggior larghezza di facoltà, dovevano anche poter essere di vantaggio liberi in sulla propria volontà, e meno per le necessità naturali a quella d'altrui obbligati. Nè si potrebbe pensare, ciò avere ammollito, o snervato gli animi loro; che anzi, vivendo eglino continuamente in sui campi, lontani dal lusso e dagli allettamenti delle città, ed essendo in ogni desiderio loro assegnati e modesti, si deve credere, la maggior abbondanza delle cose al vivere umano necessarie conferisse ai corpi loro più vigore, e gli animi rendesse ad ogni soggezione più impazienti. In queste ancora la schiavitù dei Neri, la quale vi era in uso, quantunque sembri a prima vista strana cosa a dirsi, allettava gli uomini bianchi all'amore della libertà. Avendo questi continuamente sotto gli occhj l'esempio vivo della miserabile condizione dell'uomo ridotto in ischiavitù, dovevano sapere meglio, e più apprezzare la libertà, la quale e' gioivano; questa libertà riputavano, non che un diritto, essere una franchigia ed un privilegio; e siccome quando si tratta dell'interesse proprio e delle passioni loro, gli uomini giudicano alla grossa e cogli occhi della mente abbacinati, impazientemente sopportavano i coloni la superiorità del governo inglese, e le pretensioni sue, siccome quelle, che tendessero a condurli in uno stato prossimo, o simile a quello, al quale gli schiavi loro erano ridotti, detestando eglino in sè stessi ciò, che esercitavano sugli altri. Gli abitanti delle colonie, specialmente delle orientali, fruivano non solo l'ombra, ma di più la sostanza medesima del governo inglese, ed in questo conto poco mancava, non fossero affatto independenti. Eglino eleggevano i proprj maestrati; eglino gli pagavano, ogni cosa spettante all'amministrazione interiore loro s'apparteneva; e la sola prova della dependenza verso l'antica patria in ciò era, che non potessero far leggi, o statuti contrarj alla lettera, od alla intenzione delle leggi inglesi; che il Re avesse la facoltà del divieto sopra le deliberazioni delle assemblee loro, e che si sottomettessero a quelle regole e restrizioni di commercio, che fossero dal Parlamento giudicate necessarie, ed al bene universale di tutto l'impero conducenti. Del rimanente queste cose erano più vane parole, che altro; perciocchè il Re di rado diede divieto; e da un altro canto e' cansavano destramente quelle regole e restrizioni per il mezzo del traffico di contrabbando. Le assemblee provinciali poi erano molto libere, e forse più del Parlamento stesso dell'Inghilterra, non essendovi là i ministri pronti ad imbeccherare ad ogni dì, ed il calore e zelo democratico non avendovi freno, se non debole o niuno; conciossiachè i governatori, i quali v'intervenivano da parte del Re, non avessero credito da tanto, traendo gli loro stipendj, non dalla corona, ma sì dalla provincia stessa, ed in alcune fossero anche eletti dai suffragi degli abitatori. L'eccessivo zelo religioso, il quale era ne' coloni, e massimamente negli abitatori della Nuova-Inghilterra, manteneva tra i medesimi i buoni costumi, e la parsimonia, la temperanza e la castità erano virtù frequenti in mezzo a quel popolo. Là non si vedevano le mogli pompose, i mariti randagi, i figliuoli discoli. I ministri di una religione severissima eranvi ed osservati e venerati; perciocchè davano essi stessi l'esempio di quelle virtù, che agli altri predicavano. Là si passava il tempo tra i lavori camperecci, le brigate domestiche, e le preghiere, e grazie indiritte e rendute a quel Dio, il quale, aprendo loro le viscere di una fertile terra, e con gli accidenti di un propizio cielo fecondandola, accumulava sopra di essi tanti beni e tanti tesori. Se a ciò si aggiunge, che gli abitanti della Nuova-Inghilterra s'incontrarono, dopo superati i primi ostacoli, in una regione generativa e sana, non sarà da maravigliare, la popolazione delle colonie americane essere, nel termine di un secolo, cresciuta in maniera, che pochi e miserabili uomini, i quali l'avversa fortuna aveva spinto a que' lidi estrani, siano diventati in sì breve tempo una grande e potente nazione. Oltre a questo si deve fare considerazione, che i padri americani andavano esenti del tutto da quella inquietudine, la quale ad ogni dì, ad ogni ora, e quasi ad ogni momento punge e travaglia l'animo dei padri europei intorno al sostentamento e collocamento futuro della prole loro. Laonde l'appetito naturale di generare non trovava, sotto quel cielo, nella strettezza delle facoltà famigliari opposizione alcuna; che anzi la nascita di un figliuolo era non solo un evento prospero al paternale amore; ma sì lo era ancora per l'interesse ed il prò di tutta la famiglia; perciocchè in quella immensità di terre tuttavia incolte non era da dubitare, che il nuovo fanciullo all'età conveniente pervenuto, riducendone a propria coltivazione anche un altro tratto colle mani sue, non procurasse a sè ed ai parenti un nuovo sostentamento; e perciò più erano i figliuoli, e più eziandio erano gli strumenti del bene ed agiatamente vivere di tutta la Casa. Per la qual cosa egli è chiaro, che in quei paesi il cielo, la natura, le istituzioni civili e religiose, e l'interesse medesimo delle famiglie, tutti concorrevano in questo; che avessero a nascervi in copia, da robusti padri, robusti e generosi figliuoli. E siccome la industria, lo intraprendere, ed il sommo desiderio di convertire ogni cosa in prò sono proprj di coloro, i quali si trovano dagli altri uomini segregati, e solo da sè stessi possono ogni sostentamento aspettare, discendendo anche i coloni da una nazione nota a tutti per suo ardire e per la sua industria nelle cose di commercio, si deve facilmente credere, che all'accrescimento della popolazione si proporzionasse quello del commercio stesso. La qual cosa si può chiaramente argomentare da ciò, che nell'anno 1704 la totalità dell'uscita commerciale dall'Inghilterra, compresevi le merci tratte per alla volta delle sue colonie, era stata di sei milioni cinquecento e novemila lire di sterlini; ma da quell'anno sino al 1772 queste crebbero sì fattamente in popolazione e prosperità, che in quest'ultimo anno trassero da sè sole dall'Inghilterra pel valore di sei milioni ventiduemila cento e trenta due lire di sterlini; che è quanto dire, che nel 1772 le colonie ricavarono da per sè sole dalla comune patria quasi altrettante mercatanzie, quante esse stesse unitamente a tutte le altre parti del mondo sessant'otto anni indietro avevano ricavato. Tale era lo stato delle colonie inglesi d'America, tali le opinioni e le affezioni di coloro, che le abitavano, essendo già oltre la metà trascorso il decimo ottavo secolo. Potenti di numero e di forze, abbondanti di ricchezze, e d'ogni cosa al vivere umano necessaria, proceduti già molt'oltre nella carriera delle arti utili e delle nobili discipline, andando già mercatando per ogni dove con tutte le nazioni del mondo, non era possibile, non fossero diventati di sè medesimi consapevoli; e che, crescendo appoco appoco il nazionale orgoglio, il giogo della superiorità inglese impazientemente non sopportassero. Ma queste opportunità ed inclinazioni a cose nuove non procedevano a manifesto incendio, e sarebbersi senza nuova esca contenute tuttavia ne' termini, in cui già per sì lungo tempo erano bastate; la quale esca il governo brittanico, durante un secolo, governando con prudenza le cose delle colonie, aveva evitato di somministrare; che anzi quasi con cura paterna allevandole e proteggendole, quando elleno erano ancora deboli, e quasi in istato d'infanzia costituite, e poscia con savie leggi regolando il commercio loro colla comune madre e coll'estere nazioni, le aveva gradatamente alla presente prosperità condotte, e fattele fiorentissime; imperciocchè ne' tempi prossimi alla fondazione delle colonie, l'Inghilterra cogli uomini suoi e colle sue navi, non altrimenti che una buona madre i proprj figliuoli, le difendeva contro gl'impeti delle vicine e barbare popolazioni, e dalle avanie e soprusi delle altre nazioni; concedeva immunità e privilegj a coloro, i quali volessero dall'Europa ridursi in quelle nuove terre; somministrava ai coloni a buonissimo prezzo i drappi, i panni, i feltri, le tele ed ogni maniera d'istromenti necessarj tanto per la propria difesa contro i nemici, quanto per le arti utili in tempo di pace, e specialmente ogni cosa atta e conveniente all'acconcime delle terre, ed ai lavori della agricoltura. Medesimamente i mercatanti inglesi gli accomodavano dei loro grossi capitali, senza dei quali non avrebbero potuto intraprendere opere di gran momento, come quelle di costrur navi di gran portata, seccare vaste paludi, ordinare letti a' fiumi, diboscare le selve, e numerose piantazioni fare, e simili altre imprese di somma considerazione. In contraccambio di tanti benefizj, e piuttosto come una conseguenza necessaria dell'atto di navigazione, che come una restrizione fiscale e particolare di commercio, l'Inghilterra altro non ricercava dall'America, se non se che questa l'accomodasse di quelle cose che a lei mancavano, e da lei ricevesse quelle che in casa soprabbondavano, e delle quali avessero le colonie difetto. Perciò l'America era obbligata a portare in Inghilterra tutte le derrate, grasce e proventi di qualsivoglia sorta, che le sue terre producono soprabbondevolmente, e delle quali questa aveva bisogno; ed anche tutte le materie gregge, le quali possono alle manifatture servire. Oltre a questo era fatto divieto agli Americani di far procaccio di lavori da ogni altra parte qualsivoglia del mondo fuori dell'Inghilterra, e di non far compra parimente dei proventi delle terre appartenenti ad alcune nazioni europee, colle quali era essa in gelosia e rivalità, se prima questi proventi non erano nei porti inglesi stati introdotti. Questo è stato lo scopo costante, e tale la materia di moltissimi atti del Parlamento perfino dal 1660 sino al 1764, dimodochè un vero monopolio commerciale venne ad ordinarsi a carico delle colonie inglesi, ed in favore della Inghilterra. Della qual cosa però i coloni non se ne tenevano nè offesi, nè gravati; sia perchè ne ricevevano in ristoro tanta protezione dal governo e tante comodità dai particolari, sia perchè, e molto più, egli pareva e riputavasi, che la gravezza, che ne sperimentavano, tenesse luogo delle tasse ed imposizioni, alle quali gli abitanti della Gran-Brettagna andavano soggetti per virtù delle leggi emanate dal Parlamento. In tutto questo tempo le tasse parlamentari non formarono parte del sistema del governo colonario. In fatti in tutte le leggi, le quali alle colonie riguardavano, tutte le parole speciali, che ne' preamboli delle leggi di finanza significano l'imporre gravezze, balzelli, o tasse, a fine di creare una entrata pubblica ad uso del governo, erano studiosamente evitate; e solo si usavano quelle di doni, di concessioni, o di aiuti prestati alla Corona. Ed avvegnadiochè il Parlamento avesse più volte imposte gabelle su di varj oggetti di commercio nelle colonie, queste erano riputate meglio regole e restrizioni di commercio, che sorgenti di pubblica entrata. Così sino all'anno 1764 il negozio delle tasse da imporsi per autorità del Parlamento a fine di creare una rendita al comune si passò sotto silenzio; e l'Inghilterra stette contenta ad esercitare la sua superiorità solamente regolando i generali interessi delle colonie, e facendogli tutti concorrere e rinvergare nella utilità di tutto il regno. Alla quale condizione si sottomettevano gli Americani, se non senza qualche mal cenno, almeno con una filiale obbedienza. Dal che si dimostrò, che quantunque non fossero sottoposti alle tasse parlamentari, davano ciò non ostante buona corrispondenza di sè medesimi, ed utilmente servivano alla prosperità di tutto il dominio inglese. Non è però, che non siano corsi di quando in quando mali umori tra l'uno e l'altro popolo per le tente fatte dall'un canto a fine di mantenere, ed anche amplificare la superiorità, e dall'altro per progredire verso l'independenza. Un anno dopo la pace di Aquisgrana fu fatta nelle vicinanze del fiume Ojo una concessione di seicentomila acri (un'acre chiamano una sorta di misura agraria usata nell'America settentrionale, delle quali cinque sommate insieme equivalgono a un dipresso a due ectari) delle migliori terre ad alcuni gentiluomini, che esercitavano la mercatura, i quali collegatisi si chiamarono la compagnia dell'Ojo. Della qual cosa avendo avuto sentore il governatore della provincia del Canadà, la quale si teneva allora pei Francesi, venne in apprensione, non avessero gl'Inglesi il pensiero di disturbare il commercio loro con gli Indiani chiamati Tuigtuis, ed interrompere la comunicazione loro tra le due province della Luigiana e del Canadà. Mandò dunque ai governatori della Nuova-Jork e della Pensilvania significando, i mercatanti inglesi aver posto piede sul territorio francese trafficando con gl'Indiani, i quali coi sudditi della Corona di Francia dovevano solo trafficare; e minacciando, gli farebbe pigliare, ovunque trovati gli avesse. Ma questi nonostante continuarono i traffichi loro; onde nel principio dell'anno 1751 alcune bande di Francesi e d'Indiani posero le mani addosso ai mercatanti inglesi. Gl'Indiani, amici all'Inghilterra, alteratisi grandemente all'ingiuria stata fatta ai confederati si assembrarono, e fatta nelle selve una diligente scoperta pigliarono a furia i mercatanti francesi, e gli trasportarono in Pensilvania. E non contenti a questo, i Virginiani mandarono al sig. San-Pietro comandante, pel Re di Francia, di un forte piantato sul fiume Ojo, il maggiore Washington, quell'istesso, il quale imperò poscia agli eserciti americani, commettendogli, gli domandasse ragione di questi atti d'ostilità, e ricercasselo, ritirasse i suoi. Rispose San-Pietro, non potere alle dimande inglesi acconsentire; appartenere la contrada al Re di Francia suo signore; non avere gl'Inglesi nissuna ragione di trafficare su per quei fiumi; e che perciò eseguendo gli ordini datigli avrebbe fatto pigliare, e condurre prigioni nel Canadà tutti quegl'Inglesi, che si attentassero di trafficare per l'Ojo, e sue dependenze. Questo procedere dei Francesi alterò grandemente i ministri della Gran-Brettagna, i quali non potevano tollerare, che fossero fatti soprusi agli amici e confederati loro. Perciò si risentirono tosto, e scrissero risolutamente in America, dovessesi resistere alle usurpazioni francesi colla forza dell'armi. Le istruzioni pervennero molto per tempo in Virginia. Nacquero quindi le ostilità, e si sparse sangue da ambe le parti. Il maestrato, il quale nell'Inghilterra tien cura dei negozj appartenenti al commercio ed alle piantazioni, accorgendosi che le colonie divise tra di loro, non potevano se non tardi e male opporsi ai tentativi di una gente audace ed arrisicata, secondata anche da buon numero d'Indiani, raccomandò a ciascuna di esse, facessero un convento generale di deputati, a fine si contraesse una generale lega fra di tutte, e fra queste e gl'Indiani sotto il nome e la protezione di Sua Maestà britannica. Appuntossi, che il convento dei governatori e dei principali di ciascuna delle colonie si facesse in Albania, Terra posta sul fiume del Nort. Questi dopo di avere con doni convenienti assicurati gli animi degl'Indiani delle sei tribù, procedettero alla disamina dei mezzi più opportuni per poter difendere sè e le robe loro dagli assalti degl'inimici. Sopra di che furono di parere, essere del tutto necessaria una lega generale fra tutte le colonie. Le condizioni della lega furono accettate addì 4 di luglio 1754, la somma delle quali importava quanto siegue: «Si supplicasse, a fine d'impetrare dal Parlamento un atto, in virtù del quale venisse a ordinarsi un governo generale in America; che sotto questo governo ciascuna colonia conservasse gli ordini suoi interni, da quei particolari in fuori, nei quali dal medesimo atto fosse qualche cambiamento introdotto; che il governo generale fosse amministrato da un presidente generale da eleggersi e stipendiarsi dalla Corona, e da un Gran Consiglio da eleggersi dai rappresentanti del popolo delle colonie; il presidente generale avesse il divieto sopra gli atti del Gran Consiglio, e fosse suo uffizio di mettergli ad effetto; il medesimo, col parere del Gran Consiglio, avesse autorità di concludere ed eseguire tutti que' trattati cogli Indiani, nei quali tutte le colonie avessero un interesse comune, come ancora di concludere la pace, o di dichiarare la guerra alle nazioni indiane; ancora fosse autorizzato a far provvisioni per regolare ogni traffico con quelle; potesse dagl'Indiani comprare, e ciò per la Corona, terre situate fuori del territorio delle particolari colonie; avesse facoltà di fondare nuove colonie sulle terre acquistate; e potesse far leggi per regolare e governare queste nuove colonie; potesse far leve e stipendiare soldati, construrre fortezze, allestir naviglj per la custodia delle coste, e per la protezione del commercio; ancora, ed a questi fini avesse facoltà di far provvisioni per imporre tali generali dazj, balzelli, o tasse, che più credesse convenienti; eleggesse un tesoriere generale, ed anche un particolare in ciascheduna colonia, ove ne fosse d'uopo; il presidente generale avesse la facoltà di eleggere gli uffiziali di terra e di mare, ed il Gran Consiglio avesse la facoltà di nominare gli uffiziali civili; nel rimanente le leggi che facessero, non solo non potessero essere contrarie, ma di più dovessero essere consentanee alle leggi inglesi, e da trasmettersi al Re per l'approvazione». Questi furono i modelli del governo a venire proposti dalle colonie, i quali furono inviati in Inghilterra per l'approvazione; della qual cosa gli Americani avevano grande speranza; perciocchè le cose già si volgevano a manifesta guerra colla Francia; ed affermavano bastar loro la vista, se la lega era approvata, di difendersi da sè stessi dalle armi francesi, senz'altro ajuto dalla parte dell'Inghilterra. Nissuno non vede, quanto un sì fatto ordine pubblico avrebbe attenuato l'autorità del governo inglese, ed avvicinati i coloni ad una totale independenza; imperciocchè per quello venivano a conseguire, e ad avere in mezzo di loro medesimi un governo, il quale in fatto avrebbe esercitata tutta l'autorità e tutti i diritti, che spettano alla sovranità, quantunque in nome paresse dipendere tuttavia dal governo patrio. Ma questo disegno non sapeva del buono al governo inglese, il quale s'era stranamente ingelosito, che la lega di cui si trattava, non somministrasse la opportunità, ed un fondamento notabile ad accordo di macchinazioni in America, che tendessero a' danni della sovranità sua. Perciò mal grado del pericolo imminente di una guerra esterna contro di un nemico poderoso d'uomini e d'armi, gli articoli della confederazione non furono approvati. Ma i ministri d'Inghilterra non trasandarono questa occasione per ampliare, se avessero potuto, l'autorità del governo in America, e massimamente quella d'imporre le tasse; cosa più di tutte desiderata al di qua, e detestata al di là dell'Oceano. E perciò in luogo del modello americano ne immaginarono un altro, e lo mandarono ai governatori delle colonie, acciò alle assemblee colonarie lo proponessero; «che i governatori di tutte le colonie, accompagnati da uno, o due membri dei Consiglj, convenissero insieme per accordare tra di loro quelle cose, che alla difesa comune fossero necessarie; per construr fortezze; per far leve di soldati con facoltà di trarre sopra il tesoro britannico per quelle somme che fosser di bisogno; e si rimborsasse il tesoro per mezzo di una tassa da porsi sulle colonie per via di un atto del Parlamento». A qual fine mirasse questo trovato ministeriale non è difficile a vedersi, se si considera, che per lo più i governatori ed i membri del Consiglio erano eletti dal Re; onde il tentativo non ebbe successo in America, ed i motivi furono acconciamente dedotti in una lettera del dottor Beniamino Franklin, scritta al governatore Shirley, il quale gli aveva il modello dei ministri inviato. In quella s'incominciarono a scorgere i semi della discordia, che poco poi nacque[1]. La Corte generale di Massacciusset scrisse al suo agente in Londra di opporsi ad ogni cosa, la quale avesse la mira a por balzelli nelle colonie per un uso pubblico qualsivoglia, o per sovvenimento del governo. Per lo contrario, i governatori, e particolarmente il Shirley, mandavano continuamente dicendo, ciò essere e giusto a pretendersi, e possibile a farsi, ed utile ad eseguirsi. Queste sospizioni e questa gelosia, che ingombravano le menti americane, originate dal timore di una tassa parlamentare, incontravano nelle medesime buona corrispondenza per certe ruggini antiche, che vi rimanevano cagionate da alcune provvisioni del Parlamento, le quali, abbenchè non avessero tendenza a por tasse, o balzelli, ristringevano però molto il commercio interno delle colonie, o impedivano le manifatture, od in qualsivoglia modo andavano a ferire l'amore proprio degli Americani, come se eglino non fossero uomini da tanto, quanto gl'Inglesi; ovvero come se questi, tarpando l'ali agl'ingegni americani, volessero in uno stato inferiore e di minore stima mantenergli. Tale si era la provvisione, la quale portava divieto di tagliare gli alberi da pece e da ragia, i quali non fossero in chiudenda compresi; e quell'altra, che proibiva il trasportare fuori delle colonie, ed anche dall'una nell'altra introdurre i cappelli fatti in quelle, e le lane ivi lavorate, e vietava ai cappellai di non avere ad un tempo più di due novizj, o sia apprendenti. Ancora quell'altra vinta per facilitare la riscossione dei debiti nelle colonie, la quale ordinava, le case, le terre, i Neri, ed altri effetti reali dover sodare il pagamento dei debiti. Quella finalmente, la quale fu vinta nell'anno 1733 per istanze fatte dagli abitanti delle colonie, dove si coltiva lo zucchero, per la quale si vietava, che dalle colonie olandesi e francesi non si trasportassero, se non se mediante un grave dazio, dentro le colonie inglesi settentrionali il rum, lo zucchero, e le mielate. A queste si debb'aggiugnere un'altra provvisione del Parlamento vinta nell'anno 1750, per la quale si ordinò, che facendo tempo dal dì 24 giugno del medesimo anno, non potessero nelle colonie americane eseguirsi certi lavori di ferro; e non fosse lecito il fabbricarvi l'acciajo; e quella, per la quale si regolarono e restrinsero i biglietti di credito verso i governi della Nuova-Inghilterra, e si dichiarò, non potere essi avere forza di moneta nel pagamento dei debiti, affinchè i creditori inglesi non fossero dannificati per essere obbligati a ricevere, in luogo di moneta, una carta, la quale scapitava. Questa provvisione, comechè giusta, gli Americani ricevettero di mal animo, siccome quella, che tendeva a screditare i loro biglietti. Di qui nacquero i primi sdegni negli Americani, ed i primi sospetti negl'Inglesi. Da un'altra parte si discorreva in Inghilterra, che se i coloni per le restrizioni commerciali poste dal governo, per le quali veniva grandemente a vantaggiarsi la comune patria, non pretendessero più oltre che questo, che nell'imposizione delle tasse, avessero ad essere con molta dolcezza ed equità trattati, sarebbe ella cosa giusta e ragionevole riputata; ma richiamarsi da ogni specie di ulteriore ajuto verso la patria europea, ciò non potersi in niuna maniera comportare; l'Inghilterra, riserbando a sè stessa il commercio delle sue colonie, avere adoperato come tutte le moderne nazioni hanno adoperato da molto tempo; aver ella imitato l'esempio degli Spagnuoli e dei Portoghesi; ma questo ancora aver fatto con una moderazione, che i governi di queste nazioni non hanno conosciuto. Fondando queste lontane colonie, l'Inghilterra averle fatte partecipi di tutti que' diritti e privilegj, che i sudditi stessi inglesi gioiscono nella patria loro; lasciandole al tutto governare a sè stesse, e tali leggi promulgare, le quali la saviezza e la prudenza delle proprie assemblee avrebbero credute necessarie. E brevemente essa aver conceduta alle colonie la più ampia facoltà di provvedere a sè stesse, e procurare gli rispettivi interessi, solo salvando per sè il benefizio del commercio loro, e la congiunzione politica sotto il medesimo sovrano. Le colonie francesi ed olandesi, e soprattutto le portoghesi e spagnuole non isperimentare a gran pezza tanta indulgenza. E veramente le colonie inglesi, non ostanti quelle restrizioni di cui esse fanno querele, avere in commercio ed in proprietà loro un immenso capitale; imperciocchè oltre i ricchi carichi dei proventi delle terre loro levati dalle navi inglesi, le quali vanno per que' porti trafficando, avere i coloni proprj navilj, i quali portano con incredibile prò in gran copia le derrate e merci loro, non solo ai porti della metropoli, ma ancora (per l'indulgenza e tolleranza maternale di questa) a quelli di alcune altre parti del mondo, e riportano a casa le merci e comodità europee. Quindi procedere, esser nelle colonie inglesi insoliti, anzi inuditi quegli enormi prezzi, ai quali si vendono le mercatanzie europee in quelle della Spagna e del Portogallo; che anzi nelle prime, molte vendersi allo stesso, ed alcune anche a più infimo prezzo, che nell'Inghilterra medesima. Queste cose non vedersi nelle colonie portoghesi e spagnuole e poche nelle francesi; le restrizioni poste dall'Inghilterra sul commercio americano riguardare piuttosto ad una giusta e prudente distribuzione del medesimo verso tutte le parti de' suoi vasti dominj, acciocchè tutte egualmente ne potessero diventar partecipi, che ad una vera proibizione; e se i sudditi inglesi sono liberi di andar trafficando per tutte le parti del mondo, la medesima facoltà essere concessa ai sudditi americani per molti capi, se si eccettuano però le parti settentrionali dell'Europa, e le Indie orientali. In Portogallo, in Ispagna, in Italia, pel Mediterraneo, sulle coste dell'Africa, in tutto l'emisfero americano le navi delle colonie inglesi potere liberamente esercitare il commercio; savie, e bene considerate essere le leggi inglesi per dar favore a questa sorta di commercio, siccome quelle che hanno in mira di far levare più mercatanzie dai porti americani, e ad abilitare i coloni a diboscare e coltivare le terre per la vendita certa di una grandissima quantità di legni da fabbricar navi, de' quali abbondano le foreste loro. Esser vero, molte cose non poter recare i coloni a nissun altro luogo, che ne' porti d'Inghilterra; ma in ciò doversi far considerazione, le terre americane per la natura e vastità loro dovere occupare assai, e gli animi e i corpi degli abitanti, senza che e' sia richiesto, che vadino a cercar civanza altrove, a modo degli abitanti di altre contrade già con ogni studio coltivate. E se l'Inghilterra riserbava a sè stessa il commercio esclusivo di certe mercatanzie, ciò che importare, o come nuocere agli Americani? Queste mercatanzie essendo per lo più di quelle concernenti la delicatezza del vivere civile, in quale contrada, o presso a qual gente potranno eglino procacciarsele più perfette, ed a sì umil prezzo, che nell'Inghilterra? L'amorevolezza, e la liberalità del governo inglese verso le sue colonie essersi tant'oltre distese, che egli non solo s'astenne dal porre gabelle sulle proprie manifatture, che avessero nei porti di quelle a trasportarsi, ma per anche levò via del tutto quelle, dalle quali erano gravate le mercatanzie forestiere, quando dall'Inghilterra fossero ai porti americani indiritte, dimodochè le medesime rinviliarono sì fattamente in alcune delle colonie, che a più umil prezzo vi si vendettero, che in alcune contrade d'Europa. Nè si deve pretermettere, la libertà la più intiera di traffico essere permessa per gli scambj opportuni delle mercatanzie tra l'America settentrionale e le isole delle Indie occidentali inglesi, dalla qual cosa ritrarre i coloni un grandissimo utile. In fatti, mal grado le varie restrizioni poste sopra il commercio dei coloni non ne rimaner forse a bastanza per rendere quel popolo ricco, fiorente e avventuroso? La prosperità loro non esser forse nota, nè non fare invidia a tutto il mondo? Certo se l'uomo vive in qualche parte di quaggiù beata e felice vita, questo specialmente e fuori d'ogni dubitazione nell'America inglese aver luogo. Non esser questa una prova irrefragabile, non un esempio vivo del paternale amore dell'Inghilterra verso le colonie sue? Pareggino gli Americani la condizione loro con quella dei coloni forestieri, e confessino non senza riconoscenza verso la comune madre e la propria felicità, e la vanità delle querele loro. Ma tutte queste ed altre cose, che si allegavano per l'Inghilterra, non avevano valeggio di contentar gli Americani, e vi rimanevano molte gozzaje. I Francesi, siccome è inveterata la gelosia tra le due nazioni francese e britannica, non mancarono a sè stessi, e non tralasciarono di pigliare l'occasione che si offeriva, per fare con accorte maniere penetrare più addentro ne' cuori degli Americani quelle ferite, che dai concittadini d'Inghilterra avevano, o credevano di aver ricevute. Non potevano i Francesi già da lungo tempo vedere con animo indifferente lo stato sì prospero delle colonie inglesi. Sulle prime determinarono di fondarne anch'essi in qualche parte di quel vastissimo continente, sperando di ricavarne sì copiosi frutti, come gli Inglesi stessi ricavavano; e perciò procurare a sè i medesimi comodi, e fare in modo che il commercio d'America e d'Europa pigliasse almeno fino ad un certo segno un altro indirizzo. Intendevano essi, o colle buone leggi, o coll'armi, giovarsi di modo, che si riparasse a quei difetti di suolo e di sito, che si osservava nelle contrade, le quali erano cadute loro in sorte. Ma siccome il governo francese s'indirizzava, secondo che e' suole, più alla milizia che al commercio, ed i Francesi vanno più volonterosamente soldati, che mercatanti, così fecero tosto disegni alla natura loro confacenti; e siccome poi anche è per lo più smisurato l'animo loro, e non mai al presente contento, così incontanente vollero, ed affortificarsi, ed allargarsi. Un bastione qua, un riparo là; in questo luogo un arsenale, in quell'altro un'armerìa; e non istettero contenti, finchè non ebbero compiuta una tela continua di fortezze da una parte all'altra del continente. Ma l'apparato militare non è abile a dare nè la popolazione, nè il commercio, nè la prosperità di questo, o di quella. Quelle fortezze, quelle armi, que' presidj mostravansi in deserte e povere regioni. Una immensa solitudine si distendeva tutto all'intorno; foreste senza fine ingombravano la terra ed il cielo. Molto diverso era il procedere degl'Inglesi. A passo a passo andavano progredendo, e in vece di voler abbracciare troppo per istringer nulla o poco, andavano gradatamente e con gran cura coltivando quello, che possedevano, e più oltre non cercavano, se non quando i bisogni di una popolazione accresciuta il richiedevano. Così i progressi loro erano lenti, ma sicuri; così non occupavano nuove terre, se non se dopo che le già occupate erano ad ottima coltivazione ridotte, e di sufficiente popolazione fornite. Un sì diverso metodo non poteva non produrre effetti del tutto contrarj: e per verità un secolo dopo che le colonie inglesi e francesi state erano fondate, le terre di queste erano a ragguaglio povere, sterili e scarsamente abitate, mentre che quelle e fertili, e ricche, e piene di un industrioso e profittante popolo si mostravano. Provando pertanto i Francesi, che o fosse per la malignità dell'aria e del suolo delle regioni da essi occupate, o per difetto della propria industria, o per mancanza di leggi opportune non potevano sperare di volgere a le loro il commercio delle colonie inglesi, o almeno di pareggiarne i benefizj, conoscendo da un altro canto, di quanta utilità queste fossero, e quanta prosperità o potenza accrescessero alla nazione rivale, deliberarono di volgersi all'armi, e di ottenere con queste ciò, che colla industria non avevano potuto. Speravano, il mal animo degli Americani dovere manifestarsi e produrre eventi favorevoli; o almeno non dover'esser questi alla contesa così pronti, conoscendo benissimo di quanta importanza ciò fosse, stante che nelle armi, negli uomini, nelle vettovaglie, e nei danari americani doveva tutto consistere il nervo e la somma della guerra. E procedendo colla solita impazienza, senza aspettare che prima le provvisioni della guerra fossero in pronto, andavano provocando il nemico, ora facendo richiami, che questi occupasse terre che a loro s'appartenessero, ora occupando e turbando le sue possessioni. Risentissi gravemente il governo britannico, e la guerra si ruppe fra le due nazioni nell'anno 1755. Ma non corrisposero gli effetti a tante speranze; imperciocchè essendo i Consiglj dell'Inghilterra guidati da Guglielmo Pitt, che fu poi Conte di Chatam, uomo per la grandezza dell'ingegno, e la santità dei costumi piuttosto singolare, che raro, andarono così prospere le cose degl'Inglesi, e le armi loro superarono sì fattamente per mare e per terra quelle dei nemici loro, che, stanchi questi e sbattuti, e perduta ogni speranza della vittoria, consentirono alle condizioni della pace di Parigi, la quale si conchiuse nel 1763. Per questa l'Inghilterra rimase in possessione del vastissimo continente dell'America settentrionale dalle rive del Mississipì sino alle spiagge della Groelandia; e principalmente, cosa di grandissima importanza, fu a lei ceduta dalla Francia la provincia del Canadà. Ella ne acquistò ancora molte ricche isole dell'Indie occidentali; e nelle orientali tanto si distese la potenza sua, ed a sì sodi fondamenti si appoggiò, che venne ad ottenere una superiorità di gran lunga maggiore, tanto pel commercio, che per la forza dell'armi. Da un'altra parte gli Americani si mostrarono anch'essi tanto pronti a secondare, e coll'armi, e colle ricchezze loro gli sforzi della comune patria, che ne acquistarono molta gloria, e furono degni riputati di partecipare ne' vantaggi, che il corso di tanta prosperità aveva alle cose inglesi procacciati. In questo stato, disperati i Francesi di far frutto coll'armi, si volsero all'arti; e uomini a posta andavano percorrendo la terra ferma americana, dicendo, a chi lo voleva udire: a che fine, a che prò avere gli Americani versato tanto sangue, corsi tanti pericoli, spesa tanta pecunia in quest'ultima guerra, se ha a continuare sopra i medesimi la maggioranza inglese tanto dura e tanto detestata? In premio di tanta fedeltà e di tanta costanza avere forse il governo inglese moderate le proibizioni, sciolto il commercio dai tanti lacciuoli, che lo legano, ed impediscono con tanto danno delle cose americane? Essersi forse rivocate le leggi sì odiose, e tanto lamentate delle manifatture? Dover forse gli Americani sudar sulle terre loro, e percorrere i vasti mari solamente per empiere le borse dei mercatanti inglesi? Avere forse il governo dell'Inghilterra fatto qualche segno di voler abbandonare per sempre il pensiero delle tasse parlamentari? Non esser per lo contrario più verisimile, ora colle forze e colla potenza essersi anche accresciute e la fame dell'oro, e le voglie tiranniche? Ciò non avere accennato lo stesso Pitt, quando e' disse, che, terminata la guerra, avrebbe ben egli saputo trovar modo di trarre entrate pel pubblico dalle colonie, e por fine una volta alla ritrosìa americana? Non avere ora l'Inghilterra, signoreggiando il Canadà, siccome provincia testè francese, e perciò più sottomessa al governo, la facoltà di porre con numerosa soldatesca il freno in bocca agli Americani? Non essere più ora questi una nazione fanciulla, ma essersi robusta e forte fatta, ed entrata nella più fiorita adolescenza. Aver essi ciò con molta gloria loro ed utile dell'Inghilterra mostrato a tutto il mondo durante il corso della testè terminata guerra; e per qual cagione una isola lontana ha da reggere e governare a senno suo un continente popolato e grande? E sino a quando s'avranno a sopportare le parzialità e l'avarizia inglesi? Non sono qui le armi, non sono qui gli uomini, non l'ardire, non il coraggio, non l'industria, non le ricchezze, non il cielo propizio ad ogni più onorata impresa? Piglino adunque gli Americani con forte animo la occasione, ora ch'eglino sperimentato hanno, tagliare anch'esse le armi loro; ora che un debito pubblico enorme aggrava ed opprime l'Inghilterra; ora che era venuto esoso il nome suo a tutti; e certo non mancheranno loro le speranze e gli ajuti esterni. Che cosa potersi a sì generosa risoluzione opporre? La consanguinità? Gl'Inglesi avergli fin qui trattati più da sudditi, che da fratelli. La gratitudine? Aver l'Inghilterra interrotto il corso di questa con l'avarizia, e con l'animo mercantile suoi. Veramente le condizioni generali dell'Europa favorivano efficacemente questi disegni; perciocchè non ha dubbio, che i pensieri di tutti i potentati europei non concorressero a questo tempo in ciò, che il maraviglioso incremento di potenza della nazione britannica, e per mare e per terra, non minacciasse di continuo e da vicino le libertà e la pace d'Europa; poichè la prosperità della fortuna suole indur gli uomini a non saper metter fine ai disegni loro. Signoreggiando essa tutti i mari, avendo in una mano le sue colonie dell'emisfero occidentale, e nell'altra le sue possessioni dell'Indie orientali pareva tenere le due estremità del globo, e tentare l'intiero dominio dell'Oceano. Dal dì in cui fu conchiusa la pace del 1763, fu l'Inghilterra considerata nell'istesso modo, col quale fu la Francia a' tempi del Re Luigi decimoquarto. Le medesime gelosie, i medesimi sospetti l'accompagnavano. Ognuno desiderava di vedere abbassata la sua potenza; e quanto più essa s'era formidabile mostrata nella passata guerra, tanto più si bramava di profittare della presente pace per umiliarla e consumarla. In ciò erano più ardenti i desiderj degli Stati marittimi, e specialmente quelli della Olanda, la quale aveva da parte dell'Inghilterra provato in quegli ultimi tempi grandissimi danni: perciocchè le navi inglesi avevano interrotto, e ciò spesso con istranezze ed insolenze singolari, quel commercio, che andavano facendo gli Olandesi, portando in Francia munizioni da guerra, quantunque anche non di rado usassero di questi soprusi contro quelle stesse navi che andavano cariche di cose, le quali se non di lontano possono riputarsi all'uso della guerra appartenere. I Reami del Nort anch'essi sopportavano molto malvolentieri la superiorità inglese, ed apertamente si dolevano che l'Inghilterra il commercio de' neutri angariasse a' tempi di guerra. Si scorgeva, che erano pronti a pigliar le prime occasioni per imporle un freno. Ma la Francia sopra tutti ardeva di questo desiderio, siccome quella, la quale essendo di alti e generosi spiriti ne' negozj della guerra, non poteva sgozzare le recenti sconfitte, le perdite fatte, la dignità oscurata; e mai non intermetteva di pensare agl'istromenti opportuni per ristorarsene; e nissun mezzo più efficace, nissuna via più sicura si appresentava per ottenere l'intento, che quella di separare, lacerando il seno della parte avversaria, le colonie americane, parte sì principale della potenza inglese, dall'Inghilterra. A tali suggestioni, siccome quelle che andavano molto a' versi agli abitanti dell'America inglese, si commovevano grandemente gli animi loro, e detestavanne di vantaggio gli avari procedimenti dell'Inghilterra. Forsechè coloro, i quali più amavano, o la libertà, o l'ambizione, formarono anche nella più segreta parte dell'animo il pensiero di levarsi dal collo il giogo della superiorità inglese, quando la prima occasione per ciò si appresentasse. A ciò dava anche maggiore incentivo la cessione fatta dalla Francia all'Inghilterra della vicina provincia del Canadà; imperciocchè quando questa era sotto la divozione francese, la propinquità di una gente inquieta e potente in sull'armi teneva generalmente i coloni in sospetto, e più ardentemente e più spesso si rivolgevano agli ajuti inglesi, siccome quelli, nei quali soli potevano protezione sufficiente sperare per contenerla ne' limiti, e le sue correrie raffrenare. Ma, cacciati i Francesi dal Canadà, dovettero gli Americani maggiormente diventare padroni di sè stessi; fare più fondamento sulle forze loro, e meno provare il bisogno di ricorrere per la sicurtà propria agli ajuti altrui. Si aggiunga a questo, che nella passata guerra un buon numero di coloni allontanatisi dalle pacifiche arti, e pigliando la spada in luogo della marra, avevano imparato l'uso della milizia, avvezzato i corpi loro alle fatiche militari, indurati gli animi, e fattigli forti contro i pericoli della guerra; e lasciando dall'un de' lati ogni abitudine da agricoltori o da mercatanti, avevano vestito quelle che a soldati si appartengono. E siccome la coscienza delle proprie forze le moltiplica a molti doppj, e chi più gagliardo si crede, meno abile diventa a sopportare ogni specie di soggezione, così è da credere, che per la perizia nuovamente acquistata negli usi della guerra, ed universalmente sparsasi per ogni dove fra gli Americani, diventassero eziandio al giogo inglese più impazienti. Brutta, e vituperevol cosa credevano essere, da qualche Ministro a tremila miglia lontano, e da' suoi agenti venire malmenati coloro, i quali avevano con tanto valore combattuto, e spesso avute vittorie contro i soldati di una nazione agguerrita, possente e gloriosa. Recavansi in mente la presente prosperità dell'Inghilterra, la quale a tanti altri era cagione d'invidia, essere in gran parte opera loro. Allegavano col sangue e colle sostanze loro avere rimunerata l'Inghilterra di quelle maternali cure, colle quali a' tempi dell'infanzia loro ella gli aveva e allevati, e cresciuti, ora esservi più parità tra le due nazioni, e perciò con termini di maggiore egualità dover essere trattati. Così discorrevano gli Americani; e forse i meno rispettivi fra i medesimi s'elevavano a più grandi speranze. L'universalità però, contenta agli antichi termini della congiunzione coll'Inghilterra, purchè questa rinunziasse alle tentate ed alle disegnate usurpazioni, abborriva la totale separazione dalla medesima, e se i più erano più audaci diventati a difendere i diritti e privilegj loro, non detestavano però meno intensamente il pensiero di gettare via del tutto ogni specie di dependenza verso del legittimo sovrano. La qual cosa tanto più prontamente condannavano, quanto che avrebbe in tale tentativo non solo fatto bisogno di affrontare per sè stessi tutte le forze dell'Inghilterra, le quali per tante vittorie erano formidabili diventate a tutto il mondo; ma ancora ricorrere agli ajuti di una nazione per lingua, per costumi, per abiti, per maniere tanto da sè stessi diversa, colla quale, seguendo le bandiere della comune patria, avevano sì lunga e sì ardente nimicizia esercitato. In tale stato avrebbono forse continuato le cose ancora per lungo tempo, malgrado delle suggestioni francesi da un canto, e della nuova baldanza americana dall'altro, se, dopo conchiusa la pace del 1763, l'Inghilterra non avesse fatto insoliti pensieri di nuove avanie, di nuove proibizioni, di nuove gabelle, e di nuove tasse. Il commercio inglese essendo sul finire della guerra colla Francia arrivato al più estremo grado di prosperità, ei non si potrebbe dire facilmente, quanta fosse la moltitudine delle navi, le quali portavano ne' porti della Gran-Brettagna le più ricche derrate, e merci da tutte le parti del mondo, e ne levavano i proventi, e specialmente i lavori del paese, i quali sopra tutti erano in pregio presso le estere nazioni; e siccome le varie mercatanzie, che o si introducevano, o si levavano, erano le une più e le altre meno gabellate, così questo commercio era divenuto sorgente di una abbondante rendita del pubblico tesoro. Ma accadde, che con quello crebbe anche il contrabbando con grandissimo danno di esso tesoro. Volendo il governo andare all'incontro ad una peste sì perniziosa, fece una provvisione nel 1764, per la quale si ordinò, non solo ai comandanti delle fuste armate che stanziavano sulle coste dell'Inghilterra, ma ancora a quelli di quegli altri vascelli, che erano mandati in America, che avessero a fare l'uffizio dei gabellieri, e conformarsi alle regole stabilite per le cose di dogana; cosa in vero insolita e di pessimo effetto, che que' valorosi uffiziali, i quali con laude universale avevano contro il nemico combattuto, ora avessero a diventare altrettanti gabellieri, stradieri e grascini. Questa provvisione produsse gli effetti i più perniziosi; perciocchè prima di tutto le genti di mare, essendo poco informate delle regole di gabella, mettevano la mano addosso e confiscavano indifferentemente, e le navi, che portavano merci vietate, e quelle che non ne portavano; e nacquero in ciò molti abusi, i quali, se in Inghilterra erano tostamente emendati, non potevano esserlo del pari in America per la lontananza de' luoghi e le formalità da osservarsi. La qual cosa fece levare nelle colonie un romor grande contro la legge. Ma maggiori ancora furono i danni da questa partoriti. Da lungo tempo s'intratteneva un commercio tra le colonie inglesi e spagnuole molto proficuo alle une ed alle altre siccome in ultimo anche all'Inghilterra. I principali oggetti di questo traffico erano, dalla parte delle colonie inglesi le manifatture inglesi, le quali gli Americani coi proventi loro avevano procacciate in Inghilterra; e dalla parte degli Spagnuoli oro ed argento vergati e monetati, cocco e droghe medicinali, ed inoltre bestiame, e spezialmente muli, i quali gli Americani portavano nelle isole delle Indie occidentali, dove erano in grandissimo pregio tenuti. Questo traffico procurava agli Americani un'abbondanza di que' metalli, per la quale erano abilitati a fare copiose incette di manifatture inglesi, e forniva nello stesso tempo il paese loro con una sufficiente quantità di monete d'oro e d'argento. Ciò, se non era proibito dalle leggi inglesi concernenti il commercio, non era tampoco con specifiche parole permesso. Pertanto i nuovi gabellieri credettero, fosse debito loro di arrestare il corso di questo traffico, come se fosse di contrabbando, e pigliavano indistintamente tutte le navi, o inglesi, o estere che fossero, le quali portassero merci di sì fatta natura. Ond'ei fu di breve interrotto con grave danno delle colonie di terra ferma, ed anche delle stesse isole inglesi, massimamente della Giamaica. Da queste medesime cause fu guasto un altro molto importante commercio, che si esercitava tra le colonie inglesi dell'America da una parte, e le Indie occidentali appartenenti alla Francia dall'altra, il quale era per quelle e per queste di grandissima utilità. La materia di questo erano quelle grasce, derrate, o merci, che erano superflue agli uni, e mancanti agli altri. Perciò non è da far maraviglia, se i coloni, subito ricevute le novelle di sì grave danno, abbiano deliberato, di non fare più per l'avvenire nissun procaccio di quelle mercatanzie inglesi, che al vestire dell'uomo sono necessarie, o convenienti, e di non usarne altre, per quanto possibile fosse, fuori di quelle, che fossero opera dei proprj manifattori, come pure di dare a quelle manifatture, dove s'adoperassero materie prodotte in abbondanza dalle terre ed animali loro, ogni favore. Ma in Boston particolarmente, città ricca e popolata, in cui s'era grandemente introdotto il lusso delle cose inglesi, non si può dire, quanto s'alterassero gli animi, nè con quanta prontezza, abbandonando le superfluità, concorressero a volere alla antica modestia ritornare. Della quale cosa se ne vide un notabile esempio nelle pompe dei funerali, i quali incominciarono a farsi senz'abiti da scorruccio e senza guanti inglesi. Questa temperanza nuova tanto si distese in quella città, che nell'anno 1764 ne furono risparmiate oltre le diecimila lire di sterlini. Altre Terre seguitarono l'esempio; sicchè diventò uso presso tutti di mettere in disparte quelle superfluità, le quali erano i proventi o delle manifatture, o del terreno dell'Inghilterra. Oltre a ciò, e questa era anche necessità per la scarsezza della moneta, trovandosi i negozianti delle colonie debitori di grosse somme verso gl'Inglesi, e non potendo sperare di avere ad ottenere da questi nuove somministranze senza nuovi pagamenti, i quali non erano in grado di effettuare, entrarono anch'essi nell'annuale dei risparmj, si astennero dalle incette, e rinunziarono alle delicatezze e pompe passate con gravissimo danno dei manifattori inglesi. Ma qui non ristette il governo inglese, come se non fosse contento, ad avere il mal animo generato in America, ma di più volesse indurvi la disperazione. Nel mese di marzo del 1764 fu vinta nel Parlamento una provvisione, per la quale se dall'un canto si veniva a permettere il traffico tra le americane colonie e le Antille francesi, ed altre spettanti ad altri potentati europei; dall'altro si gravavano sì fattamente d'ingorde gabelle le robe, che da queste in quelle s'avessero ad introdurre, che venne, come suole, ad originarsi un contrabbando frequentissimo in ogni cosa con grave danno del commercio stesso, ed eguale pregiudizio del costume e probità mercantile. Per soprassoma a tanto male per la medesima provvisione era statuito, che la moneta ricavata da queste gabelle dovesse in ispecie essere pagata nell'erario d'Inghilterra. Colla quale ordinazione, se qualche poca di moneta rimaneva nelle colonie, questa la doveva tutta sottrarre, ed in Inghilterra trasportare. Si alterarono vieppiù gli Americani ricevendo le novelle di una legge tanto insolita, ed andavano dicendo, queste essere cose tra di loro contrarie; questo essere un volere il fine, e nello stesso tempo togliere i mezzi per arrivarvi; perchè da una parte il governo gli privava di ogni maniera di poter procacciare moneta, dall'altra voleva trarla fuori del paese, e trasportare a tremila miglia lontano. Ma quasichè i Ministri temessero, non si calmasse troppo presto l'impeto degli sdegni da queste nuove provvisioni suscitato, ne arrosero anche un'altra, la quale fu vinta nel Parlamento quindici giorni dopo, ed ordinò che i biglietti di credito, che venissero per l'avvenire a gittarsi dalle diverse colonie in America, non potessero più aver corso di legale moneta ne' pagamenti; e che in riguardo a quelli, i quali erano già in corso, non potessero medesimamente servire di pagamento legale oltre il termine prefisso per la loro redenzione ed estinzione. Egli è però vero, che tutta la moneta da ritirarsi dalle mentovate gabelle doveva, per altri articoli della provvisione, essere tenuta in serbanza, e solo doveva impiegarsi nelle spese alla protezione delle colonie necessarie: e che nel medesimo tempo, in cui si vinse la provvisione concernente i biglietti di credito, alcune altre ne furon fatte per accrescere e regolare il vicendevole commercio tra le colonie e la comune patria, e quello tra l'una e l'altra colonia. Ma queste leggi non sortivano l'effetto che se ne aspettava; perciocchè dovessero di necessità esser molto lente nell'operare, mentre che quelle che restrignevano ed ampliavano il commercio esterno delle colonie, o il traffico domestico loro impedivano, subitamente dovevano l'effetto loro partorire. Egli è vero ancora, che alcuni affermavano che la più gran parte, per non dire la totalità della moneta riscossa da queste gabelle, non poteva non tornare indietro nelle colonie per dare le paghe ai soldati, i quali per difenderle e proteggerle avevano in quelle gli alloggiamenti loro. Ma chi assicurava le colonie, che le soldatesche avessero a continuar colà le stanze loro per altrettanto tempo, per quanto la legge presupponeva? E se tale era l'intenzione del legislatore, perchè far viaggiare con rischio e spesa non ordinarj quel danaro dall'America in Inghilterra, e da questa di nuovo a quella, e farlo per tante e sì diverse mani passare? Forse perchè avesse l'onore, dicevano, di visitare la tesoreria inglese? E come non sarebbe stata più acconcia cosa l'adoperarlo colà, dov'era nato, senza tanti andirivieni e tante mene? Ciò dimostrare apertamente, dormirvi sotto lo scorpione. Da un'altra parte a che fine, a che prò tenere in America tanta soldatesca? Nemici esterni non esservene più, fuori degli Indiani, per raffrenare i quali bastar da sè stessi i coloni, e non aver bisogno di ajuti europei. Ma il fatto era, continuavano a discorrere, volersi la libertà loro opprimere, ed a questo fine armarsi i Ministri di tanti soldati, ed incontrare tanta spesa in un paese pieno di fede e d'innocenza. Tutte queste nuove provvisioni, le quali l'una all'altra con tanta fretta si succedettero, diedero in vero di che pensare e di che temere ai popoli dell'America settentrionale. Un tal procedere del governo pareva loro, ed era in effetto inusitato e mal auguroso. Si risentirono gravemente, e con rimostranze fecero vedere, quanto ingiustamente fossero gravati, e non cessavano di domandare di essere alle pristine condizioni ritornati. Ma le cose non si ristettero alle rimostranze. Quando conobbero, i richiami loro essere inutili stati, deliberarono di usare que' rimedj più efficaci, che potessero fare accorgere i ministri del commesso errore. Le risoluzioni prese contro i lavori dei manifattori inglesi, quando fu il commercio loro coi forestieri interrotto, le quali erano allora personali, ora diventarono universali per le leghe a quest'effetto contratte nelle principali città dell'America. Le quali risoluzioni furono osservate in tutte le parti delle colonie con una costanza e puntualità maravigliose. La Gran-Brettagna ne provò un danno inestimabile, e credevasi, non senza fondamento, doverne per l'avvenire provare dei maggiori; poichè per l'effetto di queste confederazioni americane, nelle quali entrarono uomini di ogni sorta e di ogni condizione, dovevano a poco a poco condursi i lavorii ad una qualità tollerabile; e siccome i coloni avevano le materie alla mano, così potevano anche sperare di potergli vendere ad onesti prezzi; che anzi crescendo l'industria, siccome avviene, dovevano credere che diventassero di tal sorta, che i vicini loro e Portoghesi e Spagnuoli gli comperassero. Ma senza entrare nelle cose a venire, egli è certo, che la sola interruzione del traffico tra le colonie americane e l'Inghilterra recava a questa un danno gravissimo; poichè si sapeva che le colonie, senza contare le robe forestiere, che elleno ricevevano dalle mani degli Inglesi, facevano annualmente di proventi, o lavorii inglesi un procaccio di tre milioni di sterlini. L'entrata pubblica si risentì grandemente a questa novità; essendochè le gabelle poste in sull'estrarre dall'Inghilterra le robe per alla volta dell'America, e quelle poste sull'introdurre in Inghilterra le robe, che i mercatanti forestieri vi mandavano in cambio di quelle, che essi ricevevano dalle colonie inglesi, andarono soggette a grandissima diminuzione. Di qui cominciarono a nascere quei cattivi semi, i quali non che spenti fossero dal governo inglese, furono per lo contrario continuamente dileticati, finchè produssero una manifesta rovina. Ma comechè queste insolite gabelle avessero tanta commozione d'animi prodotto nell'America inglese, e quegli abitanti le condannassero, come grandemente nocive ed ingiuriose, e così agramente se ne dolessero, tuttavia non le consideravano, come se vere tasse o balzelli fossero; ma sì solamente come regole di commercio, le quali il Parlamento aveva facoltà di stabilire. E sebbene credessero, questo essersi allontanato da quella paterna benevolenza, che per lo spazio di più d'un secolo aveva verso le colonie di ostrato, stimavano ciò non di manco, non aver oltrepassato i limiti dell'autorità sua. Ma i Ministri inglesi nell'animo loro nutrivano un disegno assai più vantaggioso all'erario, e più pernizioso, secondo l'opinione dei coloni, e fatale alle libertà americane. Quest'era di voler porre sulle colonie tasse, o balzelli per mezzo dell'autorità del Parlamento; e ciò a fine di ottenerne un'entrata pubblica da impiegarsi a disponimento del Parlamento medesimo. Il quale disegno non era nuovo, ma covava già da lungo tempo nelle teste inglesi. Alcuni di questi ghiribizzatori, i quali vanno sempre girandolando nuovi arzigogoli, ed andirivieni per trar denaro dalle borse dei popoli, avevano insinuato, già fin dall'anno 1739, a tempo della guerra colla Spagna, a Roberto Valpole, in quel tempo primo Ministro in Inghilterra, di tassar le colonie; ai quali quell'uomo accortissimo, e dei negozj di commercio e di governo intendentissimo, rispose ghignando: «Questo, disse, lo voglio lasciare a qualcuno de' miei successori, il quale abbia più coraggio di me, e sia meno al commercio amico, ch'io non sono. Ho sempre creduto durante la mia amministrazione di dovere nel più ampio modo incoraggire il commercio delle colonie americane, e così ho fatto; anzi ho anche giudicato di dar passata a qualche irregolarità nel loro trafficar coll'Europa; imperciocchè io porto opinione, che, dando favore al traffico loro colle nazioni forestiere, se essi guadagnano cinquecentomila lire di sterlini, nel termine di due anni ben dugento cinquantamila di questi saranno nel tesoro di Sua Maestà entrati; e ciò per l'industria ed i proventi di questo regno, essendochè una sterminata quantità di ogni sorta delle nostre manifatture è portata colà. E se più dilatate il commercio loro cogli esteri, e più leveranno delle nostre manifatture. Questo è un tassargli in una maniera più conforme alle costituzioni e loro e nostre». Ma ora, che la potenza inglese era da un canto salita a tanta grandezza, che pareva, non le colonie americane sole, ma tutta l'Europa, che fossero a' suoi danni congiurate, non potessero contrastar a' suoi voleri, e che dall'altro tanta gloria e tanta grandezza s'erano con sì grande dispendio conseguite, che il debito pubblico ascendeva alla maravigliosa somma di un centinajo e quarantotto milioni di sterlini, che sono a un di presso tre migliaja di milioni e cinquecento cinquanta due milioni di franchi; ora che vi si andava rivilicando ogni sorta di roba, ogni maniera di esercizj per porvi su le tasse ed i balzelli, si credette fosse tempo opportuno, anzi cosa necessaria il tassar le colonie, per la sicurezza e prosperità delle quali principalmente si era sì terribil guerra intrapresa, incontrati tanti pericoli, sparso tanto sangue, e spesa tanta pecunia. In quanto poi alla particolarità della tassa si fermarono in quella della carta marchiata, la quale era di già in uso nell'Inghilterra; e si sapeva, per quanto riguarda la natura sua, essere meno dagli Americani avversata, purchè però fosse ordinata dal presidente unitamente al Gran Consiglio secondo il modo di amministrazione colonaria da essi proposto, e non per autorità del Parlamento. Non mancarono neanco Americani, i quali favorirono in Inghilterra, e, forse i primi, suggerirono questo nuovo modo di tassar le colonie; e fra gli altri e' pare che un Huske nativo di Portsmouth del Nuovo Hampshire sia stato uno dei principali promovitori. La quale proposta fu udita molto volentieri, siccome sono per l'ordinario dai Capi dei governi tutte le girandole poste loro avanti da uomini ghiribizzosi ed avari per cavar denaro dai popoli. Le orecchie inglesi non potevano udire suono più grato di questo; perciocchè, se da una parte erano i popoli dell'Inghilterra gravatissimi per le tasse e vecchie e nuove, dall'altra sapevano, o almeno avevano udito raccontare, che in America vi fosse di ogni bene vivente. Avere forse, dicevano, i coloni a sfoggiarla da principi, mentre gl'Inglesi s'affaticano e sudano per procacciarsi un difficile sostentamento alle vite loro? Gli uffiziali, che avevano in quei paesi guerreggiato, ritornando a casa, riferivano gran cose sulla prosperità e soprabbondanza americana. Le quali non erano a' tempi delle stanze loro in America lontane dal vero. Correva allora in gran copia il danaro per le Terre americane, mandandone il governo, e spendendosene grosse somme pel vitto e mantenimento delle armate e degli eserciti. Allora i proventi americani erano molto ricercati, ed il commercio in fiore. Essendovi i popoli di propria natura cortesi ed ospitali, e trovandosi ad avere assai forestieri alle case, erano molto indulgenti nello spendere; e la guerra essendo terminata, ogni pericolo lontano, e spenta la potenza di un nemico inveterato, che annidava prima nelle viscere della contrada, si erano recato a debito loro il fare le più onorate accoglienze potessero a coloro, i quali avevano tanto alla presente sicurezza e felicità contribuito. Perciò non cadendo più dubbio, nè intorno alla necessità di trarre un'entrata pubblica dalle colonie, nè intorno la prontezza dei coloni a concorrervi per mezzo dell'imposta della marca sulla carta, nè dell'abilità loro a soddisfarvi, si vinse nella Camera dei Comuni addì 10 marzo del 1764 una provvisione, la quale determinò, _essere cosa convenevole d'imporre certe gabelle di marca nelle colonie e piantagioni_. Questa provvisione non fu quell'anno seguitata da nissun'altra, la quale la riducesse all'atto, e si tenne, come una semplice intenzione da mettersi ad effetto nell'anno avvenire. Se l'atto della marca fosse stato ad un tratto posto ad esecuzione nelle colonie, queste vi si sarebbero forse sottomesse, se non senza qualche mal motto, almeno senza quell'aperta opposizione, che si manifestò dappoi; e si sa, potersi più facilmente contenere il popolo nella quiete, che fermarlo quando egli è mosso. I principali coloni non avrebbono avuto il tempo di fare i discorsi sul medesimo, predicando di lontano ai popoli dell'America i mali, che dal consentimento loro a questa nuova imposizione dovevano origine avere. E siccome essi mali sono più paurosi di lontano, che da vicino, non avendo i coloni dalla subita imposizione provato quel danno, che nell'incerto avvenire temevano, si sarebbero quietati; e molto meno avrebbero avuto tempo d'infiammarsi l'un l'altro contro il balzello; sì fattamente, che ogni novella, che ne arrivasse in qualche parte, quasi in un momento si propagava a tutte le altre, e produceva negli animi loro una tale e tanta alterazione, e ciò in tutti gli ordini, e specialmente nel minuto popolo, che tutti mettendo dall'un de' lati le antiche rivalità, la varietà delle abitudini e la diversità delle opinioni nelle materie politiche e religiose, concorrevano in ciò, non essere da sopportarsi una legge vinta in un modo tanto contrario agli usi antichi, ai privilegj loro, come coloni, ed ai diritti loro, come sudditi inglesi. Così, coll'avere voluto accennare prima di colpire, il governo inglese produsse in America contro un suo solenne decreto un'ardenza, ed unanime concorso di volontà determinatissime, e privò sè stesso di quella facilità ad obbedire, la quale nasce nei popoli dalle parzialità, dalle divisioni e dalle diversità degl'interessi loro. Il primo ministro Grenville era stato autore dell'indugio, sperando, che le colonie, avuti gli avvisi, avrebbero proposto, quando non gradissero la marca, da sè medesime un altro balzello, il quale fosse per gettar quella somma, che dalla imposta della marca si aspettava; e perciò, quando gli agenti delle colonie lo andarono a visitare, disse loro, ch'egli era apparecchiato a ricevere da parte delle colonie tutt'altra offerta di tassa, la quale potesse gettare tanta quantità di moneta, quanta s'intendeva, la tassa della marca dovesse gettare; accennando anche destramente, che sarebbe ora in facoltà loro, consentendo, di porre un esempio di esser del parer loro richiesti, primachè una tassa qualsivoglia avesse a imporsi sulle colonie per autorità del Parlamento. Molti nell'Inghilterra, e forse anche gli agenti medesimi attribuirono a cortesia questo procedere del ministro; ma oltramare la cosa ebbe tutt'altro incontro, esclamandovi tutti, essere questa una carità pelosa. Poichè pensarono, che qualunque state fossero le offerte, il ministro avrebbe sino ad un picciolo volutane l'intiera somma, che credeva essere del bisogno; il che significava, volere o non volere, avere in ogni caso a fare l'intendimento di lui, e la sua essere cortesia da furbi. Si sapeva, ch'ei non sarebbe stato contento a meno di trecentomila lire di sterlini all'anno, la qual somma era al tutto necessaria giudicata per far le spese all'esercito, che s'intendeva dover alloggiar nelle colonie per la difesa loro. Nissuno degli agenti ebbe il mandato di aderire. Due soli allegarono, avere in commissione di dichiarare, le province essere apparecchiate a sopportare la parte dell'imposta della marca quando questa fosse secondo i metodi consueti stabilita. Perlochè il ministro, non avendo nissuna proposizione od offerta udito, che piacere gli potesse, deliberò di proseguire il disegno dell'atto della marca. Ma in America la concitazione era grave, non solamente fra i particolari cittadini, ma ancora fra i maestrati; e tutti in ciò consentivano, il Parlamento non avere autorità di tassar le colonie. In ogni parte si facevano cerchiolini e capannelle; ed il soggetto della conversazione di tutte le brigate era la tassazione. Ogni giorno, e quasi ogni ora scemava negli Americani il rispetto e l'amore verso la nazione britannica, e cresceva la voglia del resistere. E siccome suole accadere nei moti popolari, chi ne diceva di più, questi n'era più applaudito, e miglior popolano tenuto. I benefizj per sì lungo tempo dalla metropoli collocati nell'America erano posti in dimenticanza, ed era frequente costume diventato, e gratissimo al popolo di leggere in sul libro delle angherie inglesi. Queste erano con vivi colori dimostrate dai caporioni alla gente, che concorreva ad udirgli, e di continuo esacerbati gli animi da somiglianti dicerìe. Le assemblee dei rappresentanti, e principalmente quelle di Massacciusset e della Virginia, mandarono istruzioni agli agenti in Londra, perchè usassero ogni industria, facessero ogni sforzo per impedire, che l'atto intenzionale non fosse in attual legge convertito; ed inoltre fecero le rappresentanze loro al Re ed alle due Camere del Parlamento; le quali tutte tendevano al medesimo fine, se non se che quelle di Massacciusset furono più delle altre vive e risentite. Era la provincia di Massacciusset particolarmente notata pel calore, col quale essa s'opponeva al nuovo ed insolito indirizzo, che da qualche tempo i ministri avevano dato alle cose americane. I coloni diventarono eziandio più risoluti, quando intesero, non essere nella presente contesa delle tasse a sè medesimi abbandonati, e specialmente in quella della marca; ma che nella metropoli stessa si trovavano molti personaggi o per sangue, o per dottrina, o per grado illustri, i quali o per propria persuasione, o per voglia di andare per le bocche degli uomini, o per ambizione di ottenere ad essere gli scambj dei ministri, andavano esclamando e dentro e fuori del Parlamento: «Questi non essere i modi consueti di procedere del governo inglese verso i suoi sudditi; esser questa una nuova tirannide, che, tollerata, passerà un dì dalle spiagge americane su quelle dell'Inghilterra; a' principj doversi ostare; i governi esser soliti nelle prosperità ad allungar le mani, ed a volersi maggior potere arrogare; far gran vista il governo inglese di volere imitargli nella presente prospera fortuna; perciò doversi stare a canna badata con esso; conoscersi le voglie e le arti delle tolte scozzesi, l'America essere il mezzo, o il saracino di piazza, l'Inghilterra il fine. E che bisogno s'ha di questi nuovi balzelli per proteggere e difendere l'America e le terre conquistate? Forse per tenere in freno i popoli indiani? Meglio ciò saper fare i coloni leggieri e spigliati che le fanterie inglesi grosse; essere i coloni di buon animo per difendersi da sè stessi, e per soccorrere all'uopo i presidj; del che ne diedero manifeste pruove molte volte. Nemico possente nel continente americano più non trovarsi; e che vani spauracchi sono questi mai di un nemico, che non appare da niun canto? E che necessità di voler tenere un esercito in America, al quale gli Americani abbiano a far le spese? Buoni frutti in verità aver già partorito quest'apparato militare! Gli animi inritrositi, cambiate la benevolenza in odio, la fedeltà in desiderio di cose nuove. Senza di queste inusitate soldatesche avere altre volte i Ministri, secondo che i tempi richiedevano, ottenuto pei modi consueti dalle colonie tutti quelli ajuti, che erano del caso. Dacchè esse sono state abili riputate a porger sussidj alla comune patria, ciò essersi ottenuto per via di requisizioni da parte della Corona indiritte per mezzo dei governatori alle varie assemblee. Continuisi l'istesso modo, ed avrannosi i medesimi sussidj senza scandali e senza pericolo di scisma. Ma volersi una obbedienza servile, per procedere poscia ad introdurre nel cuore stesso del Regno i modi stuardi. Di ciò essersene avuti manifesti indizj il dì, che Grenville venne fuori con quel suo modello di provvisione, pel quale si dovevano autorizzare gli uffiziali nelle colonie ad alloggiare i soldati nelle case dei privati; cosa immaginata appunto per ispaventare il popolo, per avvilirlo a lasciarsi cavalcare, ed alla disegnata tassa disporlo. Bene essersi levato tanto romore contro sì incomportabile enormità, che il ministro ne fu sgarato. Tosto aversi a procedere più oltre; perciò esser debito d'ogni buon cittadino di opporsi a questi primi tentativi». Ma i ministri non si lasciavano svolgere, o perchè così volessero i favoriti che stavano al di dietro, o per caparbietà propria, o perchè credevano, che, malgrado tante lustre e dimostrazioni in contrario, gli Americani se ne sarebbero contentati per la confusione, incertezza e pericoli che sarebbero in tutte le cose loro nati, se negli atti scambievoli del vivere civile non avessero fatto uso della carta marchiata, e perciò pagatone la gabella. Onde i ministri erano soliti a dire, questa avere ad essere una legge, la quale si metteva ad effetto da per sè stessa. I memoriali, le rimostranze, le petizioni, le risoluzioni delle province americane furono poste dall'un de' lati. Adunque la provvisione della carta marchiata fu sottoposta al Parlamento nella sua tornata del 1765, dove, se vi fu che dire e che fare, nissuno il domandi. Nissuno pensi nemmeno in qualunque altra occasione, o dei passati o dei presenti tempi, essersi dimostrata maggior forza, od acume d'ingegno, più passione, od amore o di parti, o del ben pubblico, o maggiore apparato di eloquenza, che in questa. Nè minore era la contenzione e la sospensione degli animi fuori, che dentro le mura di Westminster. E medesimamente tutta l'Europa, la quale si era molto sollevata a sì gran contesa, e massimamente le province ed i porti trafficanti stavano intentissimi a considerarne i progressi, ed a vederne il fine. Intanto nel Parlamento quelli, i quali si opponevano alla provvisione, si mostrarono molto vivi, e dopo di aver citate le autorità d'uomini celebratissimi nella scienza delle cose politiche, come per cagion d'esempio Locke, Selden, Harrington e Puffendorf, i quali stabilirono, il primo fondamento, e l'ultimo fine, che ogni governo si deve proporre, essere il bene della società, andando percorrendo la storia patria de' tempi andati, allegarono: Constare dalla _magna carta_, e da tutte le scritture di que' tempi in proposito delle imposizioni delle tasse a benefizio della Corona, e del mandare rappresentanti in Parlamento, siccome pure dallo statuto de' diritti, e da tutta la storia della costituzione inglese, che nissun suddito inglese può essere a tassazione soggetto, se non, come dicono essi, _per comunem consensum parliamenti_, che è quanto a dire, di sè medesimo, o dei suoi rappresentanti; e questo esser quel primo e generale diritto, che gli abitanti delle colonie, come sudditi inglesi, portarono seco, quando lasciarono la patria terra per andarsene in quelle lontane contrade; perciocchè non essere da credersi, che il diritto loro derivi dai diplomi, questi diplomi non ad altro oggetto essendo stati concessi, se non per regolare la forma esteriore della costituzione delle colonie; ma il grande ed interiore fondamento dalla costituzione loro, essere questo generale diritto del suddito inglese, il quale è il primo principio della libertà anglicana, cioè, nissuno poter essere tassato altro che da sè stesso e dai suoi rappresentanti. Le Contee palatine di Chester, di Durham e di Lancastro, e le marche di Cornovaglia non essere state tassate, se non nelle proprie assemblee o Parlamenti loro, fino a tanto che in varj tempi sono state partecipi fatte della rappresentazione nel Parlamento britannico. Il Clero sino a questi ultimi tempi, in cui venne ammesso alla rappresentazione generale, aver tassato sè stesso e conceduto al Re ciò che chiamano _benevolenze_, o sia doni gratuiti. Credere alcuni, distendendo oltre ogni limite l'autorità del Parlamento, che questo possa fare ogni cosa, ed abbia tutte le facoltà, ma ciò non esser vero; e quando esser lo potesse, non essere diritto secondo gli ordini della costituzione; imperciocchè vi sarebbe allora nel Parlamento, come in un sol uomo vi può essere, un potere arbitrario. Ma il fatto stare, molte cose non essere in podestà del Parlamento; questo, tra le altre cose, non poter diventare _esecutivo_, nè gli uffizj che appartengono alla Corona, distribuire; non potere della roba di alcuno disporre, salvi solo i casi delle chiudende, senza il suo proprio consentimento; non potere i Lordi porre divieto ad una provvisione di moneta vinta nei Comuni; nè i Comuni innalzarsi a Corte di giustizia; non potere il Parlamento d'Inghilterra tassare l'Irlanda. Avere i coloni un diritto nato con loro, come discendenti da sudditi inglesi, di non potere esser tassati da nissuno, fuorchè dai proprj rappresentanti; e ben lungi dall'essere rappresentati nel Parlamento della Gran-Brettagna, non essere in questo nemmeno virtualmente rappresentati, siccome i più minuti abitanti di essa Gran-Brettagna sono mediante l'intima unione, che a coloro gli lega, i quali vi sono attualmente rappresentati. E se il tassare (estendendo troppo oltre la massima delle rappresentazioni virtuali) quelle popolazioni, le quali di ben lungi soltanto potrebbero riputarsi essere virtualmente rappresentate, sarebbe cosa tirannica creduta, quanto maggiormente dovrebbe essa cosa e tirannica, e contraria agli ordini della costituzione estimarsi, il voler tassare coloro, che nè attualmente, nè in nissuna maniera virtualmente possono riputarsi rappresentati? Il popolo irlandese essere, molto meglio che i coloni, nel Parlamento rappresentato, stantechè moltissimi uomini dell'Inghilterra posseggono od occupano terre, od uffizj lucrativi, o credenziali in Irlanda, come pure i discendenti loro immediati fermatisi in essa; e stante ancora che molti nobili o gentiluomini irlandesi seggono nelle due Camere del Parlamento britannico e che un numero eziandio più grande d'Irlandesi fanno le dimore loro in Inghilterra; ma ciò nonostante il Parlamento britannico non avere mai preteso avere alcun diritto di tassare il popolo d'Irlanda. I primi stabilitori delle colonie non solamente essere stati dalle persecuzioni cacciati fuori della patria loro ma di più avere questa abbandonata a proprio rischio, pericolo e spesa. Essendo in tal modo stati derelitti, per non dire di più, ogni vincolo tra di loro, fuori di quelli a tutto il genere umano comuni, essere stato disciolto, essi assoluti da ogni debito di obbedienza verso di quella, ed essa dispensata da ogni debito di protezione verso di loro; che se accettarono alcuni diplomi reali secondo l'occasione, ciò avere fatto per necessità; e siccome questa necessità non era di propria elezione, perciò questi diplomi non potere obbligargli, e se tuttavia i medesimi potessero in qualche cosa obbligargli, ciò essere solamente a quella fedeltà, che il Capo supremo del Regno ha diritto di pretendere indifferentemente da ogni qualunque suo suddito. Essere cosa assurdissima l'affermare, siano ancora gli Americani astretti a qualche soggezione verso il potere legislativo della Gran-Brettagna, il quale non ebbe bastante forza per difendergli e proteggergli contro le violenze dell'esecutivo; e più assurda ancora il dire, che il popolo della Gran-Brettagna possa sopra di quelli esercitare quei diritti, ai quali questo medesimo popolo afferma, si opporrebbe giustamente, se altri sopra di sè esercitare gli volesse. Avere il popolo inglese lungamente combattuto e versato molto sangue per ricoverare que' diritti, che si credeva, la Corona avere sopra di sè stesso usurpati; e come adesso poter volere, usando quella medesima usurpazione che aveva in altri condannata, esercitare questi diritti sopra altrui? E se nei diplomi conceduti agli Americani a tempo dell'emigrazione loro, e che eglino hanno per forza accettati, si stabiliva, non poter essi far leggi, avuto però riguardo alla differenza delle circostanze, le quali contrarie fossero a quelle dell'Inghilterra, ciò non avergli di vantaggio sottomessi al Parlamento d'Inghilterra, che se fosse stata in quei medesimi diplomi inserita la medesima condizione in rispetto alle leggi della Scozia, o di un'altra contrada qualsivoglia, ciò gli avrebbe al Parlamento di Scozia, ed alla suprema autorità di quest'altra contrada sottoposti, quando che questa avesse da' suoi statuti la facoltà di tassare sè medesima per la propria difesa e conservazione. Che qualunque stata sia l'assistenza prestata dal popolo della Gran-Brettagna verso quello delle colonie, essa dover essere stata prestata o per motivi di umanità e di fraterna affezione, o col pensiero di esserne, quandochè fosse, rimeritato; ma non mai a prezzo della libertà. Ed in ogni caso non potersi presumere, le colonie averla potuto accettare con tale condizione. Che se essa fu invece prestata per motivi di umanità e di fraterna affezione, siccome il popolo delle colonie non aveva mai dato luogo alla patria europea di dolersi di loro, così il medesimo farebbe per l'avvenire. E se essa fu concessa finalmente col pensiero di esserne una volta rimeritato, esserne pronti i coloni di venirne al ragguaglio, mettendo da una parte l'assistenza avuta da essa patria, e dall'altra i danni da sè medesimi sopportati, e gli utili avuti da quella per aver impedito, non vendessero ad altri le proprie robe a maggiori prezzi di quelli che vendevano a lei, e non comprassero da altri a minori prezzi di quelli che compravano da lei; e forsechè, considerata in tal modo la cosa, dicevano, l'Inghilterra non ne sarebbe in capitale. L'essersi i coloni sottomessi alle leggi fatte dal Parlamento inglese per l'interno governamento loro, non potere, come esempio contra di sè stessi, addursi più che la sottomissione degl'Inglesi medesimi agli ordini di un Errico, od alle violenze della Camera Stellata potrebbesi contr'essi citare, la tirannide di molti essendo altrettanto grave a sopportarsi, come quella di pochi, e la tirannide di pochi come quella di un solo. Che se la libertà si deve a coloro, i quali hanno gli animi nati e fatti per apprezzarla, e bastante coraggio per esporsi ad ogni pericolo e ad ogni fatica per acquistarla, essere i coloni americani più degni dei loro fratelli stessi della Gran-Brettagna di possederla; avere essi non solo alla nativa terra rinunziato tanto cara alle umane menti e tanto diletta, ed a tutte quelle dolcezze che in lei si trovano, ma ancora essersi volontariamente sottomessi alle fatiche ed agl'incomodi di un lunghissimo viaggio; e dopo di essere con prospera fortuna, ma con evidente pericolo scampati dal mare, avere su per quelle spiagge disabitate e barbare incontrato la fame, la quale avendo combattuta e vinta con infinita, e pazienza e pericolo, essere, quasi per un miracolo della divina provvidenza, dopo molto tempo, a questo stato, ed in questa presente prosperità cresciuti cotanto utile a coloro, dai quali eglino ebbero primamente l'origine. Che se nei primi anni dell'esistenza loro in America alcuni fra i coloni dimostrarono un umore inquieto e soggetto ad essere tenuto a freno, e fossero tutti esposti alle correrie dei vicini paesani, gente nemica e feroce, la qual condizione rendeva l'interposizione e l'assistenza del Parlamento britannico necessaria, essere ora a tale grado di maturità in fatto di civiltà e possanza pervenuti, che non abbiano più altrimenti di essa interposizione bisogno; e perciò, siccome sono cambiate le proporzioni che esistevano tra le due nazioni, così doversi anche cambiare i termini dell'antica congiunzione, e porne de' nuovi alla presente e rispettiva forza e costumi loro più consentanei. Le leggi penali promulgate dal Parlamento non avere forza, e non obbligare nelle colonie, se non se quando queste sono in esse leggi specificamente nominate. La qual cosa dimostra evidentemente, le leggi generali inglesi non abbracciare nell'azion loro le colonie americane, ma aver bisogno di leggi specifiche e particolari. Perciò stare queste colonie verso l'Inghilterra a un dipresso in quel medesimo rispetto, nel quale stanno negli ordini feudali d'Europa i Signori verso il Sovrano, protestando quelli a questo, e pretendendo questo sovra di quelli una obbedienza ed una autorità in certi limiti ristretta. Chiari esempj in confermazione di tutto ciò ritrovarsi nella storia delle colonie tanto antiche che moderne. Così i Cartaginesi, così i Greci ed altri popoli famosi dell'antichità avere ai coloni loro lasciata una grandissima larghezza di governo interiore, solo contentandosi ai benefizj commerciali che da quelle ne derivavano. Così i Barbari settentrionali, i quali afflissero l'Impero romano, aver portate seco le leggi loro, e nelle case de' vinti introdottole, non conservando che una ben tenue obbedienza e soggezione verso i Signori della patria loro. Così ne' tempi più vicini a noi la Casa d'Austria avere con le sue colonie dei Paesi Bassi adoperato, primachè queste si sottrassero dalla divozion sua intieramente. La qual cosa dovere gl'Inglesi tenere avvisati, e di ciò che hanno a fare in rispetto alle colonie loro, e di ciò che hanno a temere. Pagare le colonie assai tasse, se si considerano le restrizioni poste sul commercio loro; perciò non doversi altre gravezze imporre sugli Americani, ovvero restituirgli ad una intera libertà di commercio: poichè altrimenti sarebbero gravati doppiamente. La qual cosa sarebbe e ingiusta e tirannica da riputarsi. Da tutto questo non volersi pretendere, le colonie americane non dover andar soggette a certe gabelle esteriori da porsi per autorità del Parlamento ne' porti loro, o ad alcune altre restrizioni, alle quali, in virtù dell'atto di navigazione o di altre provvisioni, il commercio loro è stato sottomesso; imperciocchè elleno sono nella medesima condizione, che tutte le colonie, che appartengono agli altri potentati marittimi dell'Europa, i quali dal bel principio della fondazione delle colonie loro queste proibirono da ogni commercio colle nazioni forestiere. Qui volersi parlare solamente delle tasse interne da porsi sulla universalità del popolo; e mantenersi, prima che e' possa a somiglianti tasse essere sottoposto, dover essere rappresentato. E concedendo anche quello che si niega, che il Parlamento britannico abbia il diritto di far leggi obbligatorie per le colonie, e quello che è più, impor loro tasse senza il consentimento loro, esservi delle gagliarde opposizioni a farsi contro le gabelle ultimamente poste sopra di quelle, e troppo più ancora, e più forti contro a quella della marca, la quale fu testè girandolata dai ministri, e viene ora proposta in Parlamento. Poichè invece che queste gabelle di marca sono state a poco a poco, e gradatamente poste a' tempi andati sui popoli dell'Inghilterra, elleno hanno ora a cadere ad un tratto sopra le colonie, le quali, se non ne resteranno affogate, non vaglia; e se queste stesse gabelle sono state sì gravi riputate in Inghilterra, avuto riguardo alla gran varietà de' casi, ne' quali elleno debbono esser pagate, ed al gran numero delle ingorde multe, nelle quali anche le persone di miglior animo possono incorrere, doversi di necessità credere, avere a riuscire di molto maggior gravamento e pregiudizio nelle colonie, dove in generale il popolo non deve riputarsi così versato nelle materie di questa sorta, e molti eziandio non intendono il linguaggio di queste leggi intricate, e così lontane dall'intelligenza degli agricoltori e mercatanti. Doversi a ciò aggiungere, le medesime, siccome quelle che troppo odore rendono della terra britannica, e troppo sono notate della sottilità dei cervelli inglesi abilissimi ad inventar giravolte per raunar pecunia, dover essere avversate, come pericolosi tranelli, dai forestieri, e perciò allontanargli dall'andarsi a fermare con le famiglie loro sotto quel nuovo cielo. La qual cosa di quanto danno abbia ad essere a quelle crescenti popolazioni, e quindi per rimando all'Inghilterra stessa, niuno è che non lo veda. Avendo finalmente a' termini della provvisione a pagarsi la pecunia ricavata dalle gabelle di marca nella tesoreria inglese, dovere in poco tempo le colonie, considerate massimamente le incomode proibizioni sul commercio loro poste, rimanere spogliate del tutto della moneta loro con gravissimo pregiudizio del commercio tanto esterno, quanto interno. Ma dalla parte dei ministri si arguiva in contrario: Essere prima di tutto necessario estraere dalla presente quistione tutto quell'apparato di scienza e di erudizione, della quale hanno fatto pompa gli avversarj, e che ricavarono dai libri degli uomini speculativi, i quali hanno scritto sopra le materie politiche. Tutte queste sottigliezze ed argomentazioni, state adoperate da coloro che hanno ne' libri loro trattato del diritto naturale, come sarebbero Locke, Selden, Puffendorf e somiglianti autori, non essere il caso in una controversia, in cui si tratta di una legge scritta. L'andare poi a rilevare le vecchie carte per arguire di là alla presente costituzione inglese, essere la più assurda cosa del mondo, poichè la costituzione non è più la stessa, e nissun sa, quale ella si fosse a qualcheduno de' periodi, che si sono citati. Esservi cose nella _magna carta_ medesima, le quali non sono più negli ordini presenti; e perciò tutti questi ricordi delle cose antiche non comprovar nulla in riguardo alla costituzione inglese, tale quale ora ella è. Questa costituzione essere in ogni tempo stata a continui cambiamenti ed ammendazioni soggetta, ora guadagnando, ora perdendo qualche cosa; nè essere la rappresentazione dei Comuni della Gran-Brettagna stata ridotta ai presenti ordini sino a' tempi di Errico settimo. In riguardo poi ai modi di tassazione, se si risale addietro oltre il regno di Edoardo primo o del Re Giovanni, non incontrarsi altro che dubbj ed oscurità, essendo la storia di quei tempi piena d'incertezza e di confusione. Le scritte per le domande di pecunia si facevano ora secondo la legge, ed ora no; e queste erano, per cagione d'esempio, quelle per la pecunia navale, o quelle per invitar le assemblee a tassare sè medesime, o quelle altre per far pagare i doni gratuiti. Altre tasse erano anche poste, come quella dello scutato, o sia servizio dello scudo, le cavalcate ed altre, che avevano la origine loro negli ordini feudali. I doni gratuiti pure essere contrarj alla legge; ed essere cosa nota a tutti, con quanta contenzione ed ostinazione il popolo inglese si opponesse alle domande della pecunia navale, le quali però la Corte non cessava di proseguire. In riguardo alle marche di Cornovaglia, l'antico privilegio di tassare sè stesse aver poco durato, e solo essere stato concesso, perchè elleno potessero soccorrere il Re nella sua guerra contro i montanari di quel paese; essere nato, essersi spento col Regno di Edoardo primo, e quando il principe Edoardo diventò Re; ed allora queste marche essere state annesse alla Corona, e soggette divenute, come il restante del dominio inglese, alle tasse. Errico ottavo essere stato il primo fra i Re inglesi, il quale chiamò due deputati cornovallesi in Parlamento: la Corona avere esercitato, o no questo diritto di chiamare i deputati a sua posta, e quindi essersi originata quella disuguaglianza di rappresentazione, la quale a' presenti dì si osserva nella costituzione inglese. Errico ottavo aver chiamato un borghese di Calais in Parlamento, ed una delle Contee palatine essere stata tassata per ben cinquanta anni, innanzichè ella mandasse deputati al Parlamento. Il Clero non esser mai stato senza rappresentanti; e quando e' si tassava da sè stesso nelle sue assemblee, ciò essersi fatto coll'autorità e consenso del Parlamento. Il ragionare poi delle colonie inglesi dalle colonie dell'antichità essere una vana pompa di erudizione, sapendosi benissimo, le colonie dei Tirj in Africa, e quelle dei Greci in Asia non aver che far più che nulla coi presenti ordini delle colonie inglesi. Nissuna nazione prima dell'Inghilterra aver fatti statuti e regole fisse per le colonie, eccettuati i Romani; e gli ordini colonarj loro essere stati al tutto militari per mezzo dei presidj tenuti nelle principali città delle conquistate province, e la giurisdizione della principal patria essere stata assoluta ed illimitata; le province della Olanda non essere state colonie, ma piuttosto paesi sottomessi alla Casa d'Austria con una certa feudale dependenza; e finalmente niuna cosa essere più lontana stata dagli ordini, e modi delle colonie inglesi, che quell'inondazione di Barbari settentrionali, i quali, distrutte le reliquie dell'Impero romano, vennero sopra, ed occuparono tutta l'Europa; questi fuorusciti avere ad ogni legge, ad ogni protezione, e ad ogni connessione colle terre patrie rinunziato; aver quelli eletti i capitani loro, seguitate le loro insegne per andar a cercar ventura altrove, e fondare nuovi regni sulle rovine del romano Impero. Per lo contrario i fondatori delle colonie inglesi essere dal regno usciti con l'approvazione e consenso del Re e del Parlamento; a poco a poco gli ordini loro essere stati tocchi, e ritocchi con rispettivi diplomi, concessioni e statuti, finchè furono nella presente forma ridotti; ma non essere mai state quelle talmente dalla prima patria separate nè emancipate, che esse siano una volta diventate independenti, ed in propria balìa poste. Il Parlamento a' dì della Repubblica molto per tempo essere stato della separazione delle colonie sollecito, ed aver vinta una provvisione, o atto (il quale se non sia più in vigore, doversi molto dubitare), per dichiarare e stabilire l'autorità dell'Inghilterra sopra le colonie. Ma quando vi fosse in questo proposito una legge scritta, o nissuna immediata illazione far si potesse da una somigliante legge, l'uso solo doveva bastare per quella autorità confermare. Non sonsi forse le colonie, per fino dai tempi della fondazione loro, alla giurisdizione della comune patria sottomesse? Non l'hanno elleno anzi in molti casi ricercata? In tutte le controversie concernenti la proprietà, non ebbero elleno ricorso al Consiglio privato? E non sono forse quelle controversie state determinate, non secondo le leggi delle colonie, ma sì, per lo contrario, secondo le leggi dell'Inghilterra? Ed a queste decisioni non si sottoposero elleno pacificamente? Eppure questi casi di ricorso, essere assai frequenti stati. Il Nuovo-Hampshire, ed il Connecticut essere già corsi al sangue a cagione delle gare loro; la Virginia, e la Marilandia all'armi; non dimostrar questo la necessità di una giurisdizione suprema, alla quale le altre subordinate giurisdizioni possano in caso di bisogno ricorrere? Nulla in nissun tempo poter più fatale riuscire alla pace e prosperità delle colonie, quanto che il Parlamento della sua soprantendente autorità sopra le medesime si dispogliasse; perciocchè dissolverebbesi in tal caso, ed in poco tempo ogni vincolo tra colonia e colonia, e nascerebbevi una fatale anarchia; conoscersi tra di esse bastanti semi di discordie e di fazioni, perchè di simile scompiglio non s'abbia ad avere qualche timore. Da questo al totale disfacimento dei presenti ordini colonarj, alla creazione di nuovi, al gettarsi in preda le colonie a qualche potentato esterno, esser parato lo sdrucciolo. Di presente gli ordini delle colonie essere molto varj, siccome quelli, che furono l'un dopo l'altro stabiliti alla spicciolata, e dovettero alle circostanze ed accidenti de' diversi tempi accomodarsi; perocchè altri dovettero essere ne' primi periodi di ciascuna colonia, ed altri, quando esse si trovarono ad un ulterior grado di popolazione, di territorio e di ricchezza pervenute. In alcune da prima non avervi avuto altro, che un governatore assistito da due o tre consiglieri, poi più essere stati arroti; poi la Corte di giustizia eretta; poi le Assemblee create. Siccome le costituzioni delle colonie sono state diversamente composte, e quasi alla spezzata; così dover esse per la necessità delle cose rimanere dalla giurisdizione della comune patria dependenti; niuno aver mai la posizione contraria mantenuta, innanzichè queste nuove dottrine andassero attorno; gli atti del Parlamento essere stati non solo senza alcun dubbio della legalità loro fatti, ma eziandio con applauso universale accettati, e volonterosamente obbediti; i porti loro essere stati alle dogane ed a regole sottomessi, che e mettevano un certo freno, e diminuivano il traffico loro; e gabelle essere state messe, e tra le altre quella delle poste, le quali andarono ad impressionare ed a ferire le più interne parti del commercio loro; e nissuno mai, salvando questi nuovi dottori, essersi dato a credere, le colonie non dover essere dall'autorità del Parlamento tassate, regolate ed obbligate. Non poter esservi dubbio, che gli abitanti delle colonie sieno altrettanto rappresentati nel Parlamento, quanto la maggior parte del popolo d'Inghilterra, poichè nel numero di nove milioni di questo, otto milioni ne sono, i quali non hanno diritto di rendere, e non rendono partito nella elezione dei membri del Parlamento; e perciò tutte queste argomentazioni addottesi per provare non essere le colonie dependenti dal Parlamento, derivate da motivi di rappresentazione, esser vane; anzi provar anche troppo, perciocchè vanno a ferire tutta la presente costituzione dell'Inghilterra. Ma la cosa essere, che un membro del Parlamento, eletto da una borgata qualsivoglia, rappresenta non solo i commettenti ed abitanti di quel particolar luogo, ma ancora quelli di ogni altra borgata della Gran-Brettagna. Ei rappresenta la città di Londra, ed ogni altro Comune del regno, siccome anche gli abitanti di tutte le colonie e dominj della Gran-Brettagna; ed è per debito e per coscienza a tener cura degl'interessi loro obbligato. Esser vana e falsa la distinzione tra le tasse interne ed esterne. Si concede le restrizioni sopra il commercio, e le gabelle sopra i porti poste essere secondo la legge, e si niega nel tempo medesimo il diritto del Parlamento della Gran-Brettagna d'imporre tasse interne sopra le colonie. Ma, e che differenza passa mai tra le prime e le seconde? Una tassa posta in un qualche luogo non è ella forse, come quel ciottolo gettato in uno stagno, il quale increspa a mò di circolo la superficie dell'acqua, e questo circolo ne produce e dà moto ad un altro, e questo ad un altro ancora, finchè tutta quella superficie si trovi dal centro fino alla circonferenza agitata? Nissuno non credere, nissuno non confessare essere manifesto, che una gabella di dieci, o di venti per centinajo posta, per cagion d'esempio, sopra il tabacco, o sia ne' porti della Virginia, o sia in quel di Londra, non sia una vera e reale gravezza, o tassa posta sopra le terre della Virginia stessa, nelle quali cresce il tabacco, e lontane anche a cento miglia dal mare. La protezione essere quella, che dà il diritto della tassazione; le obbligazioni reciproche tra le colonie e la patria loro essere connaturali, e derivanti dall'un canto dalla difesa e protezione, dall'altro dall'obbedienza; ed essere cosa molto obvia, che o le colonie debbono essere in tutto ed in ogni special parte dependenti dall'Inghilterra, o del tutto dalla medesima separate e disgiunte. Non trattarsi ora qual fosse la legge, qual fosse la costituzione; ma versare la controversia in questo, quale sia ora la legge, quale la costituzione. Ciò esser la legge, ciò esser la costituzione, quello esser il diritto, che fu senza contraddizione, e per sì lungo tempo, ed in numerosissimi casi per tale riconosciuto, per tale esercitato da una parte, e approvato ed obbedito dall'altra. Le altre esser troppo sottili opinioni, o vane immaginazioni d'uomini speculativi, le quali, siccome sono lontane dalla comune sperienza delle umane cose, così sono anche pur troppo atte ed accomodate a sollevare ed accendere gli animi di coloro, i quali siccome obbedirono per lo passato, e ciò con tanto utile e vantaggio loro, così debbono anche per lo futuro agli ordinamenti della tenera, ad un tempo, e possente madre loro obbedire. Del rimanente non essere forse per molti capi migliore la condizione degli Americani, che quella degli Inglesi? Le spese dell'amministrazione interna e civile dell'Inghilterra essere enormi; così leggieri per lo contrario nelle colonie, che non è quasi da potersi credere. Il governo ecclesiastico, il quale è sì grave spesa in Inghilterra, essere di niun momento in America; là le decime, là i benefizj non curati esservi ignoti; non conoscervisi la povertà; ognuno, secondo il dire delle sacre scritture, sotto la propria ficaja vivere; la fame e la nudità esserne sbandite: e là non vedersi nè paltoni, nè mendicanti. Se altrettanto si potesse affermare dei popoli inglesi al di qua dell'Oceano, beata l'Inghilterra! Ma il contrario essere il vero, e ciò esser noto a tutto il mondo. E qual nazione avere abbracciato le sue colonie con tanta carità con quanta l'Inghilterra le sue? Queste non aver mai, a' tempi delle necessità loro, ricorso avuto alla Gran-Brettagna senza ottenerne i più pronti ed i più ampj sussidj. O fosse per la difesa propria contro il nemico, o per avanzare ed accrescere la domestica prosperità, questi essere stati senza soprastamento alcuno liberalissimamente conceduti. Oltre a ciò, nissun altro popolo avere quella specie di protezione data ad una parte di sè, che dall'Inghilterra alle sue colonie fu concessa; quella del credito, senza del quale non avrebbero mai potuto a quel grado di ricchezza arrivare, che è da tutti quelli, che le visitano, lodato ed ammirato; e fatta questa considerazione, la tassa, di cui si tratta, non poter altro apparire, che un modico interesse di quelle esorbitanti somme, le quali aveva la Gran-Brettagna alle colonie prestate. In quanto alla mancanza della moneta, anche questa essere una vaga argomentazione: l'oro e l'argento non esser mai per mancare in un paese altrettanto ricco di buone derrate, quale si è l'America settentrionale. Nè questa tassa avere a gettar tanto, essendo anzi, non che moderata, modica, che possa seccare le sorgenti della moneta, massimamente, quando si considera, il provento della medesima aver ad esser tenuto in serbo nel tesoro, non potersi in nissuna maniera storre, o sviare, ed esser tutto destinato alle spese della protezione e difesa delle colonie, e perciò dovere in queste necessariamente ritornare. Adunque la superiorità inglese tanto magnificata non essere in fatto altro, che una superiorità di potenza e di sforzi per guardare e difendere tutte le sue dependenze e tutti i suoi dominj, ed in ciò essersi ella sì fattamente travagliata, che ne fu presso alla sua rovina. Egli è vero, aver l'Inghilterra in questa contesa conseguito tanta gloria, che a niuna maggiore potrebbe arrivare; ma in questa partecipare tutte le colonie sue; tanto lustro, tanto splendore essersi anche riverberati in America, e gli Americani essere venuti a parte così degli onori, come dei benefizj, che ai membri dell'Impero britannico appartengonsi, mentre che l'Inghilterra sola ha pagato l'immenso prezzo di tanta gloria. Queste furono le argomentazioni da una parte e dall'altra con eguale ingegno e calore nel Parlamento allegate in prò, o contro la tassa americana. E mentre pendeva tuttavia la questione, i mercatanti di Londra, i quali trafficavano coll'America, sollevati maravigliosamente dal timore di perdere, o almeno di non poter riavere ai giusti tempi i capitali, che avevano nelle mani degli Americani collocati, presentarono al tempo della seconda lettura della provvisione una petizione contro la medesima; imperciocchè preveggevano benissimo, che fra gli Americani alcuni per necessità, ed altri con questo colore, mancato non avrebbero di ritardare le rimesse. Ma all'incontro si allegò quell'uso della Camera de' Comuni di non udir petizioni indiritte contra le provvisioni delle tasse; e quella de' Londinesi fu posta dall'un de' lati. Intanto esclamavano i ministri, particolarmente Carlo Townsend: «Ed ora vorranno questi americani figliuoli stabiliti dalle cure nostre, nutriti ed allevati dalla nostra amorevolezza, protetti dalle nostre armi, finchè a questa forza ed a questa opulenza, che oggidì vediamo, fossero pervenuti, torcere il grifo, e rimbrottando ricusare di porre in mezzo un lor quattrino per sollevarci da quel grave peso, che ci mette in fondo?». Il Colonnello Baré riprese le parole, e con un bellissimo porgere per soldato, disse: «Stabiliti dalle vostre cure! No; l'oppression vostra gli fece in America stabilire. E' fuggivano la vostra tirannide, e cercarono asilo in una incolta ed inospital terra, dove esposero sè stessi a tutti quei disagi, ai quali può l'umana natura andar soggetta; e fra gli altri alla crudeltà di un nemico barbaro e selvaggio, il più astuto, e, sto per dire, il più terribil popolo che viva quaggiù; e di più spinti dai principj della vera libertà inglese quelli incontrarono e sopportarono con ilare e forte animo, pareggiandogli con quelli, i quali da parte di coloro, che avrebbero loro amici dovuti essere, ebbero nella patria terra a sopportare. Nutriti ed allevati dalla vostra amorevolezza! E' crebbero per la trascuraggin vostra. Tostochè avete fatto avviso di pigliare cura di loro, ciò avete eseguito con mandar là uomini per governargli in questa parte ed in quella, i quali forse erano i deputati dei deputati di alcuni membri di questa Camera, inviati colà per sopravvedere le libertà loro, per far le spie, per rapportar male le azioni loro, per mettergli in preda; uomini, la cui condotta ha fatto in molte occorrenze agghiacciar il sangue nelle vene a que' figliuoli della libertà; uomini promossi ai più alti seggi della giustizia, alcuni dei quali, e questo so, avrebbero creduto di aver la buona ventura, se, ad una lontana contrada fuggendo, evitato avessero di esser essi medesimi, nella propria, avanti la Corte di giustizia tradotti. Protetti dalle vostre armi! Hanno eglino nobilmente pigliate le armi in vostra difesa, ed in mezzo alla costante e laboriosa industria loro il valore loro mostrato per la difesa di una contrada, le cui frontiere erano intrise di sangue, mentrechè le parti interne sue a vostro prò i piccoli risparmj, i frutti della onesta masserizia loro versavano ed offerivano. E crediate a me, sovvengavi, che vel dissi questo dì, che quel medesimo amore di libertà, il quale dapprima spinse ed animò questo popolo, questo stesso lo accompagnerà ancora. Ma la prudenza mi vieta di dir più oltre. Dio il sa, e certo sono, che io non parlo ora col calore delle parti; quello che dico, sì, lo dico, perchè tali sono i sentimenti del mio cuore. Quantunque la generale scienza e la esperienza del rispettabil corpo di questa Camera avanzi d'assai la mia, tuttavia ciò contendo, ed affermo, avendo molte cose vedute, e lungamente conversato in quella contrada, di saperne più, intorno all'America, che voi non ne sapete. Quel popolo è invero altrettanto leale, quanto gli altri sudditi qualsivogliano, che il Re si abbia; ma egli è un popolo geloso delle sue libertà, e che le vendicherà, se elleno saranno un dì violate. Ma il soggetto è troppo tenero; non ne vuò dir più oltre». Queste cose disse il Colonnello improvvisamente, e con tanta fermezza, che tutta la Camera ne restò maravigliata, e tutti intentamente lo guardavano senza proferire una parola. Ma i ministri se l'erano recata a gara; ed il Parlamento non poteva udire più ingrato suono di quello, che alcuno negasse l'autorità sua d'impor tasse in America. Così in favore della provvisione si riunirono, in molti l'opinione della sua convenienza ed utilità; in altri i bocconi ministeriali; in molti, e forse ne' più, la gelosia della propria autorità recata in contesa, dimodochè, quando fu posto il partito, a' giorni sette del mese di febbrajo dell'anno 1765, i no non poterono arrivare oltre i cinquanta; ed i sì furono dugencinquanta; e perciò fu vinta la provvisione, la quale fu con grandissimo favore approvata dalla Camera Alta addì otto marzo susseguente, e dal Re addì 22 del medesimo[2]. Questo è stato quel famoso andirivieno trovato dai più sottili e più fini cervelli inglesi, del quale non saprei dire, se sia stata maggiore la sofisticheria, o l'intempestività. Certo è, che da questo ebbero origine in America tutti que' garbuglj e rimescolamenti, i quali proruppero prima in manifesta guerra civile, poscia n'arse l'Europa tutta di guerra, e finalmente ne nacque una totale disgiunzione di una parte nobilissima dell'Impero britannico dalla sua metropoli. Dal quale rivolgimento, se non furono diminuiti la gloria e lo splendore delle armi d'Inghilterra pel valore ed ardire mostrati in tutti gli accidenti della guerra da' suoi soldati, certo ne furono scemate la potenza e l'autorità sue presso tutte le nazioni del mondo. La notte, che fu vinta la provvisione, il dottor Franklin, il quale si trovava allora in Londra, scrisse a messer Carlo Thompson, quegli, che fu poi segretario del Congresso: _il sole della libertà essere tramontato; dover gli americani accendere i lumi dell'industria e della masserizia._ Al quale, messer Carlo rispose: _apprendere, che ben altri lumi, che quelli, avessero ad accendersi_; e così ei predisse le turbazioni, che dovevano seguire. FINE DEL LIBRO PRIMO NOTE [1] «L'escludere del tutto il popolo delle colonie dall'elezione del Gran Consiglio riescire cosa assai molesta agli Americani, e massimamente quella di dovere essere gravati di tasse per l'autorità del Parlamento, dove ei non hanno rappresentanti. Essere generalmente il popolo americano altrettanto leale ed amante dei presenti ordini e della famiglia regnante, quanto alcun altro dei dominj di Sua Maestà. «Non potersi dubitare della buona volontà e prontezza de' rappresentanti di propria elezione loro a concedere di tempo in tempo tali ajuti per la difesa della contrada, che sarebbero necessarj giudicati, per quanto le facoltà loro si distendessero. «Il popolo delle colonie, il quale era il primo a provare le impressioni delle armi nemiche con la perdita dei loro beni, vite e libertà, potere anche giudicare più fondatamente delle forze necessarie a levarsi e mantenersi, delle fortezze da alzarsi, e delle proprie abilità loro a sopportar le spese, che il Parlamento inglese così lontano. «I governatori spesso andare nelle colonie per farvi la penna, e riportarne il frutto seco loro in Inghilterra; nè essere perciò uomini di quella capacità ed integrità che si richiederebbero; non avere i medesimi terre in America, nè alcun'altra specie di congiunzione cogli Americani da potere essere stretto interessati nella prosperità di questi, e dovere piuttosto desiderare il levare e mantenere più soldati, che non sia necessario, per meglio raggranellare per sè medesimi, e far provvisioni per gli amici ed aderenti loro. «I consiglieri nella più parte delle colonie essendo eletti dalla Corona dietro la raccomandazione dei governatori, essere le più volte uomini di basso stato, gente di corteggio dei governatori per la speranza degli uffizj, e perciò di facoltà di quelli; doversi perciò ragionevolmente sospettare dell'autorità dei governatori, e Consiglj per levar le somme ch'essi stessi giudicano necessarie per mezzo delle tratte sul maestrato del tesoro, da essere quindi rimborsate dalle tasse poste sul popolo americano dall'autorità del Parlamento. E che cosa gli potrebbe contenere dall'andar fantasticando spedizioni inutili, disturbar con esse il popolo, e da' suoi lavori frastornarlo; e ciò affine di creare uffizj ed impieghi per gratificare i loro, e dividersene i frutti? «Il Parlamento d'Inghilterra così lontano essere soggetto alle male informazioni, e poter essere facilmente aggirato dai governatori e dai Consiglj, i quali perciò impedirebbono anche gli effetti delle querele americane. «Avere gli uomini inglesi il diritto indubitabile di non essere tassati, se non se di proprio consenso loro dato dai proprj rappresentanti, e non avere le colonie nissun rappresentante nel Parlamento britannico. «Volere tassargli per atto del Parlamento, e togliere loro la facoltà di eleggere un Consiglio rappresentativo, che s'aduni nelle colonie, e consideri, e giudichi della necessità e quantità di una general tassa, mostrare un sospetto della lealtà, o fede loro verso la Corona, o di poco amore verso la patria, o della pochezza delle menti americane, sospetto che invero non hanno meritato. «Constringer le colonie a dar la pecunia loro senza il proprio consentimento, esser piuttosto un levar contribuzioni in un paese nemico, che tassar uomini inglesi per un comune benefizio loro, ed essere perciò un trattargli come un popolo conquistato, e non come sudditi inglesi. «Una tassa posta dai rappresentanti delle colonie poter essere facilmente diminuita secondo l'esigenza dei casi; ma posta dal Parlamento, e ciò sulle istanze ed informazioni dei governatori, doversi probabilmente mantenere e continuare per l'autorità di questi con grave molestia e carico delle colonie, ed impedimento de' progressi e prosperità loro. «La facoltà concessa ai governatori di far marciare gli abitanti da una estremità ad un'altra delle colonie inglesi e francesi, essendo questa una contrada almeno millequattrocento miglia quadrate larga, senza la previa approvazione e consentimento dei rappresentanti loro, poter dar luogo a spedizioni onerose pel popolo delle colonie, ed abbassarlo a quella condizione, in cui si trovano i sudditi di Francia nel Canadà ridotti, i quali ora sono da simile autorità da parte del governatore loro oppressati, il quale, sono due anni, hagli grandemente travagliati con lunghi e distruggitivi viaggi verso l'Ojo. «Se tutte le colonie insieme possono essere bene amministrate dai governatori e Consiglj eletti dalla Corona, senza rappresentanti, anche le colonie particolari poter essere in tal modo amministrate, e le tasse imporvisi per autorità del Parlamento, e ad uso e sovvenimento del governo; e perciò doversi come inutili dimettere le assemblee loro provinciali e colonarie. «Le facoltà concesse per la lega di Albania al Gran Consiglio, anche in rispetto alle materie militari, non si distendere tant'oltre, quanto quelle che sono state concesse dai diplomi reali alle colonie dell'isola di Rodi, e del Connecticut, facoltà non mai state misurate, imperciocchè per quella lega il presidente generale sarebbe eletto dalla Corona, ed avrebbe la facoltà del divieto, quandochè i governatori di queste due colonie, ed hanno la facoltà del divieto, e sono eletti dal popolo. «Le colonie inglesi confinanti colle terre francesi essere propriamente le frontiere dell'Impero britannico, e le frontiere di un Impero doversi a spese comuni di tutte le parti di esso difendere; e non sarebbe aspra ed importevol cosa tenuta, se il Parlamento ove le coste della Gran-Brettagna non vi avessero rappresentanti, ponesse sopra gli abitanti di queste uno speciale balzello, a fine mantenessero essi soli tutto il navilio dell'Inghilterra sotto colore, che questo gli difende ed in ispecial modo gli protegge? E se le frontiere inglesi in America, le quali sono le colonie americane, debbono esse sole sopportare le spese della propria difesa, sarà giusto, sarà conveniente, non dovere aver esse voce, non poter rendere partito a concedere la pecunia, giudicare della necessità di essa, e del modo di riscuoterla? «Oltre le tasse alla difesa delle frontiere necessarie, pagare sottomano le colonie grosse somme di denaro alla comune patria; imperciocchè le tasse imposte in Inghilterra sopra i possessori delle terre, e sopra gli artefici dovere di necessità rincarare il prezzo dei proventi di quelle, e delle manifatture di questi, ed una gran parte del medesimo pagarsi dagli avventori delle colonie, le quali perciò vengono a pagare una notabil porzione delle tasse inglesi. «Esser per leggi severe ristretto il commercio delle colonie con le nazioni estere; e perciò invece, che gli abitanti loro potrebbero far procaccio presso di queste di manifatture a miglior mercato, esser giuoco forza, le comprino più care dalla Gran-Brettagna. Quindi apparire, la differenza tra questi due prezzi essere una tassa pagata dagli Americani all'Inghilterra; essere questi obbligati di trasportare immediatamente ne' suoi porti una gran parte dei proventi delle terre loro, dov'e' sono sottomessi a certi dazj, la qual cosa ne diminuisce il prezzo, e sono pertanto i possessori necessitati a vendergli a minor prezzo di quelli, che ne avrebbono ne' mercati esterni; e perciò la differenza essere una tassa pagata all'Inghilterra. «Certe manifatture essere in America proibite, e doverne i coloni cercare i lavorii dai mercatanti inglesi; adunque l'intiero prezzo di questi essere una tassa pagata all'Inghilterra. «Avendo gli Americani negli ultimi tempi accresciute le richieste e la consumazione delle manifatture inglesi, essere perciò queste rincarate d'assai, e perciò il soprappiù del prezzo essere un profitto al netto per l'Inghilterra, ed abilitare gli abitanti suoi viemaggiormente a pagare le tasse loro; e siccome esso soprappiù è pagato in buona parte dagli Americani, essere questo una vera e reale tassa imposta loro a favore dell'Inghilterra. «In somma non essendo agli Americani lecito di regolare il proprio commercio, e di restringere la introduzione e la consumazione delle superfluità inglesi, siccome può l'Inghilterra la introduzione e la consumazione delle superfluità forestiere, tutta la ricchezza dei coloni, in ultimo concorrere ed andare a terminare nell'Inghilterra; se gli Americani colle ricchezze proprie arricchiscono gl'Inglesi, e viemeglio gli abilitano a pagare le tasse loro, non è questa la medesima cosa, come se essi stessi fossero tassati, ed egualmente vantaggiosa per la Corona? Di queste tasse secondarie non essersi mai gli Americani doluti, quantunque l'imporle, il riscuoterle, il disporne non sia in loro facoltà; ma pagare gravi tasse immediate e dirette, delle quali ei non abbiano a prestare il consentimento, nè della opportunità delle quali possano in niun modo giudicare, nè dell'uso, che s'ha da farne; e forse di quelle tasse stesse, ch'essi riputerebbero altrettanto inutili, quanto gravose, parere troppo insolita ed ardua cosa ad uomini inglesi, i quali non possono comprendere, come l'aver date le vite e le facoltà loro per soggiogare e popolar nuove contrade, allargare il dominio, ed accrescere il commercio della patria loro, abbia ad essi fatto perdere, come se fossero felloni stati, i diritti naturali de' Brettoni, i quali crederebbero anzi di aver meritati, quando anche fossero prima stati in una condizione servile costituiti. Per tutte queste ragioni, se l'alterazione alla lega d'Albania disegnata fosse posta ad effetto, essere da temere, non il congresso dei governatori, e dei Consiglj in tale modo eletti, non essendovi verun maestrato di rappresentanti, che approvi le deliberazioni loro, e concilj loro il favore del popolo, diventasse sospetto ed odioso; promuovessersi le animosità e le discordie tra i governatori ed i governati, e tutto tendesse al tumulto ed alla confusione.» Questa fu la lettera di Franklin. [2] La provvisione, la quale s'intitolò, _atto per imporre certe gabelle di marca, ed altre nelle colonie, e piantagioni d'America a fine di più bastare alle spese di difenderle, proteggerle ed assicurarle, e per emendare tali parti di parecchj atti del Parlamento relativi al commercio e redditi di dette colonie e piantagioni, come anche per determinare, ed esigere le multe e confiscazioni ivi menzionate_, importò quanto segue: 1 Che una gabella di marca di tre pensi sterlini (sei soldi tornesi) sia imposta sovra ogni pezzo di carta vitellina, o di carta pecora, o sovra ogni pezzo o foglio di carta, sui quali sia, o manoscritta o stampata qualche dichiarazione, citazione, risposta, replica, mora o altro atto qualsivoglia, ovvero copia de' medesimi in qualunque Corte di giustizia nelle colonie inglesi, e piantagioni d'America. 2 Medesimamente una gabella di marca di due scellini sterlini (quarantotto soldi tornesi) sopra simili foglj di carta per ogni atto di cauzione speciale, e di comparizione in conseguenza del medesimo nelle suddette Corti. 3 Ancora una gabella di marca di un scellino, e sei pensi sterlini sopra simili foglj contenenti alcuna richiesta, cedola, comparsa, richiamo, citazione, risposta, replica, mora ed altri atti in ogni Corte di cancelleria, o sia di discrezione, ed equità. 4 Ancora tre pensi sterlini per ogni copia di detti atti in alcuna delle medesime Corti. 5 Ancora uno scellino sterlino sopra ogni monitorio, richiamo, risposta, allegazione, inventario o rinunzia in materia ecclesiastica avanti ogni Corte dell'ordinario, o altra esercente una giurisdizione ecclesiastica. 6 Ancora sei pensi sterlini sopra ogni copia di testamento, monitorio, richiamo, risposta, allegazione, inventario, o rinunzia in materia ecclesiastica avanti alcuna delle dette Corti. 7 Ancora due lire di sterlini (quarantotto lire tornesi) sopra ogni foglio di dette carte contenente donazioni, presentazioni, collazioni o instituzioni di, od a qualche benefizio, o scritture, ed instromenti ad un tale oggetto, o registrazioni, o atti di admissioni, o testimoniali, od attestati di ogni grado conseguito in qualche Università, Accademia, Collegio o Seminario di studj. 8 Ancora uno scellino sterlino sopra ogni monizione, cedola, richiamo, comparsa, allegazione, informazione, lettera di richiesta, esecuzione, rinunzia, inventario, o altr'atti vanti le Corti dell'Ammiragliato. 9 Ancora dieci scellini sterlini sopra ogni foglio di copia di essi processi ed atti. 10 Ancora dieci scellini sterlini sopra gli atti di appellazione dai semplici tribunali di pace. 11 Ancora cinque scellini sterlini per iscritture di convenzione per levar multe, o di permissione di presa di possesso di qualche successione ordinaria, o di sommazione di comparizione, che sia emanata da qualcheduna di esse Corti, od a quella abbia a ritornare. 12 Ancora quattro scellini sterlini per giudizj, decreti, o dimissioni, o altri memoriali nelle suddette Corti. 13 Ancora uno scellino sterlino per atti di assicurazione, cauzione, comparizione, interrogatorj, deposizioni, o mandati di ogni Corte, o commissione, copie, sommazioni, citazioni compulsorie, e somiglianti, eccettuati però i casi criminali. 14 Ancora dieci lire di sterlini per licenze, destinazioni, o admissioni di qualunque consigliere, avvocato o procuratore, a dir cause presso le dette Corti, o di qualunque notajo. 15 Ancora quattro pensi sterlini per licenza di levar dai porti ogni sorta qualsivoglia di grasce, derrate, o merci, per licenze di dipartita, per attestati di aver soddisfatto alle dogane. 16 Ancora venti scellini sterlini per lettere di marca, o commissioni per andare in corso. 17 Ancora dieci scellini sterlini per commissioni di qualche uffizio, o impiego lucrativo per lo spazio di un anno, o per minor tempo, e di un provento maggiore di venti lire di sterlini all'anno, compresoci lo stipendio ordinario, gli emolumenti, e quel che fa la penna, eccettuate però le commissioni degli uffiziali di terra e di mare, dell'artiglieria o della milizia, e dei tribunali di pace. 18 Ancora sei lire di sterlini per libertà, privilegi, franchigie concesse sotto il sigillo di qualcuna delle dette colonie, o piantagioni. 19 Ancora venti scellini sterlini per licenze di vendere a minuto ogni sorta di liquori spiritosi. 20 Ancora quattro lire di sterlini per licenze di vender vino a minuto concesse a quelle persone, che non abbiano ottenuta la licenza di vendere a minuto i liquori spiritosi. 21 Ancora tre lire di sterlini per licenze di vendere a minuto l'uno e gli altri. 22 Ancora cinque scellini sterlini per testamenti, lettere di amministrazione o di tutela di beni, eccedenti il valore di venti lire di sterlini. 23 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Ancora sei pensi sterlini per obbligazioni di pagamento di ogni somma di moneta, la quale non ecceda quella di dieci lire di sterlini. 25 Ancora uno scellino sterlino per obbligazioni di pagamento di ogni somma di moneta maggiore di dieci lire di sterlini, e non maggiore di venti. 26 Ancora uno scellino, e sei pensi sterlini per obbligazioni di pagamento di ogni somma di moneta maggiore di venti lire di sterlini, e non maggiore di quaranta. 27 Ancora sei pensi sterlini per ordini o decreti per accatastare e partire ogni quantità di terra non maggiore di cento acri. 28 Ancora uno scellino sterlino per somiglianti ordini o decreti per accatastare e partire ogni quantità di terra oltre le cento, e non oltre le dugento acri. 29 Ancora uno scellino, e sei pensi sterlini per simili ordini o decreti per accatastare e partire ogni quantità di terra oltre le dugento, e non oltre le trecentoventi acri; ed all'avvenante per simili ordini o decreti per accatastare e partire ogni altra quantità successiva di trecentoventi acri. 30 Ancora uno scellino, e sei pensi sterlini per gli atti qualsivogliano di ogni originaria concessione, appigionamento, od assegnazione qualsivoglia di ogni quantità di terra, non oltre le cento acri, per un termine non eccedente gli ventun'anni. 31 Ancora due scellini sterlini per simili atti per ogni quantità di terra oltre le cento, e non al di là delle dugento acri. 32 Ancora due scellini, e sei pensi sterlini per simili atti per ogni quantità di terra oltre le dugento, e non al di là delle trecentoventi acri; ed all'avvenante per altri simili atti per ogni altra successiva quantità di terra di trecentoventi acri. 33 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 Ancora quattro lire di sterlini per commissioni di qualche uffizio od impiego pubblico e lucrativo, non menzionato di sopra, e di un provento maggiore di venti lire di sterlini all'anno, compresovi lo stipendio ordinario, gli emolumenti, e quel che fa la penna, o per copie di esse, eccettuate le commissioni degli uffiziali di terra e di mare, dell'artiglieria o della milizia, o dei tribunali di pace. 37 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 Ancora due scellini, e sei pensi sterlini per inventarj, appigionamenti, affittamenti, contratti, stipulazioni, scritture di vendita, partite, protestazioni, capitoli di noviziato o convenzioni (eccettuate quelle che concernono il salario de' servitori non apprendenti, ed anche tali altre materie di sopra mentovate per essere gabellate). 39 Ancora cinque scellini sterlini per mandati o decreti per sindacare alcun conto pubblico, per ordini, concessioni, attestati non di sopra mentovati per essere gabellati, o per passaporti, o bullette, dimissione d'uffizj o polizze di assicurazione, eccettuati gli mandati o ordini pel servizio delle armate, degli eserciti, dell'artiglieria e della milizia, come pure le concessioni d'uffizj di minor provento di venti lire di sterlini all'anno, compresovi lo stipendio ordinario, gli emolumenti e quel che fa la penna. 40 Ancora due scellini, e tre pensi sterlini per iscritture notariali, obbligazioni, atti, lettere di procuratore, procure, gaggi, quitanze, ed altri istrumenti obbligatorj non di sopra menzionati per essere gabellati. 41 Ancora tre pensi sterlini per registrature di ogni atto, o altro istrumento qualsivoglia sopra mentovato per essere gabellato. 42 Ancora due scellini sterlini per registrature di ogni atto, o altro istrumento qualsivoglia non di sopra mentovato per essere gabellato. 43 Ancora una gabella di uno scellino sterlino su di ciascun mazzo di carte da giocare, che sia venduto o adoperato. 44 Ancora una gabella di dieci scellini sterlini su ciascuna coppia di dadi, che sia venduta o adoperata. 45 Ancora un mezzo penso sterlino su di ciascun libretto volgarmente chiamato _Pamphlet_, e su di ciascuna gazzetta non più larghi di un mezzo foglio, i quali siano nelle dette colonie, e piantagioni dispersi e pubblicati. 46 Ancora un penso sterlino sopra ciascun tal libretto, o sia _Pamphlet_, e carta di gazzetta più larga di un mezzo foglio, e non eccedente uno intiero. 47 Ancora due scellini sterlini sopra ciascun tale libretto, o carta di sei foglj in _ottavo_, di dodici in _quarto_ e di venti in _foglio_. 48 Ancora due scellini sterlini su di ciascun avviso stampato in ogni gazzetta qualsivoglia, o fogli, o libretti suddetti. 49 Ancora due pensi sterlini sopra ciascun almanacco o calendario per un solo anno, o per minor tempo di un anno, scritto, o stampato sopra una faccia sola di ciascun foglio. 50 Ancora quattro pensi sterlini sopra ogni almanacco, o calendario per un solo anno, scritto, o stampato sulle due faccie di ciascun foglio. 51 Ancora che le suddette rispettive gabelle sugli almanacchi e calendarj tante volte s'abbiano a pagare per gli almanacchi o calendarj di più anni, quanti sono gli anni per i quali e' possono servire. 52 Ancora che una gabella nella proporzione di sei pensi sterlini sia posta sopra ogni ventina di scellini di ogni somma non eccedente cinquanta lire di sterlini, le quali siano date, pagate, contrattate o convenute per ogni praticante o novizio o apprendente, il quale sia posto o collocato con qualche maestro o maestra, padrone o padrona a fine d'imparare qualche professione, traffico od impiego. 53 Ancora che una gabella nella proporzione di uno scellino sterlino sia posta sopra ogni somma eccedente cinquanta lire di sterlini, le quali per simili cause siano date, pagate, contrattate o convenute. 54 Ancora che ogni pezzo di carta vitellina o di carta pecora, od ogni foglio o pezzo di carta, sul quale siano scritti o stampati atti, istrumenti, processi, o altre materie o cose sovramenzionate in tutt'altra lingua, che nell'inglese, abbiano a pagare doppia gabella di quella, alla quale e' sono rispettivamente sottoposti. 55 Finalmente che il provento di tutte le soprascritte gabelle abbia a pagarsi nella tesoreria di Sua Maestà, ed ivi tenuto in serbanza, per essere quindi usato di tempo in tempo dal Parlamento a fine di viemaggiormente far le spese necessarie alla difesa, protezione e sicuranza delle dette colonie e piantagioni. LIBRO SECONDO [1765] Giunte in America le novelle, che la provvisione della marca era stata vinta in Parlamento, non si può dire quanto si commovessero quei popoli; e quantunque il ministro Grenville, sapendo pure quanto dovesse riuscir esosa, e dubitando che potesse porgere occasione di sdegni, avesse cercato di mitigarla, con aver determinato di non mandar pubblicani per riscuoterla, che fossero nati al di qua dell'Oceano, tuttavia non potè ottenere ch'ella fosse con minor alterazione d'animi ricevuta. Le gazzette americane incominciarono ad esser piene di querele sulla perduta libertà; ed i principali per ogni dove andavano predicando, che questa era una violazione manifesta dei diritti loro, la quale non da un error passeggero del governo inglese procedeva, ma piuttosto da un disegno molto bene considerato di ridurre le colonie in servitù: esclamavano, esser questo un principio di una nuova e perfettissima tirannide. Gli oppositori a cotali disegni del governo, o per contrarre con un nome comune una cotale specie di lega fra di loro, ovvero per render sè medesimi più accetti al popolo, accennando a quanto il colonnello Baré aveva nel suo discorso avanti il Parlamento detto, s'intitolarono con lo specioso nome di _Figliuoli della libertà_. Si obbligarono tra le altre cose l'un l'altro di marciare a proprie spese in ogni luogo del continente, dove d'uopo fosse per mantenere la costituzione inglese in America, ed ogni sforzo usare per impedire, che la provvisione della marca non fosse posta ad effetto. Una commissione, che chiamarono di _corrispondenza_, ebbe il carico di scrivere ai principali personaggi della contrada, esortandogli a far quei pensieri, ed a pigliar quelle risoluzioni, ch'essi avevano e fatto e pigliato. La qual cosa fu un possente stimolo all'opposizione ed ai tumulti, che poco dopo seguirono. Il popolo era pronto a prorompere, quando si rizzasse in qualche luogo un segnale, o si desse l'occasione. I Virginiani furono anche questa volta i primi a dar le mosse ed a levar, come si dice, questo dado. Addì 29 di maggio 1765, la Camera dei borghesi di Virginia, instando perciò massimamente Giorgio Johnston e Patrizio Enrico, venne a cotali risoluzioni: «Stantechè l'onoranda Camera de' Comuni d'Inghilterra ha ultimamente posto in questione, fin dove la generale assemblea di questa colonia abbia facoltà di far leggi per impor tasse o gabelle da pagarsi dal popolo di questa antichissima colonia di Sua Maestà, a fine di determinare e stabilire la medesima per ogni tempo avvenire, la Camera dei borghesi di questa presente generale assemblea ha fatto le seguenti risoluzioni. «Che i primi avventurieri e fondatori di questa colonia di Sua Maestà, e dominio di Virginia portaron con loro, e trasmisero alla posterità loro ed a tutti gli altri sudditi di Sua Maestà, i quali dappoi vennero in questa sua colonia ad abitare, tutte le libertà, privilegi, franchigie ed immunità, le quali in ogni tempo qualsivoglia hanno avuto, gioito e posseduto i popoli della Gran-Brettagna. Che in virtù di due reali diplomi concessi dal re Jacopo primo, i suddetti coloni son dichiarati di tutte le libertà, privilegi ed immunità investiti, che spettano ai regnicoli e naturali sudditi, e ciò in ogni cosa e ad ogni fine, come s'eglino fossero, e nati e dimorati nel proprio regno d'Inghilterra. «Che il ligio popolo di quest'antica colonia di Sua Maestà ha avuto il diritto di essere dalla sua propria assemblea governato sul capo delle tasse e della interna economia; ed il quale non ha mai dato luogo, onde andasse a confiscazione soggetto, od in qualsivoglia maniera ceduto, essendo per l'opposto stato costantemente dai Re e dai popoli della Gran-Brettagna riconosciuto. «Che pertanto la generale assemblea di questa colonia in congiunzione con Sua Maestà o con chi la rappresenta, hanno nella rispettiva capacità loro, essi soli l'esclusivo diritto e facoltà di por tasse ed imposizioni sopra gli abitanti della colonia; e che ogni tentativo per investirne un'altra persona o persone qualsivogliano, fuori della mentovata generale assemblea, è illegale, ingiusto e contro gli ordini della costituzione, ed ha una manifesta tendenza a distruggere tanto l'inglese, quanto l'americana libertà. Che il ligio popolo di Sua Maestà, gli abitanti di questa colonia non sono obbligati a prestar obbedienza ad una legge o provvisione qualsivogliano, il cui fine sia d'imporre sopra i medesimi una tassa qualunque, salve solo quelle leggi o provvisioni, che da quella generale assemblea state siano risolute. «Che ogni qualsivoglia persona, la quale o in parole od in iscritto asserirà o manterrà, che alcuna persona o persone, altre che la generale assemblea di questa colonia, hanno qualche diritto o facoltà d'imporre o riscuotere qualche tassa su di questo popolo, sia nemica giudicata di questa colonia di Sua Maestà». Queste risoluzioni furono vinte in quel dì con un grandissimo consenso d'animi. Ma nel giorno susseguente, essendo più frequente la Camera, perchè molti de' più vecchj e prudenti cittadini v'intervennero, fu di nuovo riconsiderata la materia, e questi tanto dissero e tanto fecero, che le due ultime furono messe in disparte. Il signor Farquier, luogotenente del governatore, avendo informazione avuto delle cose risolute nell'assemblea, l'accommiatò; abbenchè ciò partorisse poco frutto; perciocchè quand'ebbero luogo i nuovi squittinj, quei, che disgraziaron le risoluzioni, furon tutti esclusi, e di nuovo raffermi coloro, che favorite le avevano. Intanto le risoluzioni andavano attorno privatamente non quali esse furono riconsiderate e ritocche, ma intiere; e quali erano state da principio proposte. Particolarmente i membri della lega, che s'erano intitolati _Figliuoli della libertà_, se le porgevano l'un l'altro con grandissima sollecitudine, dimodochè esse furono in poco tempo disperse per ogni dove, ed erano con eguale, e desiderio, e concitazione d'animi lette e rilette. Ma nella Nuova-Inghilterra, e soprattutto nella provincia di Massacciusset, i zelatori delle prerogative americane non istettero contenti a questo, e le fecero, per maggiormente propagarle in tutte le classi del popolo, stampar nelle gazzette, il che fu principal cagione dei tumulti, che di corto vi si manifestarono. La mattina del mercoledì del giorno quattordici d'agosto per tempissimo, e credesi per movimento di Giovanni Averino, Tommaso Crafts, Giovanni Smith, Enrico Velles, Tommaso Chace, Stefano Cleverlino, Enrico Basso e Beniamino Edesso, uomini tutti avversissimi alle pretensioni inglesi, e di nuove cose amantissimi, si trovarono appiccate ad un ramo di un antico olmo piantato presso l'entrata a ostro di Boston, due effigie, delle quali una rappresentava, siccome si leggeva nella cartella, che vi era stata affissa, un uffiziale della marca, e l'altra un grosso stivale, che cacciava fuori della bocca una testa cornuta, che pareva guardasse all'intorno. Trasse ognuno a vedere non solo dalla città, ma, correndo la fama della cosa, da tutta la contrada. La gente vi si affollava, e l'inusitato spettacolo accendeva ed infiammava quegli animi già pur troppo riscaldati; e quel dì senz'altro bando o decreto andò feriato. La sera toglievano le due figure dall'albero, e con gran cirimoniale postele in una bara le portarono a processione. Il popolo calcando seguitava, e da ogni canto si udivano le grida: _libertà, proprietà per sempre, niuna marca_. Passando avanti il palazzo di città ivano col mortorio per le vie Reale, e di Kilby, e giunti ad una casa dell'Oliver, la quale credevano, fosse destinata ad uso d'uffizio della carta marchiata, fatto alto, senz'altro aspettare, la demolirono sin dalle fondamenta. Quindi come in segno di trionfo portando seco loro le legna della casa disfatta procedevano, crescendo sempre lo schiamazzo e le grida, alla casa propria dell'Oliver, e là, mozzato il capo alla effigie di lui, ruppero a furia tutte le invetriate. Salivano in cima al Monteforte, portando sempre a processione le due figure, ed acceso un rogo, abbruciarono una di quelle in mezzo alle grida universali. E come se non avessero fatto abbastanza, ritornarono a casa Oliver con bastoni e mazzeri, e poser mano a guastare il giardino, le siepaje, ed ogni parte rustica dell'edifizio. L'Oliver s'era cansato per dar luogo al furor popolare, lasciando solo alcuni amici, acciò facessero il meglio che sapevano, per evitare maggior male. Ma avendo questi qualche mal motto detto, venne il popolo in maggior rabbia, di forza entrò nel pian terreno, ruppevi le imposte, e guastò ogni maniera di masserizie. La mezza notte si disbandarono. Il giorno che seguì, l'Oliver trovandosi in tal modo in voce di popolo, e dubitando di peggio, informava i principali della città, avere scritto in Inghilterra per chieder licenza dall'uffizio di distributore della carta marchiata. La sera di nuovo s'adunava la plebe, rizzava una piramide, e dava opera a far un altro falò; ma udita la novella della chiesta licenza, si rimase; e itasene presso la casa di lui, gridati prima alcuni evviva, se n'andò senza far altro danno. Si sparse intanto voce, Hutchinson avere scritto in Inghilterra in favore della marca, e incontanente la turba trasse alle sue case, e non fu, che se ne partissero, sinochè non fu loro affermato, aver anzi quel gentiluomo scritto contro la provvisione. Sopra il che gridaron gli evviva, fecer la baldoria, ed alle case loro se ne tornarono. Ma ben più gravi furono i disordini il giorno ventisei dello stesso mese. Alcuni fanciulli acceso avevano il falò in via Reale, e d'intorno vi si trastullavano. Ma quando venne la guardia del fuoco per ispegnerlo, una persona sconosciuta gli soffiò nell'orecchio lasciasse stare. La qual cosa ricusando egli di fare, gli si calò un manritto, e con altri tratti l'obbligarono ad andarsene. In quel mentre si udirono fischj all'intorno, e si sentì un gridar: _serra, serra_ da ogni parte; ed ecco, che poco stante ne venne fuori una lunga tratta di persone mascherate ed armate con batocchj e mazzeri, le quali andaron ad investire le case di Paxon, maresciallo della Corte dell'Ammiragliato, e soprantendente del porto. Il guardiano, essendone partito Paxon, gl'invitava, gissero con lui alla taverna; si contentarono, e la casa fu preservata. Riscaldati gli animi dal bere e ribere, ivano ad assalir quella di Guglielmo Story registratore del Vice-ammiragliato posta dietro il palazzo di giustizia, facevan impeto nel pian terreno, dove eran le camere dell'uffizio; rompevan le imposte, portavan via ed abbruciavano i libri e le filze delle carte pubbliche appartenenti alla Corte, e poi guastavano le masserizie della casa. Nè qui fe' fine la plebe alla sua riotta; che anzi cresciuti di numero, e riscaldati vieppiù dall'acquarzente e dalle cose già fatte, correvano alle case di Benianimo Hallovello ricevitore delle dogane; ed in un attimo ne guastarono il mobile. Sbevazzavano di bel nuovo nelle volte; e ciò, che non potettero ingollare, sperdettero. Frugaron quindi in ogni angolo e portaron via trenta lire di sterlini di contanti. Nuova gentaglia si accozza. Briachi, e quasi impazzati traggon alle case del vice-governatore Hutchinson, essendo già circa le dieci della notte, e vi pongono l'assedio, sforzandosi ad ogni modo di entrarvi. Ei mandava prima in salvo i suoi figliuoli ancora in età fanciullesca constituiti; e poscia abbarrava le porte e le finestre, facendo vista di voler rimanere. Ma non potendo resistere alla furia di gente tanto sfrenata, fu obbligato dar luogo, e fuggì da una casa in un'altra, dove e' stette soffitto sino alle quattro della mattina. Intanto la sua propria, la più bella, la più fornita magione, che vi fosse nella colonia, fu posta a sacco ed a ruba. Portaron via le argenterie, i quadri, le fornimenta di ogni sorta, e per fino le vestimenta del governatore, ed oltre a ciò novecento lire di sterlini in contanti. Non contenti a questo, sperdettero o distrussero tutti i manoscritti, che il governatore aveva bastato ben trent'anni a raccogliere, ed una gran quantità di carte pubbliche, che là si custodivano; il che fu una perdita gravissima ed irreparabile. E pare, che l'Hutchinson fosse venuto in tanta disgrazia dell'universale, perchè s'eran dati a credere, ch'egli avesse esortato il governo a porre la tassa della marca. La qual cosa però gli fu falsamente apposta, sapendosi anzi, che l'aveva grandemente contraddetta. Dal che si vede, quanto siano erronee spesso le opinioni popolari; e che i maestrati debbono nel fare il debito loro altra più lodevol mira avere, che quella di piacere all'universale dei popoli; perciocchè questi più spesso piaggiano quelli, i quali lor nuocono, che lodino quelli, i quali lor giovano. La mattina seguente, essendo termine per le tornate della Corte superiore di giustizia, l'Hutchinson, il quale n'era il presidente, essendogli state dai riottosi tolte la roba e le divise del suo grado, vi comparì in abito da privato, mentre gli altri giudici, e quei che attendevano alla sbarra erano delle robe e divise loro vestiti ed ornati; il che fu un miserabile spettacolo agli occhi dei riguardanti. La Corte, per mostrare con quanta indegnazione ricevuto avesse l'affronto fattole nella persona del suo presidente, e quanto gravemente ella l'anarchia del dì precedente detestasse, volle da ogni atto astenersi, e si aggiornò addì 15 d'ottobre. Alcuni, i quali presi essendo ricusarono di svelare i capi dei disordini, furon posti in custodia. Ma uno, rotte le carceri, se ne fuggì; e gli altri dopo non molto tempo furono sprigionati; conciossiachè si vedeva chiaramente, che il popolo non era in tal tempra, che avesse pazientemente sopportato, si procedesse più oltre contro i delinquenti. Intanto i principali cittadini, o che detestassero le mostruosità commesse dalla plebe, o che considerassero, quanto queste fossero per nuocere ad una causa, che essi credevano giusta, molto solleciti si mostrarono in voler far distinguere questo tumultuoso procedere da quella nobile, come essi la chiamavano, opposizione alla imposizione delle tasse interne per autorità del Parlamento. E procedendo anche più oltre, convennero in gran numero a Faneuilhall, luogo destinato alle pubbliche assemblee, a fine di solennemente testimoniare, quanto abborrissero gli straordinarj e violenti atti da persone sconosciute tenutisi la precedente notte; ed unitamente dichiararono: «che gli uomini eletti ed i maestrati della città fossero richiesti di fare ogni sforzo, il qual fosse alla legge conforme, per prevenire in futuro somiglianti disordini, e che i franchi tenitori, ed altri abitanti ponessero ogni studio per assistergli in tale bisogna». Il giorno dopo fu pubblicato un bando, col quale si prometteva una ricompensa di trecento lire a colui, che avesse svelato uno dei capi del tumulto, e cento per ogni altra persona, che in quello avesse avuto parte. La quiete ne fu ristorata nella città, e mantenute da' cittadini la notte scolte e pattuglie nei luoghi più opportuni. Ma i disordini non si contennero nei limiti della città di Boston, o della provincia di Massacciusset; che anzi si manifestarono in varj altri luoghi, e quasi nello stesso tempo, sicchè si possa credere, essere stati l'effetto di un accordo fra gli abitanti delle varie province. Martedì venzette agosto, alle nove circa della mattina, la plebe di Nuovo-Porto nella provincia dell'isola di Rodi, levando il romore, venne fuori a stormo con tre figure, che intendevano esser quelle di Martino Hovardo, Tommaso Moffatto ed Agostino Jonston dentro di una cassetta co' capestri al collo, e le condusse ad un giubbetto presso il palazzo della città al quale furono appiccate, e così stettero sino a sera; ed allora spiccatele, e fattone capannuccio le abbruciarono fra gli evviva e le acclamazioni della moltitudine. Il giorno seguente, essendo forse già arrivate le novelle delle cose seguìte a Boston, di nuovo s'assembrarono, e si condussero a por l'assedio alle case di Martino Hovardo avvocato di rinomea, e scrittore diligente in favore del diritto del Parlamento. Portata via o distrutta ogni cosa, vi lasciaron le mura. S'incamminarono alle case di Tommaso Moffatto medico, il quale andava per le brigate mantenendo il medesimo diritto; e le diedero, in men che non si dice, la spogliazza. L'uno, e l'altro si cansarono, e si rifuggirono sopra una nave di guerra inglese, che stava in porto; anzi non credendo più di poter con sicurezza nella patria loro rimanere, dopo breve tempo, si condussero in Inghilterra. La plebaglia corse alle case di Jonston, pronta a commettervi i medesimi disordini. Ma essendo quivi incontrata, e parlata da un gentiluomo, si rimase. A Provvidenza poi, città provinciale dell'isola di Rodi, venne pubblicata addì ventiquattro agosto una gazzetta straordinaria con queste parole stampate a lettere da speziale in sul frontispizio: _Vox populi, vox dei_; e al di sotto con quest'altre di San Paolo: _Dov'è lo spirito del Signore, ivi è libertà._ Gli autori della gazzetta scrivevano, congratulandosi delle gloriose novelle, che da ogni parte pervenivano sulle lodevoli commozioni del popolo per la causa della libertà, e dei legali mezzi, così chiamavano essi le incomportabili esorbitanze della plebe, usati per frastornare l'esecuzione della legge della marca; portavano a cielo il zelo dei Bostoniani, siccome quelli, che, non punto degeneri dai padri loro, avessero intieri conservati que' spiriti di libertà, pe' quali andarono già sì famosi al mondo. Ed anche qui le pasquinate, le farse, le scede e le giullerìe popolari non furono poche. Anche qui furon trascinate co' capestri al collo, impiccate e bruciate le immagini di coloro, che erano in voce di popolo. Nel Connecticut, avendo Ingersoll, principal uffiziale della marca, eletto un suo delegato della Terra di Windam, gli scrisse dicendo, venisse a New-Haven per ricevervi la sua commissione; della qual cosa avendo i Windamesi avuto lingua, dissero al delegato: rimettesse loro la lettera dell'Ingersoll, ed al nuovo impiego rinunziasse, se non voleva esser messo per la mala via. Acconsentì egli per lo minor male. Nelle medesime strette si trovò a New-Haven Ingersoll medesimo, e perciò scrisse una lettera, che fu poi stampata, affermando che, quando avessero gli abitanti sì fatta avversione contro la carta marchiata, ei non gli avrebbe obbligati ad usarla. Solo gli pregava, volessero riceverla da lui, quando, ravveduti o veramente spinti dal bisogno, avessero voluto adoperarla. Fu la dichiarazione con segni d'allegrezza ricevuta. Ma per altro essendo di poi il popolo venuto in qualche sospetto, trasse a calca alle sue case, e lo interpellò, se volesse, o no rinunziare l'uffizio. Avendo risposto, ciò non essere in sua facoltà, gli cantarono, se arrivata che fosse la carta marchiata, ei l'avrebbe in lor potere data per farne un falò, oppure, se gli piacesse meglio aver guasta la casa. Allora ei disse loro, e fu ben forza, che l'avrebbe rimbarcata per essere in Inghilterra ricondotta, o tenute le porte della casa aperte, perchè il voler loro ne facessero. E' vi furono anche nella Terra di Norwich somiglianti commozioni, ed in quella di Libanone parimente; ma in questa si fece di più una specie di processo derisorio, col quale vennero le effigie condannate secondo le forme ad essere impiccate ed abbruciate. L'indomani si rinnovarono le scede, eccettuato però il processo: e brevemente tanto dissero, e tanto fecero, che il deputato alla stampa, per lo men reo partito, rinunziò all'uffizio. Nel Nuovo-Hampshire, Messerve uffiziale della marca fu forzato dalla moltitudine ad obbligarsi a non esercitare il suo uffizio. E nella Marilandia, Hood principal distributore della carta marchiata fu minacciato nella roba, se non rinunziasse: ei si salvò prima alla Nuova-Jork, e poi nell'Isola Lunga. Ma la moltitudine sollevata, attraversato improvvisamente lo Stretto, gli venne sopra alla non pensata, ed obbligollo prima a rinunziare, e poi a confermare con giuramento avanti il magistrato la sua rinunziazione. Nella città della Nuova-Jork fu la provvisione della marca in tanto disprezzo avuta, ch'essa fu stampata, e gridata per le contrade: _la follìa dell'Inghilterra, e la rovina dell'America._ Onde gl'impiegati della marca non si fecero pregare, e rinunziarono all'uffizio. Simili avvenimenti ebber luogo nell'altre parti delle province americane. E perchè non si raffreddassero gli animi, o si allontanassero dall'incominciata opposizione, moltiplicavansi per opera de' capi del popolo i libelli e le pasquinate; i motti, le giullerìe ne' diarj pubblici erano incessanti. A Boston uno fra gli altri se ne stampò col seguente titolo: _il corriero constituzionale contenente materie, che importano alla libertà, e per nulla ripugnano alla lealtà._ Questo aveva in testa dipinto un serpente tagliato in otto pezzi, sul quale dalla parte del capo erano scritte le lettere iniziali della Nuova-Inghilterra, e da quella del corpo le iniziali delle altre colonie sino alla Carolina Meridionale. La divisa scritta a lettere grosse era questa: _unirci o morire._ In molti luoghi gli avvocati, procuratori e notaj si adunarono. Fu posto il partito fra di essi, se, arrivata che fosse la carta marchiata, ed il giorno prefisso per l'uso della medesima, dovessero per le bisogne loro legali farne procaccio. Fu vinto il no con un consenso universale, protestando però con parole gravi contro i tumulti e disordini popolari, ed obbligandosi a far ogni sforzo per allontanargli; solo volendo, col non usare la carta marchiata ed altri mezzi quieti, la rivocazione dell'atto della marca procurare. I giudici di pace del distretto di Westmorelandia nella Virginia pubblicarono, che per causa dell'atto della marca avrebbero l'uffizio loro cessato, non volendo essi, aggiungevano, diventar gl'instrumenti della distruzione dei diritti più essenziali, e della libertà della patria loro. Così, mentre l'incomposta plebe correva senza freno ai più detestabili eccessi, gli uomini riputati, entrati anch'essi nella resistenza, abbracciavan consiglj più quieti sì, ma non meno di quelli, e forse più efficaci, per far le leggi abborrite rivocare, e l'americana libertà stabilire. Così questi umori libertini, nati prima in Virginia e nel Massacciusset, appoco appoco si propagarono anche nelle altre province, e dall'infima plebe al popolo, e da questo ai maggiorenti si appiccarono. Intanto si avvicinava il tempo, in cui la carta marchiata per essere usata in America doveva dall'Inghilterra arrivare; e già s'approssimava il giorno prefisso dalla legge, in cui doveva la provvisione della marca avere il suo effetto, il quale era il dì delle calende di novembre. Questo chiamavano gli Americani giorno infaustissimo, e principio di futuri mali alla patria loro. Comparvero il dì 5 ottobre a veduta di Filadelfia presso Gloucester-Point i vascelli carichi della carta. Tosto tutte le navi che si trovavano in porto alzarono le bandiere loro a mezza stacca; con battuffoli s'avvilupparon le campane, e queste suonarono a scorruccio sino alla sera, ed ogni cosa pareva dinotare un tristissimo ed universale lutto. Alle quattro dopo mezzo dì parecchie migliaja di cittadini concorsero al palazzo per consultar tra di loro sul modo di prevenire l'esecuzione della marca. Determinarono, avendo per capo dell'impresa Guglielmo Allen, figlio del presidente della Corte di giustizia, di mandar dicendo a Giovanni Ugo, principal uffiziale della marca nella provincia, rinunziasse all'uffizio. Alla quale richiesta, egli, dopo molte lustre e tergiversazioni, malvolentieri, e contro suo stomaco acconsentì. Il tumulto durò molti giorni; ed in questo mentre attendeva l'Ugo ad affortificarsi in casa, e chiamava in ajuto gli amici, temendo, malgrado la rinunziazione, di essere ad ogni ora manomesso. In mezzo a tanta sommossa, i soli Quaccheri, i quali sono in gran numero nella città di Filadelfia, si astennero dal tumultuare, e pareva, fossero a prestare la obbedienza alla legge della marca inclinati; e così operò pure quella parte del clero anglicano, che là si trovava; ma questi erano pochi. In Boston arrivò la carta a' dieci di settembre; e tosto il governatore scrisse all'assemblea dei rappresentanti ricercandogli del consiglio loro, stantechè l'Oliver aveva l'uffizio rinunziato. Al quale l'assemblea rispose: questa cosa non esser di competenza loro, e perciò fosse contento il governatore di avergli per iscusati, se non potevano in questo dargli nè consiglio nè assistenza. Così fuggirono la tela, e lasciarono il governatore solo a spelagarsi da sè. Per la qual cosa le balle che contenevano la carta marchiata, furono dal governatore depositate nel castello, perchè ivi fossero guardate, ed all'uopo dalle artiglierie della fortezza difese. Ma il dì primo di novembre in sulla diana suonavano in Boston tutte le campane a lutto. Ritrovaronsi appiccate due figure all'olmo di smisurata grandezza, il quale, come di sopra s'è detto, era vicino ad una delle uscite della città, e che fin da quel giorno, in cui incominciarono i tumulti, aveva ottenuto il nome di _albero della libertà_; conciossiachè all'ombra sua usavano i zelatori convenire per discorrere in comune sulle bisogne loro; dalla qual cosa nacque poi, che in tutte le Terre si piantarono, ed i già piantati si chiamarono, ad esempio di quel di Boston, _alberi della libertà_. I Bostoniani si levarono a romore, e fecer popolo. Alle tre dopo mezzo dì le due effigie fra le acclamazioni universali furon tolte dall'albero, portate attorno la città, ed alle forche appiccate, poi tagliate a pezzi, e disperse al vento. Ciò fatto, il popolo si ridusse alle case sue, e le cose passarono assai quietamente. Ma poco tempo dopo, trascorsero ad una cosa molto biasimevole; avendo con brutte maniere sforzato l'Oliver, il quale già molto prima aveva al suo impiego d'uffiziale della marca rinunziato, di andare all'albero della libertà tra mezzo la moltitudine, e là pubblicamente, e con giuramento fare una nuova rinunziazione; come se di questi giuramenti fatti per forza si soglia tenere qualche conto, e meglio non dimostrassero la violenza di chi costringe, che la volontà di chi è costretto. Si leggevano in molti luoghi sulle porte degli uffizj pubblici, e su pei canti delle contrade queste parole: _il primo che o distribuirà, o userà carta marchiata abbia cura della sua casa, della sua persona e delle sue masserizie. Sottoscritto, vox populi._ Le genti armeggiavano; gli amici alla marca avevano paura. Nè meno gravi furono i disordini nella città della Nuova-Jork, dove essendo arrivata la carta marchiata in sull'uscire d'ottobre, ed il Machever, eletto distributore, avendo rinunziato, il vice-governatore, il quale era un Colden, personaggio per le sue opinioni politiche poco accetto all'universale, la fece ridurre nel Forte Giorgio; ed avendo alcune cautele usato, perchè ivi fosse sicura, il popolo entrò in sospetto di qualche mala intenzione da parte sua. Perciò il dì delle calende di novembre verso sera, la plebe concorse in gran numero traendo a furia alla volta del Forte; fece impeto nelle stalle del vice-governatore, ne portò via la carrozza, recandosela, come in trionfo, per le principali vie della città. Itasene in sulla piazza grande, e rizzatevi le forche, vi appiccò l'effigie del vice-governatore con nella man ritta un gran pezzo di carta marchiata, e nella sinistra la figura di un demonio. Poi lo tirò giù, e portò tutto a processione, la carrozza la prima, alle porte della fortezza, e di là fino alla scarpa della medesima sotto le bocche dei cannoni, dove le abbruciò, facendo una gran baldoria tra mezzo gli evviva e l'esultazione generale di molte migliaja di persone. Ma a questo non si fermò la gente infuriata; anzi trasse tosto alle case del James Maggiore, le quali erano gentilmente fornite di ogni cosa, con una libreria di molto valore, e un giardino bellissimo; ed in un baleno guastarono o distrussero il tutto; accesero anche il solito falò, dicendo; _quest'esser le feste, che il popol dava agli amici della marca._ I caffè eran divenuti, come le scuole o palestre pubbliche, dove gli oratori popolari, montando sulle scranne o sulle tavole, predicavan le dottrine alla gente che vi concorreva per l'ordinario in gran numero. Adunque in uno di questi raddotti, frequentissimo di avventori, e nella città della Nuova-Jork, un buon cittadino, rizzatosi, esortava, si procedesse pacificamente. Esclamava, questi essere modi da condannarsi. Pregava poscia gli abitanti a pigliare le armi ed a convenire ad ogni romore che si levi, per contener i faziosi. Avrebbe ottenuto l'intento. Ma il capitano Isacco Sears che era stato corsale, e che acerbissimo si mostrava contro la marca, disse al popolo, non badasse più che niente a questi uomini peritosi, che adombrerebbon ne' ragnateli; andassero con lui; doversi avere in mano la carta marchiata. Alcuni Capi popolari lo seguitarono; gli altri se ne van colla piena. Mandarono al governatore dicendo: che sarebbe il meglio, consegnasse loro la carta marchiata. Egli dapprima volle andar per la lunga, allegando, si aspettava di breve il governatore Enrico Moore, e che questi avrebbe fatto ciò che avrebbe creduto del caso. Il popolo non se ne contentò. Insistette o di aver quella di quieto, o se la piglierebbe per forza; e di già v'era pericolo di sangue. Ma finalmente il vice-governatore, per evitar qualche gran male, consentì a rimetterla in potestà loro; ed eglino con gran soddisfazione nel palazzo di città la depositarono. Dieci casse però di carta, che arrivarono dopo, furon dal popolo pigliate a furia, ed arse. Malgrado si fossero commessi tanti disordini nella Nuova-Jork dall'infima plebe, abbondavano però in questa città cittadini di più quieto animo, i quali se avversi erano dall'un canto alle pretensioni del Parlamento britannico, e specialmente all'atto della marca, non detestavano però meno queste insolenze popolari, sapendo benissimo, che in elle niuna persona ne fa bene, se non i disperati, e che i garbugli non fanno che pei mali stanti. Credettero perciò, fosse opportuna cosa di non rilasciar maggiormente la briglia alla sfrenata plebe; ma anzi di trovar un modo di dirigere ed incamminar al fine, che si proponevano, i moti di quella. Perciò fecero un convento di tutto il popolo nei campi vicini alla città, dove fu proposto, si eleggesse una congregazione d'uomini amici alla libertà, perchè tenessero carteggio con simili uomini d'altre colonie, avvisassersi diligentemente di tutto quanto occorreva, acciò si potesse all'uopo muovere ad un tratto, e come un corpo solo, tutto il popolo delle diverse province. Ma la cosa era piena di pericolo, avvicinandosi essa, se non era del tutto, all'aperta ribellione. Epperò molti, i quali erano tra gli altri stati trascelti per membri della commissione, con varj colori se ne scusarono; ma finalmente il corsale, e quattro altri dei più animosi offersero sè stessi, e furon approvati dall'universale. Misero essi tosto la mano all'opera, e le lettere sottoscrivevano con tutti i nomi loro. Pregarono i Filadelfiesi, sporgessero le lettere alle colonie più meridionali, ed i Bostoniani alle settentrionali. E questa fu come una seconda generazione di figliuoli della libertà, i quali per mezzo di procacci regolari ebbero determinato di avvisarsi scambievolmente, e contrar lega per opporsi alla tassazione parlamentare. Ma se era utile cosa ai loro disegni stimata il carteggiar tra di loro in una maniera stabilita e comune, non tardarono punto ad accorgersi, che ciò non bastava per arrivare ai fini loro; ma che bisognava di più, si determinassero e si accettassero da tutti i capitoli della lega, acciò ciascun membro di questa conoscesse chiaramente il debito suo, i consiglj che doveva seguire, e la via che gli era mestiero tenere. Credevano inoltre i Capi di questo disegno, che siccome essi capitoli si dovevano solennemente sottoscrivere, così molti eziandio fra gli avversi medesimi non si sarebbero arditi di contraddire, e posto vi avrebbero i nomi loro. Il che gli avrebbe fatti intignere, e perciò ne sarebbero essi assicurati. Furono i capitoli tosto compilati, ed accettati dai figliuoli della libertà delle due province della Nuova-Jork e del Connecticut, ai quali poscia si accostarono di mano in mano quelli delle altre colonie. Nell'esordio della lega, il quale era con molta arte composto, gli alleati affermarono, che uomini perversi avevan fatto il pensiero di allontanare gli animi dei fedeli ed affezionati sudditi dell'America dalla persona e governo di Sua Maestà, e perciò eglino professavano e dichiaravano la fede loro, e leanza verso il Re essere immutabili; volere con tutte le forze loro difendere e mantenere la Corona; con ogni maggior prontezza sottomettersi al suo governo, e ciò in conformità alla costituzione britannica fondata sugli eterni dettami dell'equità e della giustizia; ogni tentativo contro la medesima essere e peccato enorme contro Dio, ed audace disprezzo del popolo, dal quale, dopo Dio, ogni giusto governo procede; e perciò essersi risoluti a fare ogni sforzo, a porre ogni industria, ad usare ogni ingegno per questi rei disegni impedire; e stante che un certo libriciattolo (con tal nome chiamavan essi una legge vinta nel Parlamento della Gran-Brettagna), che essi chiamano _Pamphlet_, era comparso in America sotto la forma di un atto del Parlamento, e col nome di atto della marca, quantunque non fosse stato legalmente nè pubblicato nè introdotto, nel quale verrebbero i coloni ad essere dispogliati dei più preziosi diritti loro, e soprattutto di quello di tassare sè stessi; perciò per conservare quelli intatti, e difendergli, siccome anche ogni altra parte della costituzione inglese, obbligarsi e promettere di marciare con tutte le forze loro ed a proprie spese, ed al primo avviso, in soccorso di coloro, i quali fossero in un pericolo qualunque, per qualsivoglia cosa da essi fatta contro l'atto della marca, incorsi; di diligentemente sopravvedere tutti quelli, i quali, o per l'uffizio loro, o per propria volontà potrebbero l'uso della carta marchiata introdurre; il che, soggiungevano, sarebbe il sovvertimento totale della costituzione inglese e della libertà americana; di avvisar l'un l'altro, ove simili persone si discoprissero, siano chi esser si vogliano, ed abbian nome come lor pare, e di procurare con ogni sforzo, ma con ogni giusta via e maniera, di trarre questi traditori della patria al condegno castigo; di difender la libertà della stampa da ogni illegale violazione ed impedimento, i quali dall'atto della marca potrebbero essere frapposti, essendo questo il solo mezzo, coll'ajuto della divina Provvidenza, di preservar le vite loro, le libertà e gli averi; e di difendere e proteggere ancora i giudici, avvocati, procuratori, notaj e simili persone da ogni pena, multa o molestia, nelle quali eglino potessero incorrere per non aver nelle bisogne loro voluto al medesimo atto conformarsi. Questa fu la lega della Nuova-Jork, la qual diede più calore e più connessione alle parti, che allora in America bollivano. Intanto andavan propagandosi nella Nuova-Jork i semi di nuove dottrine in fatto di governo, e nei giornali pubblici alla considerazione universale si offerivano; che le colonie non dovevano altra congiunzione avere colla Gran-Brettagna fuori di quella di vivere sotto il medesimo Re; ma che in quanto all'autorità legislativa, non dovevan più da quella niuna dependenza avere. Queste nuove opinioni mantenute vivamente e con molto ingegno, andavano ogni dì mettendo nuove radici, e nelle altre colonie dilatandosi, e preparavano insensibilmente gli animi dei popoli al nuovo ordine di cose, verso il quale l'universale correva senz'accorgersene, i capi d'animo deliberato, ed al quale l'Inghilterra, volendo ad un contrario fine arrivare, aveva un'opportuna occasione, ed una più larga strada apparecchiata. Un altro efficace mezzo di opposizione all'atto della marca, e molto utile per ottenerne la rivocazione, fu quello, che fu posto innanzi dai negozianti della Nuova-Jork, il quale fu di contrarre tra di loro una lega non solo di non più incettar merci nell'Inghilterra, finchè l'atto non fosse rivocato, e ne seguisse quello che volesse, e di rivocare tutte le commesse che a questo fine avessero fatte, e che non fossero state ad effetto recate il primo gennajo del 1766; ma eziandio di non vendere alcuna di quelle merci inglesi, le quali non fossero state, prima di quel giorno, imbarcate. Aggiunsero ancora, siccome da una voglia, quando sono gli animi concitati, si va naturalmente in un'altra più grande, che queste risoluzioni avrebbero mantenute, finchè non fossero rivocate le provvisioni sui zuccheri e sulle melate, e quelle sui biglietti di credito. Queste medesime risoluzioni furono volonterosamente accettate anche dai mercatanti a minuto, i quali si obbligarono di non comprare nè vendere merci inglesi, che in contravvenzione di quelle risoluzioni fossero state in America portate. I mercatanti e negozianti di Filadelfia fecero anch'essi la loro adunata, ed entrarono, sebbene non con un consenso sì generale, nella lega. I Quaccheri non vollero sottoscriversi. Credettero però, fosse cosa prudente il conformarvisi senza più, e scrissero in Inghilterra, non mandassero più merci. I Filadelfiesi procedettero anche più oltre, e stabilirono, che nissun giureconsulto s'ardisse d'intentar azione veruna per pecunia dovuta da un abitante dell'Inghilterra, e che nessun Americano avesse verso di questa a far rimesse di niuna somma di denaro, e ciò medesimamente finchè gli atti non fossero rivocati. In Boston, quantunque un po' più tardi, si contrassero leghe di somigliante natura; e l'esempio di queste principali città venne imitato da quasi tutte le altre e città e terre più trafficanti dell'America inglese. Da queste determinazioni provò l'Inghilterra nelle manifatture sue un danno inestimabile, mentre l'Irlanda ne ricevette un grandissimo benefizio; imperciocchè gli Americani si voltarono a questa ultima contrada, per far procaccio di quelle merci, che giudicavano ai bisogni loro indispensabili, e vi portavano in permuta grandissime quantità di semi di lino e di canapa. Ma anche a questa necessità vollero i coloni sottrarsi. Epperò fu instituita nella Nuova-Jork una società, che chiamarono d'arti, manifatture e commercio, ordinata a guisa di quella di Londra, ed aprironsi qua e là mercati per la vendita delle manifatture del paese, ai quali furon recati in copia, panni e tele, lani o lini, lavorii di ferro non contennendi, comechè ancora un poco rozzi; spirito di orzo, carte dipinte ad uso di tappezzerie, ed altri oggetti di comune utilità. E perchè le materie prime dei lavori di lana non potessero venir meno, determinarono di astenersi dal mangiar carni d'agnello, e di più dal comprar carni di qualunque sorta da quei beccaj, i quali o macellassero od in vendita esponessero carni di quell'animale. Ognuno, anche i più ricchi, anche i più pomposi e sfoggiati, ora per general moda si contentavano di portare vestimenta fatte nel paese, o logore piuttosto, che di usar merci inglesi. Dal che ne nacque una opinion generale, potesse l'America bastare a sè medesima, e mestiero non avesse di ricorrere all'industria ed alle materie dell'Inghilterra. E come se queste non fossero già assai mortali ferite al commercio della madre europea, si parlò nella Virginia e nella Carolina Meridionale di cessare ogni trasporto di tabacco verso la Gran-Brettagna; la qual cosa avrebbe un danno gravissimo arrecato, sia per la diminuzione della rendita pubblica, che ne sarebbe seguìta a motivo della diminuzione delle gabelle d'entrata, e sia per quella del commercio stesso, portando gli Inglesi a vendere in gran copia di quella merce nei mercati esteri. Le calende di novembre, giorno prefisso dalla legge per l'uso della carta marchiata, non fu che se ne potesse trovare un sol foglio in tutte le colonie della Nuova-Inghilterra, della Nuova-Jork, della Cesarea della Pensilvania, della Virginia, della Marilandia e delle due Caroline, essendo stata quella, o arsa ai tempi delle commozioni popolari, o rimandata in dietro in Inghilterra, ovvero in mano dei popolani caduta, i quali la custodivano gelosissimamente. Quindi ne nacque una sospensione ed arrestamento totale di ogni negozio, che senza la carta marchiata eseguir non si potesse. Solo gl'impressori delle gazzette la bisogna loro continuarono, scusandosi con dire, che se l'avessero cessata, il popolo avrebbe loro tale ammonizione data, che mal per loro; e le gazzette, che uscivano stampate sulla carta marchiata venute dal Canada, nissuno procacciava. Le Corti di giustizia furon chiuse; i porti serrati; i matrimonj stessi non si celebravano, ed una incomodissima e general fermata di ogni utile o necessario atto, o commercio civile si venne ad originare. I governatori delle province, quantunque obbligati fossero, con penalità severissime e con giuramento, a far l'atto della marca eseguire, tuttavia vedendo dall'un canto la ostinazione degli Americani, dall'altro che nella più parte delle Terre non si poteva più alcuna quantità di carta marchiata ritrovare, e considerato l'incredibil danno, che dalla general fermata di tutti i negozj civili nasceva tanto ai particolari, quanto all'universale, statuirono concedere, fondandosi sull'impossibilità di procacciar carta marchiata, lettere di dispensa a chi ne chiedeva, e particolarmente alle navi, che dovevano dai porti uscire, acciò queste non potessero nelle altre parti dei dominj inglesi andar soggette alle gravissime multe per non essersi all'atto della marca conformate. Solo il vice-governatore della Carolina Meridionale, trovandosi a quel tempo il governatore lontano, si ostinò a volere ad ogni modo, fosse eseguita la provvisione, e non consentì mai a concedere le dispense. E non si può dire quanto sia stato il danno, che ebbero a provare in ogni sorta di trattati e transazioni civili gli abitanti di questa ricca colonia per sì fatta ostinazione delle parti. Ma la provincia di Massacciusset, la più popolosa di tutte, e nella quale l'opposizione alle mire inglesi era e più ostinata e più universale, prese un'altra deliberazione, la quale fu di somma importanza, e venne da tutte le altre messa ad effetto. I Capi massacciuttesi considerarono, che i moti popolari da una parte sono soliti in poco tempo a risolversi, e dall'altra che i governi, per serbare il grado e la dignità loro, sono più inclinati a gastigar gli autori, che a tor via le cagioni che lor diedero origine: perciocchè contro di essi si riuniscono e le ragioni di Stato e l'amor proprio punto di coloro che governano; riflettendo eziandio, che il carteggio regolare introdottosi generalmente tra i figliuoli della libertà delle diverse province, quantunque cosa di gran momento fosse per indurre e mantenere un'opinion comune, non era però altro, che una corrispondenza di uomini privati, ed in niun grado pubblico operanti; e che sebbene alcune delle assemblee dei rappresentanti di ciascuna provincia si fossero con opportune deliberazioni opposte alle ultime leggi, ciò nonostante non erano queste se non deliberazioni o rimostranze di province particolari, le quali tutto il Corpo delle colonie inglesi unite insieme non rappresentavano, determinarono di operare in modo, che venisse a farsi un Congresso generale, al quale ciascuna, e tutte le province i deputati loro mandassero, acciò si contraesse come una universale e pubblica lega contro le leggi, delle quali l'America si doleva. Speravano, che il governo inglese avrebbe usato più riguardo alla opposizione e rimostranze di questa, che non a quelle dei privati, o delle assemblee provinciali l'una dall'altra separate. Forse speravano ancora, siccome verisimilmente covava nelle menti loro il disegno della independenza, che per mezzo di questo Congresso le colonie s'avvezzerebbero ad adoperare in comune, ed a considerare sè stesse, come una sola ed unita nazione. I primi a dar queste mosse furono gli Otis padre e figliuolo, e Jacopo Warren; i quali camminavano con maggior affetto degli altri in queste cose. Ne fu perciò messo il partito nella Camera dell'assemblea, il quale fu vinto, avendo determinato, esser molto spediente, si facesse un Congresso, più presto il meglio, di altrettante commissioni mandate dalle Camere dei rappresentanti, e borghesi delle varie colonie per consultare insieme intorno le presenti occorrenze, e per fare ed inviare in Inghilterra le rimostranze, che fossero del caso; e questo Congresso dovere nella città della Nuova-Jork il primo martedì di ottobre esser convocato. Questo fu il primo Congresso generale tenutosi nelle colonie, dacchè erano i tumulti americani incominciati, il quale diede l'esempio, e poscia l'origine a quell'altro, che governò le cose dell'America durante tutto il corso della guerra, che nacque dopo qualche tempo. Le province molto ringraziarono quella di Massacciusset del suo buon animo verso la patria, ed i deputati loro al Congresso jorchese elessero. Notabile esempio, che quei Consiglj stessi, che tendevano a stabilir una legge per mezzo della disgiunzione degli animi prodotta dal rispetto degl'interessi particolari di ciascun cittadino, abbian per lo contrario un consentimento concorde contro la medesima partorito; e che, ove l'universale obbedienza si sperava di trovare, incontrato si sia l'universale resistenza. Dal che si può conoscere, che là, dove non sono eserciti gagliardi per constringere, se non si va a seconda dell'opinione dei popoli, si porta pericolo di rovinare, e che i reggitori degli Stati liberi debbono piuttosto ammaestratori essere, che padroni, e meglio prudenti guidatori, che forzevoli frenatori o spignitori dimostrarsi. Adunque il lunedì dei sette ottobre dell'anno 1765 convennero nella città della Nuova-Jork i deputati delle province americane. Fatto le scrutinio e raccolto il partito, fu eletto presidente Timoteo Ruggles. Il Congresso, dopo un lungo preambolo pieno delle solite protestazioni di lealtà e di fede verso la persona del Re della Gran-Brettagna ed il governo inglese, incominciò distendendo quattordici capitoli, i quali altro non sono, che un'asseverazione di quei diritti, che pretendevano gli Americani avere, e come uomini, e come sudditi della Corona d'Inghilterra, de' quali abbiamo già molte volte discorso, e querele sopra le restrizioni ed impedimenti per l'ultime leggi al commercio loro posti. Composero poscia tre petizioni o rappresentanze da indirigersi al Re, alla Camera dei Pari del regno, ed a quella dei Comuni. Favellavano dei meriti degli Americani nell'avere convertiti vasti deserti e terre incolte in città popolose, e fertilissimi campi; spiagge inospitali in utili porti; uomini selvaggi, ignoranti e d'ogni umanità privi in nazioni incivilite e sociabili, alle quali hanno la cognizione data delle cose umane e divine; avere perciò la gloria, la potenza e la prosperità della Gran-Brettagna grandemente avanzate; aver godute sempre le libertà inglesi, per le quali essi sono per tanto tempo sì felici vissuti; a queste non potere e non dovere rinunziare; non poter essere tassati, se non per sè stessi; avere infinito dispiacere e danno provato dalle ultime restrizioni commerciali, e molto più dalla insolita e nuova provvisione della marca; non potersi, per le peculiari circostanze delle colonie, pagar quelle gabelle, e quando si potesser pagare, doverne ben presto le colonie rimanere esauste di pecunia numerata; l'esecuzione di tali leggi, dover per rimando riuscire anche di molto pregiudizio all'interesse commerciale dell'Inghilterra; aver le colonie un debito immenso, tanto verso l'Inghilterra per le incette fatte di lavorii inglesi, quanto verso gli abitanti loro per le spese nell'ultima guerra incontrate in prò e benefizio della comune patria; esser evidente, che più si favorisce il commercio delle colonie, favorirsi anche, e crescere all'avvenante quello della Gran-Brettagna; in un paese, quale si è l'America, in cui e le terre sono grandemente divise, e le traslazioni di dominio molto frequenti, e numerosissimi negozj hanno luogo in ogni giorno, dover onerosissimo, e del tutto incomportabile riuscire l'atto della marca; non poter la Camera dei Comuni così di lontano conoscere nè i bisogni loro nè le facoltà; esser nota a tutti la distinzione tra la giurisdizione parlamentare nel regolar gli affari di commercio di tutte le parti del regno, e la tassazione colonaria; per questa ultima appunto essere state le assemblee provinciali instituite nelle colonie, le quali inutili del tutto diventerebbono, se il Parlamento assumesse il diritto di tassare; non avere esse mai attraversati, anzi aver sempre giusta lor possa, e volonterosissimamente promossi gl'interessi della Corona; amare i coloni con filiale carità il governo e gli uomini inglesi; amare gli usi, i costumi, le opinioni loro; amare la dependenza, ed antica congiunzione loro verso dei medesimi; sperare pertanto e pregare, siano le umili rappresentazioni loro udite: sia considerato, ed ottimamente ponderato il misero e deplorabile stato loro; e gli atti, che così gravi impedimenti e tasse hanno sul commercio loro e proprietà imposti, siano rivocati, o che in qualsivoglia altra maniera, che meglio conveniente parrà alla bontà e sapienza del governo britannico, vengano i popoli americani alleviati e racconsolati. In queste petizioni inserirono anche, quasi temessero di esser chiamati a parte della rappresentazion generale nel Parlamento con mandar i deputati loro ancor essi, un'altra affermazione affatto nuova; e questa fu, che stante la lontananza, ed altre circostanze delle colonie, non sarebbe praticabil cosa stata, che eglino venissero in altra maniera rappresentati, fuorichè nelle assemblee provinciali. E' mossero finalmente un'altra querela, la quale in ciò consisteva, che siccome le cause relative alle penalità ed alle multe, le quali non eran poche, nè modiche, e nelle quali incorrevano quelli, che violassero le disposizioni delle ultime leggi e dell'atto della marca, dovevano essere non dai tribunali ordinarj posti sopra queste materie, come in Inghilterra, giudicate, ma sibbene ad elezione del denunziatore da una qualche Corte dell'ammiragliato, così affermarono, potere ad arbitrio e volontà forse di un mariuolo essere trasportati, a fine d'esser giudicati, da un'estremità all'altra del continente loro, e venir nel medesimo tempo privati del benefizio, e diritto in tanto pregio da essi tenuto, quello del Giuri, e dovere la roba loro, e l'onore in mano di un sol giudice rimanersi. Addì ventiquattro ottobre il Congresso determinò, che le petizioni recate fossero presentate, ed il buon esito loro sollecitato in Inghilterra da uomini a posta eletti da ciascuna provincia, ai quali si dovessero fare le spese di quel del pubblico. Poi addì venticinque dello stesso mese, avendo la sua bisogna terminata, si risolvette. Pervenuta in Inghilterra la notizia delle turbazioni ed ammutinamenti seguìti in America contro l'atto della marca, si commossero gravemente gli animi, e questi e quelli furono in varie guise impressionati, secondo le varie opinioni ed interessi loro. I negozianti ne provarono gran danno, e non potendo essere delle somme prestate agli Americani rimborsati, molto detestavano la nuova ed insolita legge, che aveva l'antico corso delle cose interrotto. La maggior parte di essi non condannavano, anzi parevano la risoluzione di quelli scusare di non voler mandar più in Inghilterra le rimesse, credendo, non fossero più in grado, a motivo delle nuove gabelle, di ciò eseguire. I manifattori, diminuito assai lo spaccio delle cose loro, si trovarono alle più grandi strette, e molti eziandio all'estreme necessità ridotti. Gli uni erano da universal tristezza oppressi; del che ne avevan ben cagione; gli altri si mostravano fieramente irritati a sì gravi e tante enormità commesse dagli Americani. Le disputazioni, le contese furon senza numero. Ogni dì andavano attorno libelli secondo diverse, anzi contrarie massime compilati. Negli uni gli Americani erano portati al cielo e chiamati con somme lodi difenditori della libertà, impugnatori della tirannide, solenni protettori e sostenitori di ciò che l'uomo deve tener più caro in questa bassa terra; e negli altri notati severissimamente d'ingratitudine, d'avarizia, d'animi inquieti e torbidi, e perfino di ribellione. Fra coloro che tenevan qualche grado, correvano le medesime dissensioni e contese. Quei, che in Parlamento o altrove avevano le ultime leggi promosse, volevano si procedesse colla forza, costringessersi ad ogni modo gli Americani all'obbedienza, e punissersi colle condegne pene gli autori di sì gravi enormità. Quegli altri che le avevan oppugnate, pretendevano si usasse più mansuetudine; dovessesi prima ogni altra cosa tentare, che la forza; provassesi di raddolcir prima gli animi dei coloni; esser sempre tempo di venirne a quella; ma una volta che si sia sì oltre proceduto ed al sangue ed alla civil guerra, non potersi vedere, nè quale abbia ad esserne l'evento, nè quando si possa aspettarne il fine. Si tenne a quei tempi, che lord Bute, il quale operava di straforo, ed era l'anima di tutto, perciocchè stava agli orecchi del Re ed era l'occhio suo, consigliasse vivamente, si girasse la spada a tondo, si usassero i rimedj più efficaci e pronti per costringere. I gentiluomini della Camera e della magione reale, essi, che, vivendo quasi in cielo, ignorano le umane miserie, volevano si recasse in America il ferro ed il fuoco. I membri del clero anglicano stesso pareva, cosa per altro lontana dalla profession loro, che tenessero la medesima opinione, e ciò forse, perchè già s'erano stabilito nell'animo, che, ridotti una volta gli Americani all'obbedienza, ed imbrigliata, come dicevano, la petulanza di quegl'ingegni, a fine di prevenire ne' futuri tempi simili rivolgimenti, si avesse a pigliare il partito d'introdur nelle colonie la gerarchia anglicana. Si sapeva eziandio, che il Re era inclinato a fare osservar l'atto della marca colla forza, ma che però, se ciò non si potesse senza sangue ottenere, desiderava si rivocasse. In questo frattempo erano stati dimessi i ministri, i quali erano stati autori degli ultimi impedimenti posti al commercio americano, e della tassa della marca. In nome, e forse in fatti, un tale scambio era stato prodotto dalla freddezza, colla quale avevano lo statuto della Reggenza proposto avanti le due Camere, difeso e sostenuto; e così si credeva generalmente. Ma egli è molto verisimile, che la cagione e l'occasione ne siano state offerte dalle commozioni, le quali diedero che pensare assai al governo, suscitate in Inghilterra dagli operaj ne' lavorii di seta che si lamentavano, esser venuta meno l'opera loro. E quantunque da alcuni si dicesse, di ciò esser la cagione, l'essere state dentro del Regno introdotte quantità straordinarie di drappi forestieri, e specialmente francesi, la causa vera, o certo una delle principali, si era quella della diminuzione delle incette americane. E forse già sospettavasi, o si avevan le prime novelle ricevute delle turbazioni d'America. Ma il governo faceva vociferare a bello studio, che la dimissione dei ministri doveva solo allo statuto della Reggenza attribuirsi; e ciò per non parere di avere il torto in quel nuovo indirizzo che aveva dato alle cose delle colonie, e potessero i popoli accagionarne a posta loro i ministri congedati. Imperciocchè quest'ordine è buono nella costituzione inglese, che quando per un indirizzo dato a qualche importante affare dello Stato, o sia per la fortuna contraria o per la necessità delle cose ne viene a sovrastare un gran pericolo, il qual indirizzo però abbandonar non si potrebbe senza un'evidente diminuzione del grado e dell'onore del governo, tosto si cerca, e facilmente si trova, una cagione affatto lontana dalla cosa, la quale presenti un pretesto sufficiente per dimettere i ministri, e così succede. Allora appare senza che si dica, come se tutta la colpa fosse di quelli, e posta di nuovo la cosa in deliberazione, si cambia affatto la maniera di procedere. Perciò si vede che quello che in altri governi, dove tutto si attribuisce al Re, non si potrebbe se non se per l'abdicazione di questo ottenere, senza della quale correrebbe lo Stato a grandissimi pericoli, e forse a totale rovina, si ottiene in Inghilterra facilmente col cambiamento dei ministri. In questo modo si soddisfa in quella contrada al popolo, e nello stesso tempo si provvede alla dignità del governo, ed alla sicurezza dello Stato. Ma però in questi usi havvi questo d'incomodo, siccome nelle cose umane è sempre mescolato il male col bene, che i nuovi ministri si trovano nel procedere loro molto imbarazzati; conciossiachè fare tutto il contrario di quello che i predecessori loro fatto hanno, sarebbe un dare del tutto la causa vinta agli oppositori, o tumultuosi, o ribelli, o nemici esterni che si siano, ed un dare un nuovo incitamento all'ardir loro. Operare come quelli hanno operato, sarebbe un continuar nel danno, e far quello che s'è voluto schifare. Perciò essi sono costretti a seguire una certa via di mezzo, la quale raro è che conduca a buon fine. Della qual cosa se ne ha un manifesto esempio nelle rinvolture delle cose che andiamo scrivendo. Ma al nostro proposito tornando, il marchese di Rockingam, uno dei più ricchi signori del regno ed in molta estimazione tenuto da tutti pel suo ingegno, e soprattutto per la sincerità e candore dell'animo suo, fu eletto primo lord del Tesoro in iscambio di Giorgio Grenville, e negli altri luoghi furono sostituiti agli amici di questo, gli amici e parziali di quello. Erano i più, o almeno s'erano chiariti amici della causa americana; e fra gli altri il generale Conway era stato eletto segretario di Stato sopra le colonie; della qual cosa niuna poteva più grata agli Americani riuscire. Questi nuovi ministri ebbero tosto in animo di rimettere i coloni in migliori termini che non erano, con operare, che fossero quelle leggi e provvisioni rivocate, delle quali tanto acerbamente si querelavano, e massimamente quella della marca. Ma ciò non si poteva far di presente senza una notabile diminuzione della dignità del governo; ed anche si doveva aspettar la stagione consueta della tornata del Parlamento, ch'è all'uscita dell'anno; e finalmente e' bisognava pure che dovessero, o almeno paressero procurar a sè stessi il tempo d'informarsi ottimamente dello stato delle cose in America, e di molto bene considerarle, per poter poscia, con tutto l'apparato e fondamento conveniente, alle deliberazioni del Parlamento sottoporle. Intanto andavano tentando di mitigare gli animi, e ridurre a sanità di mente gli Americani, col rimovere dalle leggi lamentate tutte quelle condizioni, che una larga interpretazione delle medesime poteva permettere; con parlare nel carteggio loro coi governatori delle colonie molto rimessamente delle turbolenze americane; e con fare ai coloni, con parole accomodate, sperare, che si farebbe ragione alle querele loro. Perciò i commissarj del Tesoro vennero in questa determinazione, che tutto il ritratto dalle gabelle della marca fosse di tempo in tempo pagato al quartier-mastro generale in America, per procurar l'opportuno mantenimento alle soldatesche che là fanno le stanze loro, e far tutte le spese militari nelle colonie. I membri del maestrato sopra il commercio presero in considerazione le risoluzioni tanto vive dell'assemblea di Virginia, ed opinarono e rappresentarono al Re, ch'ei manifestasse la reale disapprovazione e mandasse le più immediate istruzioni ai servitori della Corona in Virginia, acciocchè procurassero efficacemente l'esecuzione della legge della marca e di ogni altra che dall'autorità legittima del Parlamento fosse proceduta, ed in ciò ponessero ogni studio. Ma queste eran lustre e mostre vane; perciocchè sapevan benissimo che la opinione loro non sarebbe dal Consiglio privato del Re approvata. Infatti il Consiglio determinò in questa sentenza, che questa era una materia che non poteva dal Re nel suo privato Consiglio determinarsi, ed era di facoltà del Parlamento. Le risoluzioni delle assemblee delle altre colonie furono nello stesso modo dal nuovo maestrato sopra il commercio rappresentate al Re, dal quale rapportate essendo nel Consiglio privato, questi ne diede la medesima risoluzione. Onde appariva che si voleva, che tutte le deliberazioni, le quali contro gli Americani venivano proposte, riuscissero vane. Il segretario di Stato Conway si trovava in luogo molto difficile constituito. Ei non poteva non condannare gli eccessi, ai quali gli Americani erano trascorsi; e dall'altra parte abborriva di procurar colla forza l'esecuzione di una legge, la quale era stata causa di tanto moto, e che i nuovi ministri, ed egli stesso forse più di tutti, riputavano, se non ingiusta, certo almeno inopportuna e dannosa. E perciò ei si mise ad ire pei tragetti ed a temporeggiare, ed in questo mostrò grandissima destrezza. Nelle lettere indiritte al vice-governatore della Virginia, ed agli altri governatori delle colonie mandava loro dicendo, che portava opinione, l'universale dei popoli virginiani esser ben affetto verso la comune patria; che il tumultuario procedere di pochi non avea punto diminuita quella fede che Sua Maestà aveva sempre posta nella sua buona colonia di Virginia; che nè la Corona, nè i suoi servitori avevano alcun pensiero di violare i reali diritti e le libertà di niuna parte dei dominj di Sua Maestà; che per altro il governo non avrebbe mai tollerato, che da certe locali ed anticipate opinioni venisse la dignità del Parlamento pregiudicata. Esortava pertanto i governatori a mettere tutti i loro spiriti per mantenere con ogni prudente modo i giusti diritti (senza però spiegare di quali diritti egli intendesse di parlare) del governo britannico; e di preservar la pace e la tranquillità della provincia alla cura loro commessa. E venendo a parlare dei fatti oltraggiosi e violenti, che nelle varie colonie erano occorsi, discorreva ch'ei credeva dovessero del tutto alla più infima plebe, avida sempre di cose nuove, attribuirsi; ma che gli uomini riputati non vi avessero avuto parte alcuna, i quali debbon sapere che l'obbedienza e la decente sopportazione, meglio che le violenze e gli oltraggi, possono ragionevolmente sollievo, indulgenza e favor procurare; facessero ogni opera con la prudenza e moderazione di acquetare i tumulti, e che se questi modi non eran sufficienti, usassero anche la forza per ributtare e contener nella quiete i tumultuosi; e perchè ciò potessero meglio e più efficacemente eseguire, ricorressero all'uopo al generale Gage, governatore della Nuova-Jork e capitano generale delle forze di terra, ed al lord Calvil, comandante di quelle di mare, per ottenere qualche buona mano di gente armata; commendava assai la pazienza e la magnanimità del governatore della Nuova-Jork per essersi contenuto dall'allumar le artiglierie del Forte contro la plebaglia, che concorsa vi era per ivi fare le sue scede ed oltraggi; e rallegravasi che in mezzo a tanti e sì fatti tumulti non si fosse trascorso al sangue. Allegava finalmente di non poter mandar loro per la lontananza de' luoghi più precise istruzioni, e che faceva sulla saviezza, discrezione e prudenza loro molto fondamento. Da queste lettere del segretario di Stato ognuno può conoscere, qual fosse il consiglio suo intorno le cose americane; poichè ei parla bene di reprimer colla forza i tumulti, ma non mai di costringer con quella gli Americani ad uniformarsi alla legge della marca. [1766] Fra tanti romori e travagli giunse al suo fine l'anno 1765, allorquando fu il Parlamento convocato addì 17 dicembre; e quantunque il Re nella sua dicerìa avesse fatto cenno alle cose americane, ciò nondimeno questa materia, la quale teneva sospesi gli animi, non solo in Inghilterra ed in America, ma eziandio in tutta l'Europa, fu aggiornata fino alla prossima tornata del Parlamento, che doveva cadere dopo le vacanze del Natale. Infatti nel giorno diciassette di gennajo del 1766 il Re, facendo la dicerìa al suo Parlamento, introdusse di nuovo il discorso sulle rinvolture dell'America, come un oggetto importantissimo, ed il principale, che nella presente tornata dovesse da quello esser considerato. Le cose erano da ogni parte a maturità condotte. I nuovi ministri avevan avanti le due Camere tutte le notizie poste, che a quello si riferivano; ed avendo precedentemente nella mente loro delineato la via, che dovevan tenere nel governare questo negozio, eransi in ogni modo apparecchiati a ributtare le obbiezioni, che dalla parte contraria sapevano, dover esser in mezzo arrecate. Parimente tutti coloro, i quali, o per interesse proprio e per radicata opinione, o spontaneamente, o messi su da altri intendevano i ministri nelle deliberazioni loro secondare, aveano tutte quelle cose ordinate, che credevano al fine, che si proponevano, poter condurre. Da un'altra parte i ministri congedati, e tutti quelli, che le parti loro seguitavano, avevano ogni opera usata per poter difendere una legge, ch'essi avevano promossa, e che era la cima dei desiderj loro, avvisando, che oltre l'amor della propria opinione, di quanto, se non disonore, almeno scemamento d'autorità e riputazione avesse a riuscire la rivocazione. Ma fossero qualsivogliano i motivi dedotti dalla ragion di Stato per far mantenere la legge, erano già pur troppo evidenti i danni, che da quella aveva il commercio della Gran-Brettagna provato. Perciò, quasi come se tutti i negozianti del regno si fossero indettati a voler ciò fare, s'appresentarono al cospetto del Parlamento con petizioni appropriate a far la legge stornare. Esponevano, quanto decaduto fosse il commercio loro per causa de' nuovi statuti e delle nuove leggi in sull'America poste; stare ora ammassate, o guastarsi nei fondachi quantità senza fine di lavorii inglesi, i quali prima trovavano la via loro verso l'America; un numero grandissimo di artieri, manifattori e marinari essere senz'opera e senza vitto; privata l'Inghilterra del riso, indigo, tabacco, provvisioni navali d'ogni sorta; di olio, di stecchi di balena, di pelli, di potassa e di altre grasce e derrate prodotte dall'America, che ivi gli abitanti suoi arrecavano in permuta, e per levare le merci inglesi; esser eglino privati delle rimesse in lettere di cambio od in moneta, che i coloni loro procuravano, e che questi coi proventi del paese a sè stessi procacciavano, i quali non erano, come già soprabbondanti portati in sul mercato inglese, ma sì in sui mercati esteri venduti; difettare parimente di quei capi di commercio che gli Americani, avendosegli colle mercanzie inglesi e coi proventi proprj procacciati, venivano in Inghilterra a portare; questo commercio, esercitato da una parte colle mercanzie inglesi, e dall'altra colle materie gregge dell'America, essere alla nazione inglese di una grandissima importanza, stantechè tra le altre cose tendeva anco a diminuire la dependenza sua verso le nazioni forestiere; ma ora il medesimo essere del tutto guasto, se il Parlamento non interponeva l'autorità sua; andare i mercatanti inglesi in credito di molti milioni di sterlini verso i mercatanti americani; non poter più questi, secondo il costume loro, a debiti tempi far le rimesse; tanto essere il danno recato loro dalle regole di commercio nuovamente introdotte; e veramente parecchj fallimenti essere in America accaduti, cosa per lo avanti pressochè inusitata. Aggiungevano gli addomandatori, si movesse il Parlamento in soccorso loro, e salvassegli da un'imminente rovina; prevenisse, che una moltitudine innumerabile di manifattori, non fosse ridotta alla necessità di andare a cercar il vitto in un'estera contrada con perdita inestimabile della patria loro; preservasse intiera la forza della nazione, la floridezza del suo commercio, l'abbondanza delle sue rendite, la potenza del suo navilio, la frequenza e la ricchezza della sua navigazione, essendo queste la gloria vera, ed il baluardo più forte del Regno; mantenesse finalmente le colonie per amore, per debito, per interesse alla comune madre legate ed affezionate. L'agente della Giamaica medesimamente presentò una sua petizione, colla quale raccontò i cattivi frutti partoriti in quell'isola da una provvisione della marca, fatta già dall'assemblea de' suoi rappresentanti. Un'altra ne fu porta dagli agenti della Virginia e della Giorgia. Quest'erano maneggi dei ministri. Quelle del Congresso della Nuova-Jork non furono udite, perchè esso non era dagli ordini della costituzione autorizzato. Nè contenti a queste cose i ministri, siccome quelli, che erano infiammatissimi nel desiderio della rivocazione, vollero a questo fine adoperare il nome e l'autorità di Beniamino Franklin, uomo sopra tutti di grandissima estimazione a quei tempi. Perlocchè, mentre stava pendente l'oggetto della marca, ei fu in cospetto della Camera dei Comuni esaminato. La fama della persona, il candore dell'animo suo colla ricordanza delle cose da lui fatte, tanto nelle materie dello Stato in prò della patria, quanto nelle fisiche a vantaggio dell'umano genere tenevano sospesi gli animi di ognuno; ed in quel dì era la Camera frequentissima di spettatori cupidi tutti di udirlo favellare intorno un affare di tanto momento. Rispose con molta gravità, e con maggior acume d'ingegno. Disse, che pagavano già gli Americani imposizioni sopra tutti i beni reali e personali, una tassa sopra le teste, un balzello sopra tutti gli uffizj, professioni, traffichi, ed esercizj di qualunque sorta in proporzione del lucro loro; come ancora sul vino, sul rum e sopra altri liquori spiritosi, ed un dazio di dieci lire per testa su tutti i Neri introdotti nelle colonie, ed alcune altre gabelle; che le imposizioni sopra i beni reali e personali importavan diciotto pensi per lira, e quelle sopra gli esercizj una mezza corona per lira; che in nissun modo potrebbero le colonie pagare la marca; che non esisteva tant'oro e tanto argento in quelle da poterla pagare solo un anno; che i Tedeschi, i quali abitavano la Pensilvania, erano di vantaggio contro la marca indisposti, che i nativi stessi; che molto avevano gli Americani rimesso dell'antica affezione loro, e ciò a motivo delle nuove leggi, verso la Gran-Brettagna, e del rispetto loro verso il Parlamento; che passava una grandissima differenza fra le tasse esterne e le interne; perciocchè quelle siano gabelle poste sulle grasce e merci introdotte, le quali altro effetto non fanno, che accrescere il prezzo in sul mercato americano di esse grasce e merci, e formano perciò una parte di questo prezzo; ma che sta in facoltà degli abitanti di comperarle o di non comperarle, e perciò pagare, o no la tassa, secondo che più loro aggrada; che molto diversa è la natura di una tassa interna, perchè questa, volere, o no, forza è che si paghi; e stando nell'esempio della marca, che non possono gli Americani nè mutar la proprietà loro, nè accettare, nè prestare, ne quitare, nè in qualunque modo piatire, nè testare senza esser costretti di pagare tali, e tali somme per la marca; e peggio ancora incontrar loro, se non le pagano per le ingorde multe, alle quali andrebbono soggetti; che i coloni dell'America possono in poco tempo diventare abili a bastare a sè stessi colle manifatture loro; e che la rivocazione dell'atto della marca acqueterebbe affatto gli animi, e le cose nella pristina tranquillità restituirebbe. Così parlò Franklin, e furono le parole di lui grande appoggio ai ministri. Ma gli avvocati della marca non si restavano, ed ogni opera facevano per isturbare la rivocazione. Finalmente dopochè le disquisizioni e le contese erano state molte tra l'una parte e l'altra, e già presso che due mesi durate, volgendosi la cosa al suo fine, Giorgio Grenville, quell'istesso che, essendo primo ministro aveva la provvisione della marca proposta la prima volta in Parlamento, uomo di gran seguito e dependenza, alzandosi, parlò nella seguente sentenza. «Se io credessi, senatori e cittadini eccellentissimi, che l'ambizione nelle proprie opinioni, o l'amor delle parti, o l'affezione che l'uomo porta per l'ordinario alle cose da lui fatte potessero gli occhj della mente in tal modo abbacinarmi, od i sensi dell'animo occupare, che quello che manifesto è, vedere e distinguere non potessi, io certo nella presente occorrenza mi sarei nel silenzio contenuto, ed acquistatomi il nome se non di zelante magistrato e cittadino, certo almeno quello di discreto e prudente. Ma siccome questa stessa bisogna fu molto bene da me, e già da molto tempo indietro, e ponderata, e considerata per ogni verso, quando eran tutt'ora le cose raffredde, e lontani i presenti scandali, e che da un altro canto e' pare che per un volere della fortuna, il quale però modestamente io ricevo, all'onore ed alla riputazione mia sia congiunto l'onore e la dignità di questo nobilissimo Regno, potrebbe per avventura da taluno la discrezione abbandono, e la prudenza freddezza giustamente riputarsi. Ma qual'è quell'uomo pubblico, quale quel privato il quale, quantunque di moderato animo sia, ai presenti pericoli che sì da vicino alla patria nostra sovrastano, non si risenta, e quel poco ch'ei può del suo senno, non arrechi in mezzo per preservarnela? E chi non si commoverebbe, od anche sinistro augurio non piglierebbe, contemplando i nuovi consiglj, e la tardità dei presenti servitori della Corona? Certamente non nissuno. È stata una solenne legge vinta in Parlamento, già un anno fa; era, ed è ancora debito dei ministri il farla eseguire; abbiamo nella scritta dei diritti, che il sospendere una legge o l'esecuzione di essa da parte dell'autorità reale, e senza il consenso del Parlamento, è fellonia. Ciò non ostante quella si soprattiene; a quella si resiste apertamente. Ma che dico si resiste? Si insultano le persone, si spoglian le case, si fa forza ai vostri maestrati, si vanno a far le scede, come per provocare la pazienza vostra, per fino sotto le bocche delle vostre artiglierie; e si protesta per ogni dove, che non si può, che non si vuole, che non si deve prestare alla vostra legge obbedienza. Forse altri ministri più fatti all'antica avrebber creduto in questo caso di dar forza alla legge, mantenendo la dignità della Corona e la sicurezza delle deliberazioni vostre. Ma questi giovanetti che sull'altro canto seggono e non si sa come, portano opinione, esser queste anticate massime dei nostri dolcissimi vecchj, dan buona passata alle riotte, alle ingiurie ed all'ostinata resistenza. Raccomandan con una esemplare pazienza ai governatori la moderazione e la temperanza; lor mandan la facoltà di far venire in ajuto tre o quattro soldati, o barche dal generale Gage e dal lord Calvil; e gli lodano che non abbian, per far la legge eseguire, tutti quegl'istromenti adoperati, che erano nelle mani loro posti. State a vedere che i sediziosi han ragione, e che noi abbiamo il torto. Certo se lo pensano i ministri. Ma che dico se lo pensano? Eglino ve l'hanno detto, e diconlo tutt'ora; e' pare che per maladetta forza abbian le insolenze e le enormità americane alla fin fine al Parlamento communicate; perciocchè elleno incominciarono in luglio, ed or siamo molt'oltre in gennajo. Esse eran da principio mali umori, poi divennero disturbanze; poi tumulti e riotte; or certo si avvicinano, se già non sono, alla ribellione; e se le dottrine di questi nuovi uomini sono confermate, temo, non abbiano a pigliar tosto il nome di rivoluzione. Il ciel benedica l'ammirabile sopportazione dei nostri ministri; ma temo ben io, che ne abbiamo a raccogliere molti amari frutti; che l'occasione è fugace, il pericolo grande; ed intanto quel popolo indisciplinabile, sì gran diletto e sì dolce cura loro, s'affratellano, s'allegano, s'apparecchiano a resistere ai comandamenti del Re e del Parlamento. Continuate pure, o uomini pazientissimi, nella via che avete intrapresa; fate anzi rivocar la legge, che ne troverete poi molti uffiziali od agenti vostri, i quali per fare eseguir le leggi del reame, per trar l'entrate a sollievo dei vostri popoli siano a fare il debito loro inclinati; ne troverete ancora di molti ministri, i quali pel pubblico servizio siano per opporre un generoso e forte petto contro le perniziose combriccole, contro le combinazioni potenti dei privati e particolari interessi, contro i clamori della moltitudine, contro la malvagità delle fazioni. Se volete tagliare i nervi del governo, rivocate pure la legge. Odo dire per ogni dove da questi difensori dei coloni, non poter essi venir tassati dall'autorità del Parlamento, perchè ivi rappresentati non sono. Ma se così è, e perchè, e con quale autorità fate voi leggi per loro oltre di quelle della tassazione? Se essi sono rappresentati, eglino debbono ad ogni qualunque legge del Parlamento obbedire, o sia di tassa o di qualsivoglia altra natura. Se non lo sono, e' non debbono non solo alle leggi delle tasse, ma neanco a qualunque altra conformarsi. E se credete che i coloni non debban andare alle tasse soggetti per autorità del Parlamento, perchè in questo rappresentati non sono, come manterrete voi, che tanti uomini inglesi, avendo noi i nove decimi degli abitanti di questo regno, i quali meglio che i coloni, rappresentati non sono, abbiano alle tassazioni vostre ad obbedire? E come non temete voi, che un dì ad un bel bisogno vi dicano anch'essi coll'esempio dei coloni, che non vogliono pagare le tasse, perchè rappresentati non sono? Sonsi gli Americani in una condizione ostile posti contro la comune madre, e voi volete non solamente perdonar loro gli errori, rimetter le ingiurie, allontanare le dovute pene, ma ancora fare il volere loro, e dar loro in ogni modo vinta la causa? Se ciò sia un impedire, un prevenire le popolari commozioni, i tumulti, le ribellioni, oppure un fomentarle, un accarezzarle, un preparar nuova esca al fuoco, ogni uomo libero dall'amor delle parti il può facilmente giudicare. Darei io volentieri la mano ai consiglj mansueti, consentirei alla rivocazione della legge, se, coi civili modi procedendo, avessero ciò gli Americani da noi richiesto. Ma i modi loro sono le ingiurie, le vie di fatto, le derisioni, i saccheggi, i furti, le armi ed una aperta resistenza alla volontà del governo. Cosa in vero incomportabile e affatto nuova, che ad ogni tratto che lor pigli la fantasia, o non sia del grado loro una legge qualsivoglia, tosto corrano ad affamare i nostri manifattori, e ricusino di pagare i debiti verso gli uomini della Gran-Brettagna. Dimandarono iteratamente gli uffiziali della Corona in America, e ricercarono dai ministri i mezzi opportuni per far la legge eseguire. Ma questi le instanze loro trasandarono, e per la loro trascuraggine crebbero in questo termine, che vediamo, i tumulti americani. Ed ora abbiamo noi da sopportare che gli effetti della negligenza dei ministri siano da essi medesimi allegati, per indurci a sacrificare ad un male cresciuto sì, ma non irreparabile, quando si voglia mostrar il volto alla gente impazzata, i reali e stabili interessi del regno, la maestà, la potenza e la riputazione del governo? Di nuovo, se i coloni in virtù delle costituzioni loro alle tasse parlamentari sottoposti essere non debbono, siccome per alcuni atti del Parlamento, sono state proibite o ristrette le leve dei marinaj in America, così ne seguirebbe, che non debbono essi nè uomini fornire per la difesa della comune patria, nè moneta per pagargli, e sola l'Inghilterra dover il peso portare del mantenimento e della protezione di questi suoi ingrati figliuoli. Se ciò fosse, e sopportassesi una sì evidente parzialità, dipopolerebbesi questo reame, scioglierebbesi l'egualità, e romperebbesi quell'original patto, sul quale tutte le umane società fondate sono. Abbenchè odo questi dottori sottili andar fantasticando una distinzione tra le tasse interne ed esterne, come se le une e le altre non fossero, quanto all'effetto, le stesse, cioè di ritrar moneta dai sudditi pel pubblico servizio. Che cosa voglion significare adunque questi nuovi consiglj? Quando per la prima volta in questa Camera medesima io proposi di tassar l'America, addimandai iterativamente, se alcuno qualche dubitazione avesse intorno al diritto; nissuno imprese a contraddire. Di grazia, quando è stata l'America emancipata? E' vengono pur qui gli Americani ai tempi delle angustie loro a domandarci soccorso, del quale è stata in ogni tempo ed occorrenza la Gran-Brettagna liberalissima; e gli Americani ricusano di contribuire del loro obolo per sollevarci! E non v'ingannate, o Signori, sulla gravità della tassa. Ella non basta tampoco alle spese che sono alla soldatesca vostra, che stanzia in America, necessarie. Ma è meglio un picciolo, un nonnulla in segno del diritto, che cento milioni senza di questo. Eppure nonostante la tenuità della tassa e la gravità del caso nostro, questi Americani si ristanno, e in vece di concorrere alle spese da noi fatte in loro prò e per causa loro, disprezzano l'autorità vostra, insultano ai vostri maestrati e corrono a manifesta ribellione. Così non avrebbono eglino in altri tempi proceduto. Ma ora novelli ministri più americani che inglesi gli sostentano. Ora per opera di questi garzoni vanno attorno le petizioni infiammative contro di noi ed in favor loro. In questa Camera istessa, in questo santuario delle leggi la sedizione ha trovato i suoi difensori. Qui si loda la resistenza alla legge, qui si esalta la disubbidienza, qui s'incoraggia l'ostinazione, qui si chiama la ribellione virtù. Ah! inconsideratezza piucchè giovanile! Ah! cieca ambizione delle umane menti! Ma voi ponete un mal esempio, voi stessi avrete un dì a pentirvi dell'opera vostra. E tu, ingrato popolo americano, così rispondi alle cure ed alla bontà della tua antica madre? Quand'io aveva l'onore di servir la Corona, quando eravate voi stessi da un enorme debito oppressati, voi avete un merito concesso sulle canape loro, sul ferro e sopra molti altri capi di commercio; voi vi siete scostati in favor loro dall'atto di navigazione, da quel salutare palladio del commercio britannico. Eppure si stampò nei diarj pubblici, che io era al commercio americano inimico; e che aveva ordini ed istruzioni dato per impedir il traffico spagnuolo. Io non cercai di impedire altro traffico fuori di quello che era dalle leggi del Parlamento proibito. Ma si vuole l'uomo prima calunniare, e poi l'opera sua disfare. Di me non dirò altro, e venendo a quello che io di questo fatto intendo e conosco, dico, che si conservi la legge, e dati siano ai governatori delle province americane i mezzi opportuni, perchè, raffrenati i tumulti ed i disordini compressi, possa quella essere ed abbastanza protetta e ad effetto recata». Ma all'incontro parlò Guglielmo Pitt, uomo venerabile per l'età, e per gli egregi fatti in prò della patria. «Io non so, onorandi cittadini, nobilissimi signori, se più debba meco stesso rallegrarmi, che la mala valetudine mia, la quale da sì lungo tempo affligge, e travaglia questo mio corpo già da molti anni stanco e quasi caduco, rimettendo testè un poco della solita sua ferocia, m'abbia in questo della facoltà concessa di veder queste mura, ed in mezzo a questo venerabil consesso comparire per potervi di una cosa importantissima, ed alla salute della patria nostra tanto vicina favellare; ovvero della necessità dei fati dolermi, perciocchè essa patria a tanto splendore e maestà in quest'ultimi tempi pervenuta, e potentissima e formidabil fatta a tutto l'universo, ora da interno male occupata, e vinta, e dalle civili discordie in varie parti lacerata e distratta corra imminente pericolo di esser colle proprie mani a quel termine condotta, al quale trarla non han potuto tutte le più potenti nazioni dell'Europa, che a' suoi danni s'erano congiurate. Ed avesse voluto Dio, che la mia infermità allora medesimamente m'avesse di qua recarmi permesso, quando dapprima si parlò dell'americana tassazione; che se la mia debil voce abile non fosse stata di volgere altrove il corso delle presenti calamità, e la tempesta, che sì dappresso ci minaccia, distornare, almeno avrei contro di quella il mio testimonio arrecato. Ma ora ella è una legge vinta; e, se seguendo il mio costume, io son per parlare modestamente di quella, siami lecito almeno di favellarne con libertà. Certamente nissun soggetto mai venne all'attenzion vostra sottoposto, che più di questo importante fosse, se si eccettui quel solo, che, havvi ora un secolo, fu con tanta contesa ed ardenza d'animi agitato, cioè se voi stessi aveste ad esser liberi, o servi. Questi, che con tanta passione fece le parole prima di me, mantiene, che si dee vincere la prova, perchè così all'onor nostro importa. La qual cosa, se non m'inganno, vuol dire, che, ragione o torto che si abbia, si deve tirar avanti nell'incominciata impresa, e seguire un'ombra vana, che alla perdizione vi può per la diritta via condurre. Ma può stare il puntiglio d'onore contro il giusto, contro il ragionevole, contro il diritto? O dove può meglio consistere l'onore, che nell'esercizio delle cose ragionevoli? Questo reame non ha il diritto di tassare le colonie, quantunque esso abbia, e ciò dico colla più grande asseverazione, l'autorità suprema e sovrana in ogni altra occorrenza di governo, e di legislazione qualsivoglia sopra di quelle. Sono i coloni sudditi di questo regno, son dotati, quanto voi stessi siete, di tutti i naturali diritti al genere umano appartenenti, e dei peculiari privilegj, i quali spettano agli uomini inglesi; del pari obbligati dalle sue leggi, del pari partecipi della costituzione di questa libera contrada. Gli Americani sono i figliuoli, non i bastardi dell'Inghilterra. La tassazione non è parte dell'autorità che governa, o di quella che fa le leggi, essendo le tasse doni volontarj, concessioni gratuite, che solo dai Comuni possono procedere. Nella legislazione concorrono tutte e tre le supreme potestà del regno; ma in riguardo alle tasse, il concorso dei Pari e della Corona non è necessario per altro, se non per l'autenticazione degli atti, che le impongono, cioè per dare a questi la forma prestabilita dalla legge. Ma il dono e la concessione ai soli Comuni appartengono; e questa Camera rappresenta quei Comuni, ed essi il rimanente degli abitanti virtualmente rappresentano. E perciò, quando noi in questa Camera qualche cosa doniamo e concediamo, ciò doniamo e concediamo, che è nostro. Ma, nell'americana tassa che cosa fate voi? Noi i Comuni della Gran-Brettagna di Vostra Maestà diamo, e concediamo, che? La roba nostra? No; noi diamo e concediamo alla Maestà Vostra la roba dei Comuni vostri dell'America. Della qual cosa niuna più assurda immaginar si potrebbe. Fu testè affermato, non esservi niuna differenza tra le tasse interne ed esterne, ed esser la tassazione una parte essenziale della legislazione. Ma, di grazia, la Corona, i Pari non sono, e l'una e gli altri egualmente che i Comuni, della potestà legislativa investiti? Certo che sì; la Corona ed i Pari hanno la potestà di tassare? Mai no; e ciò nissun pretende. Or dite su, o Giorgio Grenville, se queste due posizioni son vere, come sono verissime, e voi il concedete, non ne segue di necessità, che la tassazione non fa parte della semplice legislazione, e ch'ella è una qualche cosa da essa diversa? E' si dice, che gli Americani sono qui virtualmente rappresentati. Ma di grazia, da qual provincia mai, o da qual contado, da qual città, da qual borgata sono essi rappresentati? Certamente da quella provincia, o contado, o città, o borgata, che eglino nè gli antenati loro non hanno mai nè veduto nè conosciuto, nè mai saranno per vedere nè per conoscere. I Comuni dell'America, o sia le assemblee loro, quelli sono i rappresentanti loro, quegli hanno avuto ed esercitato sempre, quelli hanno ed esercitano tuttora il diritto di tassare i coloni. E' sarebbero schiavi stati, se un tal diritto posseduto non avessero. Io non sono venuto qua armato di tutto punto, nè ho diligentemente rivilicato i vecchj libri dei nostri statuti, come il mio valente avversario ha fatto. Ma questo so, che se si voglia far accurata considerazione delle cose antiche, e' diventerà manifesto, che niuno mai, anche nei regni i più arbitrarj fu tassato, se non era rappresentato, ed a' tempi nostri, anche quei, che non mandano deputati al Parlamento, sono tutti abitanti della Gran-Brettagna, e, o possono, quando vogliano, rendere il partito nell'elezione di quelli, o con coloro, che il rendono, hanno o congiunzione, o autorità: e piacesse pure al cielo, che tutti meglio fossero rappresentati, che eglino non sono; perciocchè questo è il vizio della costituzione nostra, e forse avverrà, e mi giova sperare, che un dì la bisogna della rappresentazione, parte sì essenziale de' nostri primitivi ordini, e la principal salvaguardia delle libertà nostre, sarà a quella perfezione condotta, che ogni buon Inglese deve desiderare. Si dimanda, quando, e come sia stata l'America emancipata? Ed io dal canto mio dimando, quando, e come ella sia schiava stata? Si dice qui in questa Camera esser rizzato il segnale della resistenza, l'insegna della ribellione, e così d'infame nota si tassa la più bella prerogativa dei senatori inglesi, quella di dir ciò che sentono, e delle cose, che alla patria appartengono, sinceramente e liberamente favellare. Eglino hanno di questa malavventurosa legge con libertà parlato, ed i minacciati pericoli presentiti e presagiti; e questa libertà è loro a delitto riputata. Molto mi duole, che la libertà del discorso sia in questa Camera a delitto attribuita, e ciò mi pare le tristissime cose annunziar per l'avvenire, se le nostre lingue, se li nostri petti, se le mani nostre alla disegnata tirannide con animi fortissimi non opponiamo. Odo dire, che l'America è ostinata, ch'essa corre alla ribellione. Io son ben contento, e mi rallegro, che l'America abbia resistito. Tre milioni d'uomini così dimentichi di ogni senso di libertà, che volontariamente, e di queto fossersi a diventare schiavi sottomessi, sarebbero opportuni stromenti stati a farci schiavi noi stessi. Ei dice ancora, imperciocchè d'invettive e di male parole non ha difetto, che l'America è ingrata, e vanta a cielo la sua bontà verso di quella. Ma queste bontà non eran forse in ultimo al benefizio di questo reame dirette? E come è vero, esser l'America ingrata? Non dà forse ella buona corrispondenza di sè medesima? Certo al sì. I profitti che la Gran-Brettagna ritrae dal commercio dell'America, sono di due milioni di sterlini all'anno. Questo è il fondo stato, che vi ha fatti andar trionfanti per ogni dove a' tempi dell'ultima guerra. Le terre, le quali settant'anni addietro davano una rendita di duemila lire all'anno, ora ne danno di tremila, e ciò si debbe all'America riferire. Questo è il prezzo, ch'ella vi paga per la protezione vostra. E passo sotto silenzio l'incremento della popolazione nelle colonie, l'avvento colà di nuovi abitatori da tutte le parti dell'Europa, e l'ulterior progresso del commercio americano, se ei verrà con savie leggi regolato. Ciò non ostante noi abbiamo ad udir qui un pubblicano venir fuori vantandosi di voler tenere per segno di un diritto, che non si ha, il picciolo, il nonnulla nel tesoro reale! Ei si duole di essere stato malconcio nei pubblici diarj. Del che altro non saprei dire, se non se che questa è una comune sventura a tutti coloro, che nella repubblica tengon grado, od esercitano i maestrati. Ei dice ancora, quando ei per la prima volta propose la tassa, nissuno alzato essersi per contraddire. Ma chi non sa, quanto grande sia la modestia di questa Camera, quando si tratta di contraddire ad un ministro? Della quale se non si spoglieranno una volta questi onorandi gentiluomini, credo bene, che i popoli rimetteranno molto di quel rispetto e fede, che in loro han collocati. Si parla molto fra la gente e più che dicevol non saria, della potenza, e della forza dell'America. Ma in una giusta causa, ma nella difesa di un buon diritto l'Inghilterra ha, molto più che non bisogna, per ridurre l'America a divozione. Ma quando si tratta di queste tasse, quando si vuole un'evidente ingiustizia proseguire, io sono il primo a render il partito contro, ad alzar le mie mani e la mia voce, perchè non sia. In tal caso la felicità dell'evento sarebbe deplorabile, la vittoria pericolosa. Se avesse l'America a cadere, ella cadrebbe come l'uomo forte; ella abbraccierebbe, e scrollerebbe le colonne dello Stato, e seco trarrebbe a rovina la costituzione stessa. È questa la vostra vantata pace? Cacciar la spada non nel fodero, ma sì nelle viscere dei vostri concittadini! Volete voi correre alle discordie civili, ora, che tutta la Casa di Borbone s'è alleata contro di voi? Ora, che la Francia disturba le vostre pescagioni in sulla Terra-Nuova; ora, che impiglia il vostro commercio degli schiavi in Africa; ora, che soprattiene le robe dei vostri sudditi del Canadà impromesse dai trattati; ora, che la Spagna denega il riscatto delle Manilie, ed il loro prode conquistatore vien chiamato un vil marrano, un detestabile saccheggiatore? Certamente gli Americani han misfatto, e scostati sonsi dalla prudenza e dalla temperanza. Ma voi con l'ingiustizia vostra gli avete tratti ad impazzare. Vi darà il cuore di punirgli a cagion di quella mattezza, ch'è opera vostra? Mai no; sia piuttosto l'Inghilterra, siccome quella che è la più forte, e siccome alla madre meglio s'appartiene, la prima ad usare la benignità e la moderazione. Compatite i loro errori, siate cortesi alle loro virtù. Adunque per concludere una volta io dico, che giudico alla dignità nostra più consentaneo, ed alla libertà più utile, ed in tutto al nostro regno più sicuro, che la provvisione della marca sia assolutamente, totalmente ed immediatamente rivocata; e con ciò io sento ancora, che nell'istesso tempo si dichiari e si affermi, l'autorità di questa contrada sopra le colonie essere sovrana, e potersi ad ogni capo qualsivoglia di legislazione estendere. Si statuisca, che noi possiamo il commercio loro regolare, confinar le manifatture, ed ogni poter qualsivoglia esercitare, fuori di quello di trar dalle mani loro la pecunia senza il loro consentimento». Queste parole gravemente, e con grande asseverazione dette da un uomo di tanta autorità ebbero molta forza negli animi degli ascoltanti. Vi rimaneva però ancora molta ruggine per cagione delle enormità, alle quali erano gli Americani trascorsi; e forse non si sarebbe vinta la rivocazione, se nel medesimo tempo i ministri non l'avessero accompagnata coll'atto declaratorio, del quale si parlerà poco sotto. Alcuni portano anche opinione, che la cosa sia stata molto ajutata colla promessa, che si sarebbe tosto introdotta la rivocazione del dazio posto sui melichini; la quale veramente fu poscia deliberata, e vinta nel mese d'aprile. I Deputati dei contadi, dove si fa il melichino, altrimenti detto _sidro_, tutti rendettero il partito per la rivocazion della marca. Quale di questo sia la verità, messo e raccolto il partito nel giorno ventidue di febbrajo, la provvisione per la rivocazione dell'atto della marca fu vinta, non senza però un gran numero di voti contrarj. I sì arrivarono a dugento sessantacinque, ed i no a cento sessantasette. Essa fu approvata nella Camera dei Pari con cento cinquantacinque voti favorevoli e settantauno contrarj. Nel medesimo tempo si vinse l'atto declaratorio, il quale statuì, che il Parlamento della Gran-Brettagna aveva il diritto di far leggi e statuti di sufficiente forza e valore per obbligar le colonie in tutti i casi qualsivogliano. Il dì diciannove marzo il Re recatosi alla Camera dei Pari, diè la sua approvazione all'atto della rivocazione, ed a quello della dependenza delle colonie verso la Corona della Gran-Brettagna. In questa occasione i mercatanti, i quali in Londra si ritrovavano, vennero in folla per testimoniare la gratitudine ed allegrezza loro. Le navi, che erano sorte in sul Tamigi dispiegarono a festa le bandiere; si fecero i fuochi alle case in tutti i canti della città; si sentivano gazzarre, e si accendevano i falò in ogni luogo; e, brevemente, non si tralasciarono nissuna delle dimostrazioni solite a farsi dai popoli in simili occorrenze verso la bontà del Re e la sapienza del Parlamento. Si spedirono subitamente corrieri a Falmouth, acciocchè per tutto il Regno e nell'America portassero le novelle di una legge, che pareva, dovere da una parte, contentando gli animi, acquetare i tumulti; e dall'altra quei timori dissipare, che dai danni provati nelle manifatture erano proceduti. FINE DEL LIBRO SECONDO LIBRO TERZO [1766] Generalmente essendo gli Americani chi nojato dai presenti disordini, chi offeso dall'interrompimento del commercio, e chi spaventato dall'apparenza delle future cose, che già parevano a manifesta discordia risguardare, ricevettero con grandissima esultanza la nuova, che fosse la legge della marca stata dal Parlamento annullata. Eglino si vedevano con infinita allegrezza sottratti dalla necessità o di venire agli estremi danni, ed al sangue civile, la qual cosa si appresentava loro come in sè stessa abbominevole, e piena di grandissimi pericoli, di piegare il collo ad un giogo, che detestavano del pari, ed al quale già più ripugnavano, poichè erano tant'oltre nella resistenza proceduti. Perciò se siano stati grandi i segni in ogni luogo dell'allegrezza pubblica, ognuno il può immaginare. L'assemblea stessa di Massacciusset, o perchè avesse l'animo grato, o forse per viemaggiormente nell'opposizione confermarsi; perciocchè già erano in quella entrati i Capi principali del popolo massacciuttese, che probabilmente a tutt'altra cosa pensavano meno, che a questa di volere la dependenza dell'America verso l'Inghilterra mantenere, unitamente decretò, si dovessero render grazie al Duca di Grafton, e ad altri nobili uomini, a Guglielmo Pitt, e ad altri gentiluomini, i quali nella Camera dei Pari, ed in quella dei Comuni avevano la difesa dei diritti delle colonie intrapresa, e fatta l'abborrita legge abrogare. Medesimamente l'assemblea dei borghesi della Virginia determinò, dovessesi rizzare una statua al Re in riconoscimento e memoria della rivocazione dell'atto della marca, ed un obelisco in onore e commemorazione di quegli uomini degnissimi, i quali si erano con tanta efficacia in favor loro adoperati. Guglielmo Pitt sopra tutti era diventato l'anima loro, ed il suo nome con grandissime lodi esaltato fino alle stelle, per aver egli detto, che gli Americani bene avevan fatto a resistere; poco badando, ch'egli avesse con sì gravi e forti parole voluto l'autorità parlamentare sopra le colonie in ogni caso di legge, e di esterna tassazione stabilire. Ma le minacce guardavan come cose remote, le asseverazioni di certi diritti nel Parlamento, e come cose speculative, solo messe avanti per salvar l'onore, per lusingar l'orgoglio britannico, e per far isgozzare quell'amaro boccone. Dall'altra parte volevano per la coperta delle passate cose, e fors'anche pei disegni a venire, farsi scudo di un tanto nome. Coll'istesso animo ricevettero l'atto declaratorio, il quale nel medesimo tempo venne dal segretario di Stato trasmesso in America, che quello della rivocazione della marca. Ciò nonostante, e sotto di questa specie d'allegrezza universale non quietarono del tutto gli animi; che anzi vi covavano ancora molti mali umori, e vi passavano segrete ruggini. Le restrizioni poste nuovamente sul commercio erano state causa di altrettanto disgusto, di quanto l'atto stesso della marca, principalmente nelle città commercianti delle province più settentrionali, ed il buon successo della prima resistenza dava luogo ad ulteriori speranze. Duranti le passate turbolenze si erano grandemente avvezzati gli uomini alle disquisizioni politiche; si andava sottilmente ricercando ogni carta, ogni diritto; e raro era, non mai, che gli Americani dessero il torto a sè stessi. In tali investigazioni e disputazioni erano sopra di molte cose nate opinioni nuove, e qualche volta strane ed esagerate sui diritti americani, e sulla natura della congiunzion loro coll'Inghilterra. Di pari grado s'erano gli animi inritrositi ed inacerbiti. Tutti stavan molto sollevati, e non avrebbon lasciato passare un bruscolo in fatto della libertà politica e civile; dimodochè pareva, a chi molto bene dentro guardava, che la riconciliazione tra le colonie e la metropoli fosse più apparente, che vera, e che si sarebbero le prime occasioni pigliate per prorompere di nuovo nei rivolgimenti e nella discordia. L'esca al nuovo fuoco, e la cagione di nuove alterazioni fu data dalle province di Massacciusset e della Nuova-Jork. L'assemblea della prima stava in mala volontà col governatore Francesco Bernardo, per esser questi avverso, come credevano, alle prerogative americane; ed avendo per suo oratore eletto l'Otis, uno de' libertini più svegliati, che si trovassero a quei tempi in America, il governatore gli diè divieto; la qual cosa fece grandemente inselvatichire i deputati. Intanto Otis per far le sue vendette operò tanto, che furono esclusi dall'assemblea gli uffiziali della Corona, ed i membri della Corte superiore di giustizia, ch'erano l'Hutchinson, e l'Oliver. Il governatore aspreggiato diè dal canto suo l'esclusiva a sei fra gli scambj proposti. Così il mal animo cresceva da una parte e dall'altra. Ma i libertini, che così chiameremo con vocabolo antico coloro che amano, o fanno professione di amar la libertà, procedettero più oltre, e fecero sì, che l'assemblea decretò, che i dibattimenti fossero pubblici, e si construisse un ballatojo per comodo di coloro, i quali desiderassero intervenirvi. La qual cosa non fu sì tosto detta, che fatta. La pubblicità delle tornate diè animo ai libertini, e sgomentò i fautori del governo; quelli eran sicuri di guadagnar più seguito, quanto più efficacemente delle libertà americane favellavano; e questi più erano disgraziati, e più venivano in odio dell'universale, quanto più si sforzavano le parti del governo mantenere. Onde molti per lo migliore deliberarono di ristarsi. I primi vantaggiavano d'assai i secondi, perchè, per metter gli avversarj in voce di popolo, bastava, dicessero, aver eglino, vero, o falso, che ciò fosse, alla provvisione della marca dato favore. Il segretario di Stato Conway, coll'atto della rivocazione della legge della marca, aveva anche inviato ai governatori delle province un'altra risoluzione della Camera dei Comuni, la quale ordinava, che tutte quelle persone, le quali per conto del desiderio, che dimostrato avevano di eseguire esse stesse, o di fare ad altri eseguire un qualche atto del Parlamento, ricevuto avessero ingiuria o danno, ne fossero ristorate dalle colonie, nelle quali esse ingiurie o danni fossero state commesse. Di più il segretario aveva raccomandato ai governatori, dovessero adoperarsi in modo, che quelle persone fossero per l'avvenire da ogni altro insulto o disgusto difese, e fosse loro quel rispetto avuto, e quella giustizia usata, che ed i meriti loro verso la Corona, e le passate disgrazie richiedevano. I danni e l'ingiurie erano principalmente stati fatti, ed usate nella provincia di Massacciusset, ed il governatore Bernardo comunicò tosto all'assemblea la risoluzione della Camera dei Comuni; ma ciò fece con sì aspre parole, che quella se ne risentì gravemente, e gli animi di già male inclinati s'ingrossaron di vantaggio da ambe le parti. Nacquero quindi varj bisticci, e l'assemblea iva schermendosi ora con una scusa, ora con un'altra per non far i compensi. Finalmente, venuta la cosa in nuova deliberazione, considerato dall'un canto, che ad ogni modo avrebbe il Parlamento potuto, per mezzo di qualche nuovo dazio sui porti di mare, la pecunia necessaria alle compensazioni raccogliere, e dall'altro in quanta detestazione sarebber venuti appresso gli uomini prudenti per questa nuova resistenza, giacchè tante cose già si dicevano della ritrosia massacciuttese, deliberarono di far le compensazioni a spese della provincia; e perciò vinsero una provvisione di perdono verso gli offenditori e di compensazione verso gli offesi. Alla quale il Re pose poscia il suo divieto; perciocchè l'assemblea colonaria non avesse autorità di far provvisioni d'indulti e di perdonanza. Tuttavia gli offesi furon rifatti, e gli offenditori non furono ricerchi. L'assemblea della Nuova-Jork parve ricevere con miglior animo l'atto di compensazione, ed i danni furono ristorati alla maggior parte degli offesi. Solo il vice-governatore Colden non potè la sua ottenere, allegando l'assemblea, che se la plebe era corsa a suoi danni, ei se l'aveva molto ben meritato. Ma nacque in questa medesima provincia un'altra gara, la quale dimostrò, che non erano ancora posate affatto le alterazioni. Si aspettava nella Nuova-Jork il generale Gage con una buona mano di soldati, e perciò il governatore ebbe mandato un messaggio all'assemblea ricercandola, eseguissero la provvisione del Parlamento ch'essi chiamano atto dell'ammotinamento, il quale ordina, che in quelle colonie, nelle quali le genti del Re avessero le stanze, siano provviste di baracche e d'altre cose di cui hanno bisogno. Per mala forza, ed in parte acconsentirono, avendo deliberato, fossero somministrate le baracche, il fuoco, il lume, i letti, ed alcuni altri utensigli, siccome n'erano stati ricerchi; ma il sale, l'aceto, il melichino e la cervogia non vollero fornire, dicendo che queste ultime cose non eran solite a somministrarsi ai soldati quando sono attrabaccati, ma solamente quando sono sulle mosse. La qual deliberazione accettò il governatore per lo men reo partito. E qui si vide un manifesto esempio della mansuetudine dei ministri inglesi in quel tempo; imperciocchè in vece di risentirsi e gastigare questa nuova disubbidienza, siccome alcuni consigliavano, si contentarono di promuovere una legge, per la quale si venne ad ordinare, che l'assemblea della Nuova-Jork fosse proibita dal fare alcuna provvisione, sino a che non avessero soddisfatto in ogni parte alla requisizione del Parlamento. Obbedirono poscia gli Jorchesi, e le cose furono ai primitivi ordini ritornate. L'istesse querele si rinnovarono in Massacciusset. Sul finir dell'anno alcune compagnie di artiglieri furon gettate da una fortuna di mare nel porto di Boston. Il governatore fu ricerco, alloggiassele e fornissele di ogni oggetto necessario alle stanze. Il Consiglio fu di parere, si fornissero. La moneta necessaria fu tratta dal Tesoro sul mandato del governatore. Intanto fu convocata l'assemblea, e volendo eglino la gara, scrissero al governatore, informassegli se qualche provvisione fosse stata fatta per le genti del Re; e se altre dovessero arrivare da dover ivi avere gli alloggiamenti loro. Rescrisse il governatore, mandando il diario del Consiglio col conto della spesa, aggiugnendo, non aspettar l'arrivo di nuove genti. Or qui vi fu che fare e che dire. Esclamavano che il governatore, coll'avere ordinato col solo parere del suo Consiglio si facesse il fornimento, aveva in punto essenziale operato contro gli statuti della provincia. Aggiunsero alcune protestazioni sulla prontezza loro nell'obbedire ai comandamenti del Re, quando secondo gli ordini pubblici, richiesti ne fossero. Da questa ostinazione delle due principali province dell'America, e da questa inclinazione loro a cercare nuove cagioni di contesa, siccome sentirono in Inghilterra molestia grande coloro, che alle prerogative americane si erano favorevoli dimostrati, così fu causa, che gli avversarj loro garrissero per ogni canto, questi essere i frutti delle ministeriali condiscendenze; questa essere la lealtà, la gratitudine dei coloni verso la comune madre; quest'esser le prove dell'amore loro verso la pubblica quiete; questa l'osservanza e l'ossequio verso il governo britannico; ora essersi levata la maschera dal viso, ora senza alcun ritegno correre allo scopo della disgiunzione e della independenza; doversi per tempo imporre un freno a questi spiriti baldanzosi; mostrar loro, quanto sia pericolosa cosa il contendere coi possenti padri loro, il resistere alla volontà della Gran-Brettagna; e giacchè così male corrispondevano alla mansuetudine e bontà sua, nell'avere la tassa della marca rivocata, un'altra doversi loro imporre, e per mantenere il diritto, e per fargli direttamente contribuire alla difesa comune del regno. Questi romori erano assai fomentati dai possessori delle terre nell'isole britanniche, i quali si davano a credere, che di quanto si traesse da una tassa posta sull'America, di tanto s'avesse a diminuire quella, alla quale essi medesimi eran sottoposti. Le quali opinioni lusingavano grandemente l'orgoglio britannico, ch'era stato tocco in fino sul vivo dalla rivocazione della tassa della marca, ed ora la ferita penetrava ancora più addentro per le nuove ritrosità americane. Il Re stesso, essendochè molto suo malgrado s'era indotto ad acconsentire a quella rivocazione, si mostrava sommamente alterato, ed essendo lord Bute tuttavia il suo più intimo consigliere, il quale si credeva generalmente fosse l'autor principale stato dei consiglj rigorosi, pareva di nuovo molto inclinato ad aggravar la mano sui sudditi americani. Perciò, nell'uscir di luglio, un improvviso scambio ebbe luogo nei ministri, essendo stato il duca di Grafton eletto primo segretario del Tesoro invece del marchese di Rockingam, il conte di Shelburne segretario di Stato invece del duca di Richmond, Carlo Townshend, uomo di natura molto versatile, ma di chiaro ingegno, camerlingo, ch'essi chiamano cancelliere dello scacchiere, invece di Guglielmo Dowdeswel; e finalmente Guglielmo Pitt, il quale era testè stato eletto visconte di Pinsent e conte di Chatam, ebbe il carico di guardasigillo. [1767] I nuovi ministri, eccettuato però il conte di Chatam, il quale, dalle sue infermità impedito, non interveniva nelle consultazioni, determinarono d'imporre certe gabelle sul tè, i vetri, la carta ed i colori che servono all'uso della pittura, che fossero nelle colonie dell'America introdotti. La provvisione si tenne in pronto per proporla avanti il Parlamento. Il quale convocato, Carlo Townshend andava vociferando e vantandosi nella Camera dei Comuni, che conosceva bene egli un modo di ritrarre una rendita dalle colonie, senza offendere i diritti ed opinioni loro. Grenville ricolse le parole, e fece una gran calca al ministro, perchè dichiarasse qual fosse questo modo, e promettesse, fosse senza indugio innanzi il Parlamento posto. Infatti poco appresso il camerlingo mosse nella Camera dei Comuni, si dovessero imporre gabelle sopra il tè, la carta, i vetri ed i colori, che fossero dall'Inghilterra nelle colonie americane introdotti; si togliessero le gabelle imposte sui tè, che dall'Inghilterra si trasportassero per alla volta dell'America, e si ponesse una gabella di tre pensi la libbra su quelli, i quali sarebbero nei porti americani introdotti. Queste due provvisioni furono vinte senza molta contraddizione, ed approvate dal Re. Nel preambolo era stabilito, che il ritratto dovesse servire per meglio sostentare il governo e l'amministrazione delle colonie; ed inoltre un articolo ordinava, si formasse in ciascuna provincia dell'America settentrionale una general lista civile, e ciò senza verun limite fissare, ch'è quanto a dire, che dal ritratto di queste nuove gabelle venisse a comporsi una somma di pecunia pubblica, della quale il governo inglese potesse immediatamente e sino all'ultimo denaro, disporre per salarj, pensioni e stipendj nell'America, e che questa pecunia si dovesse e potesse dall'erario estrarre ed adoperarsi in sui mandati dei ministri; e che quello, che logorati tutti essi mandati, sopravanzasse, si trattenesse nelle casse all'ordine e disposizione del Parlamento. Si statuiva eziandio, che il governo potesse colla medesima pecunia concedere stipendj e salarj ai governatori ed ai giudici nelle colonie, ed il montare di essi stipendj e salarj determinare. Le quali ultime risoluzioni erano di troppo maggiore importanza, che le nuove gabelle stesse non erano, ed affatto pervertivano gli ordini consueti della costituzione britannica. Imperciocchè, fin dai tempi di Carlo secondo, questo voler istabilire una lista civile, o sia Camera reale in America, independente dalle assemblee colonarie, era stato tentato più volte dai ministri, ma non l'avevano mai potuto ottenere. Ora Carlo Townshend con quel suo ingegno vivo e svegliato, quasi ridendo, ottenne con somma facilità quel punto, e ciò ottenne quando era ancora fresca la memoria dell'opposizione americana in una cosa di minor momento, che questa, e non erano ancora ben raffreddi quegli umori, ch'erano stati a tanto incendio concitati. L'altro cambiamento pure di grandissimo rilievo da queste nuove risoluzioni cagionato si fu, che potendo i giudici ed i governatori aver salarj o stipendj dai ministri con una pecunia ritratta per un atto del Parlamento senza l'intervento, e forse contro la volontà, delle assemblee provinciali, quelli diventavano al tutto, e dai popoli americani e dalle loro assemblee independenti, e solo al governo generale, o sia ai ministri britannici obbligati. Le nuove gabelle dovevan pagarsi facendo tempo dai venti di novembre. E come se si temesse in Inghilterra, che fosse nelle colonie di troppo buon grado ricevuta la nuova tassa, e si volesse coll'immagine viva posta sotto gli occhj degli Americani di quei gabellieri, i quali la riscossione di quella sopravvedere dovevano, gli animi loro provocare, si vinse un'altra provvisione che statuiva, si creasse un maestrato di dogana, che dovesse nell'America risiedere. E per soprammercato a tal deliberazione fu trascelta per capo la città di Boston, meno di tutte le altre ad un tal uopo appropriata; perciocchè ivi, più che in altro luogo, erano gli abitanti fisicosi, ed in sulle proprie libertà gelosi, e sempre la guardavan molto nel sottile. Erano oltre a ciò poco avvezzi a veder tra di loro i gabellieri sfoggiarla con grosse paghe, da ricavarsi dal denaro delle colonie, mentrechè eglino in una molto stretta mediocrità se ne vivevano. Da tutte queste cose ne nacque, che di bel nuovo si eccitarono molte commozioni fra gli Americani; imperciocchè le discordie passate avevano maggiore inclinazione prodotta verso la resistenza, e le ricerche che s'eran fatte intorno gli affari politici, avevano le pretensioni dei diritti, e le voglie di una più larga libertà accresciute. Come questa era una tassa esterna, vi si sarebbero forse i popoli accomodati, se in tempi più tranquilli, e senza l'accompagnamento di tante altre circostanze, che andavan a ferire ciò, ch'essi tenevano più caro, fosse stata mandata ad effetto. Ma in sì fatto stato di cose non poteva non avere un cattivo incontro, e molto più, in quanto che il ritratto di essa era all'oggetto di una rendita pubblica destinato, ed oltre i limiti di una regola di commercio si estendeva; il che era stato appunto il soggetto di tante controversie. Ei si vedeva chiaro, che le antiche pretensioni del governo britannico con tanta contenzione cimentate, di creare una rendita pubblica nelle colonie per mezzo dell'autorità del Parlamento, erano di nuovo messe in campo. Perciò si risolvettero in ogni parte alla resistenza; e siccome quando si riscaldano tra gli uomini le cose, eglino negli antichi limiti non si contengono, ma procedono per l'ordinario più oltre, così nei diarj pubblici di Boston s'incominciaron a metter fuori nuove ed insolite dottrine intorno l'autorità del Parlamento. Già si gettavan motti verso l'independenza, e si diceva, che i liberi uomini non debbono più venir tassati, che governati senza il consentimento loro, il quale dato sia da una rappresentazione o reale o virtuale. La potestà legislativa del Parlamento britannico sull'America era, non che recata in dubbio, negata; ed ora abbracciando le massime di coloro, i quali all'atto della marca nelle due Camere contraddetto avevano, affermarono, esser vana la distinzione tra la tassazione esterna ed interna; che nè l'una, nè l'altra stavano in facoltà del Parlamento; che questo non aveva niuna autorità di far leggi, che obbligare gli potessero; e, brevemente, tant'oltre procedettero, che mantennero, che il non avere rappresentanti in Parlamento, da ogni qualunque soggezione al medesimo gli esentasse. I diritti, che pretendevano i coloni godere, furono con molta chiarezza e con una certa eleganza di stile esposti in un libretto, che aveva in titolo: _Lettere di un coltivatore in Pensilvania agli abitanti delle colonie inglesi_. L'autore era Giovanni Dickinson, e furon ricevute con allegro animo da tutti. La concitazione divenne tosto generale. Di nuovo si ebbe ricorso alle leghe contro l'introduzione dei lavorii inglesi, ed in favor dei proprj; ed a questo effetto in Boston si portò attorno una carta, in cui quei che volevano entrar nella lega, dovevano sottoscriversi, obbligandosi a non fare acquisto di certi oggetti di commercio dopo l'ultimo giorno di dicembre. Per altro Jacopo Otis, la cagione non si sa, o perch'ei fosse sventato, o forse perchè ordinariamente gli uomini più ardenti nelle opinioni sono anche i meno costanti, o perchè veramente sospettasse, la colonia di Massacciusset dovesse restar sola nella presente bisogna, rimutatosi, orò con una lunga dicerìa in favor del governo. Con tutto ciò la lega fu approvata alla Provvidenza, a Nuovo-Porto, e nelle Terre del Connecticut. Ma però il negozio di queste leghe andò questa volta molto rimessamente, malgrado tutti gli sforzi degli adirati. [1768] Sedeva nel principio dell'anno 1768 l'assemblea di Massacciusset, la quale tosto entrò nella considerazione delle nuove tasse. Scrisse ella lungamente a Dionigi de Berdt, agente suo in Londra, acciò facesse le rimostranze. Protestarono dell'amore loro verso la Gran-Brettagna, e condannarono ogni pensiero d'independenza; si gloriarono del nome inglese, e di essere della costituzione britannica partecipi; osservarono, che è manifesto il disegno di trarre una entrata pubblica dalle colonie senza il consenso loro, cosa affatto contraria agli ordini pubblici ed ai diritti loro; e che se qualche volta gli uomini digradano la propria vita, od hanno la libertà in dispregio, eglino sono però sempre, ed inviolabilmente attaccati alla roba loro; e quelli stessi, che disprezzano tutti i dettami del diritto e dell'onesto, e la fede, e la verità, ed ogni legge divina ed umana hanno a vile, non è però, che non tengano in gran conto il denaro; i Barbari stessi, che abitano le selve, conoscere ed osservare il diritto di proprietà, ed avere altrettanto cari l'arca, le frecce e le reti da pescare e da uccellare, quanto gli altri popoli l'oro e l'argento, e le cose più preziose. I progetti dei livellatori, e la comunanza dei beni essere altrettanto vani ed impraticabili, quanto sono arbitrarj e dispotici i disegni di coloro, i quali vorrebbero della proprietà di tutti la Corona investire. E qual proprietà poter rimanere ai coloni, se, senza il consenso loro, può loro tolta essere? Favellaron poscia lungamente dei diritti loro, e dei benefizj commerciali, che dalle colonie ritrae l'Inghilterra; affermarono gli stipendj ed i salarj dati dalla Corona ai governatori ed ai giudici esser cose da dover isgomentare gli uomini liberi dell'America; niuno più efficace fondamento esistere alla tirannide, che questo, massimamente in America, dove, altrimenti che in Inghilterra, i giudici tengono il magistrato per sempre, e non durante la buona condotta; essere pronti i coloni a far le spese necessarie per lo Stato senza l'intervento dell'autorità parlamentare; niuna necessità aversi degli eserciti stanziali in America; abborrire essi gli eserciti stanziali, come pericolosi alla pubblica libertà, e dover temere l'Inghilterra, coll'esempio degli antichi tempi, che il tener grosso esercito di soldati mercenarj in un paese così lontano, faccia sorgere una volta un altro Cesare, che usurpi infine l'autorità del suo Signore. Si dolsero ancora del nuovo maestrato della dogana, siccome quello, che tende a far pullulare un mondo di pubblicani, gente nojosa al popolo, ed al buono e retto costume dannosa. Si querelavano anche gravemente della sospensione cotanto insolita dell'assemblea della Nuova-Jork, ed asserirono, non esistervi più alcuna libertà, ed essere le assemblee inutili, se, vogliano, o non vogliano, hanno esse a far la volontà del Parlamento. E posto anche quello, che non è, che le nuove provvisioni siano al diritto conformi, soggiungevano, che certo era, ch'elleno riescono molestissime ai popoli, che la fede e l'amore tra le due nazioni ne proveranno una notabile diminuzione. Le quali cose un buon governo deve pur ben considerare. Sapere i coloni, che era nato il costume in Inghilterra di sparlare delle assemblee colonarie, e di essere tenuta in poco conto; del che aversi gl'Inglesi a guardar molto bene, e più che gli Americani stessi; perciocchè nei passati regni vi fosse anche l'annuale di sparlare del Parlamento; ed il Re Jacopo primo era solito di dire, che i Lordi ed i Comuni erano cattivi compagni della monarchia, alludendo in ciò a quell'antico proverbio, che signoria non vuol compagnia; e se ora, concludevano, si incomincia dalle assemblee colonarie, si procederà un dì al Parlamento. Raccomandarono finalmente all'agente loro di fare ogni sforzo per isventare i disegni di coloro, i quali ostinati erano nel seminar la zizzania tra le due parti del regno, e nel mantener vivi i mali umori, che, se rattenuti non fossero, era da temersi, avessero a prorompere in qualche gran rovina. L'assemblea di Massacciusset scrisse nei medesimi termini al conte di Shelburne, ed al generale Conway, segretarj di Stato, al marchese di Rockingam, al lord Camden, al conte di Chatam, ed ai commissarj del Tesoro. Queste lettere parlavano, secondo il solito, dei diritti dei coloni, e delle querele loro, chiamandogli tutti, ma specialmente il marchese di Rockingam, patroni delle colonie, amici e difensori della costituzione britannica e dei diritti del genere umano. Ordinò che si presentasse una petizione al Re con molte protestazioni di lealtà, e molte affermazioni contro i gravami, dei quali si dolevano. Ma la medesima non contenta a queste cose, volendo far convenire in un animo solo tutte le province, prese una molto animosa deliberazione, scrivendo a tutte le assemblee, ch'era ormai tempo, che tutte pigliassero il medesimo indirizzo, e con concordia di animi allo stesso fine s'incamminassero. La qual cosa riuscì di non poco disgusto al governo, ed i ministri nelle lettere loro ai governatori delle province aspramente la condannarono. Il governatore, sapendogli quest'assemblea di cattivo, la disciolse. Non si deve passar sotto silenzio, che da molto tempo vi erano di molti corrucci tra questo e quella, non ch'ei non fosse uomo d'ingegno e di esperienza nelle cose; che anzi era peritissimo ed intendentissimo, ma era riputato nemico occulto alle prerogative americane, e si credeva, che nelle sue lettere scritte al conte di Hillsborough avesse ed esortato il governo ai consiglj rigorosi, e le perturbazioni colonarie magnificate. Da un'altra parte erano i rappresentanti di spiriti alti, e molto infatuati delle libertà loro. Perciò si stava dall'un canto, e dall'altro in sul ritroso; e spesso, ad un minimo che, si bisticciavano, e poche eran le cose, che andasser di quieto. Ella è cosa certa, che questi sdegni, che correvano tra l'assemblea di una provincia tanto principale ed il governatore Bernardo, sono una delle più efficaci cagioni state delle prime turbazioni, ed in ultimo dell'americana rivoluzione. Il governo della Gran-Brettagna stimolato continuamente dalle istanze del governatore, e mal soddisfatto dei Bostoniani, e generalmente dei popoli di tutta la provincia di Massacciusset, temendo nuovi tumulti, e volendo l'osservanza delle leggi efficacemente procurare, aveva scritto al generale Gage, il quale aveva gli alloggiamenti nella città della Nuova-Jork, ordinandogli, mandasse un colonnello, ed anche maggior numero di soldati, se giudicasse necessario, perchè quivi avessero a rimaner di presidio. Deliberò ancora, che una fregata, due brigantini, e due fuste stanziassero nelle acque di Boston, perchè dessero favore ai grascini nelle bisogne loro. In questo mentre successe nella città un grave tumulto, essendo i Bostoniani corsi a calca contro i grascini, perchè volevano assicurare una nave sospetta di frodo. La qual cosa risaputasi da Gage, comandò, che in vece di un solo, due fossero i colonnelli, che andassero a pigliare gli alloggiamenti in Boston. Il che divulgatosi in città, i cittadini fecero l'adunanza, e mandarono al governatore, pregandolo, fosse contento di informargli, se i sospetti, che correvano dell'insolito presidio a venire, fossero fondati, e di convocare una altra assemblea. Rispose, che per verità qualche privato avviso aveva ricevuto intorno l'arrivo delle soldatesche; pubblico nissuno; che in quanto alla convocazione, non poteva far altro, che aspettare gli ordini del Re. Sperava, che i popoli sarebbero stati all'obbedienza più pronti, se, abbandonati a sè stessi, non avessero quel Capo pubblico dell'assemblea colonaria, che nodrisse la sedizione, avuto. E perciò iva dando tempo al tempo, e frapponendo ogni dì nuovi indugi per non convocarla. Ma questo consiglio ebbe un effetto tutto contrario a quello, ch'ei si era proposto; poichè il popolo bostoniano, ricevuta la risposta del governatore, unitamente determinò, e questo chiarì maggiormente qual fosse in fatto l'animo loro, che siccome vi era qualche sospetto di vicina guerra colla Francia, tutti gli abitanti avessero a provvedersi di un assortimento compiuto d'armi a norma della legge; e che siccome il governatore non aveva giudicato opportuno di convocare l'assemblea generale, così si facesse un convento di tutta la provincia. Le risoluzioni furono inviate per lettera circolare in tutte le parti di Massacciusset. Tale era il consenso degli animi, che al numero di novanzette Terre, novanzei mandarono i deputati loro al convento bostoniano. Si assembrarono addì 21 di settembre. Tosto, modestamente procedendo, mandarono al governatore protestando, ch'essi erano, e sè stessi consideravano come persone private, leali, avverse, siccome agli eserciti stanziali, così anche ai tumulti ed alle sedizioni. Si dolsero, ma però modestamente, delle nuove leggi e delle imputazioni d'infedeltà, ch'eran loro fatte in Inghilterra; finalmente pregavanlo, volesse convocare la generale assemblea, come il solo rimedio conforme agli ordini pubblici, che nelle calamità presenti si potesse adoperare. Il governatore rispose superbamente, essendo già vicine le truppe. Il convento, dopo di avere scritto ciò che occorreva all'agente de Berdt in Londra, si risolvette. Il giorno che precedette la risoluzione, i soldati del presidio erano sopra molte navi nella cala di Nantasket, non molto lungi da Boston, arrivati. Il governatore ricercò il Consiglio, somministrasse i quartieri nella città. Il Consiglio ricusò; affermando, che nel castello Guglielmo, posto sopra di una isoletta poco lontana, vi era spazio capace a ricoverargli. Ma le soldatesche avevano ordine di pigliar le stanze nella città. Si vociferava intanto, che i Bostoniani non avrebbero lasciato sbarcar i soldati. La qual cosa, e massimamente quella risoluzione dei Bostoniani, che tutti gli abitatori della provincia dovessero delle opportune armi fornirsi, diede molto sospetto al comandanti delle genti regie. Perciò il generale Gage, il quale pare, da principio avesse animo di fare sbarcare soltanto un reggimento, mandò al colonnello Dalrymple, gli mettesse a terra tutti due, e tenesse buona guardia nella città. Adunque il primo ottobre, ogni cosa essendo preparata, l'armata incominciò a muoversi (erano circa quattordici navi da guerra), e fu messa in tale ordinanza, che signoreggiava tutta la città. Guardavanla le navi coi fianchi loro, ed erano le artiglierie pronte ad allumarsi, ove mai nascesse qualche opposizione. I soldati incominciarono a scendere in terra alla prima ora dopo mezzodì, senza ricevere molestia veruna; e tosto andarono dentro la città cogli archibusi carichi, con un traino conveniente d'artiglierie, e tutto l'apparato militare solito ad usarsi in simili circostanze. Gli uomini eletti di Boston ricerchi la sera, somministrassero i quartieri ai soldati, ricusarono. Il governatore ordinava, i soldati entrassero, ed il palazzo pubblico occupassero. Prese in tal modo le stanze, la posta principale fu collocata a dirimpetto del palazzo con due bocche di artiglieria volte a quello. Le quali cose non si potettero fare, senza che gravissimamente non se ne commuovessero i Bostoniani, non potendo essi vedere senza grandissimo sdegno, il palazzo pubblico, dov'eran solite a sedere la Camera dei rappresentanti e la Corte di giustizia, essere da tanti soldati occupato, e da tante armi cinto. Eran le contrade piene di trabacche e di soldati, i quali andavano e venivano di continuo per cambiar le poste, e ad ogni tratto facevan la chiamata ai cittadini che trapassavano. I divini uffizj erano interrotti dal batter delle casse, dal suono dei pifferi, e tutto offriva l'immagine di una città da guerra. La qual cosa riusciva molestissima ai cittadini, siccome quella, ch'era non solamente insolita, ma eziandio non mai veduta nella provincia di Massacciusset. Da ogni parte risuonavano lamenti contro questi novelli ordini del governatore. I soldati guardavano di mal occhio i cittadini, siccome quelli, che gli credevan ribelli; i cittadini detestavano i soldati, riputandogli istrumenti mandati a bello studio per i diritti loro spegnere, e del tutto una inudita tirannide porre in sul collo loro. Perlocchè nascevan spesso tra gli uni e gli altri male parole, e gli animi più si accanivano. Tuttavia quest'apparato militare contenne la moltitudine, sicchè per assai tempo non successero turbazioni. [1769] Ma in Inghilterra, conosciuta la ostinazione degli Americani a non volere alle nuove leggi del Parlamento obbedire, essendo questo stato convocato sul finire dell'anno 1768, si venne dal governo a rigorose determinazioni contro i coloni, e specialmente contro la provincia di Massacciusset, nella quale la sedizione aveva più gran barbe messe. Condannò il Parlamento con parole gravissime tutte le risoluzioni dei Massacciuttesi; approvò, che il Re usasse le armi per frenargli, e statuì ch'ei potesse far tradurre in Inghilterra i principali commettitori di scandali, perchè ivi fossero, secondo lo statuto dell'anno trigesimo quinto del regno di Enrico ottavo, processati. Ma questi nuovi consiglj inglesi ebbero cattivo incontro nelle colonie. L'assemblea di Virginia pigliò tosto le risoluzioni che credeva del caso, asseverando nel miglior modo e ne' più forti termini, che seppe, i suoi diritti. Compose anche una supplicazione da presentarsi al Re per ricercarlo e pregarlo, avesse compassione di quei popoli, si movesse a pietà di quella sfortunata patria; degnassesi interporre, come vero padre loro ed ottimo Re, la sua reale intercessione per distornare quei mali che la minacciavano e già l'opprimevano; specialmente non sofferisse, quegli Americani, che non avevan la grazia dei potenti, potessero venire alle case loro tolti, involati alla domestica felicità, cacciati in prigione in mezzo a' ladri e mariuoli, a tremila miglia lungi dalla patria loro, per aspettare che quei giudici, i quali non gli conoscevano, gli avessero a giudicare; condizione, in cui altro non potrebber desiderare, altro pregare, se non che una soccorrevole morte venisse tosto a tante miserie loro por fine. Per la qual cosa il governatore con parole severe gli accommiatò. Ma essi, come persone private si raunarono altrove, ed avendo a lor moderatore eletto Randolfo Peiton, uomo di grande autorità, e seguito nella provincia, abbracciarono più efficacemente che prima il solito rimedio delle leghe contro l'introduzione delle mercanzie inglesi, e mandati attorno gli articoli della lega tutti gli sottoscrissero, non solamente nell'adunanza, ma eziandio in tutta la provincia. Le altre colonie seguirono l'esempio, e giurarono solennemente la lega. Anzi gli abitanti di Charlestown, città capitale della Carolina Meridionale, cessarono ogni specie di commercio con quei dell'isola di Rodi e della Giorgia, perchè e non avessero questi voluto le passate e la presente lega accettare, ed avessero un frequente traffico di scarriera esercitato. Ma finalmente anche queste convennero colle altre, la Giorgia in settembre, la Provvidenza e l'isola di Rodi nel seguente ottobre. E perchè gli uomini o avversi, o avari non facessero sdruscito a queste leghe, crearono congregazioni d'uomini a posta, acciocchè esaminassero i carichi di tutte le navi, che d'Inghilterra arrivavano, e nelle loro adunate decretassero, secondo gli ordini tra di loro stabiliti, la censura contro di quelli, che rompessero la lega, i nomi loro pubblicassero nelle gazzette, e chiarissergli inimici della patria. E siccome la plebe era sempre pronta a prorompere contro coloro, che fossero notati, questi decreti delle congregazioni erano con tanta obbedienza ricevuti, come se fossero dall'autorità del governo proceduti. Ognuno poi s'ingegnava di far uso delle robe del paese; le donne istesse, prima tanto avide delle cose inglesi, non solo a queste rinunziarono, ma gloriavansi di andare adorne coi proventi del paese. Non è però da credersi, che in mezzo a questa universale ardenza e concitamento non vi fossero di quelli, i quali, essendo l'interesse e l'amor del guadagno così potenti motivi del cuore umano, non cercassero di farne il loro prò; ed esaltando in palese la grandezza d'animo del popolo americano, ma ridendosene dentro del loro, non si sforzassero di far traffico secreto di simil sorta di mercatanzie. Parecchj tra coloro stessi che professavano la libertà, e col suo nome si facevan chiamare, ed alcuni fra quelli stessi, i quali avevano le leghe con più prontezza abbracciate, andavano tuttavia nascostamente procacciandone e vendendone. I figliuoli della libertà avevan ben levato tanto romore contro l'uso del tè, che in parecchie province quasi tutti se ne astenevano; ma, raffreddatosi col tempo quel primo impeto, non era che alcuni fra di essi non ne centellassero, o in segreto od anche in palese, dandogli un altro nome. Gli uffiziali inglesi medesimi, essendo per l'ordinario i soldati disprezzatori delle leggi civili, ed al proprio guadagno non meno degli altri intenti, facevano venire ai nomi loro le mercanzie dall'Inghilterra, come se fossero all'uso delle genti loro destinate, e nella contrada sottovia le tramandavano. Ciò nonostante, malgrado questi rompimenti dell'accordo generale, i buoni uomini, siccome suol sempre avvenire, andando presi alle grida, tiravano avanti nell'astinenza, sicchè il commercio inglese ne venne a ricevere un danno inestimabile. L'assemblea di Massacciusset, essendo stata convocata sul finire di maggio, riprese tosto le antiche querele, e mandò dicendo al governatore, che siccome la città capitale della provincia era per terra e per mare investita da genti armate, e che una guardia militare stava colle bocche delle artiglierie volte alla porta del palazzo di Stato, l'assemblea non poteva con quella libertà e dignità che si convenivano deliberare; e che speravano, volesse, quelle armi allontanare dalle porte e dal porto della città. Al che il governatore rispose brevemente, ch'ei non aveva niuna autorità nè sopra le navi del Re, ch'erano sorte nel porto, nè sulle genti armate, che la città occupavano. L'assemblea rescrisse, che quest'apparato d'armati era contrario alla legge; e siccome alla forza delle armi niuna potenza è superiore, così qual privilegio, qual sicurezza esser ancora alla Camera lasciati? Tacer le leggi civili, dove regnano le armi; che perciò erasi l'assemblea risoluta ad astenersi da ogni qualunque deliberazione, finchè non fosse in sua facoltà restituita. Il governatore l'aggiornò a Cambridge, Terra poco lontana da Boston, e le mandò chiedendo pecunia pei soldati. L'assemblea, posta in non cale la domanda del governatore, rispose con nuove risoluzioni, le quali dimostrarono, quanto fossero gli animi pieni di sdegno; che il mal talento, che regnava nella provincia a motivo delle leggi della tassazione, l'aspettarsi nuovi uomini d'armi, il timore che abbiano i quartieri loro a pigliare nelle case dei cittadini, ed il popolo ridotto alla disperazione erano cose, che dimostravano la necessità di nuovi conventi; che la presenza di un esercito stanziale nella provincia, in tempo di pace, era una violazione dei diritti naturali, e di sommo pericolo per la pubblica libertà; che il governatore Bernardo nelle lettere sue indiritte al conte di Hillsborough aveva persuaso nuovi modi di tirannide; che il generale Gage coll'avere scritto, che non v'era più governo in Boston, aveva scritto il vero; ma che ciò non era da imputarsi a quell'innocente e leale popolo, ma sibbene a coloro, che avevano violate le leggi, e distrutti gli ordini della costituzione. Finalmente il governatore essendo tornato in sulle provvisioni pei soldati, l'assemblea rispose, che e per l'onor loro, e per l'interesse della provincia non le volevan fare. La Carolina Meridionale, la Marilandia, le contee della Delawara, e la Nuova-Jork, seguendo l'esempio delle province di Massacciusset e di Virginia, e le medesime risoluzioni fecero, e la obbedienza all'atto dell'ammottinamento ricusarono. In questo tempo il governo inglese, volendo pur dare qualche segno di miglior animo verso le sue colonie, determinò di annunziare loro, esser suo intendimento di proporre nella prossima tornata del Parlamento la rivocazione delle gabelle poste sui vetri, la carta ed i colori, mantenendo sola quella sul tè. Questa mansuetudine nuova non contentò gli Americani. Quell'esser eccettuata dalla rivocazione la tassa del tè, e l'aver dichiarato, che si sarebbe abrogata la legge per esser contraria alle regole del commercio, aveva loro persuaso, che si voleva mantenere vivo il diritto, la qual cosa era verissima. Temevano, che si sarebbe rimessa la cosa in campo, allorchè, raffreddi i presenti calori, e governata la bisogna con più arte e forza, il governo avrebbe creduto il momento buono per insorger di nuovo, e tentar di stabilire per sempre l'autorità delle tasse. L'assemblea di Virginia protestò piucchè prima, ed un'altra volta si ricorse alle leghe, tanto in questa provincia, quanto in Massacciusset, e nella maggior parte delle altre. Ma questa volta furon esse sul punto di risolversi per la secessione della Nuova-Jork, la quale determinò, si facessero le introduzioni di ogni cosa dall'Inghilterra, eccettuate però quelle, ch'erano gravate dalle gabelle. Finalmente il governatore Bernardo ebbe lo scambio. Partì, non lasciando di sè desiderio in alcuno. Il che ai tempi si deve attribuire. Poichè egli era di ottimo giudizio, ed amante del ben essere della provincia, e d'integerrima vita, ma difenditore delle prerogative della Corona, e per nulla pieghevole alle circostanze dei tempi; e siccome quegli, ch'era vivo, e niente soppiattone, così non si poteva temperare dal manifestare i sensi suoi. Delle quali doti nissuna, quantunque ella lodevolissima sia, è meno profittevole, anzi per meglio dire più dannosa per sè, e per gli altri nei rivolgimenti politici degli Stati; imperciocchè all'universale o si compiace senza frutto, o si dispiace con danno. [1770] Intanto le cose in Boston inclinavano ad un avvenimento sanguinoso. I Bostoniani sopportavano molto mal volentieri la presenza dei soldati, e questi detestavano i Bostoniani. Seguivano fra gli uni e gli altri frequenti baruffe. Finalmente la mattina dei due marzo un soldato passando dal canto di Giovanni Gray, funajuolo, fu e insultato con male parole, e malconcio con peggiori fatti. Andato a chiamare alcuni de' suoi ritornò. Ne avvenne una mischia tra i soldati ed i funajuoli colla peggio degli ultimi. Il popolo s'infiammò grandemente, sicchè tra le sette e le otto della sera dei cinque dello stesso mese la moltitudine si sollevò, e corse armata di bastoni verso via reale. Gridavano: _andiamo a cacciar di qua quei ribaldi; e' non hann'a far più che nulla qui_. I soldati, che avevano le stanze loro nelle baracche di Muray, provocati volevano far impeto; ma erano a gran fatica rattenuti dagli uffiziali. Gridossi intanto, il fuoco essere appiccato alla città; le campane suonavano a stormo, la gente traeva da ogni parte. Correvano a furia alla magione della dogana. S'avventavano alla sentinella, gridando: _ammazzalo, ammazzalo_. L'assalivano con pallottole di neve, e con pezzi di ghiaccio, e tutto ciò che ebbero alla mano. In tale occorrenza faceva questi la chiamata alla gran guardia, ed il capitano Preston mandò un caporale con pochi soldati per proteggere dal furor popolare la sentinella e la cassa delle dogane. Marciavano cogli archibusi carichi, ed il capitano stesso seguitava. S'incontrarono in una mano di plebe condotta da un Attucks, Mulo di natura, ed erano da quella coi bastoni e colle pallottole di neve malconci. Le maledizioni, le imprecazioni, le esecrazioni della moltitudine non furon poche. Si udivano in ogni canto queste voci: _Via canaglia, via lordi, via tristi, mariuoli scapestrati, geldra di codardi, che portate le armi contro la gente disarmata: traete, se avete cuore; traete, e che il diavol vi abbia, ma non siete da tanto_. Cresceva la calca attorno i soldati, e la genìa s'avanzava sino alle punte delle bajonette. I soldati non fiatavano. Le grida, le urla, le minacce, ed i frequenti tocchi delle campane, che continuavano a suonare a stormo, accrescevano confusione e terrore alla cosa. Finalmente il Mulo, e dodici de' suoi compagni fattisi avanti circondarono i soldati, e coi bastoni percuotevano gli archibusi, gridando agli altri: _non abbiate paura; ei non s'ardiscon trarre; che state voi a fare, che non gli ammazzate? mettetegli giù una volta_. Il Mulo avventato accennava un colpo al capitano Preston, e scostato uno degli archibusi, afferrava la bajonetta colla sinistra, facendo le viste di volerne venire dalle minacce alle offese. In questo punto si sentirono grida confuse: _Maledetti, e' non osan trarre_. Succedono i tiri. Attucks è morto. Seguono due altre scariche. Tre furono uccisi, cinque feriti gravemente; alcuni leggiermente; la più parte gente, che per caso passava, o che stava quietamente a riguardare la cosa. Otto soli soldati trassero, niuno due volte. La bordaglia spulezzò. Ma poco poi ritornò per raccorre i morti ed i feriti. Intanto tutta la città era entrata in un trambusto incredibile. S'udiva un accorruomo, un dar ne' tamburi, ed un gridar all'armi in ogni parte. I cittadini s'assembravano a migliaja. Il vice-governatore Hutchinson arrivato in sul luogo con un mal piglio disse a Preston: _perchè avete tratto senza l'ordine del civil magistrato?_ l'altro rispondeva; _siamo stati insultati_. Ma si ristettero l'uno e l'altro: non essendo quello luogo, nè tempo opportuno a quistionare. Corse Hutchinson in mezzo alla folla, e tanto fe', e tanto disse, che persuase loro di andarsene alle case. La domane per tempissimo si ricominciò. Gli abitanti fecero un'adunanza, e mandaron dicendo al vice-governatore, che si credeva da tutti, non potere acquetarsi i romori della città e prevenir il sangue, se non si allontanavano immediatamente i soldati. Dopo molte minacce da un canto, e molte tergiversazioni dall'altro, le soldatesche furono allontanate, e nel castello Guglielmo alloggiate; il capitano Preston, e tutta quella mano di soldati, che eran con lui, posti in prigione. Si vollero far l'esequie pubbliche e solenni agli uccisi, non che fossero gente di conto, ma per mostrare ed eccitar cordoglio e compassione verso coloro, che dalla soldatesca britannica erano stati a miserabil morte condotti con una manifesta violazione delle loro civili libertà. La mattina degli otto si serrarono le botteghe, tutte le campane dì Boston, di Charlestown, e di Roxbury, Terre vicine, suonavano a lutto. Le accompagnature di ciascun cadavere furono a riunirsi in via reale in quel luogo istesso, in cui tre giorni prima avevan quelli, la cui memoria con tanta onoranza proseguivano, la morte ricevuta. Quindi con ordinata processione s'incamminarono verso via grande, seguendo un'infinita moltitudine di popolo, con alla coda una lunga fila di carrozze dei principali gentiluomini della città. In tal modo con incredibile silenzio, ed evidenti segni di rammarico e di sdegno accompagnarono i morti sino al luogo della sepoltura, dove essi furono in una sola tomba a grande onore interriati. Intrapresosi quindi il processo del capitano Preston e degli altri soldati, Josia Quincy e Giovanni Adams, due dei Capi principali dell'opposizione nel Massacciusset, e legisti celebratissimi, ne fecero le difese con molto calore ed acume d'ingegno. Preston, e sei fra gli otto soldati, ch'erano in processo, furono assoluti, e due, non per omicidio premeditato, ma per semplice condannati. Caso invero notabile, che in mezzo a tanta sommozione, ed allor quando erano i sangui sì grandemente riscaldati, si sia di questo fatto quel giudizio dato, che meno era di grado alla moltitudine. Tanto erano perfetti gli ordini giudiziali in quelle contrade, e di tanto amaron meglio i giudici obbedire alla legge, che servire ai desiderj altrui. Quincy e Adams ne scemarono di riputazione nel popolo. Malgrado il decreto favorevole della Corte si persistette a credere dai più, che il torto fosse dal canto dei soldati, ed il caso altrettanto barbaro, quanto non provocato. Così importava ai caporioni, che si credesse. La qual opinione contribuì non poco a mantenere vivi, ed accrescere vieppiù gli odj e le animosità, che già erano sì grandi in tutte le parti dell'America inglese. Mentre nel modo raccontato si concitavano in America le menti a maggior consenso, ed i cuori a maggior rabbia, si facevano in Inghilterra quelle mezzane risoluzioni, le quali furono dal canto suo la causa manifesta della perdita di tutta l'impresa. Al qual effetto contribuirono ad un tratto le invasazioni e dappocaggine dei ministri, le relazioni infedeli degli agenti dello Stato in America, e forse non meno l'opera di Beniamino Franklin, il quale, trovandosi tuttavia in Londra agente delle colonie, ingannò i ministri, siccome ei soleva dire, con dir loro la verità. Essendo che, come aggiugneva egli stesso, gli uomini di Stato erano tanto corrotti, che riputavano la sua sincerità astuzia, e la verità bugìa. Quindi nacque, che operarono essi alla cieca, o seguendo quei bagliori, che facevan loro apparir le cose diverse da quello ch'elle erano veramente. Questo gli fece aombrare ed incespare. Adunque addì cinque marzo lord North, il quale era stato chiamato dal Re primo ministro, orando nella Camera dei Comuni, pose il partito, si dovessero rivocare le tasse, eccettuata però quella del tè. La quale proposta contraddicendo molti, i quali affermavano, che gli Americani non sarebbero stati contenti alla parziale rivocazione, fu finalmente con grande favore approvata. Le predizioni degli opponenti ebbero un verissimo riscontro in America; poichè vi si mantenne il mal umore per causa della conservazione della tassa del tè. Ciò nondimeno le leghe si risolvettero, per quanto riguarda alla introduzione delle merci non gabellate; solo si continuarono per impedire la introduzione del tè. Il mal umore si mantenne principalmente nella provincia di Massacciusset, ed i maestrati vi stavano continuamente in sul bisticcio con gli uffiziali della Corona. Così, dall'un canto la caparbietà propria all'uomo, accresciuta ancora dagli ostacoli e dal sangue cittadino già sparso, ovvero anche l'amor della libertà; dall'altro l'aver ottenuto in gran parte colla perseveranza l'intento loro, e l'opinion nata da ciò, che non per bontà sua, ma per maledetta forza avesse il governo alle rivocazioni acconsentito, ed anche i romori di guerra colla Francia, che tuttavia crescevano, e dovevano nei Consiglj inglesi indurre la necessità di acquetare, contentandogli del tutto, gli Americani; e finalmente il sapere aver essi potenti protettori tanto dentro, quanto fuori del Parlamento, generarono in America una costanza maravigliosa contro i disegni del governo. [1771] Tali furono le occorrenze pubbliche in America nell'anno 1770. Nel seguente poche cose accaddero, che siano degne di memoria. Solo continuarono le solite altercazioni tra l'assemblea di Massacciusset, e l'Hutchinson, il quale era stato eletto governatore. Si continuava intanto un'aperta resistenza in tutte le province alle leggi di gabella e di commercio, e il contrabbando non più di nascosto, ma palesemente si esercitava. Gli uffiziali di dogana erano in grandissimo dispregio venuti. In Boston un grascino avendo voluto arrestare una nave, che si trovava in contravvenzione delle leggi di commercio, fu intrapreso dalla plebe, spogliato nudo, impeciato, impennato, ed in tal condizione sopra di una carretta condotto attorno per tutta la città. I maestrati essendo tutti a quelle leggi contrarj passaron la cosa sotto silenzio. Anche a Provvidenza vi fu qualche romore, avendo i terrazzani predato ed arso la nave regia il Gaspee. [1772] Il governo avendo fatto considerazione, che in tanto stemperamento d'animi non si poteva sperare, che si troncasse il tanto ardire degli Americani, e si assicurasse l'osservanza delle leggi, se per questo fine non si mettesse in uso qualche metodo più efficace, e tra le altre cose non si sottraessero affatto dalla dependenza verso le assemblee colonarie gli uffiziali della Corona, determinò, che gli stipendj e salarj dei governatori, giudici ed altri uffiziali principali nelle colonie sarebbero per l'avvenire stabiliti dalla Corona, e senza l'intervento delle assemblee colonarie pagati. Il che suscitò nuove commozioni in America, e principalmente nel Massacciusset, dove si dichiarò, che coloro, i quali all'esser pagati dalla Corona, independentemente dalla generale assemblea, consentissero, fossero nemici della costituzione, e fautori del governo arbitrario riputati. Così tutte quelle cose, che in Inghilterra si ordinavano per superar la resistenza, e ristorar l'antica obbedienza in America, non essendovi un numero di genti armate sufficiente a costringere, tendevano ad un fine tutto contrario. E se dall'un canto pareva il governo voler insorgere, e nuove forze procurar a sè stesso, dall'altro gli Americani facevano gli stessi pensieri. E siccome nelle commozioni popolari l'aver i Capi, che possan dar le mosse, il conoscere l'opinioni di tutti i membri della lega, e l'operar d'accordo gli uni con gli altri son tutte cose che possono al desiderato fine efficacemente condurre, così i Massacciuttesi, seguendo il consiglio di Samuele Adams, e di Jacopo Warren di Plymouth, fecero una intelligenza di cittadini disiosi di cose nuove, e formarono una specie di gerarchia politica, instituendo commissioni di corrispondenza in tutte le città e Terre della provincia, le quali da una commissione principale in Boston dependessero. I caporioni o caporali erano sei, ciascuno dei quali era in cima, e guidava una divisione; ed i caporali di questa similmente erano in cima, e guidavano una suddivisione; dimodochè, data la mossa da quei primi, ad un tratto essa si comunicava alle divisioni, da queste alle suddivisioni, e così largamente e subitamente per tutta la provincia si propagava. Entrarono in queste commissioni o leghe persone di diversa indole e natura. Alcuni, gente meccanica, che andavan là, dove gli altri andavano; alcuni con buon animo verso la Repubblica; altri per acquistare autorità, per soddisfare l'ambizione o l'avarizia loro; e molti ancora di quelli, i quali credevano, che nelle materie politiche la suprema legge sia il bene universale, e che tutte le regole del morale privato siano da aversi in poco o in nissun conto, quando con quella vengano a competenza. Tutti volevano, o dicevano volere, o la libertà della patria loro assicurare, o nell'impresa lasciarvi la vita. Il governatore affermava, fossero la più parte atei e disprezzatori di ogni religione; e quello che più, siccome diceva, gli faceva far le maraviglie, si era, che a costoro si fossero accozzati diaconi ed altra gente di chiesa, i quali facevan professione di scrupolosità e di divozione. Questo nuovo ordine politico, e quasi principato di pochi, fu da tutta la provincia abbracciato, ed ogni città, borgo, o Terra aveva la sua congregazione, la qual teneva carteggio colle altre; e le deliberazioni e dichiarazioni loro eran considerate come la volontà e la voce del popolo. Dal che s'infiammavano grandemente gli animi, e ad una unanime conspirazione si disponevano. Le altre province imitarono l'esempio. La prima opportunità di operare venne offerta alla congregazione di Boston dalla determinazione del governo di salariar esso stesso i giudici. Fecero risoluzioni molto vive, e largamente le distribuirono per le province. Le accompagnarono con una lettera patetica, per cui si esortavano gli abitanti a risvegliarsi dal lungo sonno, a rizzarsi in piè, a mettere giù l'indolenza, _ora che_, per servirmi delle stesse parole loro gonfie com'esse furono, e proprie di quei tempi, _la mano ferrea della oppressione invola ogni dì dal bell'albero della libertà i più cari frutti, ch'ei si abbia_. La concitazione degli animi divenne somma ed universale. [1773] In questo mezzo nacque un accidente, che apportò nuova esca ad un fuoco, che già minacciava di distendersi in manifesto incendio. Il Dottor Franklin, agente in Londra di parecchie colonie, e particolarmente di quella di Massacciusset aveva trovato modo, e non si sa come, di sottrarre dall'uffizio di Stato le lettere del governatore Hutchinson, del vice-governatore Oliver, e di alcuni altri, che in America seguitavano le parti del governo, colle quali eglino delle cose colonarie i ministri ragguagliavano; ed in ciò parlavano assai liberamente; essere gli opponenti americani in generale gente di poco conto, e sebbene audaci e turbolenti, pochi però in numero; non essere i medesimi in grazia dell'universale; la mollezza e sofferenza sole del governo esser dell'ardire loro causa state; facesse il governo gagliarde risoluzioni, e tutti rientrerebbero nel debito loro; soprattutto gli uffiziali principali in America pagassersi dalla Corona. Inviò Franklin queste lettere in Massacciusset. Furon fatte stampare, e spargere in gran copia in ogni parte della provincia, dove se vi fu che fare, e che dire, nissuno il domandi. Mentre si trovavano in cotal modo impressionati i popoli delle colonie americane, che non che alle grandi cose, ma anche alle più piccole, che a ferire andassero ciò, ch'eglino riputavano i diritti loro, vivamente si risentivano, si abbracciò in Inghilterra un consiglio, il quale, se avesse la sua esecuzione avuta, avrebbe data la causa vinta al governo, e ridotti gli Americani a quella condizione, alla quale sì grandemente ripugnavano. Per l'ostinazione loro a non voler la tassa sul tè posta pagare, il che un frequente contrabbando generava, e per la risoluzione di non volere più farne uso, quantunque quest'ultima fosse da molti poco fedelmente osservata, l'introduzione di questa merce nelle colonie, era stata assai diminuita; ed una molto grande quantità se ne trovava in Inghilterra nei fondachi della Compagnia dell'Indie. Supplicò questa al Re, levasse i tre pensi per libbra sull'introduzion sua in America, e ritenesse i sei pensi sulla estrazione dai porti dell'Inghilterra. Nel che, e lo Stato avrebbe vantaggiato di tre pensi per libbra, e gli Americani sarebbero stati dall'odiosa legge sollevati. Il governo, che riguardava più al diritto, che all'entrata, non volle acconsentire. Perciò la Compagnia fu autorizzata a trasportare franco da ogni diritto dall'Inghilterra il tè per alla volta dell'America, ed in questa introdurlo, pagando i tre pensi di gabella. Qui non eran più piccole barchette di particolari mercatanti, i quali pel traffico loro privato andassero a portare il tè nei porti delle colonie; ma per lo contrario navi grosse, che ne arrecavano quantità smisurate, e dalle quali, avendo l'ajuto dell'autorità dello Stato, poteva agevolmente mettersi a terra, e negli opportuni fondachi ammassare. Perciò la Compagnia inviò ai suoi agenti in Boston, Nuova-Jork e Filadelfia secento casse di tè, ed un certo numero a Charlestown, ed altre città marittime del continente americano. Ora gli Americani eran tratti a quel passo, in cui avevano a gettare, o non gettare il dado, e doveva la causa loro in riguardo alla tassazione per l'autorità del Parlamento determinare. Perciocchè se si lasciava sbarcar il tè, sarebbesi venduto, e perciò pagata la gabella. Per la qual cosa si risolvettero a fare ogni opera per impedir lo sbarco. Nell'Inghilterra stessa non mancaron di quelli, che soffiarono su di questo fuoco, dei quali alcuni ciò facevano per l'ambizione di contrariare il governo, gli altri per proprio interesse, e per gelosia della opportunità offerta alla Compagnia dell'Indie di fare in pregiudizio loro grossi guadagni. Perlochè avevano scritto in America; resistessero coraggiosamente, pensassero essere questa l'estrema prova, la quale vinta, avrebbero la libertà loro conservata; perduta, sarebbero sotto il giogo della schiavitù entrati. La materia era troppo ben disposta, perchè non si accendesse. In Filadelfia coloro, ai quali i tè della Compagnia dovevan consegnarsi, furono sforzati, parte con esortazioni, parte con minacce, a promettere di non accettare in nissuna maniera il tè. Nella Nuova-Jork i capitani Sears, Macdougall, uomini audaci, ed arrisicati molto, riunirono in una sola volontà e contrabbandieri, e mercanti, e figliuoli della libertà. Libelli appropriati all'uopo andavano attorno ogni dì, e nulla d'intentato si lasciava dai caporali del popolo per ottenere il fine loro. Anche qui i faccendieri della Compagnia furono obbligati di rinunziare, e di ritornarsene in Inghilterra. In Boston si sentiva dir in ogni luogo, «esser questo il tempo di mostrar il viso; non doversi più tardare, giacchè tardi, o tosto s'aveva a venire colla Gran-Brettagna a contesa; centinaja d'anni dover trascorrere prima, che i ministri tante violazioni dei diritti loro abbian mandate ad effetto, come da pochi anni in qua; ora che l'opposizione era viva ed universale, doversene profittare; ora che il ferro era caldo, doversi battere; più si tardava, e più i ministri acquistavan forza. Non vedete voi, dicevano, quanti garzonetti impertinenti e' ci mandan qua a far l'uffizio di pubblicani, a sciuparsi i grossi stipendj, ed a portar tra di noi il lusso e la corruzione? E' piglieranno mogli americane, e diventeranno potenti stromenti della tirannide ministeriale. Ora si deve tentare qual cosa, mentre si era ancora nei principj; ora osare se non vogliamo presso i nostri fratelli delle altre colonie esser disgraziati, i quali, hanno gli occhi rivolti in noi, e saranno dell'assistenza loro liberali, se noi ci mostrerem fedeli e risoluti». Si fecero le instanze ai faccendieri, acciocchè rinunziassero, i quali ricusarono, e si ripararono nella fortezza. In questo mezzo arrivò in porto il capitano Hall colla sua nave, che portava più di cento casse di tè. Tosto si fece a furia un'adunata di popolo, e mandaron dicendo al signor Rotch, al quale il carico doveva essere consegnato, non istesse per quanto gli era cara la sicurezza e l'interesse suo, a ricevere il tè, ed al capitano Hall di non isbarcarlo. Mandarono anche una guardia al molo di Griffin, dove la nave era sorta. Determinarono, si facessero diligenti guardie; che se queste venissero in alcun modo ingiuriate la notte, si suonasse la campana a martello; che alcune persone fossero sempre in pronto a portar gli avvisi alle Terre circonvicine di ciò, che potrebbe occorrere, e si chiamasse in ajuto la gente del contado. Le congregazioni di corrispondenza facevano diligentemente l'opera loro. Arrivarono i capitani Bruce e Coffin con altri carichi di tè, e si ordinò loro, andassero a mettere l'ancora vicino allo Hall. Concorreva il popolo in gran numero dal contado, e si fece una frequentissima adunata. Si mandava a dire al Rotch, domandasse una bolletta d'uscita, acciò il capitano Hall colla sua nave se ne potesse andar con Dio. L'esattore non la voleva concedere, se prima non erano pagate le gabelle. Le cose s'avvicinavano ad un esito fortunoso. In tal congiuntura Giosia Quincy, uomo di gran caldo nella colonia, d'ingegno colto e svegliato, ed alle intraprese ministeriali avversissimo, volendo i suoi concittadini avvertire dell'importanza del frangente, perchè avessero cura all'infornare, fatto far silenzio, ed alzatosi disse. «Quell'ardenza, e quell'impeto, che in mezzo a queste mura si manifestano, quelli non sono, che ci abbiano alla proposta meta a condurre. E' possono raffreddarsi; e' possono quetarsi; e' posson come un'ombra leggiera svanire. Ben altri spiriti, ben altri conati ci abbisognano per ridurci a salvazione. S'ingannerebbe a gran partito colui, che credesse colle grida, colle esclamazioni, colle risoluzioni popolari potersi vincer la pruova, potersi i nemici nostri superare. La malizia loro è inveterata; il desiderio di vendetta insaziabile. Eglino hanno gli alleati, i complici loro perfino fra di noi, perfin nel seno più interno di questa innocente patria; e chi non conosce la potenza di coloro, che a nostri danni congiurati sono? Le arti loro a chi non son note? Perciò non crediate poter da questa controversia a buon esito riuscire senza il più duro, il più aspro, il più terribil conflitto. Considerate molto bene la difficoltà dell'impresa, l'incertezza del fine. Riflettete e ponderate assai, prima di abbracciar quei partiti, i quali questa patria trarranno al più pericoloso cimento, che si sia veduto mai». Posto il partito, se si dovesse proibire ad ogni modo lo sbarco del tè, si vinse con tutti i voti favorevoli. Si ricercò Rotch, domandasse licenza d'uscita dal governatore. Ostinatosi questi, rispose, per onor delle leggi, per debito verso il Re, non poter la licenza concedere, se prima non si mostrava la bulletta della dogana. Or qui la concitazione ed il trambusto furono grandi. Una persona mascherata ad uso degl'Indiani, la quale stava nel ballatojo, diè in questo punto il fischio di guerra. Si risolvette in un batter d'occhio l'adunanza, e si corse a calca al molo di Griffin. Giugnevano in sul fatto intorno a venti persone, anch'esse mascherate all'indiana, tutte, o padroni di nave o legnajuoli o calafaj, e montarono ne' navilj del tè. In meno di due ore ruppero 342 casse di tè, e questo buttarono in mare. Furon lasciati fare. Una folla di popolo sulla riviera serviva come quasi di salvaguardia. La bisogna fu condotta con poco tumulto, e nissun danno fu fatto nè alle navi, nè ad altra roba qualunque. Ciò eseguito si ridusse ognuno alle case sue o in città o in contado. Nella Nuova-Jork ed a Filadelfia trovandosi nissuno, che s'ardisse ricevere il tè, le navi della Compagnia, che erano arrivate in quell'acque, se ne tornarono cariche in Inghilterra. Solo nella prima città il capitano Chamber avendo per conto di un privato portate nella sua nave alcune casse di tè, queste furono gettate in mare. A Charlestown si lasciò sbarcare; ma essendo stato per lungo tempo in certe volte umide rinchiuso, si guastò. [1774] Giunte queste cose alle orecchie dei ministri dell'Inghilterra deliberarono di por mano a più risoluti consiglj; e stantechè la provincia di Massacciusset, e specialmente la città di Boston, s'erano, più di tutte le altre, vive dimostrate nella resistenza; ch'eran ai più grandi eccessi trascorse, e parevano la principal sede essere della sedizione, così si risolvettero di far loro portar le pene prima di tutte le altre. Speravano in questo modo, che, raffrenati i primi motori, gli altri si sarebbero nella quiete accomodati. Considerando poi, che la città di Boston era fioritissima, e tra le più trafficanti del continente annoverata, anzi la prima scala creduta di tutte le province della Nuova-Inghilterra, non è da far maraviglia, se siasi preso il consiglio di privarla affatto del suo commercio per via di un interdetto severissimo, e tutto volgerlo a qualche altra città marittima di quella costa. Si credette eziandio, che i civili magistrati, i quali secondo gli statuti della provincia erano eletti dal popolo, il dovesser essere per l'avvenire dal governo, acciocchè in balìa di questo posti intieramente, non solo non fossero più propensi a dar le mani ai tumulti popolari, ma ancora fossero, e per debito e per volontà, inclinati ad opporvisi, ed a far a tal uopo quelle requisizioni ai maestrati militari, le quali fossero del caso. Poichè si era veduto, che i passati tumulti erano, e nati, ed in sì fatta guisa cresciuti, perchè i maestrati militari, secondo le leggi consuete, non potettero senza le requisizioni dei maestrati civili operare, dalle quali questi eransi a bella posta astenuti. Si pensò anche di fare una legge, perchè i soldati, nell'esecuzione degli ordini per quetare i tumulti, potessero con ogni sicurezza e senz'alcun timore adoperarsi. In tal modo i ministri sperarono, che sarebbersi divisi gli animi, i maestrati civili posti affatto in facoltà del governo, ed i soldati restituiti a quella independenza, dalla quale deriva tutta, quanta ella possa essere, la forza ed efficacia dell'opera loro. Ma chiunque abbia fior d'ingegno, e sia delle cose di Stato intendente, potrà da per sè stesso agevolmente conoscere, quanto lontani dalla gravità del caso fossero questi nuovi provvedimenti del ministero britannico. Ei non potrà non maravigliarsi, che un governo, quale l'inglese si era, che in ogni tempo aveva dato segni di somma perizia, e di non poco ardire, avendo anche avanti gli occhi suoi gli esempj delle rivoluzioni della Svizzera e dell'Olanda, e conoscendo benissimo la caparbietà tanto naturale al popolo americano, e l'insolito consenso d'animi, che presso di quello si era in questi suoi moti manifestato, abbia potuto persuadersi, che col bloccare un porto, e col cambiare qualche vecchio statuto, cose tutte, che più ad irritare, che a costringere tendevano, si dovesse tanto impeto frenare, tanta ostinazione vincere, tanta unione dissolversi, e l'obbedienza ristorarsi là, dove già si correva con tanta pertinacia alla ribellione. Le armi sufficienti, e non le riforme degli statuti eran quelle, che sole potevan terminare prontamente la lite, tener fermo lo Stato, e l'antico ordine e quiete in America restituire. Le quali armi tanto più dovevano i Ministri apprestare, quanto che non doveva essere loro nascosto, che la Francia faceva, come si suol dire, fuoco nell'orcio, ed era in questa matassa. Le armi non che mancassero, abbondavano. Mancaron bene nei Consiglj britannici, o la debita preveggenza, od il necessario ardimento. Venti o trentamila soldati, mandati colà subito dopo nati i moti americani, avrebbero senz'alcun dubbio superata la resistenza e procurata la obbedienza, cose che invano potevansi dal ritoccarsi le scritture aspettare. Non conobbe bene l'Inghilterra in questo fatto quella trita regola, che le guerre, perchè riescano corte, hanno a farsi grosse. Nè si potrebbe dire, gli ordini della costituzione britannica non aver consentito, che si mandasse in una provincia inglese, ed in tempo di pace, un gagliardo esercito stanziale; imperciocchè, se il Parlamento pervertiva gli statuti fundamentali della provincia di Massacciusset, anzi vi distruggeva gli ordini primitivi e più essenziali della costituzione medesima, per mezzo delle provvisioni che era in procinto di fare, poteva eziandio la presenza di un esercito stanziale sufficiente autorizzarvi. Ma allora lord Bute, consigliere molto adoperato dal Re, ed autore per lo più delle deliberazioni segrete, era più appassionata persona, che sagace; e lord North, primo ministro, più laborioso ed accurato pubblicano, che uomo di Stato. Di più, quest'ultimo aveva presso di sè formata una consulta dei più celebrati legisti del regno, per averne il parer loro intorno gli affari che correvano; e si sa per molti esempj, che quando questi dottori si danno a volere con quei loro arzigogoli e sofisticherie governar gli Stati, ed indirigere le rivoluzioni dei popoli, fan mala pruova. Le buone armi, ed i larghi e generosi consiglj sono quelli, che soli possono tali effetti partorire; e ne' casi pericolosi si deve far capo agli uomini risoluti, non a coloro, che, peritosi essendo, giocolan di mezzo, e non sanno impresa veruna onorata accollarsi. Adunque lord North nel giorno quattordici di marzo propose nella Camera dei Comuni una sì fatta provvisione, che facendo tempo dal primo giugno 1774 fosse proibito lo scaricare, sbarcare, levare e imbarcare alcuna grascia, derrata o mercanzia qualsivoglia a Boston, o dentro il suo porto; e che gli uffiziali della dogana fossero immediatamente rimossi, e nel porto di Salem trasferiti. Soggiunse il ministro, che questa provvisione non era meno necessaria, che giusta, poichè di quella città era uscito tutto il male che turbava le colonie, e tutto il veleno che infettava l'America; che là, già per tre volte, gli uffiziali della dogana erano dal fare il debito loro stati impediti; che ai tempi dei disordini gli abitanti non s'erano in nissuna maniera interposti per quietargli; che anzi avevan fatte le regolari guardie di dì e di notte, per impedire lo sbarco del tè e di altre mercatanzie inglesi; che di più, temendo quello fosse sbarcato, con inudito esempio d'insolenza popolare l'avevan gettato in mare; che la proposta provvisione era più in nome, che in essere severa, giacchè il farla cessare era del tutto in facoltà dei Bostoniani col prestar la debita obbedienza alle leggi; che poche fregate, che stanziassero alla bocca del porto, bastavano per metterla ad effetto senz'altro più grande apparato di forza militare; che era ormai tempo di rizzarsi in piè, e di pigliare quelle gagliarde risoluzioni, che potessero far accorgere gli Americani, che l'Inghilterra aveva colla forza anche la volontà di mantenergli nella obbedienza; e ch'ella s'era fortemente determinata a protegger le sue leggi, il suo commercio, i suoi maestrati, e la propria dignità. All'incontro si disputò dal signor Bollan, agente di Massacciusset, e da parecchj oratori della Camera, tra i quali si mostrarono più vivi Burke e Dowdeswel, dicendo, che questo era un condannare una parte, senza prima averla udita; che era un punire gli innocenti coi colpevoli; che questo avrebbe irrevocabilmente, e per sempre, allontanati gli animi degli Americani dalla comune madre; che prima di venirne ad una sì grave deliberazione, dovrebbe il parere richiedersi dei primi negozianti del regno; che la provvisione era ingiusta, perciocchè andava solo a ferire la città di Boston, mentre si sapeva, che tutta l'America ardeva, e che le città di Filadelfia, della Nuova-Jork, e tutte le Terre poste in sulla marina erano ai medesimi disordini trascorse; che i Bostoniani non si sarebbero perciò alle voglie dei ministri accomodati, anzi sarebbero in maggior disdegno ed ostinazione entrati; che nei tumulti di Boston, non la gentaglia sola aveva avuto parte, ma uomini liberali, e per autorità presso il popolo risplendenti; che una città proscritta, e le altre ribellate erano miserabili rimedj ad una generale commozione; si considerasse bene prima, se si avessero eserciti idonei, armate sufficienti per ridurre a divozione quei popoli; non essere stato debito della gente disarmata di quetare i tumulti, ma sibbene del governatore; e se questi non aveva i comandanti militari ricerchi per gli opportuni ajuti, come potersi punire gl'innocenti della colpa e della negligenza dei maestrati della Corona? Che certi potentati esterni aspettavan l'occasione per muoversi contro l'Inghilterra, e l'Inghilterra questa occasione voler ora somministrare; la resistenza essere universale in tutte le parti dell'America; doversi perciò, o dar loro vinta la causa, rinunziando alla tassazione, ovvero muover loro guerra con tutte le forze del regno; questi parziali consiglj buoni, essere ad irritare, non a soggiogare. Nonostanti tutti questi argomenti, i ministeriali restarono superiori; essendosi vinta la provvisione con quasi tutti i voti favorevoli. Pochi giorni dopo questa, lord North propose un'altra provvisione, per la quale venivano a sovvertirsi intieramente i fondamentali statuti di Massacciusset, con investir la Corona della facoltà di eleggere i consiglieri, i giudici, ed ogni magistrato qualsivoglia, e con determinare, che tutti questi magistrati dovessero tener l'uffizio loro tanto quanto piacesse al Re, e non di vantaggio. In tal modo il popolo di Massacciusset, nè per sè stesso, nè per mezzo de' suoi rappresentanti non aveva più veruna facoltà d'intromettersi nell'amministrazione della provincia, la quale per l'opposto doveva tutta trovarsi in balìa del governo ridotta; essendo questo padrone delle risoluzioni di tutti i maestrati. I ministeriali allegarono, che questo non era altro, che metter la provincia di Massacciusset in quella condizione, in cui già si trovavano parecchie altre; che il governo non vi aveva di presente autorità sufficiente, per avervene il popolo troppa; che se un tale stato di cose continuasse tuttavia, non era possibile frenare i sediziosi, e prevenire i disordini; che i maestrati, continuando ad esser eletti dal popolo, non si attenteranno mai di resistergli, anzi s'ingegneranno di andargli ognora a' versi, del che niente si può immaginare di più dannoso, ed alla quiete pubblica più contrario; che in quella provincia tutto era rovina e confusione; che nei casi disperati e' bisogna por mano a rimedj gagliardi; che tale era il frangente d'oggidì, che o bisognava ad ogni maggioranza sopra l'America rinunziare, ovvero coi mezzi più efficaci imbrigliare quegl'ingegni sfrenati; ed in somiglianti casi, aggiungevano, che cosa montano le cavillazioni e le sottigliezze? Ma dalla parte contraria insistevano gli opponenti, e gli agenti di Massacciusset, che questa era una tenta del tutto tirannica; che questa sola, senza l'affare della tassazione, era piucchè bastante a far levare i più gran romori in America. Che crederanno gli Americani, volesse l'Inghilterra spogliargli affatto di ogni libertà e di ogni franchigia, e, distruggendo tutti i diplomi loro, nello stato della più dura servitù ridurgli; che era cosa pericolosa l'intrigarsi in riformar diplomi; saperlo i principi di Casa Stuarda, i quali per un tal pizzicore avevan perduta la Corona; che la Gran-Brettagna aveva sempre simili procedimenti avuto in orrore, e come ora essa stessa volergli usare? Che finora non si dolevano gli Americani che della perdita di una sola immunità, ma che adesso tutte si volevano usurpare; e siccome le altre colonie crederanno, che quel che s'incomincia in Massacciusset, s'abbia una volta in ciascuna di esse a terminare, così non potersi dubitare, che tutte si riuniscano per ostare ad un tal principio; e che essendo gli Americani altrettanto amanti della libertà, quanto gl'Inglesi medesimi, non si poteva sperare, avessero quietamente a sì esorbitanti usurpazioni, a sì malaugurose deliberazioni accomodarsi. Queste ed altre cose allegarono quei che stavano dalla parte degli Americani. Ma tutto fu indarno. La provvisione fu vinta con un consentimento pressochè universale. Allora lord North propose una terza provvisione, per la quale si statuiva, che in caso, che qualcuno fosse querelato nella provincia di Massacciusset per omicidio o altro delitto capitale, e paresse al governatore, che il fatto stato fosse commesso nell'esercizio di qualche uffizio, od in ajuto di qualche magistrato a fine di frenare i tumulti, e non si potesse sperare un giusto ed indifferente giudizio nella provincia, fosse in facoltà del governatore medesimo mandar la persona querelata a subir il suo processo o in un'altra colonia, od all'uopo anche nella Gran-Brettagna. Questa provvisione doveva bastare quattro anni. Lord North andò discorrendo, che senza la proposta legge, quegli, il cui uffizio era di procurare colla forza l'esecuzione delle leggi, sarebbero in ciò fare andati molto a rilento, non avendo la speranza di trovare all'uopo maestrati indifferenti a giudicargli; che non si poteva convenevolmente commettere il giudizio di tali persone a quelli, contro i quali, obbediendo alla legge, avrebbero operato; che la provvisione era per coronare l'opera dei consiglj presi in riguardo alle colonie, la quale senza di ciò rimarrebbe manca e difettosa; che non si doveva esitare; che si trattava ora della somma delle cose, se gli Americani avessero a continuare ad esser sudditi della Corona d'Inghilterra, o no; e che non dubitava di un prospero evento, quando tutte queste novelle provvisioni fossero opportunamente recate ad esecuzione. Ma il colonnello Baré, ed Edmundo Burke ripresero le parole, e con molta caldezza parlarono in contrario: che questa era bene la più strana risoluzione, che si fosse udita mai; che questo era un aggiungere nuovi stimoli all'insolenza militare, già tanto incomoda; la qual cosa era tanto più da detestarsi nel presente caso, che la soldatesca contro i proprj concittadini aveva il suo uffizio ad esercitare; che questo era un privare gli Americani di quel diritto, che ogni uomo ha, quello di trovar giustizia presso di un tribunale di giudici indifferenti; che pure il capitano Preston, il quale aveva nella propria città di Boston sparso il sangue cittadino, aveva quivi trovato giusti ed indifferenti giudici; ch'era una cosa tanto enorme il far venire il reo e tutti i testimonj, che ei può a suo piacere chiamare in giudizio, tremila miglia distante dal luogo, ove ha il delitto commesso, che non si sa restar capace, come ella abbia in una mente sana potuto cadere; che invece di dar tanto animo alla soldatesca stanziale, si dovevan per lo contrario le milizie provinciali incoraggiare, perchè queste servivano come di scudo e di freno contro di quella in favore della civile libertà; che con questa provvisione si rompeva affatto la guerra colle colonie. «Che cosa voler significare, aggiungevano, questo insolito rigore? La Spagna c'insulta, e noi negoziamo; i nostri fratelli d'America gareggiano con essi noi, noi tosto corriamo all'estreme offese; e mandiamo là per opprimergli navi ed armi; in questa Camera si passa il Rubicone, nell'altra si grida, doversi spegner Cartagine. Ma tutto è inumanità, crudeltà, ingiustizia; e temiamo ben noi, che la mano di Dio non si aggravi su di questa misera terra, e vibri sulle nostre teste quella vendetta, che noi vogliamo sopra i nostri fratelli d'America esercitare. Di qual gran misfatto finalmente sonsi resi gli Americani colpevoli? Di nissun altro, fuori di quello di non aver voluto acconsentir ad una provvisione, che era alle leggi scritte, ed alle massime inalterabili della costituzione britannica contraria. E se l'Inghilterra ne' tempi andati non avesse quella resistenza opposta, che ora hanno gli Americani, noi di questo felicissimo libero governo non goderemmo, nè in questa Camera conveniremmo per delle cose appartenenti alla patria insiememente deliberare». Lord Germaine alzatosi parlò in favore dei ministri. «Se io portassi opinione, che la risoluzione, di cui si tratta, potesse ingiusta e tirannica riputarsi, certamente non imprenderei a volerla dai presenti romori difendere; ma credendola io non che giusta, opportuna e necessaria, così non rimarrò dal dirne liberamente quel, ch'io ne sento, quantunque avessi, in ciò facendo, le leziose orecchie degli oratori dell'altra parte in qualche modo ad offendere. Furono biasimati i processi da farsi al di qua dell'Oceano. Ma che altro è questo, se non protegger l'innocenza? E non è questa la più desiderabil cosa agli animi generosi? L'America non è altro adesso, che anarchia e confusione. Non è quivi tutto in balìa ad una furibonda moltitudine? Dove sono le Corti di giustizia? Elleno son chiuse. Dove sono i vostri Consiglj, dove il governatore? Tutti intimoriti dalla sfrenata bordaglia. Sperate voi, che in mezzo a tanti tumulti, in mezzo a sì feroce anarchia si possano indifferenti giudizj ritrovare? Certo, mai no. Si dice, che noi negoziam pure colla Spagna. Ma la Spagna disdice il fatto, e ci dà vinta la causa intorno le isole di Falclandia; mentrechè i caparbj Americani non cessano di resisterci e di provocarci. Si adduce, che certuni saran privati per mezzo della provvisione dei naturali diritti loro. Ma, di grazia, di quai diritti si vuol parlare? Forse di quello di fare il contrabbando? Forse di quello di buttare il tè in mare? Forse di quell'altro di non pagare i debiti? Certamente nissun civile diritto loro sarà distrutto. Voi darete soltanto giudici indifferenti all'innocenza. Voi non avrete un governo militare stabilito; ma solamente un governo riformato, e fattolo alle presenti circostanze conveniente. Se la pace e l'obbedienza alle leggi ed ai legittimi magistrati possono ancora nel Massacciusset esser ristorate, questa provvisione è quella, che ad un sì desiderevol fine ci può condurre». Posto il partito, la provvisione fu vinta con centoventisette suffragi favorevoli, e ventiquattro contrarj. Nonostanti le raccontate risoluzioni, le quali dovevano molta efficacia nelle colonie avere, prevedendo il governo, che gli Americani avrebber forse voluto venirne agli estremi casi, e perciò sarebbesi dovuto adoperar l'aperta forza per fargli rinsavire, pensò, fosse util cosa l'assicurarsi in America di un luogo vicino alle colonie, dove e fare le provvisioni necessarie, e sbarcar all'uopo le genti, le armi e le vettovaglie senza ostacoli, senza mal umore dei popoli potesse, e ciò senza quelle tanto incomode lamentazioni di violazioni di diritti e di statuti. Per questo fine nissuna provincia era più opportuna di quella del Canadà, che sta a ridosso delle colonie, nelle quali i nuovi romori erano nati. Per un tal disegno faceva di mestiero contentare i Canadesi, i quali, siccome quelli che erano poco prima stati Francesi, non si erano ancora avvezzati alle leggi dei nuovi signori; che anzi le avversavano in qualche parte. Le nobiltà canadese, che aveva in quella provincia molta autorità, si lamentava di non aver più negli affari pubblici tanta parte, quanta ne aveva sotto il dominio francese; ed il popolo seguendo generalmente la religione cattolica, di mala voglia sopportava di non aver tutti quei diritti, e di non godere tutti quei benefizj civili, dei quali godevano i sudditi protestanti. Perciò il governo si risolvette ad ampliare l'autorità della nobiltà, ed ai cattolici donare tutti quei diritti, che ai sudditi protestanti appartenevano. Si stabilì adunque, movendone lord North una provvisione espressa nel Parlamento, che si costituisse nella provincia del Canadà un Consiglio legislativo, il quale ogni autorità avesse, fuori della tassazione; che i membri ne fossero eletti dalla Corona, e tenessero l'uffizio, finchè piacesse al Re; che i sudditi canadesi, i quali seguivano la cattolica religione, potessero a quel Consiglio esser eletti; che il clero cattolico, eccettuati però i regolari, fosse sicurato nel godimento legale de' suoi averi e delle sue decime verso tutti coloro, che la medesima religione professavano; che le leggi francesi senza giurì fossero rimesse in rigore, conservate però le leggi inglesi col giurì nei casi criminali. Si aggiunse ancora, perchè avessero i ministri un più largo campo ai disegni loro, che i limiti della provincia si estendessero in maniera, che vi fosse incluso quel territorio, che giace tra i laghi, il fiume Ojo, ed il Mississipì. Così speravasi, che con una provincia a sopraccapo tutta ridotta in balìa del governo, e quasi con quel freno in bocca, gli Americani non avrebbero osato far le pazzie. In ultimo luogo si propose, e si vinse una provvisione per potere all'uopo dar le stanze ai soldati nelle case dei cittadini. Tutte queste nuove leggi furono in Inghilterra, con applauso universale, ricevute, essendovi assai, e generalmente, gli animi infiammati agl'insulti ed alle enormità commesse dagli Americani. Solo non ebbe grazia quella di Quebec, che così chiamarono la provvisione del Canadà; che anzi ne fu fra i popoli inglesi molto agramente parlato, perchè credettero, venisse per essa a vantaggiarsi di troppo la religione cattolica. Le altre provvisioni esser convenienti, perchè tendevano a stabilire l'autorità inglese in sui sediziosi; ma questa esser una tenta per intraprendere la libertà e la religione nazionali. Il governatore Hutchinson, diventato odioso agli Americani, ebbe lo scambio nel generale Gage, uomo assai conosciuto, e di molto credito in America. A questo fu concessa un'amplissima autorità di perdonare e rimettere, ove ne vedesse il motivo, tutti i tradimenti, gli omicidj, le fellonie, i delitti ed i misfatti commessi, siano quali essi si vogliano, siccome pure tutte le multe e penalità qualsivogliano, in cui si fosse incorso nella provincia di Massacciusset. Ognuno aveva curiosità di vedere, quali sarebbero stati gli effetti dei nuovi consiglj pigliati dai ministri inglesi, e quale dovesse esser l'esito di una contesa, in cui, da una parte, combatteva tutta l'autorità di un antichissimo e possente regno, protetta anche dal nome di lui e dalla recente gloria delle sue armi; dall'altra, l'ostinazione di un popolo di sua natura testereccio, e nelle sue libertà molto infatuato. Nè si tardò molto a conoscersi, a qual parte avesse la cosa ad inclinare. Imperciocchè giunta in Boston la novella della provvisione del porto, tosto vi si corse a fare una adunata di popolo, dalla quale si dichiarò, esser la provvisione ingiusta e crudele; di quella appellarsi gli Americani a Dio ed al mondo. Furon date alle stampe numerosissime copie della provvisione, e sparse per ogni dove; e perchè gli occhi della moltitudine fossero più profondamente impressionati, esse furono stampate su di carta da lutto colla riga nera all'intorno, e la provvisione si gridava per le contrade: _il barbaro, crudele, sanguinoso ed inumano micidio_. In altri luoghi, traendo il popolo a schiera, fu con molta solennità pubblicamente abbruciata. Fra questi travagli il general Gage arrivò in Boston, dove, malgrado la concitazione universale, egli ebbe le grate accoglienze. La congregazione di corrispondenza s'accorgeva benissimo di quanta importanza fosse il riunire nei medesimi pensieri le congregazioni delle altre colonie; nel che fare però essa trovava qualche disagevolezza, trattandosi specialmente della propria causa di Boston. Perciò scrisse ella assai modestamente, ed in tutte le lettere mandò, che si sperava, si sarebbe la città di Boston, come sofferente per la causa comune, considerata. Il fuoco di quest'incendio si propagò largamente in tutte le parti del continente, e non vi fu Terra che non facesse la sua adunanza, non mandasse al medesimo fine le sue lettere; e le lodi, le congratulazioni ed i conforti d'ajuto ai Bostoniani furono senza fine. La provincia della Virginia fu anche questa volta la prima a dar l'orma, e, come si dice, fuoco a questa girandola. Trovavasi in essa l'assemblea convocata, quando pervennero le nuove della provvisione del porto di Boston. Tosto determinò, che il dì delle calende di giugno, in cui quella provvisione doveva aver principio, fosse da tutti osservato, come un giorno di digiuno, di preghiera e d'umiliazione; s'implorasse in quel dì dalla divina misericordia, si degnasse quelle calamità frastornare, che minacciavano la perdita dei diritti loro e la guerra cittadina; e che in tutti i cuori, ed a tutte le menti inspirasse i medesimi affetti e pensieri, acciò potessero difendere efficacemente le loro libertà. Le altre città fecero lo stesso. Nelle piazze pubbliche gli oratori popolari, nelle chiese i ministri della religione tenevan sermoni nati, e fatti per incendere il popolo contro gli autori delle usurpazioni e dei mali, che avevano i Bostoniani a sopportare. Il governatore credette il meglio di congedar l'assemblea di Virginia. Ma essi prima di risolversi fecero una lega, per la quale dichiararono, che il voler far forza ad una sola delle colonie, a fine d'indurla ad acconsentire ad una arbitraria tassa, si riputasse, come se si volesse a tutte fare forza; esser in tal caso opportuno e necessario, che tutte in un voler solo si riunissero per opporsi a sì perniziosi, a sì detestabili consiglj. E non contenti a questo, fecero una deliberazione, che fu di tutte la più importante; e questa fu, che tutte le colonie eleggessero deputati, i quali convenissero ogni anno in un general congresso, per deliberare in comune intorno gl'interessi generali dell'America. In Boston, essendo l'assemblea generale della provincia stata convocata, il nuovo governatore significò loro, che le calende di giugno, in conformità della provvisione del porto, dovessero a Salem la sede loro trasportare; ed essendosi accorto, che l'assemblea, per evitar la translazione, si affrettava a voler terminare le bisogne, l'aggiornò al giorno sette di giugno in Salem. Raunati a Salem, non tardarono punto a deliberare sugli affari che correvano. I Capi, tra i quali il più vivo era Samuele Adams, avevano modellate le risoluzioni. L'assemblea decretò, doversi un congresso generale convocare; elesse i deputati, che a questo dovevano intervenire, e fece le provvisioni per le spese loro. Nella città di Annapoli i Marilandesi, in quella di Charlestown i Caroliniani, in Filadelfia i Pensilvanesi, nella città della Nuova-Londra quei di Connecticut, a Nuovo-Porto quei dell'isola di Rodi, e brevemente tutte le province del Nuovo-Hampshire sino alla Carolina Meridionale fecero le assemblee loro, ed abbracciarono la risoluzione di far il congresso generale, ed i deputati loro a questo elessero. Nissuna provincia ne ebbe meno di due, nè più di sette. La città di Filadelfia, essendo ricca, fiorente e popolosa, e posta nel miluogo tra le settentrionali e meridionali province, fu trascelta per farvi la sede del generale congresso. La bisogna delle leghe contro il commercio inglese procedette anche con molto calore; ed in questo si adoperarono con grandissima efficacia le assemblee provinciali, le adunanze cittadine, e le congregazioni di corrispondenza. E se ancora fosse stato possibile l'aggiugnere all'animosità ed ardenza, già sì gravi e sì universali, originate dalla provvisione del porto di Boston, queste furono all'estremo grado portate, quando si ebbero le novelle delle due altre provvisioni intorno l'amministrazione civile della provincia di Massacciusset e di quella ancora di Quebec. Perciò la congregazione di corrispondenza di Boston mosse una deliberazione molto importante, la quale fu, che si facesse un accordo generale, il quale si chiamasse la lega ed alleanza (imitando le leghe ed alleanze, che s'erano fatte a' tempi delle guerre civili in Inghilterra). Gli alleati si obbligassero in presenza di Dio, e promettessero nel modo il più solenne e religioso di cessare ogni specie di commercio coll'Inghilterra, facendo tempo dal finire del prossimo mese di agosto, e ciò fino a tanto che gli ultimi atti, tanto abborriti, fossero dal governo rivocati, ed i diritti, franchigie, libertà e privilegi restituiti alla colonia; di non far procaccio nè uso, dopo quel termine, di niuna grascia, o derrata, o merce inglese, e di cessare il commercio o traffico qualunque con coloro, i quali o ne usassero, o ne introducessero, o di entrare nella solenne lega ricusassero. Aggiunsero finalmente la minaccia, che in tanta concitazione d'animi non era da aversi in poco conto, avrebbero pubblicati i nomi di coloro, i quali questa prova non avrebbero voluto dare dell'amor loro verso i diritti e le libertà della patria. E se la risoluzione fu audace, l'esecuzione non fu lenta. Tostamente scrissero e mandarono nelle altre province i capitoli della lega, esortando gli abitanti a porre i nomi loro. Un numero infinito, chi per amore, e chi per paura, si sottoscrissero in tutte le province, ma principalmente in quella della Nuova-Inghilterra. Solo i Filadelfiesi nicchiarono, non che in eguale detestazione non avessero i procedimenti dell'Inghilterra, o fossero meno dei diritti loro solleciti; ma perchè un interrompimento totale di commercio colla Gran-Brettagna pareva loro una cosa di sì grande importanza, e così dannosa a molti industriosi abitatori di quella città, che da per sè stessi ripugnavano molto ad abbracciarla. E però desideravano di riferirsi in ciò, a quanto dal congresso generale sarebbe stato determinato, promettendo le deliberazioni sue, e fossero quali esse si volessero, scrupolosamente eseguire. Il generale Gage, attonito, ed infiammato al nome di lega, nome tanto pieno di spavento per le orecchie di un uffiziale della Corona d'Inghilterra, bandì pubblicamente, ch'essa era una combinazione illegale, criminosa e contraria alla lealtà dovuta al Re. Ma elleno furon parole. I Massacciuttesi pubblicarono, il bando del governatore esser desso tirannico, contendendo, che nissuno può impedire i sudditi di accordarsi tra di loro, e far convenzioni per mantener i diritti loro nei casi di oppressione. Così quelle leggi, che il governo inglese si era persuaso avessero a tranquillare gli animi in America, dividere i consiglj, sedare i tumulti, procurare la obbedienza, quelle furono, che originarono più commozione, più concordia, maggiori garbugli, e più pertinace risoluzione al resistere. E non è da credersi, che solamente uomini di poco stato, o pochi parziali avessero tanto romore concitato. Per l'opposto in questa opera entrarono uomini di ogni condizione, tanto per ricchezze, che per autorità o per ingegno ragguardevoli. I possessori delle tenute massimamente erano sopra gli altri infiammati e pertinacissimi nel voler vincere la prova contro i ministri, ch'essi malvagi chiamavano, e che sì grandemente detestavano. Intanto il dì delle calende di giugno, a mezzo dì, ogni bisogna fu posta a fine nella dogana di Boston, ed il porto chiuso ad ogni nave, che ci volesse entrare; e nel giorno quattordici fu proibita l'uscita a quelle, che prima entrate vi fossero. Quello intanto fu osservato come dì nero a Williamsburgo, città capitale della Virginia; in tutti gli altri luoghi, come di lutto. A Filadelfia si cessò da ogni negozio, e tutti, eccettuati i Quaccheri, serrarono le botteghe; le campane suonarono a lutto. Ma i Bostoniani facevan pietà. La città loro, testè sì ricca, sì prospera, sì piena di un ospitale e cortese popolo, ora non offeriva più che lamenti e disperazione in ogni canto. I ricchi, per aver perduto l'uso delle magioni loro, diventavan poveri; i poveri, perduta l'opera, eran diventati indigenti. Ognuno era tratto a parte della generale sventura. Una soldatesca nimichevole, che correva per la città, pareva ancora alle miserie loro volesse insultare. Gli abitanti della provincia di Massacciusset, e di tutte le altre venivan bene in soccorso loro; in Filadelfia andarono attorno sottoscrizioni per procacciare sostentamento a quei Bostoniani, i quali per effetto della nuova legge fossero privi di vitto. Ma questi ajuti non bastavano a gran pezza in tanta necessità; e molti fra i Bostoniani erano agli estremi casi ridotti. Ma se gravi erano i mali che sperimentavano, non meno grande era la costanza e la fortezza d'animo, colle quali gli sopportavano. Ed ognun può pensare, che si andarono diligentemente rivolgendo le storie antiche e moderne, che ci hanno tramandata la memoria dei mali sopportati dagli amici della libertà in difesa di questa, per pubblicarle, siccome facevano, con istile sovente concitato, e molto più spesso gonfio, nelle gazzette, e favellarne nelle adunate, e potere a quelli paragonare i patimenti dei Bostoniani, la cui costanza con sommissime lodi proseguivano. Questi chiamavano martiri viventi della libertà; questi appellavano difensori generosi dei diritti dell'uomo; questi pronunziavano degni dei pazienti e virtuosi antenati loro. S'era il governo persuaso, che per amor dell'interesse, essendo tenuto in chiusa il porto di Boston, gli abitanti dei porti vicini ne avrebbero fatto il lor prò, tirando a sè il commercio, che in quello prima si esercitava. Il che credette dover esser di scisme e di gelosie utili all'intendimento suo cagione. Ma la cosa procedette molto lontana dall'aspettazione sua. Quei di Marblehead, piccolo porto di mare tra Boston e Salem, a tre miglia distante dall'uno e dall'altro, e quegli stessi di Salem offerirono ai Bostoniani i porti loro, le rive, i fondachi da ogni spesa liberi e franchi. Tra queste cose eran cessati gli uffizj di quasi tutti i civili magistrati; poichè quelli che, secondo i nuovi ordini, stati erano eletti, o avevano rifiutato, o il popolo non gli voleva obbedire, od impediva che l'uffizio loro esercitassero. Solo il Consiglio che stava presso il governatore, poteva le sue faccende espedire, stantechè fra trentasei nuovi consiglieri eletti, due soli rifiutarono il maestrato. Ma essendo denunziati al pubblico, come inimici della patria, e correndo il popolo in furia alle case loro, i più rinunciarono. Le Corti di giustizia eran sospese, perchè i membri non volevano, a norma della nuova legge, prestar il giuramento, nè cosa alcuna operare in conformità di quella. I cancellieri, i quali avevan mandato fuori le cedole di citazione erano stati obbligati a chieder perdonanza ne' diarj pubblici, e di promettere di non espedirne altre, finchè non fossero le leggi rivocate, ed i diplomi reintegrati. Il popolo correva in folla a riempir le sale dei tribunali, acciocchè i giudici non potessero trovar luogo; ed invitati a sgombrare, rispondevano, non riconoscere altri tribunali, nè altri magistrati, che quelli, i quali secondo gli ordini ed usi antichi fossero eletti. I più persuadendosi, che le cose andassero finalmente a terminare in aperta guerra, si provvedevano studiosamente di armi, e dentro vi si esercitavano ogni giorno. Nel che riuscivano all'aspettazione, essendo molto spigliati della persona, avvezzi alle fatiche, e deditissimi alle cacce. Sapevano principalmente maneggiare gli archibusi con molta destrezza. Non si udiva da ogni parte, che romor d'armi, o suoni di pifferi e di tamburi; non si vedeva che gente, la quale con grandissima contenzione imparava le mosse e l'uso dell'armi; giovani e vecchi, padri e figliuoli, e perfino le donne, in ciò tutti insistevano, chi per apprendere, e chi per dar animo e conforto. Fonder palle, far procaccio di polveri erano occupazioni comuni diventate. Ogni cosa rappresentava l'immagine di una vicina guerra. Subito dopo l'arrivo di Gage erano giunti in Boston due reggimenti di fanti con alcuni artiglieri e cannoni, ed accampatisi nella città. Arrivarono poscia parecchi reggimenti dall'Irlanda, dalla Nuova-Jork, da Halifax e da Quebec, mandati colà, perchè ponessero il piè in su quelle prime faville. Ciò vedevano gli abitanti con incredibile gelosia, la quale fu anche accresciuta per avere il generale posta una guardia sull'istmo, che la penisola, dove sta Boston, colla terra-ferma congiunge. Del che il colore era, che si impedisse, non desertassero i soldati; ma la cagione, per dar ombra agli abitanti, acciò non trasportassero così liberamente, come eran soliti di fare, armi dalla città in contado. Nuove cause di scandali nascevano ogni giorno tra i soldati ed i cittadini. I romori popolari erano e prontamente rapportati, ed avidamente uditi, e ad ogni tratto la gente si sollevava, e traeva. Il governatore, considerate tutte queste cose, e temendo di qualche improvviso accidente, si risolvette a fortificare l'istmo, e faceva caldamente procedere in questa bisogna. Se ne alterarono grandemente i Bostoniani, come anche la gente del contado, affermando, questa nuova determinazione del generale essere un principio d'ostilità, e segno evidente, che si voleva ogni cosa sottomettere all'autorità militare. Laonde correvano fra il popolo molte dicerìe, e si facean molte minacce. Gage, temendo volessero procedere più oltre, mandò due compagnie di soldati a pigliare le polveri, che stavano deposte nell'armeria di Charlestown presso Boston. E ciò credette, fosse altrettanto più prudente cosa l'eseguire, che già si avvicinava il tempo della mostra annuale della milizia, nel quale, se qualche sinistro disegno covassero, avrebber potuto metterlo ad effetto. Il popolo ne venne in grandissima rabbia. Da tutte le parti si assembrarono, e corsero coll'armi a Cambridge. Ebbero molta fatica i più prudenti per impedire, non traessero a furia a Boston per farsi restituir le polveri; o quando si ricusasse, assalire senz'altro, e manometter la guernigione. Si sparse voce in mezzo a questa esacerbata moltitudine, e probabilmente per segreto maneggio dei Capi, per far vedere ai soldati stanziati a Boston, che se volessero far le pazzie, bastava la vista agli abitanti di quella provincia d'imporre loro un tal freno, che mal per loro, che l'armata e la guernigione erano venute alle mani, e traevano colle artiglierie contro la città, e che a mala pena si potevano i Bostoniani difendere. Il romore si sparse in un subito per tutta la provincia: in poche ore meglio di trentamila uomini furono in armi, i quali con grandissima celerità marciavano all'incontro di Boston, e non si ristettero, finchè non ebbero avviso, ch'era stato un romore vano. Questo moto diè origine a molti altri, ed era diventato uso presso che giornaliero di trarre alle case di quelli, i quali o avevano i nuovi impieghi accettati, o s'erano in qualche modo alle pretensioni inglesi favorevoli, o alle prerogative americane contrarj dimostrati. Perciò costoro non potendo più niuna sicurezza trovare, fuorchè dentro la città stessa, i membri del maestrato sopra la dogana, i gabellieri, ed ogni altra sorta di pubblici uffiziali, i quali s'erano in Salem recati per esercitarvi gli uffizj loro, se ne tornarono in Boston. In questa maniera si risolvettero affatto nello spazio di pochi mesi quegli ordini, che eransi per la provvisione del porto voluti introdurre dai ministri. Nè si contennero le commozioni popolari nella provincia di Massacciusset; che anzi tutte ebbero parte nei rivolgimenti. Temendo gli abitatori qua e là, che il generale non furasse loro le mosse rispetto alle polveri, come aveva fatto in Charlestown, corsero ad impadronirsi di quelle che stavano nei Forti, o nelle polveriere del Re. Così accadde a Portsmouth nel Nuovo-Hampshire, dove i provinciali entrarono a stormo nel Forte, e ne portarono via la polvere e le artiglierie. I Rodiani fecero lo stesso; poichè il popolo di Nuovo-Porto corse a calca ad insignorirsi di quaranta pezzi di artiglierie che difendevano il porto. La tolta delle polveri a Charlestown, e le fortificazioni, che si andavano facendo sull'istmo di Boston, oltre le sommozioni popolari, cagionarono un'adunata dei delegati dei distretti e borghi della contea di Suffolk, di cui Boston è la città capitale. Fecero risoluzioni molto vive: non doversi niuna obbedienza prestare agli ultimi atti del Parlamento, ma doversi piuttosto in abborrimento avere, essendo essi tentativi per ridurre l'America in servitù; gli uffiziali pubblici, eletti a norma di quelli, esser contro gli ordini e gli statuti della costituzione; che la contea avrebbe tenuti indenni quegli uffiziali subordinati, i quali ricusassero di eseguire i decreti dei superiori secondo i nuovi ordini eletti; che gli esattori della pecunia pubblica la ritenessero, e nissun pagamento effettuassero, finchè le antiche leggi della colonia non fossero reintegrate, od altrimenti non fosse dal congresso provinciale ordinato; che coloro, che avessero le nuove cariche accettate, dovessero rinunziare prima del giorno venti di settembre; e quando no, fosser chiariti nemici della patria; che si eleggessero uffiziali di milizia in ogni borgata, tutti gente perita nelle armi, ed ai diritti del popolo inclinata; ch'essendosi avuto lingua, che si volessero pigliare certe persone della contea, così si dovessero, ove ciò si mettesse ad effetto, pigliare e custodire uffiziali del Re, affinchè servissero d'istatichi, che si esortassero i popoli a contenersi nella quiete, e tal contegno serbare, tal resistenza opporre ferma, uniforme e perseverante in una contesa di tanto momento, in una causa tanto solenne, che si potesse meritare l'approvazione dei saggi e l'ammirazione degli uomini valorosi di ogni contrada e di ogni età. Un'altra assemblea, ma questa di tutta la provincia di Massacciusset, si fece in Salem. Alla quale non intervenendo il governatore si risolvettero in congresso provinciale, e chiamarono presidente Hancock. Dolutisi prima col governatore delle fortificazioni dell'istmo, fecero insoliti consiglj per la difesa della provincia. Provvedevano munizioni, riempivano i magazzini di vettovaglie, ad arruolavano dodicimila uomini di milizia, che chiamarono _minuti uomini_, come sarebbe a dire uomini, i quali debbono tenersi pronti a marciare ad ogni minuto, o subito dopo l'avviso di un minuto. Le determinazioni e le esortazioni del congresso provinciale erano, come se da un maestrato legittimo fatte fossero, con ogni puntualità poste ad effetto. Così i consiglj presi dai ministri d'Inghilterra partorirono in America effetti contrarj all'intendimento loro; e già ogni cosa vi si volgeva alla guerra cittadina. In mezzo a tutti questi romori, ed in tanta apprensione delle future cose, raunossi in Filadelfia il congresso generale, al quale intervennero i deputati di tutte le province americane. FINE DEL LIBRO TERZO LIBRO QUARTO [1774] Il dì quattro di settembre arrivarono in Filadelfia i deputati di ciascuna colonia, eccetto quei della Carolina Settentrionale, che indugiarono sino ai quattordici dello stesso mese. Tutti erano uomini di gran conto, ed in molta stima e grazia dell'universale. Non eran essi gente priva dei beni della fortuna; ma per lo contrario persone abbienti tutti, ed alcuni anche di abbondanti facoltà dotati. Parecchi avevano il mandato di fare ogni opera loro per sicurare la libertà dell'America coi mezzi più opportuni, e l'antico corso delle cose coll'Inghilterra ristorare; altri di procurare quelle deliberazioni in riguardo all'esercizio del commercio, che la potessero a più mansueti consiglj verso le colonie piegare; altri in fine avevano il mandato amplissimo di far tutto ciò, che nelle presenti occorrenze credessero più acconcio, ed al ben pubblico più conducevole. Assembratisi il giorno cinque, stabilirono, che le deliberazioni loro fossero e dovessero tenersi segrete; e che i partiti si rendessero non per teste, ma per colonie; vale a dire, che ciascuna colonia potesse rendere un solo suffragio, e non più, qualunque fosse il numero de' suoi deputati. Elessero presidente Peyton Randolfo di Virginia, e segretario Carlo Thompson. Erano cinquantacinque, e si troveranno i nomi loro scritti qui a piè[3]. Da molto tempo non era stata fra gli uomini tanta aspettazione, nè spettacolo di tanto momento, come quello, che alle menti loro offeriva il presente congresso americano. E per verità era essa una cosa, siccome nuova, così ancora maravigliosa, che una nazione sino a quei dì pressochè ignorata dalle nazioni europee, e solo quasi conosciuta pel commercio, che andava esercitando in questa parte ed in quella, ora da quello stato di obblivione scuotendosi, e quasi da un lungo sonno destandosi, pigliasse tutto ad un tratto in mano sua le redini del governo di sè stessa; che le varie parti della medesima sin là divise tra di loro, ora in un corpo solo si riunissero, che paresse da una sola mente mosso; e che scostandosi dalla consueta e diuturna obbedienza si ardisse, con audacissimo consiglio, all'antica madre, ad una potentissima nazione resistere e contrastare. S'eran bene osservati nei vasti dominj della Spagna in America di quando in quando alcuni moti popolari; ma questi stati erano dal governo di leggieri sedati; e nelle colonie portoghesi il corso della pubblica pace non era stato mai interrotto. La Francia parimente aveva sperimentati i sudditi suoi delle colonie americane inclinati alla obbedienza, ed al conformarsi di buon grado alle leggi ed ai comandamenti della metropoli. Le colonie inglesi le prime dovevano questo esempio porre della resistenza e della propensione alla guerra cittadina. La qual cosa però era l'effetto necessario degli ordini pubblici dell'Inghilterra e delle sue colonie; delle opinioni che in queste regnavano; della memoria degli antichi rivolgimenti, come pure dei mali umori, che di tempo in tempo vi si erano manifestati, e che ora per la prima volta minacciavano una evidente e prossima rovina. Imperciocchè il congresso d'Albania non aveva avuto nulla d'illecito, essendo anzi dalle autorità legittime convocato, nè nissuna tendenza prossima a cose nuove, quantunque in ultimo i consiglj segreti di coloro, che v'intervennero, fossero forse volti alla independenza; ma in fatto non vi si regolarono, che gli interessi delle colonie inglesi colle vicine nazioni indiane. Il congresso poi della Nuova-Jork, non essendo ancora a tanta caldezza concitati gli animi, quando ei fu convocato, nè sì oltre trascorsi i disordini popolari, nè il governo fatte avendo tante deliberazioni rigorose, nè distrutti tanti statuti colonarj; nè essendo da un altro canto i delegati a quel congresso, sebbene di molta, non però di tanta estimazione presso i popoli americani, come quelli del congresso di Filadelfia, non aveva gli animi così disiosi delle future cose tenuti, come questo. I coloni riguardavano sopra di esso, come sopra un convento d'uomini, i quali dovessero ad ogni modo liberar la patria dai pericoli, che le sovrastavano; molti credendo, che coll'industria e prudenza loro, e coll'autorità, che avevano presso i popoli grandissima, avessero ad ottenere dal governo sollievo a quei mali, che gli opprimevano, e l'antico ordine di cose ristorare. Alcuni altri si erano dati a credere, che avrebbero la nazione americana a quella independenza condotta, ch'era il primo e sommo desiderio loro, e sto per dire quell'agonia, dalla quale essi erano notte e dì travagliati e punti. La fede che avevano nel congresso collocata, era eguale all'odio, che avevano contro le nuove leggi conceputo; ed ignorando per l'ordinario l'universale dei popoli gli ostacoli, che nelle grandi imprese s'incontrano, e trovandosi alleviati coll'avere scaricato addosso a pochi la briga di tutti, attribuendo anche, siccome soglion fare, più efficacia di quel, che aver possono veramente, ai nuovi maestrati, s'erano generalmente elevati a grandissima speranza. E siccome l'unione degli animi è il più efficace mezzo per riuscire nelle opere che s'intraprendono, così questa era maravigliosa, e tutti volevano metterci la vita e le facoltà loro per condurla a buon fine. Non che non vi fossero dissenzienti, i quali avrebber voluto tutt'altra via tenere, che questa; ma essi erano pochi in quel primo impeto, ed isbigottiti dal consenso e calore universale degli altri. Nissun si pensi, che un altro governo, comunque dalla diuturnità del tempo confermato e di forti armi munito, abbia mai tanta volontà e prontezza all'obbedire provate, quante il congresso americano. Volevansi ricevere le deliberazioni sue non solo come leggi utili ed acconce da un buon governo derivanti; ma come dettami e quasi oracoli d'uomini consegrati e votatisi generosamente al bene ed alla utilità della patria. In tal condizione si trovavan le cose in America al tempo della convocazione del congresso. Ma in Europa la novità del caso aveva grandemente ed universalmente sollevati gli animi; ed in alcuni indotto il timore; in molti la speranza; in tutti la maraviglia. In Inghilterra i ministeriali gridavano a testa contro l'ardimento, ch'essi chiamavano ribelle, dei sudditi americani, e già si proponevano di venirne alle più rigorose determinazioni. Ei non potevano restare capaci, come un popolo, quale l'americano si trovava, ch'era stato sempre dall'amore delle Sette in varie e diverse parti distratto, ora potesse in un solo animo, ed in una sola volontà convenire; che deposti quei rancori, che tra gli uni e gli altri correvano per causa di diversi interessi ed opinioni, ora in ciò tutti concorressero a volere quello, ch'essi credevano i diritti loro contro l'Inghilterra difendere e mantenere. Non potevano recarsi in mente, come una nazione, la quale viveva in sul commercio, che non aveva navilio guerresco, che aveva le principali città sue esposte ai danni di un nemico armato in mare; che non era provveduta di un esercito stanziale ed esercitato in guerra, avesse l'ardimento di contrapporsi alle voglie della nazione britannica potente in sull'armi, gloriosa pei recenti fatti, abbondante di pecunia pubblica e privata, avente un governo costituito da lungo tempo, fornitissima di navi da guerra e di munizioni di ogni sorta, e copiosa di capitani espertissimi nelle battaglie tanto di terra, che di mare. Da un'altra parte si discorreva, che non si doveva prendere maraviglia dell'ardire degli Americani, stantechè, quand'anche fosse vero, essere i medesimi in peggiori termini, quanto alla facoltà di esercitar la guerra, posti, che la Gran-Brettagna non era, gli uomini, cui il fervore delle opinioni politiche agita e muove, non la guardano così nel sottile, e non istanno sulle probabilità delle cose avvenire; che, del rimanente, non era l'Inghilterra medesima esente da molte e gravi difficoltà, essendo in questo stesso soggetto della causa americana divisa dall'amor delle parti, sicchè sia forza, che una porzione di essa debba molto suo malgrado recarsi a' danni dell'America; essendovi un immenso mare frapposto tra di essa e le terre, dove si dovrebbe la guerra esercitare; il che debbe necessariamente produrre una spesa senza fine, un guasto di munizioni enorme, una perdita d'uomini non poca, ed una gran tardità, e spesso anche una inopportunità di deliberazioni. Si considerava inoltre, che il tesoro pubblico dell'Inghilterra era a molto stretti termini ridotto per l'esorbitante debito contratto ne' tempi andati, e massimamente a quei dell'ultima guerra; che non era l'entrata a gran pezza eguale all'uscita; e che un incremento sì grave di spesa, che si avrebbe in questa nuova guerra ad incontrare, avrebbe del tutto messo in fondo le finanze dello Stato. Aggiungasi, che l'America era una contrada molto accomodata alle difese, essendo essa piena di selve senza via, frequente di laghi, di fiumi e di montagne; scarsa di strade passatoje, e abbondante di passi stretti e forti, e di tragetti, i quali sono dai soli abitanti conosciuti. Nè si deve passar sotto silenzio, che la ricordanza delle passate cose doveva di necessità molto effetto generare nella mente di quei che dirigevano lo Stato in Inghilterra, inducendovi molta dubitazione ed incertezza; imperciocchè quest'era quella causa istessa, che un secolo addietro si era disputata in Inghilterra, e che dopo tante contese e tanto sangue, aveva finalmente una totale rivoluzione prodotta, e trasportato lo scettro britannico nelle mani di una nuova famiglia di regnanti. Questo doveva eziandio nei Capi del governo un certo disdegno partorire molto accomodato a pervertire gl'intelletti loro, e ad allontanargli dai temperati e prudenti consiglj. Certamente, da quella rivoluzione in poi, non ebbe il governo di Inghilterra impresa più difficile a maneggiare, che questa, nè che più funesto augurio avesse, nè che sì imminente pericolo arrecasse, nè che tanta rovina nel cuore stesso del regno minacciasse. Si teneva anche per sicuro, che non sarebbero mancati agli Americani i soccorsi esterni. Imperciocchè quantunque i potentati europei, i quali possedevano colonie in America, non potessero, se non se con una certa gelosia, riguardare questi moti delle province inglesi, credendo, fosse questo un cattivo esempio posto avanti agli occhi dei sudditi proprj, e dubitando, se quello riuscivano nei disegni loro, che anche questi potessero per avventura far pensieri perniziosi, ed alla lealtà contrarj, tuttavia si assicuravano molto, pensando, che molto mancava che i coloni loro fossero impressi di que' concetti in fatto di cose appartenenti allo Stato, i quali presso gli abitatori delle colonie inglesi si osservavano. E dall'altro canto il desiderio, che nutrivano, di vedere abbassata la potenza dell'Inghilterra, era cagione, che, o quel pericolo non vedevano, o veduto lo dispregiavano; perchè questo pericolo era lontano ed incerto, mentre il benefizio dell'infievolimento della Gran-Brettagna, che doveva probabilmente dalla guerra americana origine avere, era vicino, e, se non sicuro, almeno assai verisimile. Ma fra le altre nazioni dell'Europa, le quali tutte più o meno erano alla causa degli Americani favorevoli, essendo tutte contro quello, ch'esse chiamavano la tirannide inglese, piene di mala voglia, nissuna si dimostrò in questo più viva della francese. Il desiderio di vendetta, le brame della riscossa, la rimembranza dell'antico splendore, ed il dolore delle recenti ferite non bene ancora racconce facevano sì, che il governo francese fosse all'impresa degli Americani propenso. Ei non aspettava altro, che gli estremi casi, e l'occasione propizia per discoprirsi. Non ignoravasi fra la gente questo intendimento dei ministri di Francia; e perciò, siccome nissun popolo è più tenero a lasciarsi andare alle impressioni di chi il governa, che il francese, le parti degli Americani erano in questa contrada con somma contenzione, e con molto ingegno difese e sostenute. Del che se ne avevano anche altre, e molto manifeste cagioni. I popoli di Francia, sebbene siano per lo più vissuti sotto una maniera di governo molto stretta, hanno però sempre tenuto in gran pregio quegli uomini e quei popoli, che le proprie libertà con coraggio e con ardire difeso hanno contro le usurpazioni della tirannide. Imperciocchè essendo essi, quando da quella loro esorbitante immaginativa stravolti non sono, e fuori di loro medesimi trasportati, generalmente di natura amorevole e dolce, così sono anche molto inclinati a favorir coloro, i quali si trovano, o paiono oppressi, massimamente quando questi, e con costanza sopportano l'avversità della fortuna, e con coraggio si ingegnano di vincerla, e ad ogni modo l'impresa loro ha in sè stessa qualche cosa d'animoso, di onorevole e di grande. Tale si era, o tal pareva la causa degli Americani, e tale si era in Francia la propensione generale verso i medesimi. A ciò si deve aggiungere, che in questi tempi appunto gli scrittori, i quali avevano delle cose appartenenti allo Stato ragionato, in ogni paese, ma principalmente in Francia, si erano alle maniere di un governo più largo favorevoli dimostrati; ed erano perciò nate negli uomini d'allora assai generalmente opinioni, che molto inclinavano alla civile libertà. Questi libri con maggior attenzione e desiderio si leggevano, e queste opinioni più vi si propagarono, e più profonde radici gettarono, quando si ebbero le nuove della querela americana. Quest'era in vero lo sperimento, questa la pruova attuale di quelle opinioni, che già tanto si erano dilatate, e che tanto lusingavano le menti degli uomini di quei tempi. Sì nelle compagnevoli brigate, come nelle scritture, che in gran numero in Francia si pubblicavano ogni dì, gli Americani erano con sommissime lodi esaltati, e la causa loro con ogni sorta di argomentazioni e di onorevoli esempj difesa e mantenuta. E se a' tempi, in cui la Francia aveva, dopo la cessione fatta dalla repubblica di Genova, intrapresa la conquista dell'isola di Corsica, vi erano molti fra i Francesi, i quali la determinazione dei Corsi a volersi difendere, e lodavano ed ammiravano, e da una altra parte la risoluzione del proprio governo a volergli soggiogare detestavano ed apertamente condannavano, nissuno non dubiti, che nel presente caso i parziali degli Americani non fossero molti più, e che più vivi e più risentiti non si dimostrassero. Quando vennero poi le novelle dell'adunata del congresso, non si può dire con quant'allegrezza, e con quanto accrescimento di speranze nuove elleno siano state ricevute. I nomi dei deputati erano portati a cielo. Si diceva in ogni luogo: gettasser via dal collo il giogo della superiorità inglese; si sottraessero a quella servitù; stabilissero nella patria loro la civile libertà, e questo esempio ponessero, che i principi non possono senza pericolo loro gli ordini e le leggi pubbliche violare, nè intraprendere i privilegi e le immunità dei popoli soggetti. Così andavano continuamente i Francesi con nuovi trovati, e con varie maniere di argomenti provocando gli animi già molto esacerbati degli Americani, e viemaggiormente irritando quelle piaghe, che già facevano vista di volersi inciprignire, per farle del tutto incurabili diventare. In tal modo il congresso aveva in suo favore volte, non solo le opinioni dei popoli americani, ma quelle ancora generalmente dei popoli europei, e dei loro governi medesimi, siccome anche non poca parte degli abitanti della Gran-Brettagna stessa. Tanto era in quei tempi, o il desiderio di cose nuove, o l'amore della libertà, o la propensione a scuotere dalla bocca quel freno, che dall'autorità di chi governa fosse stato, o venisse imposto. Ognuno intanto stava coll'animo sospeso aspettando qual fosse per esser l'esito di una sì importante contesa, e quali le prime deliberazioni, che il convento americano fosse, in una cosa di tanto momento, per abbracciare. Ei non v'ha dubbio, che i primi pensieri del congresso dovevano rivolgersi alla provincia di Massacciusset ed alla città di Boston. E siccome le determinazioni dell'assemblea di Suffolk erano fra le altre state le più vive e le più importanti, così esso statuì di confermarle. Risolvettero adunque, che grandissimo dolore sentivano all'infortunio dei concittadini loro della provincia di Massacciusset, originato dagli ultimi ingiusti e crudeli atti del Parlamento britannico; che molto approvavano la sapienza e la fortezza, che si erano contro sì malvage determinazioni dei ministri dai Massacciuttesi dimostrate; raccomandavano, si perseverasse e si mettessero ad effetto le risoluzioni dell'assemblea di Suffolk; che si doveva ottima speranza avere, che gli sforzi uniti dell'America settentrionale avrebbero la nazione britannica persuasa della imprudente, ingiusta e pericolosa condotta dei presenti ministri, sicchè presto avessero i Consiglj britannici a commettersi a uomini di miglior animo; e finalmente, che quelle contribuzioni, che in tutte le colonie si erano incominciate a raccogliere, dovesser continuarsi in sollievo e sostentamento dei Bostoniani. E siccome quando si vuole la guerra, si suol sempre dimostrar più vivo il desiderio della pace, così scrissero una lettera al generale Gage, pregandolo, cessasse i preparamenti ostili, i quali un popolo pacifico provocavano a nimichevoli procedimenti; il che avrebbe impedito, che gli sforzi del congresso ristorar potessero la buona intelligenza colla comune patria, ed avrebbe in mezzo di loro indotte tutte le calamità della civil guerra. Sopra tutto, discontinuasse le fortificazioni di Boston, proteggesse le proprietà, frenasse la licenza militare, e la libera comunicazione ristorasse tra la città ed il contado. Alla qual lettera Gage, quantunque il congresso non fosse, giusta gli statuti pubblici, un maestrato legittimo, volendo egli dar del buono per la pace, rispose: che nissuna soldatesca aveva mai minori motivi dato di doglienze di quella, che allora stanziava in Boston, malgrado gli insulti e provocazioni giornaliere fatte dagli abitanti tanto agli uffiziali, quanto ai soldati; che la comunicazione tra la città ed il contado era sempre libera stata, e sarebbe tuttavia, se gli abitatori non gli dessero cagione di pigliar altre deliberazioni. Decretò ancora il congresso, che, se si tentasse di mettere ad esecuzione colla forza gli ultimi atti del Parlamento, in tal caso tutta l'America dovesse nella opposizione loro gli abitanti di Massacciusset ajutare; che se fossesi creduto necessario di rimuovere i cittadini da Boston nel contado, tutti dovessero contribuire a ristorargli de' danni, che avessero a sopportare; e che ogni qualsivoglia persona, la quale qualche commissione o autorità secondo le nuove leggi accettasse, fosse da tutti in abborrimento avuta. Ei credette ancora fosse utile e necessaria cosa il ricorrere alle solite leghe contro il commercio inglese; e perciò ricercò i mercatanti delle colonie, sospendessero ogni incetta di merci dall'Inghilterra, finchè fossero pubblicate le intenzioni sue intorno i modi da seguirsi per preservare la libertà dell'America. Tosto si contrasse universalmente la lega secondo la mente del congresso; e di più si stabilì, che ogni trasporto di merci verso la Gran-Brettagna, l'Irlanda e le isole dell'Indie occidentali cessasse il primo settembre 1775, se prima di questo tempo non si fosse delle americane querele fatto ragione. Fu questa volta la lega osservata con maraviglioso consentimento. Ma una cosa di somma importanza era quella di determinare, quali fossero le pretensioni dell'America, e quali i termini, in cui ella avrebbe acconsentito a ritornarne all'antica amicizia e congiunzione. A questo fine il congresso pubblicò una dichiarazione, che intitolò: _Dichiarazione dei diritti_, la quale fu con molto studio elaborata. In questa incominciò il congresso con parole gravissime a lamentarsi, che il Parlamento abbia in questi ultimi anni voluto tassar le colonie, stabilire un insolito maestrato sopra le dogane, ampliare la giurisdizione delle Corti dell'Ammiragliato; che abbia conceduti salarj ai giudici independentemente dalle assemblee colonarie, mantenuti eserciti stanziali in America a' tempi di pace; ordinato, siano gli accusati di delitti concernenti lo Stato tradotti e giudicati in Inghilterra; distrutti gli ordini del governo di Massacciusset rispetto ai processi da farsi a coloro, che fossero querelati per atti da loro commessi nell'esecuzione delle leggi, od in opposizione ai tumulti; ed abolite le leggi inglesi nel Canadà, e datovi favore straordinario alla cattolica religione. I quali atti del Parlamento ei chiamò impolitici, ingiusti, crudeli, contrarj alle costituzioni, pericolosi, e distruggitivi degli americani diritti. Egli continuò con dire, che siccome le legali assemblee dell'America, le quali pacificamente si tenevano per dimandare di esser sollevate dalle ingiuste ed insolite leggi, erano state disciolte, e le rimostranze e suppliche loro avute in dispregio dai ministri del Re, perciò avere gli Americani determinato di convocar questo congresso, a fine di vendicare ed assicurare i diritti e la libertà loro. Ei procedè quindi alla enumerazione di questi diritti, affermando, esser questi la vita, la libertà, la proprietà, delle quali nissun'autorità può disporre senza il consenso loro. Aggiunse a questi tutti quei diritti, che ai sudditi inglesi si appartengono, cioè a dir quello di avere parte nel Consiglio legislativo; e siccome gli abitanti delle colonie non erano, e per alcune circostanze di luoghi, e per altre cause non potevano essere nel Parlamento britannico rappresentati, così aver gli Americani il diritto di legislazione nelle rispettive assemblee, consentendo però essi di buon grado a sottomettersi a quegli atti del Parlamento, i quali siano di buona fede diretti a regolar il commercio, escluso ogni pensiero di tassazione tanto interna, quanto esterna: il diritto di esser giudicato dai Pari del vicinato, e quello di pacificamente raunarsi, e le petizioni loro indirigere al Re; e che il tenere un esercito stanziale nelle colonie a tempi di pace, senza il consenso delle rispettive assemblee colonarie, era cosa del tutto contraria alla legge. Finalmente si fece il congresso ad annoverare gli atti del Parlamento, che i diritti sin qui menzionati violati avevano, ai quali affermò, non poter gli Americani prestare obbedienza, nè potersi a niun modo al primiero stato di cose ritornare senza la rivocazione loro. Terminò con dire, che si sperava, che i concittadini loro dell'Inghilterra, riandando le rammentate leggi, annullate le avrebbero, e restituiti gli Americani a quei termini di felicità e di prosperità, che a' tempi andati avevano godute. Che intanto, e per ora essi s'eran risoluti a non introdurre, a non logorare, ed a non trasportar merci dall'Inghilterra, o verso la medesima. Determinarono eziandio di preparare una dicerìa da indirigersi al popolo della Gran-Brettagna, ed un memoriale agli abitanti dell'America inglese, siccome pure un altro al Re in conformità delle prese risoluzioni. Il pensiero loro era di procacciarsi colla prima favore presso i popoli inglesi, e gli animi di questi mitigare, i quali, siccome credevano, sarebbero stati grandemente alterati ai danni ricevuti nel commercio per causa delle leghe americane. Il che eseguiron essi con molta sagacità, lusingando dall'un de' lati l'orgoglio britannico, e dall'altro allegando, che, contro lor voglia, e come sforzati da una insuperabile necessità, si erano condotti ad abbracciare le pregiudiziali leghe. Aggiunsero, ch'essi eran pronti a risolverle, tosto che il governo gli avesse alle primitive condizioni ritornati. Noi trascriveremo una parte di questa dicerìa del congresso americano indiritta al popolo inglese, siccome quella, che dimostra acconciamente, quali fossero in America le opinioni di quei tempi; con quanto ardore ed ostinazione avessero gli Americani la causa loro abbracciata, e quanto già innoltrati si fossero nella carriera dell'accomodatamente scrivere, e quella eloquenza acquistata avessero, che ha tanta forza sulla mente dei popoli. I tre membri del congresso che la composero, furono Lee, Livinsgton e Jay. Generalmente si tenne, ne sia stato quest'ultimo l'autore. Pertanto ella stava nei seguenti termini: «Allorquando una nazione stata condotta alla grandezza per le mani della libertà e di tutta quella gloria risplendente, che dall'eroismo, dalla munificenza e dalla umanità esser può in dono data, si acchina alla ingrata opera di fabbricar catene pe' suoi amici e figliuoli, ed invece di dar favore alla libertà, si fa la difenditrice della servitù e dell'oppressione, deesi a giusto titolo sospettare, abbia ella cessato di seguir la virtù, ovvero che assai poca cura prenda della elezione de' suoi amministratori. «Quasi in ogni età, in molti e reiterati combattimenti, in lunghe e sanguinose guerre tanto cittadine, ch'esterne contro molte e potenti nazioni, contro gli assalti dei nemici discoperti, contro le più perniziose tradigioni degli amici, hanno gli abitanti della isola vostra, i vostri grandi e gloriosi antenati, la independenza loro mantenuta, e tramandati a voi posteri loro i diritti dell'uomo, e le benedizioni della libertà. «Non vi maravigliate adunque, se noi, che del medesimo ceppo originati siamo, i cui antenati sono partecipi stati di quei diritti, di tutte quelle libertà, e di quella costituzione, di cui voi sì meritamente vi gloriate, ed i quali hanno studiosamente a noi trasmessa sì bella eredità, guarentita dalla giurata fede del governo, e dal più solenne patto coi britannici sovrani, non vogliamo risolverci a dispogliarcene, ed a quegli uomini arrenderla, che non per nissuna giusta ragione sono tanto in ciò solleciti, ma a fine solamente, dopo essersi delle nostre vite e delle nostre proprietà insignoriti, possano con maggior facilità voi medesimi ridurre in ischiavitù. «La causa dell'America sì grave, diventata è ora l'oggetto, che tien sospesi ed attenti tutti gli uomini della presente età. Questa infelice patria è stata non solo oppressa, ma oltraggiata ed accalognata. Il debito nostro verso di voi, verso i nostri posteri, verso l'interesse vostro, verso il bene generale dell'Impero britannico c'invita e spinge ad indirigerci a voi per favellarvi intorno ad una cosa di sì gran momento. «Sappiate adunque, che noi ci crediamo altrettanto liberi, quanto voi siete; che mantegniamo, dover noi godere della medesima franchezza, di cui godono i nostri consudditi della Gran-Brettagna, e che niuna potestà su di questa terra ha il diritto di torci la roba nostra senza il nostro consentimento; che noi intendiam di goder dei medesimi vantaggi, che la costituzione inglese assicura ai sudditi, e particolarmente quello, che abbastanza non si può stimare del giudizio per Giurì; che noi pensiamo appartenere all'essenza della libertà inglese, che niuno possa essere condannato senza esser ascoltato, nè punito per offese imputategli senza aver la facoltà delle difese; che noi opiniamo, che la costituzione non dia autorità alla potestà legislativa della Gran-Brettagna di ordinare in veruna parte del globo una forma di governo arbitrario. «Questi diritti sono sacri, e voi stessi vel credete. Eppure essi, e molti altri stati sono empiamente e replicatamente violati. I posseditori delle terre della Gran-Brettagna non sono eglino i padroni della loro proprietà? Alcuno potrebbe forse rapirla loro senza il proprio consenso loro? Certo no; perchè dunque i posseditori delle terre d'America saranno eglino meno padroni delle terre loro, che voi delle vostre, o perchè le darebbon essi in poter del Parlamento vostro, o d'alcun altro Parlamento o Consiglio del mondo, che di elezione loro non fossero? Forse il mare, che ci separa, qualche differenza arreca esso nei nostri diritti, o si può ragionevolmente credere, che quei sudditi inglesi, i quali a mille leghe lontano dal palazzo del sovrano abitano, meno godano di libertà, che quelli, che di cento leghe solamente lontani ne sono? La ragione ripugna a queste distinzioni, e gli uomini liberi non ne potrebbero restar capaci. Eppure quantunque ingiuste e vane esse siano, il Parlamento pretende di aver il diritto di obbligarci in qualsivoglia caso; consentiamo o no, vuol egli nelle nostre proprietà por mano, usarle quando, e come gli aggrada. Ei si pensa insomma, esser noi suoi pensionarj, che tegniamo dalla generosità sua l'usufrutto delle nostre possessioni. Ma pensiamo bene noi, esser queste eresie nella politica inglese, le quali meglio privarci non possono di quello che ci appartiene, che gl'interdetti del Papa non potrebbero i Re privare de' scettri, che le leggi del paese e la voce del popolo hanno nelle mani loro posti. «In sul fine dell'ultima guerra, di quella guerra tanto gloriosa, fatta dall'ingegno e dall'integrità di un ministro, all'opera del quale l'Impero britannico il presente suo splendore e sicurezza riferir debbe; di quella guerra, alla quale tenne dietro una poco onorevol pace fermata sotto gli auspicj di un ministro, le massime e la famiglia del quale erano alla causa protestante ed alla libertà nemiche, allora, e sotto i consiglj di costui, fu fatto il disegno di ridurre i vostri concittadini d'America in servitù; il qual disegno sono andati dipoi appoco appoco, e costantemente colorendo. «Prima di questo tempo voi stavate contenti al trarre a voi quelle ricchezze, che i frutti erano del nostro commercio, al quale voi imponevate tutte quelle restrizioni, che più credevate all'interesse vostro profittevoli. Voi eravate i signori assoluti del mare; voi c'indicavate i porti, voi le nazioni ci assegnavate, nei quali e colle quali ci permettevate il nostro commercio esercitare; e noi, tuttochè dure, tuttochè aspre fossero le narrate condizioni, a queste ci uniformavamo senza querela; noi vi riguardavamo come i padri nostri; noi credevamo essere a voi congiunti coi vincoli i più forti; noi ci stimavamo felici di esser gl'istrumenti della vostra grandezza e della prosperità vostra. Della lealtà nostra, del nostro amore verso gl'interessi comuni dell'Impero britannico, noi ne chiamiamo voi stessi in testimonio. Non accozzammo noi tutte le forze di questo vasto continente a quelle, che l'inimico ributtarono? Non lasciammo noi le rive della patria nostra per andar lungi ad affrontar le malattie e la morte, a fine di dare all'armi britanniche in estremi lidi ajuto? Non avete voi rese grazie immortali allo zelo nostro? Non ci avete voi rimborsati delle grosse somme di pecunia, che oltre la rata e le facoltà nostre, e ciò voi confessaste, avevamo noi anticipate? Certo sì; che voglion dunque significare questo subito cambiamento, e queste voglie di servitù preparata per noi al ritorno della pace?» Dopo di aver narrata la storia delle presenti disturbanze, e tutte quelle nuove leggi annoverate, delle quali si querelavano, eglino continuaron così: «Tale è lo stato delle cose; or mirate a qual fine esse tendano. Ponete, che il ministero colla possanza della Gran-Brettagna, e coll'ajuto dei cattolici nostri vicini vinca la pruova in fatto della tassazione, e che ad una totale umiliazione ci riduca a schiavitù, una tale impresa accrescerebbe senza dubbio il vostro nazional debito, che già sì gravemente opprime le libertà vostre, e vi tiene ingombri con pensionarj e con impiegati. Il vostro commercio eziandio ne sarà diminuito. Ma sia pure che ne abbiate la vittoria. Quali vantaggi o quali allori ne sarete voi per côrre? Non potrà forse il ministero colle medesime arti suggettarvi? Voi cesserete, dite voi, di pagar le soldatesche. Ma le tasse raccolte in America, ma le ricchezze, e stiam per dire, gli uomini di questo vasto continente, e soprattutto i cattolici romani, saranno allora in potestà dei vostri nemici, e voi non potrete sperare, che dopo che ci avrete schiavi fatti, molti fra di noi ricusino di cooperare a farvi schiavi voi stessi. «Noi siamo persuasi avervi tuttora fra la nazione inglese molta virtù, molta giustizia, molta opinione comune. A' presenti dì noi ne appelliamo alla giustizia sua. Fuvvi detto da taluni, esser noi sediziosi, avidi d'independenza, impazienti di governo. Ma queste sono mere calunnie. Permetteteci di esser altrettanto liberi, quanto voi siete, e noi riputeremo sempre la congiunzion nostra con voi, come la nostra più bella gloria, come la più grande felicità. «Ma se vi siete al tutto risoluti di permettere, che i vostri ministri si rechino a gioco i diritti del genere umano; se vero è, che nè la voce della giustizia, nè le decisioni delle leggi, nè i principj della costituzione, nè i dettami dell'umanità non possano le vostre mani ritenere pronte a versare il sangue cittadino in cotesta empia causa, noi vi facciamo a sapere, che non sarem noi mai per acconsentire a diventare i tagliatori di legna, o gli attignitori di acqua d'alcun ministro, o di alcuna nazione del mondo. «Riponeteci adunque nel medesimo stato, in cui eravamo in sul finire dell'ultima guerra, e sarà tra di noi la primiera armonia ristorata. Ma siccome egli potrebbe addivenire, che, come voi foste da parecchj anni in qua sui comuni nostri interessi poco curanti, così il siate ancora per l'avvenire, noi stimiamo prudente cosa il discoprirvi, quali siano in ciò, già fin d'adesso, i nostri pensieri, o l'intendimento nostro. I ministri col distruggere il commercio di Boston voluto hanno alla suggezione costringerci, e forse il medesimo destino, che ai Bostoniani, si sta preparando a tutti noi. Perlochè procureremo noi di vivere senza commercio, ricorrendo pel sostentamento nostro alla bontà e fertilità delle nostre terre, le quali ogni cosa necessaria ci somministreranno, ed anche qualcuna di quelle, che sono alla vita gradevoli. Noi abbiam sospeso ogni introduzione dalla Gran-Brettagna e dall'Irlanda; e se in men che non fa un anno, non saranno le querele nostre ed i preghi esauditi, noi cesserem ogni trasporto verso di cotesti regni, e verso l'isole occidentali. Questi partiti, i quali di grave danno riusciranno pure a molti dei nostri concittadini inglesi ed irlandesi abbiam ben noi, nostro malgrado, ed a ciò spinti a viva forza dal desiderio della conservazione di noi medesimi, abbracciati. Ma ci giova sperare, che la giustizia e la magnanimità della britannica nazione daranno origine un dì ad un Parlamento di quella sapienza dotato, di quella independenza e di quell'amor della patria, che necessarj sono per salvar i diritti violati dalle fraudi di perversi ministri, e di malvagi consiglieri palesi, o segreti, ed in tal modo fra tutti gli abitanti dei regni e territorj di Sua Maestà quell'armonia, quella amicizia, e quella fratellevole affezione ristorare, che sono la cima dei desiderj di ogni vero, di ogni onesto Americano». Col memoriale poi indiritto agli abitanti dell'America volle il congresso, con una diligente enumerazione delle leggi violatrici dei diritti e privilegi, giustificar la causa loro; confermargli nella resistenza, e gli animi loro preparare agli estremi casi, osservando, che i disegni dei ministri per ridurre le colonie in servitù erano con tal costanza orditi, che sarebbe prudente cosa l'attendere i più tristi avvenimenti, e di tenersi ad ogni più dura cosa apparecchiati. Con quello finalmente indiritto al Re protestarono l'attaccamento loro ed amore verso quella Corona e verso la reale famiglia, ed affermarono, che niente altro, che le usurpazioni, le quali i malvagi consiglieri, ingannando il paternal cuore di Sua Maestà, avevano voluto usare, erano state valevoli ad allontanargli da quella soggezione, della quale hanno essi dato in più felici tempi tanti segnalati esempj, ed a sforzargli a por mano a quelle determinazioni, dalle quali il commercio dei consudditi loro doveva tanto danno sperimentare. Ma ciò aver ben fatto malgrado loro, ed indotti da una dura necessità; ed in fine, dopo di aver narrati tutti i motivi delle querele loro, seguitarono: «Da queste deliberazioni distruggitive dell'amministrazione delle colonie, che si sono dopo il fine dell'ultima guerra seguìte, sono nate tutte le miserie, tutti i pericoli, tutti i timori e le gelosie, che i rispettosi vostri sudditi delle colonie opprimono. Noi isfidiamo i nostri più astuti e più inveterati nemici a trovare a questa malaugurosa contesa altra origine ne' passati tempi, o altra causa fuori di quelle, che annoverate abbiamo. Se da una indole inquieta, se dall'amor di una malnata ambizione, se dalle perfide suggestioni di persone sediziose potessesi di questa riconoscere il principio, noi meriteremmo di esser con quelli ingiuriosi nomi chiamati, coi quali alcuni personaggi, che per altro noi veneriamo ed osserviamo, ci hanno chiamati. Ma noi altro non abbiamo fatto, che opporci alle novità, invece di farne; e di niuna offesa possiamo noi venir accusati, salvo che offesa si voglia riputare il risentirsi alle ingiurie. Se avesse al Creatore delle umane cose piaciuto di farci nascere in una terra di schiavitù, l'ignoranza e l'avvezzamento avrebbero il sentimento della condizion nostra potuto in noi mitigare. Ma mercè la sua adorabil bontà abbiamo, nascendo, la libertà eredata, ed il nostro diritto goduto sotto gli auspizj dei Re vostri antenati, la famiglia dei quali fu sul trono britannico stabilita per salvare e guarentire una virtuosa e prode nazione dal papismo, e dal dispotismo di un tiranno superstizioso ed implacabile. Ora siam sicuri, che la Maestà Vostra prova un contento nell'animo, che il suo titolo alla Corona sia su di quello stesso fondato, che il suo popolo ha alla libertà: e così non dubitiam noi in alcun modo, che la vostra reale sapienza non approvi la gelosa cura, colla quale essi s'attentano questo bene conservare, il quale hanno dalla divina Provvidenza ricevuto, e dimostri con questo la fede sua nell'eseguir quel patto, che l'illustre Casa di Brunswick alla dignità imperiale, che ella possede oggidì, ha innalzato. Il timore di essere dalla condizione sì gloriosa di cittadini inglesi degradati, e ad uno stato di schiavitù ridotti, mentre che gli animi nostri sono dal più sviscerato amore verso la libertà penetrati, e chiaramente preveggono i mali, che a noi ed alla posterità nostra si apparecchiano, commuove sì fattamente i nostri cuori, che noi dir con parole non lo potremmo; ma sì pure nascondere nol vorremmo. Sentendo come uomini, e pensando come sudditi, siccome noi facciamo, il silenzio nostro sarebbe dislealtà. In dando a Vostra Maestà questa informazione fedelmente, noi crediamo di far tutto ciò, ch'è in nostra facoltà, per procurar quello, che è una gran parte delle vostre reali cure, vale a dire, la tranquillità del vostro governo, e la prosperità del vostro popolo. E siccome la Maestà Vostra fra tutti gli altri sovrani gode di regnare sopra liberi cittadini, così noi pensiamo, che il linguaggio d'uomini liberi non sia per offenderla. Speriam piuttosto, che Ella farà cadere tutto il suo reale disdegno su quegli uomini perversi e pericolosi, i quali, intromettendosi audacemente tra la vostra reale persona ed i vostri fedeli sudditi, occupati, senza mai ristarsi da molti anni in qua, in romper quei vincoli, che le varie parti dell'Impero vostro congiungono, abusando dell'autorità vostra, calunniando i vostri sudditi americani, e proseguendo i più disperati, i più aspreggianti disegni di oppressione, ci hanno alla fin fine con accumulazione d'ingiurie troppo crudeli, perchè noi possiamo più lungo tempo sopportarle, alla necessità ridotti di turbar colle nostre querele il riposo di Vostra Maestà». Avendo il congresso con le raccontate scritture cercato di mitigar l'animo del Re, di conciliarsi la grazia dei popoli inglesi, ed ultimamente di apparecchiare e disporre i coloni ai futuri danni ed agli estremi casi, e generalmente di piegare in favor loro gli animi degli Europei, voltò il pensiero a guadagnarsi la benevolenza degli abitatori della provincia del Canada, perchè o s'aderissero alle parti loro, od almeno, tenendo la via neutrale, nell'imminente discordia non s'intromettessero. Imperciocchè, senza parlare dell'accrescimento di forza, che all'una parte, od all'altra avrebbe arrecato la unione dei Canadesi, forte ed agguerrita gente, l'avere quella provincia, che sta loro alle spalle, favorevole ed amica, era pei coloni stimata cosa di grandissima importanza. Ma in questo negozio non poteva non esservi molta disagevolezza; conciossiachè i Canadesi non erano avvezzi alle inglesi libertà, e stati erano lungamente contenti ai termini dell'antico governo sotto gli auspizj del regno di Francia. La diversità della religione era pure in questo una cosa di molto momento. E per verità in qual modo sarebbesi potuto persuader loro di pigliare la defensione di quei diritti, ch'eglino sì poco conosciuti avevano, e che o disdegnavano, o poco apprezzavano? O come si sarebbe potuto sperare d'indurgli a lamentarsi dell'atto di Quebec, il quale quella religione, che tanto avevano a cuore, favoreggiava, proteggeva, ed in molto miglior condizione poneva, che prima non fosse? Tuttavia il congresso, nella sua dicerìa al popolo canadese, molto destramente ebbe schivato queste difficoltà. Incominciarono con dire, che i Canadesi dovevano tutti i diritti avere, di cui fruivano i sudditi inglesi; accusarono poscia i ministri del disegno di volernegli privare ed al tutto suggettargli. Quindi con accomodate parole s'ingegnarono di dichiarare, quali siano questi diritti, quanto grande sia il pregio loro, quanto l'utile per la felicità di ognuno. Affermarono, i medesimi difendere il povero dal ricco, il debole dal potente, l'industrioso dal rapace, il pacifico dal violento, i posseditori dai signori, e tutti dagli arbitrj dei superiori. Asserirono, esser quelli al bene pubblico sì conducevoli, che per essi le colonie inglesi ne vennero in quella presente prosperità, in questa frequente popolazione, in questa conspicua possanza; l'atto di Quebec avernegli intieramente dispogliati; non rimaner per esso al popolo nemmeno un'ombra di autorità, la quale tutta è stata collocata nelle mani di coloro, che sono affatto in potestà della Corona. Del qual governo, aggiunsero, nissuno può immaginarsi nè più arbitrario, nè più tirannico. Conclusero finalmente, che qualunque fosse stata la tirannide antica sotto il dominio francese, la presente era molto peggiore; poichè allora eran Francesi, che altri Francesi governavano, e quella benignità, che non dava la maniera di governo, la dava necessariamente la comunion della lingua, dei costumi, delle opinioni, e la fratellevole congiunzione. Ma ora, che sono Inglesi, che reggono popoli francesi, questi non poter più nel costume dei reggitori, ma solo nelle provvide leggi trovare alcuna speranza di conforto, alcun freno contro l'abuso dell'autorità e contro le avare voglie dei ministri stranieri, i quali si daranno sempre a credere, covar essi sinistri disegni. Perciò gli esortavano a pigliare i medesimi partiti, a procurare la medesima causa, a procacciarsi quella libertà e franchezza, che i coloni avevano goduto e godevano, e volevano con tutte le facoltà loro e colle vite proprie sicurare. In rispetto poi alla religione per purgar gli animi di quei popoli dichiararono, che speravano, il modesto modo di pensare su di quest'oggetto della presente nazion francese farebbe di modo, che non si frammetterebbero ostacoli per impedire tra di loro la sincera amicizia. Posero in mezzo l'esempio degli Svizzeri, i quali, avvegnachè diversi tra di loro di religione, essendo gli uni cattolici, gli altri protestanti, pure e concordi vivevano fra di loro, e terribili si mostravano alle straniere nazioni. «Piglino adunque i Canadesi, soggiunsero, l'accettevol tempo, facciano un provincial convento, eleggano i deputati loro al congresso, e si accostino alla comune causa dell'America settentrionale; poichè di già il congresso medesimo ha con tutti i voti favorevoli decretato, che considerava la violazione dei diritti dei Canadesi introdotta dall'atto, che alterò la maniera del governo della provincia loro, come una violazione dei proprj diritti». Somiglianti lettere, ed allo stesso fine furono indiritte alle colonie di San Giovanni, della Nuova-Scozia, della Giorgia e delle Floride. Nel medesimo tempo vinse il congresso una provvisione, la quale ordinava, che l'arrestare alcuna persona in America affine di trasportarla oltremare per ivi essere processata per offese commesse in America, essendo cosa alla legge contraria, autorizzava la resistenza e la rappresaglia. Fatte tutte queste cose si risolvette, non senza però aver prima aggiornato il giorno dieci del vegnente maggio per la convocazione di un altro generale congresso. Nissun non negherà, che quest'assemblea abbia saputo bene usare l'opportunità delle cose e dei tempi, ed abbia in ciò mostrato molta avvedutezza. Ella non solo seppe acconciamente secondare quelle opinioni, che allora nell'America regnavano, ma queste accrebbe e dilatò in maravigliosa guisa, confermando gli ardenti, aizzando i deboli, conciliando gli avversi. Essa fece molte protestazioni di fede e lealtà verso il Re, le quali non potevano non ottenere il fine che si proponeva, quello cioè di servire di coperta e di escusazione agli ulteriori disegni, quando quelle non fossero esaudite. Ella molto opportunamente seppe lusingare l'orgoglio della britannica nazione, sperando in questo modo di renderla favorevole. Seppe ancora molto bene fomentar quelle opinioni in fatto di governo, che si erano in quel secolo molto rinforzate, le quali nate prima nella Gran-Brettagna avevano appoco appoco trapelato, e diffuse si erano anche fra le altre nazioni, e massimamente in Francia, dove erano con ornatissime parole, e non senza una singolar facondia state introdotte e mantenute dai più celebrati scrittori di quei tempi. Perciò in ogni luogo ed in ogni parte erano gli Americani, e specialmente i membri del congresso, considerati, come i liberali campioni, come i generosi difenditori di queste graditissime dottrine. In quanto al fine dove tendessero, non poteva cader dubbio alcuno; imperciocchè, se da taluno potevasi escusare ed anche lodare quella deliberazione loro di voler difendere anche coll'armi quei diritti, ch'essi credevano di possedere, certamente il voler trarre per mezzo di astute scritture nella confederazione loro altri sudditi della Corona d'Inghilterra, come per cagion d'esempio i Canadesi, i quali i medesimi diritti, o non avevano, o non pretendevano, era una cosa, che difficilmente si sarebbe potuta conciliare con quella fede, che vantavano. Ma nelle cose di Stato si fa spesso dell'utile onesto; e per verità nissun avvenimento poteva più utile estimarsi ai coloni di quello, che si fossero i Canadesi alla causa loro accostati. [1775] Le risoluzioni del congresso furono ricevute in America con un grandissimo consenso d'animi, ed approvate non solamente dal popolo, ma ancora dai maestrati sia ordinarj, sia estemporanei. L'assemblea della Pensilvania, convocata in sul finir dell'anno, fu il primo maestrato legittimo, il quale ratificò solennemente tutti gli atti del congresso, ed elesse i deputati pel nuovo. Poco poi, essendosi in questa medesima provincia fatto un convento, questo dichiarò, che se la petizione del congresso fosse disgraziata, e che l'amministrazione dell'Inghilterra fosse determinata a voler colla forza gli ultimi atti arbitrarj del Parlamento mettere ad esecuzione, dovessesi in tal caso resistere colla forza, e qualunque pericolo incontrare per difendere i diritti e le libertà dell'America. E non contenti alle parole, raccomandarono, si facessero provvisioni di sale, di polvere di artiglieria, di nitro, di ferro, d'acciajo e di altre munizioni da guerra. Carlo Thompson e Tommaso Mifflin, che fu poi generale, uomini l'uno e l'altro di grande autorità nella provincia, e per eccellenti doti d'animo assai conspicui, molto vivi si mostrarono in questa occorrenza, e fecero sì che le risoluzioni del convento fossero tosto recate ad effetto con molta efficacia. Nè i Marilandesi furono meno zelanti degli altri. Tutto era in moto nella provincia loro. Si facevano adunate in ogni luogo; si contraevano leghe; si eleggevano uomini a posta, acciò vegghiassero, fossero le risoluzioni del congresso osservate ed eseguite puntualmente. Il convento provinciale assegnò espressamente pecunia per procacciar armi e munizioni; chiarì nemico della patria chiunque ricusasse di fornirsene; i principali si facevan gloria di comparire armati in favore della libertà: si adunavano e si esercitavano le milizie; queste si levavano dall'autorità del governatore, e si sottoponevano a quella della provincia; elleno si tenevano pronte a marciare in ajuto di Massacciusset. Le istesse cose si facevano nelle contee basse della Delawara e nel Nuovo-Hampshire. Eravi l'assemblea legittima convocata. Approvò le operazioni del congresso, e scrisse congratulandosi ai Marilandesi del buono animo loro verso la patria, promettendo di star pronti in difesa di questa tanto cara e tanto diletta libertà. Ma non contenti gli abitanti a ciò, fecero un convento a Exeter, il quale ratificò le cose ordinate dal congresso, ed elesse i deputati al nuovo. Ma nella Carolina Meridionale, provincia tanto principale, le cose andarono molto calde. Vi si fece un convento di deputati di tutta la provincia. Questi decretò, doversi rendere immortali grazie ai membri del congresso, approvarsi le sue risoluzioni, doversi queste eseguire. S'incuorarono i manifattori del paese, ed ampie liberalità furono assegnate ad uso degli abitanti necessitosi di Boston. L'ardore ed il consenso erano universali. E perchè l'amor del prò, e l'interesse privato queste pubbliche risoluzioni non ingannassero, furono eletti uomini a posta, perchè fossero diligentissimi esploratori, e procurassero fossero mandate ad effetto. Nel Massacciusset e nella Virginia l'ardor delle genti era maraviglioso. Non si vedeva dovunque, che immagini di guerra, e sembianze di combattimenti. Gli abitanti di Marblehead, di Salem e di altre città marittime, essendo per le presenti occorrenze cessata l'opera loro in sul mare, alla quale erano avvezzi, si volsero all'armi di terra, e dentro vi si esercitavano con grande sollecitudine. Indrappellarono in poco tempo parecchj colonnelli di gente pratica nell'armi, e pronta ad esercitare la guerra, se pure a questo fatal termine si dovesse venire. Gli uffiziali delle milizie virginiane assembratisi al Forte Gower, dopo d'aver protestato di voler conservare fedelmente al Re la obbedienza, dichiararono, che l'amor della libertà, la carità della patria, e l'attaccamento ai giusti diritti dell'America dovevano ad ogni altro motivo sovrastare; e che per conservargli intendevano di fare ogni sforzo, quando a ciò fossero chiamati dall'unanime consentimento dei concittadini loro. Nelle province della Nuova-Inghilterra massimamente, essendo in questa i popoli molto dediti alla religione, e da questa più di ogni qualunque altro movevoli, i predicatori esercitavano negli animi loro una grandissima autorità. E questi in ciò spesso e con molto calore insistevano, che la causa degli Americani era la causa del cielo; che questo affeziona e protegge gli uomini liberi, ed ha in abborrimento gli autori della tirannide; che ingiusti e tirannici oltre misura erano i disegni dei ministri inglesi contro l'America; e che perciò era strettissimo dovere loro, non solo come uomini e cittadini, ma eziandio come cristiani di ovviare a questi tentativi, e di unirsi sotto i Capi loro per difender ciò che l'uomo ha più caro, la religione più sacro. Così gli abitanti della Nuova-Inghilterra presero il campo, invasati essendo di uno zelo religioso molto ardente, e credendo di fare in ciò una cosa gratissima al cielo. Si accozzaron in essi lo zelo politico e religioso, due possentissimi stimoli all'uman cuore. Perciò non si dovrà pigliar maraviglia, se negli avvenimenti che seguirono, diedero esempj non rari di un singolar coraggio e di una grandissima ostinazione. In mezzo ad un tanto consenso, la sola provincia della Nuova-Jork tentennò; imperciocchè ella, e principalmente la città capitale, erano molto in parte. L'assemblea sua, considerati i provvedimenti fatti dal congresso generale per interrompere il commercio coll'isole britanniche, gli ricusò; la qualcosa riuscì di non poco dispiacere agli abitanti delle altre province. Le cagioni di un accidente tanto inaspettato sono state le mene ministeriali efficacissime in quella provincia, il gran numero dei Reali che l'abitavano, i quali essi con nome tratto dalle Sette che regnarono in Inghilterra ai tempi della rivoluzione, chiamavano Tori; il commercio fiorentissimo della città della Nuova-Jork, che non si voleva perdere, e forse anche la speranza, che avevano i Jorchesi, che le petizioni del congresso avessero a consiglj più miti piegare i ministri britannici, se non fossero dalle rigorose determinazioni intorno il commercio accompagnate. Alcuni anche credettero, che questa della Nuova-Jork sia stata una mostranza astuta, per poter poi, ed all'uopo, dire di procedere giustificatamente. Il primo febbrajo si era il giorno destinato per la cessazione dell'introduzione delle merci inglesi nei porti dell'America giusta le deliberazioni del congresso; e quantunque esse fossero conosciute in ogni luogo, tuttavia anche dopo quel termine si appresentarono ai porti parecchie navi cariche di simili mercanzie, sperando i padroni d'introdurle di nascosto, o che avrebbero gli Americani rimesso della ostinazione loro, a ciò indotti dalla necessità, o dall'amor del guadagno. Ma queste speranze riuscirono vane nella maggior parte, anzi in tutte le province, eccettuata quella della Nuova-Jork. I carichi furon buttati in mare o rimandati. In cotal modo, mentre sussistevano tutt'ora gli ordini del governo antico in America, se n'erano formati dei nuovi, i quali più di quelli avevano forza ed autorità nei popoli. I conventi provinciali, distrettuali, e cittadini si avevan nelle mani loro recata quell'autorità, che agli antichi magistrati si apparteneva; e questi non avevano o la volontà, o la potestà d'impedirgli. Così non più i governatori e le assemblee consuete, ma i conventi, le congregazioni di corrispondenza, e quelle di vegghianza avevano la potestà dello Stato intrapresa. E dove queste mancavano, sopperiva il popolo colle adunate, e col trarre a calca. I più credevano, che, per l'effetto delle leghe contro il commercio inglese, questa volta molto severamente osservate, e per la fermezza dai coloni generalmente mostrata, si sarebbe evitato il sangue; che avrebbe buonamente il governo britannico dato alle cose americane un altro indirizzo, e sarebbesi perciò di questo ristorata l'antica tranquillità ed unione. I caporioni per lo contrario temevano o desideravano si venisse alle armi. In questo stato di cose si trovavano le colonie inglesi in America in sull'uscir dell'anno 1774, e nell'entrare del 1775. Intanto qualunque fosse il calore, col quale i coloni i disegni loro proseguivano, le cose si erano in questo mezzo assai raffreddate in Inghilterra rispetto alla querela americana. Gli abitanti di questo regno erano infastiditi del sentirne parlare più oltre, siccome quelli, che già da sì lungo tempo, e sì frequentemente, ne avevano tante cose da una parte e dall'altra udite. Si erano perciò dati in preda ad una quasi totale indifferenza. E stantechè questa contesa bastava già da dieci anni, e che sebbene avesse più volte fatto sembianza di volersi terminare in una aperta rottura, tuttavia non era mai a quel fatal termine pervenuta, così era entrata universalmente nei popoli una opinione, che si sarebbe, senza venirne agli estremi casi, qualche modo trovato di rassettarla. Si pensava ancora, che siccome già s'erano fatte concessioni agli Americani, così se ne potrebbero per avventura fare ancora dell'altre, le quali le cose avrebbero ad un perfetto accomodamento condotte, ovvero che agli Americani sarebbe finalmente venuta a noja l'interruzion del commercio, ed alle voglie della comune madre accostati si sarebbero. La quale opinione altrettanto più verisimile sembrava a tutti, in quantochè si teneva generalmente in poca stima il coraggio dei coloni, e che credevasi, che non sarebbe mai bastata la vista ai medesimi di provocare all'armi la nazione britannica, e molto meno d'incontrare alla campagna le soldatesche sue. Aggiungasi, che per procacciar la esecuzione delle ultime leggi proibitive contro la provincia di Massacciusset, le quali si sarebber potute facilmente estendere all'uopo anche all'altre colonie, non solo tutti gli eserciti della Gran-Brettagna non eran necessarj, ma neanco tutta l'immensa forza del suo navilio. Alcune navi di fila, che stanziassero alle bocche dei principali porti delle colonie, ed un certo numero di fregate, le quali mareggiassero nelle vicine acque per impedire che gli Americani non mandassero fuori al mare i vascelli loro, avrebber dato compimento a questa bisogna. E con qual costanza, pensavasi, avrebbero gli Americani potuto persistere in una resistenza, che nulla giovava in quanto ad ottenere il fine loro, non avendo essi navilj da opporre, e potendo dall'altro canto l'Inghilterra con poca spesa e con pochi uomini per lungo tempo ed efficacemente nelle intraprese proibizioni continuare, ed in questo totale inretamento del commercio americano? Dalla parte dell'Inghilterra erano i mezzi di nuocere pressochè infiniti e del tutto insuperabili, mentrechè l'America non aveva altri modi fuori di quelli di una passiva resistenza e della pazienza, delle quali non potevano i coloni prevedere, nè quale avesse ad essere l'effetto, nè quando il fine. Alle mercatanzie inglesi rimanevano allora tant'altre vie aperte, che quand'anche quella delle colonie fosse loro chiusa onninamente, questo non poteva un gran difetto originare nello spaccio loro. Si sperava ancora, che per le solite gelosie, e per l'amore dell'interesse, o questa o quelle delle città marittime dell'America si sarebbero dalla lega scostate. Il che sarebbe stato ad ogni modo la causa della totale risoluzione loro, stantechè le altre avrebbero seguitato di necessità l'esempio di queste, e le città situate all'indentro delle terre quello delle città marittime. Per tutte queste cagioni non è da prender maraviglia, se un tanto riposamento d'animi siasi allora manifestato fra i popoli d'Inghilterra; e siansi questi al tutto determinati ad aspettar dal tempo, dalla fortuna e dai procedimenti dei ministri il fine a questa incomoda querela. In mezzo a questa universale tiepidezza, ed in sul finir dell'anno 1774, fu convocato il nuovo Parlamento. Non essendo ancor ben note le operazioni del congresso generale, nè il consenso, col quale stat'erano ricevute, sperandosi tutt'ora nelle divisioni intestine e nell'efficacia dei partiti presi, il Re nella sua dicerìa introdusse il discorso delle disturbanze americane, annunziando, che la disubbidienza continuava nel Massacciusset; che le altre colonie lo sostentavano; che ogni provvedimento si era dato per fare eseguire le leggi del Parlamento; che si voleva ad ogni modo mantenere la suprema potestà legislativa della Gran-Brettagna in tutte le parti del suo dominio. Non fu senza fatica e senza molte disputazioni, che si potè nell'una Camera e nell'altra ordinar la risposta; contendendosi dalla parte dell'opposizione, che se il precedente Parlamento aveva alle deliberazioni proposte dai ministri acconsentito, ciò era perchè avevan essi asseverantemente detto, che avrebbero l'antica quiete restituito. Ma che ora si vedeva con evidenza, che le promesse loro erano state vane; e che perciò non si doveva più in quelle determinazioni continuare, ch'erano state e inutili e dannose. Essi forse, dicevano, udita qualche supplichevole voce da parte dell'America, od hassi qualche segno di penitenza delle passate cose, o di miglior volontà per l'avvenire? Mai no; per l'opposito maggior rabbia, maggior fervore, una più gran costanza, una più stretta concordia, ed una più viva fede nella giustizia della causa loro. E si vorrebbe ancora per orgoglio, e forse per vendetta, persistere in quelle risoluzioni, alle quali contrastavano la ragione, la giustizia ed una fatale esperienza? Ma i ministeriali urgevano dal canto loro, che i procedimenti degli Americani erano così lontani da ogni rispetto, che il sopportargli sarebbe viltà; ch'era una cosa strana il sentir dire, ch'erano gli Americani persuasi della giustizia della causa loro, perciocchè anche l'Inghilterra era persuasa della giustizia della sua; e se per questa contestazione giudicare l'Inghilterra non aveva diritto, lo avrà forse migliore l'America? Saper molto bene gli Americani, che si quistionava di un diritto, e non di pecunia, essendone il ritratto un nonnulla, e che si volesse per onor del regno mantenere. Ma nulla importare dell'onore del regno ai coloni, nulla poter soddisfare gl'incontentabili Americani. Essersi pruovate diverse vie di piacevolezza per ridurgli; ma essersi sempre fatti più insolenti. Attendere superbamente, che gl'Inglesi si avvicinino supplichevoli; che facciano ogni desiderio loro; tutto essersi fatto ciò, che gli amici degli Americani desiderato hanno; tutto essersi sagrificato fuori dell'onore; non consentire il cielo, che anche questo si abbandoni; non trattarsi più di tasse, ma di ammendar i commessi errori, di ristorar i fatti oltraggi. Ciò ricusar gli Americani; e perciò meritar gastigo, il quale se l'Inghilterra non facesse provar loro, crescerebbe vieppiù l'insolenza delle colonie ed il disprezzo, in cui ella è di già tenuta dalle europee nazioni, le quali sono alla pazienza e sopportazione dei ministri britannici in mezzo a tante e sì gravi provocazioni grandemente maravigliate. La risposta fu vinta secondo l'intento dei ministri, e con ciò gli Americani, i quali si erano dati a credere, che il nuovo Parlamento dovesse meno avverso del passato mostrarsi, furono delle speranze loro ingannati. Tuttavia nonostanti queste così vive dimostrazioni da parte del governo, egli pare, che essendo pervenute in Inghilterra, prima delle vacanze del Natale, le certe novelle delle cose operate dal congresso, e del maraviglioso consenso d'animi, che in America si osservava, ripugnando forse i ministri al por mano agli estremi consiglj, abbian fatto pensiero di rimettere un poco la durezza loro, ed aprire qualche adito di concordia. A questo fine lord North ebbe insinuato ai mercatanti americani, che si trovavano in Londra, facessero petizioni, promettendo, che sarebbero esaudite. In mezzo a questi barlumi di concordia arrivaron le nuove dello scisma della Nuova-Jork; cosa grave in sè stessa, e che ne prometteva delle più gravi ancora. Il ministro di nuovo orgogliatosi si ristette, e non volle più sentir parlar nè di petizioni, nè d'accordo. Le cose si volgevan un'altra volta alle risse cittadine ed alla guerra. Ei sottometteva alle due Camere tutte le scritture appartenenti alle cose dell'America. Lord Chatam accorgendosi della pertinacia dei ministri nel voler continuare negl'intrapresi consiglj, temendo non ne seguissero i più pregiudiziali effetti, lungamente e molto facondamente, ascoltandolo tutti con grandissima attenzione, favellò in favor degli Americani. Nè l'opposizione ai decreti dei ministri si contenne nei limiti delle due Camere del Parlamento. Una notabil parte della nazione britannica era del pari avversa, e massimamente i più ragguardevoli negozianti del regno. Le città di Londra, Bristol, Liverpool, Manchester, Norwich, Birmingham, Glasgow ed altre, nelle quali più fiorivano il commercio e le manifatture, presentarono le petizioni loro al Parlamento, colle quali con vivi colori descrissero i danni ricevuti nel commercio loro, e quelli che più gravi ancora sovrastavano per la sopravvenuta contesa coll'America. Lo pregarono, interponesse l'autorità sua, perchè l'antica quiete ed il passato pacifico stato di cose fossero restituiti. Ma le preghiere dei negozianti miglior effetto non sortirono, che l'autorità e le parole del conte di Chatam; e ne furon rimandati non senza molte male parole da parte dei ministeriali. Nel mentre che queste cose si facevano, Bollan, Franklin e Lee, agenti degli Americani in Londra, si rappresentarono nella Camera dei Comuni colla petizione, che il congresso aveva al Re indiritta, e che questi aveva rimandata alla Camera, pregando essere in difesa della medesima uditi. Si levò un romore incredibile, pretendendo i ministeriali, che non si dovevano nè una leggere, nè gli altri udire; e gli opponenti, il contrario. Affermavano i primi, che il congresso non era legale assemblea; che ricevere le sue petizioni sarebbe un riconoscerla; che le assemblee provinciali ed i loro agenti erano i soli e veri rappresentanti delle colonie, e che la petizione non conteneva altro, che le solite lamentanze sui diritti; ma che nissuno mezzo offeriva, niuna speranza probabile di voler venire ad un accomodamento. Ma i secondi discorrevano, che quantunque il congresso non fosse una legale assemblea, era esso però, più che non bisogna, competente per presentar petizioni, ognuno avendo, o da sè od unito con altri, il diritto di presentarle; che coloro, i quali firmata la petizione avevano, erano personaggi dei più autorevoli delle colonie; e salvar pur la spesa, che si ascoltassero, se non nella pubblica qualità loro, almeno nella privata; che nissun governo esisteva più nelle colonie; che i moti popolari vi avevan tutto contaminato; che si doveva perciò far caso della rappresentanza di quel governo, che la necessità delle cose vi aveva stabilito; che si ricordassero molto bene, che le disturbanze americane erano nate, ed a questo termine che si osservava oggidì cresciute, per non essersi volute le petizioni ascoltare; che si doveva la presente occasione abbracciare, la quale trasandata, nissun'altra se ne appresenterebbe, e sarebbe ogni speranza di accordo spenta; che questa era probabilmente l'ultima pruova che gli Americani volevan fare d'inchinarsi, la quale ricevuta essendo con alterigia, sarebbe principio di calamità inevitabili; imperciocchè entrerebbe negli animi di quelli la disperazione, e con questa la ostinazione. Ma i ministri stavano alla dura, e pretendevano la dignità dello Stato. La petizione ne fu disgraziata. Nè con più benigne orecchie fu udita una petizione dei proprietarj delle Isole occidentali, i quali posero sotto gli occhi della Camera il danno, che provavano dall'arrestamento del commercio loro cogli Americani. I ministeriali guardavan sopra le petizioni, come se altrettanti trovati fossero delle fazioni; e che se pur, dicevano, dentro le risoluzioni concernenti l'America vi era qualche danno, questo era un male necessario, una calamità inevitabile. Aggiungevano, che i mali sarebbero ancor maggiori, se il governo facesse vista di piegarsi alle voglie dei sediziosi, o calare agli accordi coi ribelli. Dopochè ebbero i ministri le petizioni dell'America, e quelle che in favore di lei dall'Inghilterra e dalle Isole occidentali erano state porte al Parlamento con sopraccigli levati ricevute; e dopo che ebbero tutti i partiti ributtati, che dagli opponenti erano stati proposti, si discoprirono, e nel cospetto di quello disvelarono, quali fossero i consiglj, che intendevano di seguire per ridurre gli Americani all'obbedienza. Indotti sempre da quella opinione, che le leghe americane sarebbonsi risolute di breve per causa degl'interessi diversi, dei varj umori, delle rivalità che nelle diverse colonie esistevano; ed a motivo anche, ch'erano grandemente contrarie all'interesse ed ai comodi dei privati; credendo eziandio, che maggiori privazioni delle cose al vivere necessarie non avrebbono i coloni così di leggieri sopportato, si persuadettero, che senza mandare in America numerose soldatesche, ma solamente con certi rigorosi statuti, con alcune risoluzioni proibitive, che andassero a distendersi oltre la provincia di Massacciusset, ed a ferire nelle più interne parti il commercio degli Americani, potevano l'intento loro ottenere. Al che si deve aggiungere, che i ministri pensavano, che in America gli uomini parziali per l'Inghilterra fossero, e molto numerosi, e dei più riputati in quelle contrade, i quali avrebbero le prime occasioni pigliate per mostrarsi vivi, e che finalmente gli Americani, siccome erano, giusta l'opinione dei ministri, d'animo abbietto e poco usi alle guerre, non avrebbero osato guardare in viso i soldati britannici. Così essi si accostarono ad alcune deliberazioni, le quali erano forse più crudeli, e certo più irritanti, della stessa aperta guerra; conciossiachè abbia l'uomo in minor detestazione quegli che, combattendo contro di lui, gli lascia i mezzi della difesa, che non quello, che il pone in mezzo alla necessità della fame, senza ch'egli sen possa con un generoso sforzo sottrarre. Tali erano, come tosto vedremo, i disegni dei ministri britannici, dai quali raccolsero quei frutti, che se ne dovevano aspettare. Ma per mandargli ad effetto era prima di tutto necessario il poter usare una parola, che gli avrebbe tutti renduti legittimi, e questa era quella di ribellione. I dottori, che nelle loro consulte avevano introdotti, dopo di aver molto bene considerato per ogni verso il caso, trovarono una cosa, la quale, se sarebbe stata certa in altri regni, poteva per avventura parere a taluno tuttora dubbia in quello d'Inghilterra; cioè, che nella provincia di Massacciusset esisteva la ribellione. Perciò lord North addì due di febbrajo, dopo di esser ito divisando la benignità, colla quale il Re ed il Parlamento avevano proceduto per sostener le leggi del regno, e la necessità che sovrastava ai ministri di proteggere efficacemente dalla rabbia dei sediziosi le persone fedeli ed affezionate, propose, che nella dicerìa, che il Parlamento doveva indirigere al Re, si dichiarasse, che la ribellione esisteva nella provincia di Massacciusset, e ch'era questa fomentata e sostenuta da illegali leghe, da criminosi accordi contrattisi nelle altre colonie con grave pregiudizio di molti innocenti sudditi di Sua Maestà. Il dichiarare i Massacciuttesi ribelli era un gettare affatto il dado, ed un dinunziar loro la guerra. Perciò gli oppositori si mostrarono molto ardenti nel contrastare alla proposta del ministro; e molti fra di quelli stessi, che il secondavano, parvero ripugnar molto, e quasi inorridire ad una cosa sì grave, e tanto pregna di future calamità. Contendevano, che fossero pure quanti e quali essi erano i disordini in Massacciusset, l'origin loro e la causa prima dovevansi riferire alle tente di coloro, quali avevano in animo di stabilire il dispotismo, e manifestamente tendevano a ridurre alla più abbietta condizione di servitù gli Americani, da introdursi poscia nel cuore stesso dell'Inghilterra; e conchiudevano con affermare, che il resistere all'oppressione era un diritto dei sudditi, e che dell'esercizio di questo diritto se ne avevano nei regni inglesi altri esempj. Insistevano ancora, che niun atto di violenza era stato commesso nella provincia di Massacciusset, che uguali e maggiori non siano stati usati in ciascuna delle altre, e che questa parzialità avrebbe prodotto pregiudiziali effetti; che l'aggravar la mano su di una sola provincia colla speranza di dividerla dall'altre era cosa vana, stantechè tutte erano nella medesima causa unite; che tutte difendevano i medesimi diritti; che il dichiarar la ribellione era una cosa, che aveva in sè molto pericolo e nissuna utilità, non servendo, che ad aggravare il male, a render gli animi più ostinati, ed a disporgli a resistere con più sforzo e coll'ultimo sangue; poichè niun'altra speranza era lasciata loro, che nella vittoria. Ma i ministeriali, e massimamente i dottori, che gli secondavano, mantenevano, che i ribelli fatti dovevano col nome di ribellione chiamarsi; che il resistere coll'aperta forza alle leggi del regno si riputava ribellione in Inghilterra, e tale dovevasi anche riputare in America; che la misericordia e la liberalità verso gli obbedienti si sarebbero tramescolate col rigore e colla forza contro gli ostinati; che la ragione di Stato e la giustizia richiedevano il gastigo di questi; che la punizione di pochi avrebbe anche gli altri richiamati al dovere, e che in tal modo la unione delle colonie sarebbesi disciolta; che del rimanente la resistenza degli Americani era una cosa da tenersi in niun conto, essendo essi, dicevano, codardi di natura, inabili ad ogni sorta d'ordine militare; fievoli di corpo, lordi d'inclinazione; che non potrebbero continuare un sol anno in guerra, senza che o si disbandassero, o fossero sì fattamente assottigliati dalle malattie, che si abbia a credere, che poche forze debban bastare a suggettargli. Il generale Grant tanto s'infautò in questo pensiero, che disse spacciatamente, che gli bastava la vista con cinque reggimenti di fanti di traversar tutta la contrada, e cacciarsi innanzi tutti gli abitanti da un'estremità del continente all'altra. Queste cose i ministri, che tenevano del gretto anzichè no, se le lasciavan calare molto volentieri, e assai dolcemente se le credevano; e questa fu una delle principali cagioni dell'ardir loro a cominciar la guerra, e dell'avervi fatto contro sì deboli provvedimenti. Il partito posto dal lord North fu approvato con due terzi più di voti favorevoli. Ma gli opponenti, conoscendo pure di quanta importanza fosse il fare una sì espressa dichiarazione di ribellione, non si perdettero d'animo; che anzi il giorno sei dello stesso mese, lord Giovanni Cavendish mosse nella Camera dei Comuni, che si riconsiderasse. Il signor Wilkes, uno dei più ardenti libertini di quei tempi, e come si suol dire un repubblicone largo in cintura, rizzatosi, parlò nei seguenti termini: «Io mi maraviglio bene, che in una causa di tanto momento, quale quella si è, di cui ora si tratta, delle colonie inglesi della settentrionale America, e nella quale tutti i diritti comuni del genere umano, e tutti quei punti principali si comprendono, che alle bisogne di Stato, od alla legislazione si appartengono, si voglia, non so se mi debba dire, con sì poco riguardo, ovvero con tanta inconsideratezza procedere; e come così di leggieri sostener si possa, che quelli uomini, i quali sono sovente stati con sommissime lodi innalzati fino al cielo per l'amore loro verso di questa patria, per la generosità loro a concederle quegli ajuti, che le abbisognavano, e pell'egregio valore mostrato in difenderla, ora siano dall'antico costume loro tanto mutati e diversi, che ingrati, sediziosi, empj e ribelli s'abbiano ad appellare. Ma se così è, egli è ben forza il confessare, che per qualche assai grave cagione siano sì insolite affezioni nate, un tanto cambiamento negli animi dei fedelissimi popoli intervenuto. Ma chi non sa, chi non conosce la mattezza nuova, che invasò i nostri ministri? o chi ignora i tirannici consiglj presi da due lustri in qua? Eglino voglion ora, che noi portiamo al piè del trono una risoluzione ingiusta, temeraria, piena di sangue e di un orribile avvenire. Ma prima che questo si permetta loro, prima che s'intraprenda la civil guerra, prima che la madre impugni l'armi contro la propria figliuola, spero io, che la Camera sarà per considerare i diritti dell'umanità, la causa ed il fondamento della presente querela. Sta per noi forse la giustizia? Certo mai no. E' bisogna esser affatto nuovo nella costituzione inglese, per non sapere, che le contribuzioni sono doni gratuiti dei popoli; e' bisogna aver la mente cieca, per non vedere, che i nomi di libertà e di proprietà cotanto grati alle orecchie inglesi, non son più altro, che uno squisito scherno, che un grave insulto fatto agli Americani, se si può nelle proprietà loro por la mano senza il consentimento loro. E che mestiero c'è di questo nuovo rigore, di questi insoliti consiglj? Gli Americani non sono venuti forse sempre, e prontissimamente, e liberalissimamente in ajuto della patria? Nelle ultime due guerre contro la Francia più vi concedettero, che non dimandavate, e che concedere non potevano. Eglino vi furono delle ricchezze loro non che liberali, prodighi; ei combattettero ai fianchi vostri; ei gareggiarono di valore e di coraggio con essi voi; ei furono a parte della vittoria contro il comune nemico della libertà dell'Europa e dell'America, contro l'ambizioso ed infedel Francese, che noi ora temiamo, che piaggiamo oggidì. Ed in questo punto istesso, in cui noi gli vogliamo con l'odioso nome di ribelli marcare, qual è la favella loro, quali le protestazioni? Leggete, che il ciel vi guardi, la petizione del congresso indiritta al Re, e vi troverete, che son pronti essi, come sempre stati sono, a testificar la fede e lealtà loro, i più rilevati sforzi facendo per fornir i sussidj, per effettuar le leve, quando a norma della costituzione ricerchi ne siano. Eppure si va qui vociferando da alcuni uomini avventati, che gli Americani vogliono l'atto di navigazione disfare; che intendono di levarsi di sotto alla maggioranza inglese. Ma volesse pur Dio, che non fossero più provocative, che vere queste stesse parole. _Eglino non dimandan altro_, così favellan essi nella petizione, _che la pace, la libertà e la sicurezza. Ei non pretendono nè la diminuzione della prerogativa reale, nè alcun nuovo diritto. Ei son pronti e risoluti a questa prerogativa difendere, a questa autorità mantenere, ed a quei vincoli stringere viemmaggiormente, che alla Gran-Brettagna gli congiungono_. Ma i nostri ministri, forse perchè dire si possa, che puniscono in altri il peccato loro, questi medesimi vincoli vogliono non solo allentare, ma disciogliere e rompere affatto. Ci si presenta la provincia di Massacciusset, come se ella avesse rizzate le insegne della ribellione. Altri eloquenti ed offiziosi personaggi di questa Camera pretendono anche tutte le altre province comprendere nei medesimi e delitto e proscrizione. Ma lo stato presente loro è forse veramente ciò, che ribellion si chiama? O non forse meglio una giusta e convenevol resistenza a quegli atti arbitrarj, che la costituzione interrompono, che le libertà e proprietà loro intraprendono? Ma so ben io quel che succederà, e non voglio ristarmi dal dirvelo, comunque strano e duro abbia a taluni sembrare, acciocchè non possa venir io accusato di avere, in sì grave occorrenza e nel principio delle imminenti calamità, del debito mio verso la patria mancato. Sappiate adunque, che una resistenza coronata dal successo si chiama una rivoluzione e non una ribellione; che il nome di ribellione sta scritto sul dorso del sedizioso che fugge, e quello di rivoluzione brilla in sul petto del guerriero vittorioso. Chi ci assicura, che per l'effetto della violenta e folle dicerìa di questi dì, gli Americani, dopo d'avere sguainato la spada, non siano ad esempio nostro per gettarne il fodero lungi da loro? Come sappiam noi, che in poco d'anni non abbiano la rivoluzione del 1775 a festeggiare, siccome quella noi celebriamo del 1688? Se il cielo non avesse favor dato, e coronata con un felice evento la generosa impresa dei nostri padri per la libertà, il nobil sangue loro arrossati avrebbe i fatali ceppi in vece di quello dei traditori e ribelli Scozzesi; e quello, al nome inglese orrevolissimo fatto, sarebbe di ribellione tacciato contro l'autorità legittima del Principe, invece di esser lodato ed esaltato, come una resistenza autorizzata da tutte le leggi divine ed umane, e come un generoso cacciamento di un abborrito tiranno. Ma poniamo, che con più infelice augurio contro di noi combattano gli Americani, che noi con Jacopo combattuto non abbiamo, non sarà forse perniziosa e deplorabile la vittoria? Non saranne perduta, non che l'americana, l'inglese libertà? Quegli eserciti, che soggiogheranno i coloni, suggetteranno anche i padri loro. Mario e Silla, Cesare, Augusto e Tiberio la romana libertà oppressero con quelle stesse soldatesche, che state erano levate per la superiorità romana mantenere sulle suddite province. Ma la bisogna andò anche più oltre, che gli autori stessi non divisavano; poichè i medesimi soldati che spento avevano la romana repubblica, distrussero e rovinarono da capo in fondo la potenza imperiale essa stessa; ed in men che non fa cinquant'anni dopo la morte di Augusto, quegli eserciti che avevano il debito di tener le province in soggezione, non meno che tre Imperadori nello stesso tempo chiarirono, dell'Impero disponevano a lor talento, ed a chi più lor veniva a grado il trono dei Cesari concedevano. Ma non posso io meglio restar capace della prudenza, che della giustizia della deliberazion vostra. Dove sono le vostre forze? dove le armi? come le manterrete voi? come le fornirete? La sola provincia di Massacciusset ha in questo punto trentamila armati in pronto, usi alle armi e pratichi della militar disciplina; ad un grand'uopo potrà essa condurne in campo novantamila; e così farà ella al certo, quando ciò, che di più caro ella ha, sarà tratto a pericolo, quando ella sarà a difendere sforzata contro i crudeli oppressori i suoi beni e le sue libertà. Quell'onorando Signore, che porta la fettuccia cilestra, ci assicura che diecimila uomini dei nostri, con quattro reggimenti irlandesi faran tornar loro un poco di cervello in capo, e gli faran star queti per bella paura. Ma dove lo manderete voi, Signore, questo esercito? Per avventura potrete voi incendiar Boston, o presidiarlo forte; ma la provincia sarà perduta per voi. Voi avrete Boston, come avete Gibilterra, in mezzo ad un paese, che non sarà vostro; tutta la terra-ferma d'America sarà in mano dei nemici. Vedrem rinnovarsi l'esempio della pelle del bue, che circoscrisse i limiti delle mura di Cartagine. Veggio già fin d'adesso nascere e crescere l'independenza d'America, e questa la grandezza acquistare, in sulla libertà fondandosi, dei più ricchi, dei più possenti Stati dell'universo. Io temo gli effetti della presente risoluzione; io temo l'ingiustizia e la crudeltà nostre; io ridotto i frutti della nostra imprudenza. Voi volete gli Americani trarre alla disperazione. Essi le libertà e proprietà loro difenderanno con quel coraggio, che inspira l'odio della tirannide, con quell'istesso, col quale i gloriosi nostri antenati hanno i minacciati diritti loro, e difesi e stabiliti. Dichiarerannosi independenti, e ad ogni più grave pericolo si metteranno, ogni altro male incontreranno, ad ogni più crudele sventura sottentreranno, piuttosto che piegar il collo sotto quel giogo, che i ministri stan loro apparecchiando. Ricordivi di Filippo secondo, re della Spagna; sovvengavi delle Sette Province, e del Duca d'Alba. Si deliberava nella consulta del Re, quale fosse il partito da pigliarsi in riguardo ai Paesi Bassi. Alcuni consigliavano il rigore, altri la clemenza. Prevalsero i primi. Il Duca d'Alba fu vittorioso, egli è vero, per ogni dove; ma le crudeltà sue seminarono i denti del serpente. I pitocchi, i guidoni di Brilla, come gli chiamavano, tenuti tanto a vile, quanto gli Americani or sono, furon quelli, che diedero il primo crollo alla potenza spagnuola. E ragguagliando le probabilità dell'evento da una parte e dall'altra, può forse l'Inghilterra altrettanta speranza di vittoria avere, quanta aveva la Spagna? Certo, mai no. Eppure a tutti è nota l'uscita di quella impresa, e come quel possente impero sia stato lacerato e diviso in varie parti per sempre. Giovatevi, se un eguale destino non volete incontrare, della sperienza de' tempi. Ma voi volete chiarir ribelli gli Americani, ed aggiugnete le più aspre parole, gli più amari scherni alla ingiuria ed all'ingiustizia. Se voi manterrete la deliberazione vostra, ogni speranza di concordia è spenta. Gli Americani vinceran la pruova; tutto il continente dell'America settentrionale sarà dall'Inghilterra smembrato, e già si rompe quel vincolo, che queste due, una volta amiche e parenti contrade, tra di loro collegava e congiungeva. Abbenchè mi giovi ancora sperare, che il giusto disdegno del popolo inglese sarà per punire gli autori di si perniziosi consiglj; e che quei ministri, i quali primi inventati gli hanno, pagheran colla vita loro le pene della perdita della principale fra le province americane». Così parlò quell'uomo ardentissimo; e se il suo non è stato profetare, non vaglia. Dal che si può forse con nuova pruova argomentare, esser vero il volgar motto, che meglio indovinano i matti che i savj; imperciocchè tra le altre cose si disse a quei tempi anche quella, che Wilkes sentiva dello scemo. Ma il Capitano Harvey parlò all'incontro nella seguente sentenza: «Abbenchè io non creda di essere da tanto, che nella presente causa io possa con tanta facondia disputare, con quanta il mio infuocato avversario ha favellato in favore di coloro, che all'antichissima potestà della Gran-Brettagna alla scoperta ed armata mano resistono, essendo quelle gentili discipline, che agli uomini insegnano l'arte del bene e leggiadramente favellare, troppo dalla mia professione diverse e lontane, tuttavia non mi rimarrò io dal dirne liberamente quel che ne sento, quantunque dovessero le mie parole dagli uomini parziali in mal senso essere interpretate; ed io stesso rappresentato, come autore d'illegittimi consiglj, come difenditore, siccome essi dicono, della tirannide. Ed in sul bel principio io non posso non deplorare la sventura dei presenti tempi; e quel destino, che la nostra cara e gioconda patria persegue, ch'ella sia a questi stretti termini condotta non solo dal pervicace animo di quegl'ingrati figliuoli, che vivono dall'altra parte dell'Oceano, ma eziandio da alcuni fra gli abitanti di questo regno, i quali, non che per debito di giustizia e di gratitudine, ma di onore ancora, dovrebbero quella sostentare e difendere, a quella porger la lingua e le mani ajutatrici. Fintantochè non si porrà un freno ai sediziosi, i quali con eguale costanza ed arte, che vergogna ed infamia loro soffiano la discordia, e spargono il veleno loro in ogni luogo, invano potrem noi sperare, senza venirne agli ultimi danni, di ridurre i Capi di quel popolo invasato al debito loro. Il negare, che la potestà legislativa della Gran-Brettagna non sia sovrana, intiera e generale sovra tutte le parti del suo dominio, mi par cosa troppo puerile, perchè vi si possa spender più parole intorno. Quello che voglio dire si è, che sotto queste coperte di diritti, sotto questi colori di franchigie, con questi pretesti d'immunità nascondono questi buoni e fedeli Americani il disegno non nuovo, ma ora apertamente messo avanti, di levarsi dal collo ogni specie di superiorità, e ad ogni modo una nazione independente diventare. Si dolsero gli Americani della tassa della marca. Ella fu tolta. Furonne essi contenti? Mai no; anzi ridussero le cose a peggiore stato, ora non volendo rifar i danni agli offesi, ed ora quelle risoluzioni annullare, che pizzicavan già fin d'allora di ribellione. Eppure non si trattava in quei casi di tasse nè interne nè esterne. Furono quindi posti i dazj sul vetri, le carte, i colori ed i tè. Di nuovo si ammottinano; e la benignità di questa troppo amorosa madre rivocava ancora la più parte di quei dazj, lasciando solo quello in sui tè, che doveva al più gettare sedicimila lire di sterlini. Anche questa avrebbe per l'inudita pazienza e mansuetudine sua rivocata la Gran-Brettagna, se i coloni, coi quieti e pacifici modi procedendo, avessero la rivocazione addimandata. Ora si lamentano degli eserciti stanziali mandati colà per mantenervi la pubblica quiete. Ma, in nome di Dio, qual è la causa della presenza loro in Boston? Le disturbanze americane. Se i coloni non avessero dapprima la pubblica tranquillità turbata; se non avessero insultati i vostri uffiziali; se le proprietà pubbliche e private rispettate avessero, nè apertamente alle leggi del Parlamento ed agli ordini del Re contrastato, essi i soldati armati non avrebbero dentro le mura loro veduti. Ma il fatto sta, che pongon essi espressamente le cagioni per potersi poscia lagnare degli effetti. Allorquando era presente un pericolo, allorquando sovrastavano gli esterni ed i domestici nemici, eglino agli eserciti stanziali posti nel cuore stesso delle province loro non solo acconsentivano, ma questi da noi richiedevano con ogni maniera di più efficace istanza. Ma passato il pericolo, e restituiti i coloni colla pecunia e col sangue nostro alla pristina sicurezza, tostochè questi eserciti son diventati necessarj per frenare i faziosi, per dar forza alle leggi, tosto sono essi contrarj alla legge, sono una manifesta violazione delle libertà americane, sono un tentativo di tirannide; come se non fosse diritto ed obbligo dell'autorità suprema di mantener del pari la pace interna, che l'esterna, e di contener egualmente i domestici nemici, che i forestieri. E come se temessero gli Americani di esser un dì chiamati a parte della rappresentazione nazionale nel Parlamento, preoccupano il passo, e vi ammoniscono, che per la lontananza loro non possono nel Parlamento britannico venir rappresentati. Il che, se non m'inganno, vuol significare, che non voglion essi una comune potestà legislativa coll'Inghilterra avere, ma sibbene più tosto una propria loro, e da questa nostra affatto separata. Ma che vado io divisando, o quali dubitazioni son queste? Non si contentano essi di metter la discordia in casa loro, di corrompervi tutti gl'istrumenti del vivere civile, ma vanno ancora a gettar semi di erbe contrarie nelle vicine province della Nuova-Scozia, delle Floride, e principalmente in quella del Canadà. Nè qui si rimangono le americane fraudi. Non abbiamo noi letto qui, sotto di questo felice e benigno cielo, le infiammative parole della dicerìa loro al popolo inglese indiritta per trar questo a parte della ribellione? Anche qui avrebbero voluto, e per quanto sta in loro, tentato hanno, introdurre le ruberie, i saccheggi, le ferite, gli oltraggi, i tumulti e l'aperta resistenza alle leggi. Ahi misero! ahi disgraziato! ahi mille volte infelice popolo inglese, se lasciato ti fosti dalle lusinghe americane sedurre, dalle arti ingannare, dalle provocazioni incitare; che di questa lietissima pace, di questa dolcissima libertà già più tu non goderesti, e la feroce anarchia avrebbe già distrutte le tue ricchezze, annientata la tua potenza, ed ogni contento di questa felicissima vita, che ora vivi, guasto e contaminato. Già rompono ogni freno, già d'ogni rispetto si dispogliano, ed in mezzo alla cupezza delle arti loro, in mezzo a quell'ombre, nelle quali si avviluppano, lascian, come loro malgrado, trapelar l'intento loro; e se non la realtà istessa, certo la forma e lo stile assumono di una nazione independente. Chi di noi non si è commosso sin dentro all'anima, chi non ha pigliato sdegno, udendo le risoluzioni del congresso, colle quali in modi e parole, che meglio si converrebbero alle altiere Corti di Versailles e di Madrid, che a' sudditi di un gran Re, prescrivono superbamente, che ogni commercio, ogni traffico sia interrotto tra la loro e la nostra contrada? Fra tutte le altre nazioni possiamo le merci nostre, le nostre derrate trasportare. Solo sotto il cielo inospitale dell'America, solo in quelle terre tinte del nostro sangue, e bagnate del nostro sudore sparsi in prò e benefizio degli abitanti suoi non può l'industria inglese sperar protezione, trovare asilo. Siam fatti e nati noi per sopportare, che i sudditi nostri descrivano il cerchio di Popilio, ed imperiosamente ci dicano, con quali condizioni, e non altrimenti, ci consentano ad obbedire alle antiche leggi della comune patria? Ma bene sta; eglino ne sono ben contenti, perciocchè sperano, che abbia a nascere dalla nostra magnanimità la guerra, e dalla guerra l'independenza. E qual è questo popolo, cui i benefizj non obbligano, la mansuetudine inacerba, la necessità della difesa da esso stesso indotta offende? Se adunque non può più rimanere dubbio alcuno intorno l'intendimento di questi sconoscenti coloni; se una universale resistenza al civil governo ed alle leggi del paese; se l'impedire il reciproco e libero commercio tra una parte e l'altra del regno; se il contrastare ad ogni atto della potestà legislativa dell'Inghilterra; se il negare in fatti ed in parole la sovranità di questa contrada; se il por mano nella pecunia pubblica; se l'insignorirsi delle fortezze, delle armi e delle munizioni del Re; se il provocare i sudditi di quelle e delle vicine province a pigliar l'armi, ed a resistere all'autorità legittima della Gran-Brettagna sono atti di ribelli, egli è pur forza il confessare, che gli Americani sono in istato di ribellione constituiti. Orsù adunque pigliamo i consiglj risoluti; e se un'altra alternativa non ci è lasciata, se bisogna usare quella potenza, che il giusto Iddio ci ha concessa, onde protegger l'universalità dell'impero, mostriam pur noi agli Americani, che se i nostri gloriosi antenati sparsero il sangue loro per lasciarci questa libera costituzione, noi, come degni posteri loro, ad onta delle fazioni al di dentro, e delle ribellioni al di fuori, sapremo bene quella intatta ed incorrotta ai nostri discendenti tramandare. Odo dire a questi propagatori di sinistri augurj, che sarem perdenti nella contesa. Ma tutte le imprese umane han sempre in sè stesse una parte d'incertezza. Hanno perciò da ristarsi gli uomini generosi, e da lasciarsi condurre oziosamente all'arbitrio della fortuna? Certo, se queste timide dottrine prevalessero, se volessesi sempre andare a gioco vinto, nissuna rilevata impresa si tenterebbe, e tutto governerebbe il caso ed il cieco destino. Abbenchè nella presente bisogna io creda, che noi dobbiamo migliori speranze avere; conciossiachè, passando anche sotto silenzio il valore dei nostri soldati, e la perizia dei nostri capitani, gli uomini fedeli non sono, come credono alcuni, o come fingon di credere, sì rari in America; nè potranno gli Americani sopportare il difetto delle cose al viver necessarie, che il numeroso navilio nostro sarà per vietare, perchè ai lidi loro non approdino. Questo è quello che nel presente fatto io sento; questi i pensieri di un uomo nè parziale nè invasato, ma da ogni anticipata opinione libero, e pronto a combattere, a versare il proprio sangue per allontanare la sfrenata licenza, per ispegnere i semi della crudele anarchia, per difendere i diritti e le libertà di questo innocentissimo popolo, o sia, ch'egli incontri i nemici di lui negli strani e selvaggi deserti dell'America, o nelle coltivate pianure dell'Inghilterra. E se fra di noi vi sono Catilina, i quali tra le tenebre ordiscano le pericolose trame contro lo Stato, che siano essi disvelati e tratti a cotesta luce; che siano offerti, come vittime, in sagrifizio alla giustissima vendetta di questa cortese patria; che i nomi loro siano d'infamia notati infino tra la più tarda posterità, e la memoria loro esecrabil fatta a tutti gli uomini ingenui e dabbene in ogni secolo avvenire». Attutato il fremito, che le due veementi orazioni concitato avevano fra i circostanti, fu posto il partito e funne vinta la proposta ministeriale con due terzi più di voti favorevoli. In tal modo si terminò nel Parlamento il più importante affare, che da molto tempo indietro fosse stato alla sua disaminazione sottoposto. Tanto gli abitanti dell'Inghilterra, quanto quei della restante Europa stavano tutti intenti e disiosi di sapere, qual dovesse essere il fine di questa contesa. Mentre stava tuttora in pendente, i ministri esteri, che risiedevano in Londra, spiavano attentamente ogni procedere dei ministri britannici, ed i dibattimenti del Parlamento, dandosi a credere, e non senza cagione, che qualunque avesse ad esserne la uscita, sarebbe ella di gravissimi avvenimenti feconda, non solo per l'Inghilterra, ma eziandio per tutti gli altri regni dell'Europa. A questi dì fu letta in Parlamento una petizione dell'isola della Giamaica molto grave, e tutta in favor delle colonie. Non piacque, e fu posta, secondo il solito, dall'un de' lati. I ministri, avendo vinto la pruova coll'aver fatto chiarir ribelli gli abitanti di Massacciusset, si risolvettero a discoprire innanzi il Parlamento, qual fosse il disegno loro intorno gli affari dell'America. Essi, o non conoscendo la ostinazione dei popoli sollevati a nuove cose, o avendo la mente occupata dalla passione, ovvero dalla timidità degli animi loro rattenuti, persistevano nella credenza, che gli Americani non avrebbero lungamente sopportata la privazion del commercio loro, e che perciò, divisi tra di loro, avrebbero chiesti i patti. Medesimamente, facendo troppo fondamento sulle asseverazioni dell'Hutchinson e degli altri uffiziali della Corona, ch'erano stati, od erano ancora in America, i quali costantemente affermavano, che gli amici dell'Inghilterra erano in quelle province potenti di numero, di forze e di riputazione, credettero di doverne venire a rigorose determinazioni, senza però accompagnarle colle debite armi. Così condotti, secondo il solito, da quell'affascinamento di mente, la causa loro fidarono non alle certe operazioni delle armi e dei soldati, ma piuttosto alle credute parzialità ed incostanza degli Americani. Perciò il lord North introdusse una provvisione, il fine della quale si era di confinare il traffico ed il commercio delle province della Nuova-Inghilterra nella Gran-Brettagna, l'Irlanda e le Isole inglesi dell'Indie occidentali; e nel medesimo tempo di proibir loro la pesca sui banchi di Terra-Nuova. Il danno, che da questa provvisione dovevan pruovare gli abitanti della Nuova-Inghilterra, da questo solo si può argomentare, ch'essi impiegavano ogni anno in queste pescagioni circa quarantaseimila botti, e seimila marinai; e che il provento loro nei mercati esterni sommava a un dipresso a trecento ventimila lire di sterlini. Questa provvisione però non passò di quieto nelle due Camere; che anzi le batoste ed il romore non vi furon pochi. Molti membri del Parlamento fecero grande opera, perchè la non fosse approvata, e più di tutti il marchese di Rockingam, il quale presentò a questo fine una petizione dei mercanti di Londra. La provvisione però si ottenne con grandissimo favore. Gli opponenti protestarono; i ministeriali non sen curarono. Questa proibizione da ogni commercio forestiero, e dalle pescagioni di Terra-Nuova, la quale soltanto le quattro province della Nuova-Inghilterra dapprima riguardava, i ministri, avendo trovato il Parlamento secondo il bisogno tenero e pieghevole, distesero poscia anche alle altre colonie, eccettuate quelle della Nuova-Jork e della Carolina Settentrionale; allegando, ch'elle si erano accostate all'altre nelle perniziose leghe contro il commercio e le manifatture inglesi. La proposta fu approvata di leggieri. Trascorsi alcuni dì, mossero, che alla medesima legge fossero sottoposte le colonie situate sulla Delawara, perciocchè anco queste avessero aperti spiriti di ribellione. La cosa passò. Così i ministri britannici seguivano i consiglj spezzati, e parevano fare, come i fanciulli fanno, i quali intorno ad un argine si trastullano; che ora a questa, ora a quell'altra buca corrono, dove l'acqua ha rotto, per riturarle. Intanto si apparecchiavano a mandare in America diecimila soldati; la quale forza credevan sufficiente, per costringere all'obbedienza, e far le leggi eseguire; imperciocchè facevano tuttavia un gran fondamento sulle parzialità degli Americani, e sul numero di coloro, i quali credevano alla causa britannica affezionati. Questo errore dei ministri è stato la principal cagione della diuturnità della guerra, e del fine che ella ebbe, essendochè egli importava moltissimo alla somma delle cose, che le prime impressioni fossero gagliarde; che fosse tolta in fino dalle prime mosse agli Americani l'opinione del poter resistere; e che fossero incontanente, con un grandissimo ed incontrastabile sforzo, alla necessità di por giù l'armi ridotti. Ma i ministri amarono meglio l'esito di questa guerra, nella quale una sì gran posta si metteva, alle speranze sempre incerte delle Sette e delle parti, che non alle buone armi e sufficienti fidare. Ma qui non ebbero fine i consiglj dei ministri britannici. Volendo accoppiar al rigore una qualche mansuetudine, e levar anche l'occasione all'America di recalcitrare, misero innanzi un modello di legge, il quale importava: che allorchè in qualche provincia o colonia il governatore, il Consiglio, e l'assemblea, o Corte generale proponessero di fare una provvisione di pecunia in conformità delle rispettive condizione, circostanze e facoltà loro, affine di contribuire proporzionatamente alla comune difesa; la qual rata, o proporzione dovesse raccolta essere in ciascuna provincia o colonia sotto l'autorità della generale Corte ed assemblea, e tenersi a disposizione del Parlamento, ed allorchè si obbligassero ancora a fare un'altra provvisione pel mantenimento del civil governo, e per l'amministrazione della giustizia, in tal provincia o colonia, in tali casi fosse giudicato conveniente, quando una simile proposta fosse dal Re nel suo Parlamento approvata, e per altrettanto tempo, per quanto ella sarà fatta, astenersi dal porre in sì fatta colonia o provincia alcuna gabella o tassa o gravezza, eccettuate quelle, che siano al regolare il commercio credute necessarie. Questa proposizione del lord North, siccome dispiacque a molti fra i ministeriali, i quali opinavano, che la dignità ed i diritti del Parlamento ne fossero grandemente pregiudicati, e che nissuna concessione dovesse farsi ai ribelli, finchè tenevano le armi in mano, così fu anche con grandissimi segni di disapprovazione da parte degli opponenti ricevuta, i quali bassa, vile ed insidiosa la chiamarono. Ma i ministri consideravano, che qualunque avesse ad essere l'effetto della legge in America, se gli Americani non l'accettassero, sarebbersi convinti i popoli inglesi, che nulla poteva vincere l'ostinazione dei coloni, e che, trattandosi di pecunia, essi non volevano a patto niuno entrar a parte delle pubbliche gravezze. E se la provvisione più concordia doveva ingenerare in Inghilterra, pareva anche verisimile, che avrebbe disunito gli animi in America; conciossiachè, se una sola provincia accettava la offerta, e calava agli accordi, la confederazione dei coloni, la qual sola formidabili gli rendeva, sarebbesi del tutto risoluta. Questa ultima speranza non dissimulò lord North, facendo la sua orazione nel Parlamento. La qual cosa recò grande offesa agli Americani, lamentandosi, che il ministro volesse usare la divulgata massima di divider per imperare; come se il ministro inglese avesse dovuto riputare non lodevole quello, che eglino riputavano biasimevole; e le cose fra i nemici dovessero presso l'uno e l'altro andare al medesimo ragguaglio ed alla medesima stregua. Questi erano i pensieri dei ministri rispetto alle cose americane. Ma intanto quei, che in Inghilterra e nel Parlamento medesimo favorivano le parti dell'America, non perdutisi punto d'animo per l'infelici pruove fatte, e preveggendo ottimamente, qual piena fosse per andare addosso ai coloni, se le risoluzioni ministeriali fossero mandate ad effetto; non volendo mancare al debito loro verso la patria, e forse anche mossi da ambizione, caso che le cose sinistrassero, deliberarono di fare nuovi sforzi per indurre, se possibil fosse, il governo a far deliberazioni meglio atte a calmare quegli spiriti inveleniti, ed a disporgli alla concordia; imperciocchè non credevano per niun modo, che il mezzo proposto dal lord North fosse per partorire gli effetti, che se ne attendevano. Perciò Edmundo Burke, uno dei membri della Camera dei Comuni, il quale per ingegno, per dottrina e per lode d'eloquenza i più famosi eguagliava, e gli altri avanzava, incominciò a dire, che molto piacere aveva provato nell'animo, vedendo che i ministri si erano dimostrati propensi a far concessioni; che poichè lord North istesso aveva messo avanti un partito, che si credeva poter condurre alla concordia, ciò accettava egli in felice augurio di quanto era per dire; che in una tale disquisizione non si doveva alle vane immaginazioni, alle astratte idee dei diritti, alle generali teorie di governo riguardo avere, ma piuttosto dalla natura delle cose, dalle attuali circostanze, dall'uso e dall'esperienza argomentare. Ei fece quindi una accurata investigazione del presente stato delle colonie, esaminando la situazione, l'estensione, la ricchezza, la popolazione, l'agricoltura, il commercio loro e quei rispetti, che tutte queste cose avevano colla grandezza e la potenza dell'Inghilterra. Ei rammentò quello amore alla libertà che gli Americani da ogni altro popolo distingueva; osservò, che fino a tanto che l'Inghilterra aveva governato l'America in conformità di tutte queste circostanze, erano l'una e l'altra concordi e felicissime state; e che bisognava, per ristorar l'antica condizion delle cose, ridursi di nuovo al consueto modo di governo. Considerò le varie maniere di reggimento proposte pell'America, e notò principalmente quello della forza; metodo, il quale, siccome è quello, ch'è il più semplice ed il più facile ad esser compreso da tutti, così gli uomini a questo hanno tosto ricorso nelle difficili occorrenze; ma che ciò che pare più speditivo, riesce il più delle volte meno spediente; ei disse, che l'utilità di usare la forza dipende dai tempi e dalle circostanze, le quali sono variabili sempre ed incerte; che essa tende necessariamente alla distruzione e non alla preservazione; che questo era un insolito modo di governare le colonie, e perciò pericoloso a cimentare; che la floridezza loro, che i benefizj, che ne trae l'Inghilterra, ad un metodo affatto contrario, a cause del tutto diverse si dovevano più convenevolmente riferire. Seguitò dicendo, che senza correr dietro alle questioni dei diritti e dei favori, la regola più sicura per governar le colonie era di chiamarle a parte della libera costituzione dell'Inghilterra, ed assicurare gli Americani colla fede data del Parlamento, che la Gran-Brettagna non sarebbe mai per iscostarsi da quelle regole, che una volta fossero stabilite, che in questa materia meglio la prudenza, che il diritto dovevasi considerare; che i solenni dottori delle leggi in questa cosa non avevan che fare, ma era mestiero piuttosto consultar la esperienza; che questa aveva già da lungo tempo indicato la strada che si doveva tenere, alla quale era d'uopo ritornare, tutti i nuovi ed insoliti consiglj abbandonando. Discorse finalmente, che nissuna ragione si aveva per dubitare, che i coloni avessero ad essere per l'avvenire più renitenti a concedere di per sè stessi i sussidj, di quello che fossero stati per lo passato. E che perciò s'indirigessero dai segretarj di Stato le consuete requisizioni alle assemblee loro. Insorsero i ministri, e questa volta, cosa strana e da non aspettarsi dalle tolte di lord Bute, si dimostrarono molto teneri della libertà; tanto è vero, che se qualche volta i fautori dell'anarchia popolare, così anche quei della Realtà assoluta gridano non di rado il nome di libertà, conoscendo gli uni e gli altri, che se i popoli non possono amare quello che lor nuoce, possono bensì facilmente essere ingannati dalla sembianza, e col nome solo di quello che lor giova. Dissero, che sarebbe stata cosa alla libertà pericolosa, se le colonie potessero senza il consenso del Parlamento, e sulle semplici requisizioni dei ministri concedere i sussidj alla Corona; che del rimanente le americane assemblee non avevano mai avuto la facoltà legale di concedere di per sè stesse questi sussidj; che questo era un privilegio privato del Parlamento, il quale non poteva ad un altro corpo qualsivoglia venir comunicato; che si leggeva nella dichiarazione dei diritti e delle libertà degli uomini inglesi, che il por tasse ed il cavarne pecunia per uso della Corona col pretesto di qualche prerogativa, e senza il consenso del Parlamento, è cosa contro la legge; che un ministro, il quale sofferisse, che le colonie facessero una qualche concession di pecunia alla Corona senza il consenso del Parlamento, sarebbe colpevole di Stato; che se in tempo di guerra, per la necessità delle cose, quest'abuso è stato qualche volta tollerato, non lo poteva esser del pari a' tempi di pace, senza il totale sovvertimento della costituzione; che spogliatosi una volta il Parlamento del diritto di tassar le colonie, nissuna certezza si poteva più avere di alcun sussidio da parte di quelle, stantechè, che avessero finora fornito non voleva significare, fossero per fornir in avvenire; che potrebbe darsi, che ad un bel bisogno ricusassero, ed in tal caso non si avrebbe più in pronto alcun mezzo per obbligarle; e che finalmente, se avevano fatte provvisioni di moneta nell'ultima guerra, ciò fu, perchè si trattava della causa loro, e del pericolo, in cui si trovavano; ma che in altri casi ed in altri interessi più dai loro lontani, sarebbe molto da dubitare, se del pari volessero somministrare. Così risposero i ministeriali. Cimentato il partito pel signor Burke non si ottenne. Ma però il rifiuto di questa proposta non fu senza grave dispiacere da molti fra gl'Inglesi ricevuto, i quali ardentemente desideravano, che si trovasse un qualche termine, onde si potesse venire agli accordi. Ma i più, fra i quali i ministeriali, la pensavano diversamente. Il fatto era, o almeno assai pareva che fosse, che nella condizion delle cose in cui si era, l'affare della tassazione fosse diventato la menoma parte della contesa; che la gara era venuta più addentro, e distesasi ad altri oggetti di maggior momento alla natura e forma stessa del governo appartenenti. I ministeriali, e quelli che seguitavano le parti loro, si erano grandemente insospettiti, che sotto quest'ombre di pretensioni intorno le tasse e libertà costituzionali, si nascondessero trame tendenti ad alterare la forma del governo, e propagare e forse mandare ad effetto quelle opinioni intorno la Repubblica, le quali di tante discordie e di tante guerre state erano al l'Inghilterra cagione. I presenti libertini d'America, e quei che gli favoreggiavano nella Gran-Brettagna molto somigliavano a quelli dei passati tempi, e si temeva, covassero i medesimi disegni. Guardavasi sopra le parzialità in favore degli Americani, come sopra criminose macchinazioni contro lo Stato; e gli autori loro estimavansi una setta d'uomini audaci, ambiziosi ed ostinati, i quali per acquistar il potere, per esercitare la vendetta avrebbero ogni cosa tratto a rovina ed al sangue. Si credeva, che siccome i padri ai figliuoli loro, così i libertini, che vissuti erano ai tempi della rivoluzione d'Inghilterra, avessero le opinioni ed il veleno loro tramandato ai presenti, e che questi volessero per mezzo della rivoluzione americana pervenire ai loro perniziosi fini; che già avevano una parte ottenuto dell'intento loro colla ribellion nuova dell'America e colla discordia cittadina in Inghilterra; e che in aspettazione di futuri avvenimenti avessero intanto formato il disegno, non potendo per ora della somma delle cose insignorirsi, di travagliare continuamente coloro che governavano, colle vociferazioni, colle combriccole, cogl'incentivi loro. E per verità così esorbitanti erano stati da qualche tempo i procedimenti dei partigiani in quella contrada, che nissuna, non dirò civile modestia, ma misura si era osservata; e che tutte le vie e tutti i mezzi riputavansi onesti, purchè conducessero al fine che si aveva in mira. Perciò in sì fatta ricordanza delle antiche offese, in una cosa trattata con tanto affetto, ogni partito, che si movesse in favor degli Americani, era ricevuto con grandissima sospizione. Si pensava, che non facesse all'interesse della Gran-Brettagna di venire a patti coi coloni, se prima non erano raumiliati e rintuzzati quegli spiriti repubblicani. E siccome ciò non si poteva se non colla forza delle armi ottenere, così si desiderava che queste si adoprassero. Imperciocchè, qualunque fosse stato l'effetto dei mansueti consiglj, avrebbero essi, dicevasi, palliato, non guarito il male, il quale avrebbe poscia nella prima occasione ripullulato, e, distendendosi vieppiù, fatto peggiori danni che prima. Così pensavan molti dentro e fuori del Parlamento. A queste opinioni e timori si deve principalmente attribuire la durezza, che incontrarono tutte le proposizioni di concordia fatte dai parziali degli Americani. Oltre a questo credettero i ministri, che questi degli Americani fossero piuttosto impeti popolari, che fondati consiglj, i quali, poichè fossero alquanto ribolliti, avessero leggermente a risolversi. Ciò nonostante non ebber fine ancora le proposte di concessioni e le petizioni; le quali forse appunto si facevano, perchè si sapeva, che non si ottenevano. Furon ributtate; ed in tal modo fu posto fine ad ogni speranza di concordia. Così si aspettavan di necessità gli estremi casi; così le cose precipitavano ad una inevitabil guerra, ed universalmente i cittadini, non senza grande orrore, rimiravano le calamità, ch'erano alla patria sovrastanti. Intanto in America si preparavano ogni dì più le occasioni ai futuri mali, e pareva che anche là ad ogni modo fosse già per rompersi la cittadina guerra. Il congresso massacciuttese aveva decretato, che si procacciasse quanta polvere d'artiglierie si potesse trovare, ed ogni sorta di armi e di munizioni, che potessero bastare per un esercito di quindicimila soldati. Ciò si eseguiva da tutti con moltissima sollecitudine, e siccome queste cose abbondavano principalmente in Boston, così si studiavano con ogni più destra maniera di farne procaccio, e scapolarle a luoghi sicuri nelle campagne, ingannando la vigilanza delle guardie, le quali stavano sull'istmo. I cannoni, le palle ed altri istrumenti di guerra si trasportavano a traverso le poste dell'istmo sulle carrette cariche di letame; la polvere dentro i canestri, o le zane di coloro, che venivano dal mercato di Boston, ed i cartocci eran nascosti dentro le casse piene di candele. Così riuscivano i provinciali nell'intento loro. E perchè si temeva, che il generale Gage mandasse a pigliar le munizioni nei luoghi, ai quali erano state sgombrate, si elessero uomini, i quali tutte le notti appostassero a Charlestown, a Cambridge ed a Roxbury, e mandassero subitamente corrieri alle Terre, dove erano le canove, ogni qual volta si vedesse uscir da Boston qualche banda di soldati. Ma Gage non si ristette. Avendo egli avuto sentore, che fosser deposte nelle vicinanze di Salem alcune bocche di artiglierie, vi mandò una mano di soldati del castello, acciocchè le pigliassero e ritornassero in Boston. Sbarcarono a Marblehead, ed essendo proceduti sino a Salem, non le trovarono. Stavano essi per passare un ponte levatojo, pel quale si aveva il passo a Danvers, dove si trovava adunato molto popolo. Fu levato il ponte per impedire il passo alle genti regie. Il capitano del Re comandava fosse abbassato, ed il popolo ricusava. Si abbarruffavano coi soldati. Era vicina a nascere qualche mostruosità. Sopraggiunse in questo punto un Bernardo, ecclesiastico di molta autorità, il quale tanto disse e tanto fece col popolo, che il ponte fu messo giù. Sopra il quale passate le soldatesche, e data una scorribanda dall'altra parte in segno della potestà, che acquistata avevano di correre il paese, se ne tornarono di queto alla nave. Ma intanto i paesani avevano sgombrate a luoghi più sicuri le artiglierie e le munizioni, di modo che la spedizione del Gage riuscì di niun effetto. Così per la prudenza di un sol uomo non si venne, come n'era il pericolo imminente, al sangue. Tuttavia la resistenza che incontrarono i soldati, aveva molto inasprito gli animi loro; e se prima già si viveva in cagnesco in Boston, dopo questo fatto l'irritazione ed il rancore erano sì grandemente cresciuti, che ad ogni momento si temea, non si venisse alle mani tra i soldati del presidio ed i cittadini. Ma, aspettando la guerra, il destino, particolarmente degli abitatori di Boston, era un oggetto diventato di comune apprensione. Il presidio era gagliardo, le fortificazioni condotte a perfezione, e poca speranza si aveva di potere quella città sottrarre dalla divozione britannica. Nè potevano i cittadini aver migliore speranza di scampar per la via del mare, essendo il porto occupato dalle navi di guerra. In tal caso i Bostoniani, posti in mezzo all'arrabbiata soldatesca, avrebbero dovuto tutte quelle calamità sopportare, che dalla licenza militare si possono temere. Erano essi, come in una sicura prigione rinchiusi, e potevano anche servir di statichi in mano dei capitani britannici; il che avrebbe le operazioni, che gli Americani avevano in animo di fare tanto civili, che appartenenti alla guerra, grandemente impedite. Perciò varj disegni furon posti avanti per istrigarsi da tanta necessità; i quali, se non dimostrarono molta prudenza, certo arguirono una non ordinaria ostinazione. Consultarono alcuni, che tutti gli abitanti di Boston dovessero abbandonar la città, ed in altri luoghi trasferirsi, dove sarebbero fatte loro le spese del pubblico. Ma questo disegno era impraticabile del tutto, perciocchè stava in potestà del generale Gage l'impedirlo. Altri volevano, che si facesse una generale stima delle case e delle masserizie degli abitanti, e si ponesse quindi fuoco alla città, e fossero colla pecunia pubblica ristorati dei sofferti danni e dei perduti averi. Dopo matura considerazione anche questo pensiero fu giudicato di difficilissima, anzi d'impossibil esecuzione. Ciò nonostante molti alla spicciolata lasciavano la città, e nelle parti più interne della provincia si ritiravano; alcuni pel fastidio del confino, altri per paura delle vicine ostilità, ed altri finalmente per timore di essere ricerchi delle cose fatte contro il governo. Ma molti con ostinata risoluzione eleggevano di rimanere, seguisse quello volesse. I soldati del presidio infastiditi del lungo confino desideravano di prorompere, e cacciar via questi ribelli, dai quali ricevevano tanto incomodo nelle vettovaglie, e che in tanto dispregio avevano. I Massacciuttesi dall'altro canto erano fieramente sdegnati all'opinione di poltroneria, nella quale erano dai soldati tenuti, e desideravano di far qualche pruova per mostrar loro quanto fossero ingannati, e per far le vendette. Arrivarono frattanto le novelle della concione tenuta dal Re al suo Parlamento, delle risoluzioni da questo fatte, e della dicerìa, per la quale erano stati i Massacciuttesi chiariti ribelli. Tutta la provincia si pose in arme; la rabbia diventò furore, l'ostinazione disperazione. Ogni speranza d'accordo fu spenta; la necessità pungeva anche i più tiepidi; ed un desiderio di vendetta occupava gli animi di tutti. L'esca è apprestata, le materie disposte, l'incendio imminente. I figliuoli sono pronti a combattere contro i padri loro, i cittadini contro i cittadini, e, come dicevan gli Americani, gli amici della libertà contro gli oppressori, contro gli stabilitori della tirannide. «In quelle armi, in quelle destre, affermavano, esser posta la speranza di salute, la vita della patria, la difesa delle proprietà, l'onore delle castissime donne. Con quelle sole potersi ributtare una efferata soldatesca, potersi conservar quello che l'uomo ha più caro costaggiù, ed i diritti intatti alla posterità tramandare; ammirerebbe il mondo il coraggio loro; gli uomini ingenui gli proseguirebbono coi voti e coi desiderj loro, e con somme lodi gli esalterebbero infino al cielo; la memoria loro diventerebbe cara ai posteri, sarebbe d'esempio e di speranza agli uomini liberi, e di terrore ai tiranni di ogni età; si facesse vedere alla vecchia e contaminata Inghilterra, quanto potesse quella innocente ed incorrotta gioventù d'America; si dimostrasse, quanto i soldati proprj avanzino di valore e di costanza i mercenari; non rimaner altra via di mezzo; doversi o vincere, o morire; esser gli Americani posti fra le are fumanti di gratissimi incensi da una parte, e tra i ceppi e le mannaje dall'altra. S'insorga adunque, si dia dentro, si combatta. Così richiedere gli interessi più cari di quaggiù; così comandare la santa religione; così voler quel Dio, che ricompensa al di là gli uomini virtuosi, e punisce i tristi. Si accetti il felice augurio; che già quei satelliti prezzolati mandati là da malvagi ministri, per ridurre agli estremi casi quei popoli incolpevoli, rinchiusi stanno dentro le mura di una sola città, dove la fame gli conquide, la rabbia gli arrovella, la morìa gli consuma; non doversi aver dell'evento temenza; la fortuna arridere alle imprese degli uomini generosi». Così si aizzavano l'un l'altro; così s'incitavano alle difese. Il momento fatale è giunto; il segno è dato della guerra cittadina. Era Gage informato, che i provinciali avevan fatto massa delle armi e munizioni loro nelle Terre di Worcester e di Concordia, delle quali l'ultima è a diciotto miglia distante dalla città di Boston. Messo su dai leali, che gli avevan persuaso, non troverebbe resistenza, essendo, dicevan essi, i libertini codardi e vili, e forse non credendo, che la cosa avesse a venire così ad un tratto al ferro, si risolvette di mandare a quest'ultima alcune compagnie per ivi pigliar quelle armi e munizioni, ed o condurle in Boston, ovvero distruggerle. Si disse ancora ch'egli ebbe in mira di far mettere le mani addosso con questa improvvisa fazione a Giovanni Hancock ed a Samuele Adams, due dei Capi più vivi dei libertini, e che aggiravano a posta loro il congresso provinciale, il quale a quei dì si teneva nella Terra di Concordia. Ma perchè non si sollevassero gli animi, e non si desse origine alle commozioni popolari, le quali avrebbero potuto sturbar il disegno, determinò di procedere cautamente e sotto coperta. Perciò comandò ai granatieri e ad alcune compagnie di fanti leggieri, si tenesser pronti al marciar al primo cenno fuori della città, aggiungendo, che ciò era, perchè facessero una mostra, e sì esercitassero in certe mosse e rappresentanze di fazioni militari. I Bostoniani n'ebbero sospetto, e mandarono dicendo all'Adams, ed all'Hancock, stessero avvisati. Il comitato di sicurezza, che così chiamavano un Consiglio d'uomini eletti per sopravvedere e vegghiare la pubblica sicurezza deliberò, che le armi e le munizioni fossero disperse qua e là in differenti luoghi. Intanto Gage per procedere con più segretezza ordinò, che molti uffiziali, che erano stati del disegno del generale indettati, andassero, come per diporto, a desinare a Cambridge, la qual Terra, molto vicina a Boston, è posta in sulla strada per a Concordia. Era il giorno diciotto aprile; la sera si disperdettero qua e là sulla strada e sui tragetti per tagliar la via ai procacci, che per avventura vi fossero mandati a fine di recarvi l'avviso della mossa dei soldati. Il governatore ordinava, nissuno uscisse dalla città. Per altro il dottor Warren, uno dei più svegliati libertini, ebbe a tempo odore della cosa, e mandò speditamente uomini a posta, a qualcuno dei quali fu mozza la strada dagli uffiziali appostati, altri però trapelarono e portarono le novelle a Lexington, Terra posta in sulla strada, prima di arrivare a Concordia. Si divulgò la cosa; la gente traeva in copia; si suonavano in ogni parte le campane a stormo; le salve sollevavano a calca tutte le Terre circonvicine. In questo mezzo alle undici della sera un grosso squadrone di granatieri, e di fanti leggieri fu imbarcato a Boston, ed andò a pigliar terra in un luogo chiamato Phippsfarm, donde marciò alla volta di Concordia. In questo stato di cose erano talmente mossi gli umori, che ogni piccolo accidente gli poteva, siccome avvenne, far traboccare. Erano i soldati sotto la obbedienza del luogotenente colonnello Smith, e del maggiore Pitcairn, il quale guidava l'antiguardo. La milizia di Lexington, essendo incerto l'avviso della mossa degl'Inglesi, s'era riparata sul finir della notte qua e là. Finalmente verso le cinque della mattina dei diciannove si ebbe certo avviso, che eran già vicini i regj. I provinciali che si trovavano più vicini ed in pronto si assembrarono in numero circa di settanta, troppo pochi certamente, perchè potessero aver intendimento d'incominciar essi la battaglia. Arrivarono gl'Inglesi ed il maggiore Pitcairn ad alta voce gridò: _disperdetevi ribelli; ponete giù le armi, e disperdetevi_. I provinciali non obbedirono. In questo ei saltò fuori dalle file, e sparata una pistola, e brandendo la spada, comandò ai soldati traessero. I provinciali andarono in volta; i regj continuarono a trarre. I provinciali, ripreso animo, ritornarono alla battaglia. In questo mentre Hancock, e Adams, si allontanavano dal pericolo; e si narra, che strada facendo esclamasse quest'ultimo, tutto pieno di contento: _O che gloriosa mattinata è questa mai!_ Volendo accennare i felici effetti che dalla sparsione di questo sangue dovevano, giusta l'opinione sua, alla patria risultare. Aveva egli in mente quel proverbio: _Cosa fatta capo ha_. I soldati si avvicinarono a Concordia. I terrazzani levatisi e raunatisi fecer sembianza di volersi difendere; ma veduto il numero dei nemici si ripararono ad un ponte, che si trovava a tramontana della Terra, ed intendevano di aspettare i rinforzi dai vicini luoghi. Ma i fanti leggieri arrivarono a furia, gli cacciarono e s'insignorirono del ponte, mentre gli altri entrarono nella Terra, e procedevano ad eseguire gli ordini che tenevano. Guastarono due cannoni da ventiquattro di palla coi carretti loro, e molte ruote ad uso di artiglierie; gettarono nel fiume e nei pozzi cinquecento libbre di palle, e disperdettero molte farine, che i provinciali avevano colà ammassate. Furon queste tutte quante quelle vettovaglie ed armi, le quali diedero la prima occasione ad una lunga e crudele guerra. Ma qui non si terminò la cosa. Arrivavano i minuti uomini, ed i provinciali s'ingrossavano da ogni parte. I fanti leggieri, i quali correvano la campagna oltre Concordia, furon obbligati a ritirarsi, e nell'entrar della Terra seguì un feroce affronto. Molti furon morti da una parte e dall'altra. I fanti leggieri accozzatisi colla schiera di mezzo, e col retroguardo si ritirarono speditamente tutti verso Lexington; imperciocchè tutta la contrada all'intorno s'era levata in armi, ed i provinciali arrivarono in folla in soccorso dei loro. Prima che i soldati reali fossero arrivati a Lexington furono grandemente nojati alla coda ed ai lati, appiattandosi i provinciali dietro le macìe, le piante e le frequenti siepaje, donde offendevano senza poter essere offesi. I soldati del Re si trovavano in grandissimo pericolo. Sospettando Gage della cosa, aveva spedito frettolosamente in ajuto, sotto i comandi di lord Percy, sedici compagnie di fanti con alcuni soldati di marina, e due cannoni da campo, i quali arrivarono a Lexington molto opportunamente, allorquando dall'altro canto vi giungevano i regj stanchi e cacciati a furia dalle armi provinciali. Pare molto probabile, che senza di quel rinforzo sarebbero stati tutti tagliati a pezzi o fatti prigionieri; poichè non avevano più nissuna forza vivente, ed avevano spese tutte le munizioni loro. Fatta una buona pausa a Lexington, di nuovo si ponevano in cammino verso Boston, crescendo ognor più il numero dei provinciali, sebbene non fossero gl'Inglesi tanto molestati alla coda per causa dei due cannoni, che tenevano il nemico in rispetto. Ma dai lati erano assaliti vivamente, traendo gli Americani, i quali addopati ai monticelli ed alle macìe gli ammazzavano alla sicura. I soldati regj erano anche nojati dal calore e da un gran polverìo, che, soffiando allora un vento contrario, veniva loro in viso ed offuscava gli occhi. Gli stracorridori dei nemici, essendo velocissimi e pratichi dei luoghi, arrivavano per vie traverse alla non pensata, e facevan molto danno, pigliando di mira principalmente gli uffiziali, che per questo dovettero aversi molto riguardo. Finalmente dopo una incredibile fatica e con grave perdita di gente arrivarono i reali stanchi, anzi vinti dalla lassitudine, avendo essi camminato quella giornata, senza tener conto del travaglio nato dalla battaglia, meglio di trentacinque miglia, a tramonto di sole a Charlestown, ed il giorno dopo traghettarono a Boston. Questa fu la prima presa d'arme, e tale il fatto di Lexington, che fu il cominciamento della guerra civile. I soldati inglesi, e più di tutti gli uffiziali, ne presero uno sdegno grandissimo, non potendo tollerare, che una gente raunaticcia, che una moltitudine indisciplinata, che infine i Jankee, che con tale nome chiamavano essi per disprezzo gli Americani, avessero loro non solamente fatto tenere l'olio, ma di più gli avessero costretti a dar le spalle, ed a ripararsi dentro le mura di una città. Per lo contrario i provinciali ne presero un grandissimo ardire, avendo conosciuto per pruova, che quelle famose soldatesche non erano invincibili, e che anche le proprie armi loro tagliavano e foravano. L'una parte e l'altra usarono molta diligenza per provare, che gli avversarj furono gli assalitori. Affermarono gl'Inglesi, che gli Americani erano stati i primi a trarre dalle vicine case di Lexington, e che per quest'accidente le genti britanniche traessero anch'esse, uccidessero molti dei provinciali, e marciassero quindi a Concordia. Gli Americani negarono il fatto, e con molta asseverazione raccontarono, che il maggiore Pitcairn ordinasse ai suoi di trarre, quando dal canto loro ogni cosa era quieta; del che furono fatte fare molte giudiziali informazioni e deposizioni. Certo è, che il luogotenente colonnello Smith prese molto dispiacere, che i suoi avessero sparato. E' par probabile, che Gage avesse dato l'ordine ai suoi soldati di non trarre, se non solo nel caso, in cui venissero dai provinciali assaliti; onde se vero è, come sembra più verisimile, che i primi tiri siano venuti dai soldati del Re, ciò all'imprudenza piuttosto del maggiore Pitcairn, che ad altro ordine o causa si deve riferire. Le due parti si accusarono anche scambievolmente siccome nelle guerre civili suol addivenire, di molte ed orribili crudeltà. Riferirono gli Americani, che gl'Inglesi incendiarono molte case, ne saccheggiarono più, distrussero quanto non potettero portar via, ed ammazzarono parecchie persone inermi e quiete. Gli Inglesi all'incontro affermarono, che alcuni dei loro, fatti prigionieri dai ribelli, furono con barbara ferità tormentati e messi a morte. Raccontarono eziandio, cosa orribile a dirsi, che uno dei feriti inglesi, rimasto essendo indietro, ed a grande stento sforzandosi di raggiungere i suoi, fu sopraggiunto da un Americano, giovane d'anni, ma di animo efferato, il quale gli spezzò con un'accetta il cranio, e fè schizzar fuora a forza il cervello. La qual cosa, se essa è vera, il che noi non ardiremo di affermare, quantunque la troviamo scritta come non dubbia presso autori meritevoli di fede, falso è bene ciò, che si divulgò allora da molti, che a parecchj tra i feriti e morti inglesi siano state dalla gente fanatica della Nuova-Inghilterra, secondo il costume dei barbari, che abitano le selve nelle contrade poste a ridosso delle colonie, tirate e staccate dal cranio le zaccagne, gli occhi spinti fuori dalle occhiaje e le orecchie tagliate. Ci giova credere, e non ci mancano autorità per affermare, che queste accusazioni sono molto esagerate da una parte e dall'altra; e che se qualche violenza venne commessa nel calor del fatto, egli è ben certo, che dopo di quello l'umanità trovò il suo luogo; che anzi si sa di sicuro, che i feriti rimasti in balìa dei provinciali ebbero a provare tutte quelle cure, che sono in uso presso le nazioni civili. Fu anzi mandato dire dagli Americani al generale Gage, che stava in sua facoltà d'inviar cerusici per medicare ed assistere i feriti, che in mano loro si ritrovavano. Da questo primo fatto nacquero due cose, delle quali la prima si è, che si dimostrò, quanto fossero vani i vanti di quei bravi, i quali fuori e dentro del Parlamento discorsero con sì inconvenienti parole della codardia americana; e che generalmente la nazione inglese, ma più di tutti i soldati, si persuasero che la contesa sarebbe stata assai più dura e sanguinosa di quello, che si erano dati ad intendere dapprima. La seconda si è, che gli Americani ripresero maggior animo, e se prima erano ostinati a volere i diritti difendere, ora diventarono ostinatissimi. Si debba anche aggiungere, che i racconti delle crudeltà dalle soldatesche britanniche commesse, vere o false che elleno si fossero, e che i Capi non mancarono di propagare e magnificare in ogni luogo, colle più veementi parole e coi più vivi colori rapportandole, avevano una concitazione incredibile ed una maravigliosa rabbia negli animi dei coloni ingenerato; e per dare maggior vigore, se possibil fosse, a queste passioni, fecero gli uccisi con ogni maniera di onorate esequie sotterrare, estollendogli con sommissime lodi, e chiamandogli martiri della libertà; i nomi e le famiglie loro erano in molta venerazione tenuti da tutti. Erano posti e mostrati ad ognuno, come esempj da imitarsi nell'ardua contesa, nella quale l'America era tratta dall'ingiustizia e dalla prepotenza inglese. Sedeva allora il congresso provinciale di Massacciusset in Watertown, dieci miglia distante da Boston. Avute le novelle della battaglia di Lexington scrissero una lunga lettera al popolo inglese, colla quale diedero ogni più minuta contezza del fatto, e si sforzarono di provare, che le genti del Re erano state esse le prime ad appiccar la battaglia, traendo contro le pacifiche milizie provinciali; e che avevano tanto a Concordia, quanto a Lexington molte esorbitanze commesse del nome britannico affatto indegne. Lo pregavano, si volesse tramettere per evitar le ulteriori calamità, che soprastavano sì alle colonie, e sì alla Gran-Brettagna; dichiararono e protestarono della lealtà loro; nel medesimo tempo affermarono, esser costante ed irrevocabil risoluzione loro di non volere a nissuna specie di tirannia sottomettersi; e ne appellarono al cielo per la giustizia della causa loro, per la quale erano a spendere tutte le facoltà e la vita stessa, ove d'uopo ne fosse, apparecchiati. Ma non contenti alle parole, e volendo pigliare un giusto modo alla guerra, e dar una regola e norma certa ai moti de' popoli, che tumultuavano a masse per ogni dove, stabilirono le paghe agli uffiziali ed ai soldati, e fecero statuti per governare la milizia, ed il buon ordine fra la medesima mantenere. Per poter poi bastare alle spese, le quali in sì gran frangente erano necessarie, fecero una gittata di biglietti di credito, i quali si dovessero come moneta in tutti i pagamenti ricevere, per la guarentigia dei quali impegnarono la fede della provincia. Dichiararono inoltre, che al generale Gage, per aver egli mandato genti armate a distruggere ciò che si trovava nei fondachi pubblici nella Terra di Concordia, e che per questo fatto molti abitanti della colonia erano stati barbaramente ed illegalmente morti, non si doveva più niuna obbedienza prestare; che anzi dovesse riputarsi nemico a quelle contrade. Deliberarono anche, si dovesse fare una leva di tredicimila e seicento uomini nella provincia, ed elessero generale loro il colonnello Ward, soldato molto riputato. La qual milizia dovesse essere la parte di Massacciusset, e mandaron pregando le province del Nuovo-Hampshire, del Connecticut, e dell'isola di Rodi, acciò fornissero le rate loro, finchè si venisse a compire un esercito di trentamila soldati. Giovanni Thomas, uffiziale molto pratico, fu eletto generale. Il Connecticut mandò speditamente una grossa schiera verso Boston, al comando della quale prepose il colonnello Putnam, vecchio uffiziale, che si era acquistato nelle due ultime guerre il nome di prudente e coraggioso capitano. Nè le altre province furon lente a far marciare le insegne loro, di modochè in poco tempo un esercito di trenta migliaia di soldati si trovò raunato intorno le mura di Boston. Tanta era l'ardenza prodotta nell'universale dei popoli dal fatto di Lexington, che i generali americani dovettero mandarne indietro parecchie migliaia. Prese Putnam i suoi alloggiamenti a Cambridge, e Thomas a Roxbury in sull'ala dritta dell'esercito per mozzar affatto ogni via al presidio per l'istmo verso il paese circonvicino. In tal modo fu posto, pochi giorni dopo la battaglia di Lexington, uno stretto assedio alla città capitale della provincia di Massacciusset; in tal modo una moltitudine collettizia, ch'erano riputati ribelli, e di animo codardo e vile, tenevano rinchiusi, senza che s'ardissero saltar fuori o vettovaglie procacciarsi, molte migliaia di sperimentati soldati capitanati da un generale di molto valore, che militavano sotto le insegne del Re, e ch'erano stati inviati colà colla ferma speranza, che avessero a far cagliar molto alla prima tutti gli abitatori di una contrada assai più vasta, ed a correre più difficile, che non è l'Inghilterra stessa. Ma in tutti i tempi gli eserciti stanziali si son fatto beffe dei soldati dei popoli sollevati; e questi soldati dal canto loro hanno sovente tenuto il fermo, e fatto stare gli eserciti stanziali. NOTA [3] _Pel Nuovo-Hampshire_. -- Giovanni Sullivan, Nataniele Fulsom. _Per Massacciusset_. -- Jacopo Bowdine, Tommaso Cushing, Samuele Adams, Giovanni Adams, Roberto Paine. _Per l'Isola di Rodi_. -- Stefano Hopkins, Samuele Ward. _Pel Connecticut_. -- Elifaleto Dyer, Rogero Sherman, e Silas Deane. _Per la Nuova-Jork_. -- Jacopo Duane, Enrico Wisner, Giovanni Jay, Filippo Livingston, Isacco Low, Giovanni Alsop, Guglielmo Floyd. _Per la Nuova-Cesarèa_. -- Jacopo Kinsey, Guglielmo Livingston, Giovanni Dehart, Stefano Crane, Riccardo Smith. _Per la Pensilvania_. -- Giuseppe Galloway, Carlo Humphreys, Samuele Rhoads, Giorgio Ross, Giovanni Morton, Tommaso Mifflin, Edoardo Biddle, Giovanni Dickinson. _Per la Delawara_. -- Cesare Rodney, Tommaso Mackean, Giorgio Read. _Per la Marilandia_. -- Roberto Goldsborough, Tommaso Johnson, Guglielmo Paca, Samuele Chase, Matteo Tilghman. _Per la Virginia_. -- Peyton Randolfo, Riccardo Enrico Lee, Giorgio Washington, Patrizio Enrico, Riccardo Poland, Beniamino Harrison, Edmundo Peddleton. _Per la Carolina Settentrionale_. -- Guglielmo Hooper, Giuseppe Hughes, Riccardo Caswel. _Per la Carolina Meridionale_. -- Enrico Middleton, Giovanni Rutledge, Tommaso Lynch, Cristoforo Gadsden, Edoardo Rutledge. FINE DEL VOLUME PRIMO TAVOLA DELLE COSE CONTENUTE NEL TOMO PRIMO Avvertimento _pag._ iii Nota delle opere, che l'autore della presente storia ebbe in sua facoltà per la composizione della medesima. » vii LIBRO PRIMO » 1 _Sommario._ -- Opinioni, maniere, costumi, ed inclinazioni degli abitatori delle colonie inglesi in America. Dolcezza del governo d'Inghilterra verso i suoi coloni. Primi mali umori tra l'uno, e l'altro popolo. Modello di governo colonario proposto dai coloni. Altro modello proposto dai ministri. Altre occasioni di sdegni in America. Giustificazioni dei ministri. Disegni, ed instigazioni dei Francesi. Tutti gli Stati d'Europa desiderano di abbassare la potenza dell'Inghilterra. Nuove occasioni di disgusto. Tassa della marca immaginata dai ministri, e proposta innanzi il Parlamento. Gli Americani se ne sdegnano, e fanno le rimostranze. Lunghi, e grandi dibattiti tra gli oppositori, ed i fautori della tassa della marca. Tassa della marca vinta nel Parlamento. LIBRO SECONDO » 83 _Sommario._ -- Querele in America per cagione della tassa della marca. Grave tumulto in Boston. Sommosse in altre parti dell'America. Lega di cittadini volti a cose nuove. Semi d'insolite dottrine intorno l'autorità dello Stato. Leghe americane contro il commercio inglese. Mirabile costanza dei coloni. Congresso generale della Nuova-Jork, e sue operazioni. Effetti prodotti in Inghilterra dalle novelle dei tumulti, ed ammottinamenti seguìti in America. Ministri scambiati. Nuovi ministri favorevoli agli Americani. Propongono al Parlamento la rivocazione della tassa della marca. Dottor Franklin udito dal Parlamento. Orazione di Giorgio Grenville a favore della tassa. Orazione di Guglielmo Pitt contro la medesima. Tassa della marca rivocata. Dimostrazioni d'allegrezza fatte in Inghilterra per tale rivocazione. Se ne mandano tostani avvisi in America. LIBRO TERZO » 138 _Sommario._ -- Allegrezza dei coloni, udita la rivocazione della marca. Cagioni di nuove alterazioni. Deliberazioni del governo a motivo delle nuove ritrosie americane. Ministri scambiati. Propongono, e vincono in Parlamento una gabella sopra il te, la carta, i vetri ed i colori. Questa gabella è accompagnata da altre deliberazioni di sinistro augurio ai coloni. Nuovi tumulti, e leghe in America. Soldatesche in Boston. Tumulto con isparsione di sangue in Boston. Giudicio mirabile in mezzo a tante alterazioni. Mansuetudine del governo inglese nel rivocar le tasse, solo lasciata quella del te. Gli Americani non se ne mostrano contenti. Il governo insorge con deliberazioni rigorose. Gli Americani insorgono dal canto loro, e fanno mirabili leghe. Te buttato in mare dai Bostoniani. Consiglj rigorosi dei ministri. Gravi commozioni in America, e fatti che ne conseguono. Si fanno nuove leghe. Tutte le province deliberano di fare un congresso generale in Filadelfia. LIBRO QUARTO » 200 _Sommario._ -- Fede posta dai popoli d'America nel congresso generale. Disposizione degli animi in Europa, e particolarmente in Francia verso gli Americani. Deliberazioni del congresso. Le province le appruovano. Freddezza degli animi in Inghilterra rispetto la querela americana. Parlamento convocato. I ministri vogliono, che i Massacciuttesi siano chiariti ribelli. Orazione di Wilkes contro il partito posto dai ministri. Orazione di Harvey in favore. Prevalgono i ministri. Mandano soldatesche in America. Accompagnano il rigore con una proposta d'accordo, e con promesse di perdoni. Edmundo Burke propone al Parlamento un altro modello d'accordo, il quale non si ottiene. Causa principale, per cui i ministri non vogliono dar ascolto a niuna proposta d'accordo. Rabbia degli Americani nell'udire, che i Massacciuttesi fossero stati chiariti ribelli. Ogni cosa in America si volge alla guerra. Battaglia di Lexington. Assedio di Boston. Universale consenso dei coloni nel pigliar le armi, e correre alla guerra. FINE DELLA TAVOLA Nota del Trascrittore Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come le grafie alternative (ritrosia/ritrosìa e simili), correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. *** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK STORIA DELLA GUERRA DELLA INDEPENDENZA DEGLI STATI UNITI DI AMERICA, VOL. 1 *** Updated editions will replace the previous one—the old editions will be renamed. Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright law means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to copying and distributing Project Gutenberg™ electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG™ concept and trademark. 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START: FULL LICENSE THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK To protect the Project Gutenberg™ mission of promoting the free distribution of electronic works, by using or distributing this work (or any other work associated in any way with the phrase “Project Gutenberg”), you agree to comply with all the terms of the Full Project Gutenberg™ License available with this file or online at www.gutenberg.org/license. Section 1. General Terms of Use and Redistributing Project Gutenberg™ electronic works 1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg™ electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to and accept all the terms of this license and intellectual property (trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all the terms of this agreement, you must cease using and return or destroy all copies of Project Gutenberg™ electronic works in your possession. 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The following sentence, with active links to, or other immediate access to, the full Project Gutenberg™ License must appear prominently whenever any copy of a Project Gutenberg™ work (any work on which the phrase “Project Gutenberg” appears, or with which the phrase “Project Gutenberg” is associated) is accessed, displayed, performed, viewed, copied or distributed: This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you will have to check the laws of the country where you are located before using this eBook. 1.E.2. 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