The Project Gutenberg eBook of La trilogia di Dorina: Commedia in 3 atti This ebook is for the use of anyone anywhere in the United States and most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this ebook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you will have to check the laws of the country where you are located before using this eBook. Title: La trilogia di Dorina: Commedia in 3 atti Author: Gerolamo Rovetta Release date: April 28, 2015 [eBook #48820] Language: Italian Credits: Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive) *** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LA TRILOGIA DI DORINA: COMMEDIA IN 3 ATTI *** Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive) GEROLAMO ROVETTA LA TRILOGIA DI DORINA COMMEDIA IN 3 ATTI MILANO 1920 PROPRIETÀ LETTERARIA _Riservati i diritti di traduzione._ È assolutamente proibito di rappresentare questa commedia senza il consenso per iscritto dell'autore. (_Art. 12 del testo unico, 17 settembre 1882_) _La Trilogia di Dorina_ fu rappresentata per la prima volta al teatro Alessandro Manzoni di Milano la sera del 29 febbraio 1889, dalla compagnia diretta dalla signora Virginia Marini. PERSONAGGI DELL'ATTO PRIMO DORINA NICCOLINO DON LUIGI D'ALBANO LA MARCHESA FULVIA ADELINA TERESA EDOARDO COSTANTINI. La scena è in una villa di Lombardia. DELL'ATTO SECONDO DORINA NICCOLINO DON LUIGI D'ALBANO LA SIGNORA ISABELLA IL MAESTRO COSTANTINI. La scena è a Milano. DELL'ATTO TERZO. DORINA NICCOLINO DON LUIGI D'ALBANO SANTANERA UN UFFICIALE DI CAVALLERIA GIUSEPPINA. La scena è a Roma. — Epoca presente. ATTO PRIMO _Sala terrena nella villa della marchesa Fulvia. Molte piante, molti fiori. In fondo il giardino. Porte laterali con portiere. La comune nel fondo._ SCENA I. Un cameriere precede un servitore che porta il vassoio del caffè. Il servitore dietro le indicazioni del cameriere depone il vassoio sopra un tavolino in mezzo alla sala, vicino al sofà. Quando tutto è pronto il servitore resta dietro il tavolino e il cameriere si avvicina ad una porta di sinistra, ne alza la portiera e la tiene alzata per un momento finchè entrano i signori. SCENA II. La piccola ADELE, dai 10 ai 12 anni, corre in fondo alla scena dove c'è un tavolo con una grande bomboniera. La marchesa FULVIA, DORINA, LUIGI, NICCOLINO, poi il maestro EDOARDO COSTANTINI. NICCOLINO (_parla con grande vivacità con Dorina_). MARCHESA (_a Luigi_) Ho ordinato di portarlo qui il caffè: è più allegro! LUIGI Benissimo, sempre, zia. MARCHESA (_vedendo l'Adelina che prende i dolci_) Basta, Adelina! Hai capito?... Basta! (_l'Adele si avvia per uscire_) Non voglio... — Oh sì!... Va come il vento! LUIGI Ha più coraggio di noi. MARCHESA L'Adele mi diverte e voi no, l'Adele è carina, e voi... LUIGI E noi, no! DORINA (_aiutata da Niccolino mette lo zucchero nelle tazze, ecc_). NICCOLINO Che importa! Non ho più paura della mamma! (_Niccolino porta la tazza alla marchesa che risponde ringraziando con un cenno del capo. Dorina porta il caffè a Don Luigi_). LUIGI Oh, tante grazie, signorina Dori! DORINA (_mettendo due palle di zucchero in una tazza e mostrandola al Costantini_) Così, va bene? COSTANTINI Si figuri... (_è impacciato, vorrebbe versare il caffè nel piattello, ma poi vede che gli altri lo bevono dalla tazza, fa lo stesso e si scotta_). DORINA (_offrendo la tazza a Niccolino_) È in collera? NICCOLINO (_con ira gelosa_) Quell'imbecille è innamorato di lei! DORINA (_ridendo_) Oh povero signor Edoardo! MARCHESA (_a Costantini, forte_) Il maestro Costantini non è di Milano, mi pare? COSTANTINI (_vorrebbe rispondere, ma per la confusione il caffè gli va in gola di traverso e risponde tossendo, con cenni del capo_). Di... di... Livorno! LUIGI (_alla Marchesa sedendosi vicino sul canapè_) Maestro... di che cosa? MARCHESA (_forte, come presentando il Costantini a Luigi_) Di pianoforte: il maestro Edoardo Costantini: sostituisce il Bazzaro che è ammalato. LUIGI (_come per ricordarsi_) Costantini... Costantini... Ci deve essere un altro Costantini, ma molto più vecchio di lei? COSTANTINI (_subito_) Sissignore: maestro di canto: è mio zio. Oh era un famoso tenore, — ha cantato anche alla Scala... (_con grande naturalezza ed ingenuità_) ma poi, perduta la voce, si diede all'insegnamento e tiene pensione per lirici e... affini! LUIGI (_al Costantini che gli è rimasto dinanzi sorridendo un po' goffamente_) Bravo! Bisogna diventare celebre come lo zio! COSTANTINI Sono fallito nel cantino!... Vorrei avere il talento e la voce della signorina! (_parla di Dorina con entusiasmo e la guarda con passione_). LUIGI (_sorridendo_) Per fare anche lei la prima donna? (_prende la tazza vuota della Marchesa e la porta verso il tavolino del caffè_). (_Il cameriere gli va incontro per prenderla. Cameriere e servitore raccolgono le tazze — portano via il servizio del caffè. — Intanto il maestro Costantini gira intorno alla Dorina guardandola come un innamorato_). NICCOLINO (_a Dorina_) Quello sciocco mi urta i nervi. Ho sentito, sa, che cosa le ha detto a colazione. DORINA (_sorridendo_) Davvero? NICCOLINO (_rifacendo comicamente il Costantini_) Verrà con noi fino alla stazione di Oldrate? Venga, signorina Dori! (_con forza_) Lei non ci andrà, la prego. DORINA (_con dolore — vivamente_) Oh sì, mi lasci accompagnare la mamma! NICCOLINO Faccia questo sacrificio; sarà la prova che non le sono antipatico! MARCHESA Signorina Dori, badi che l'Adele non prenda troppo sole! (_al Costantini_) È l'ora della lezione? (_guardando l'orologio_) Manca mezz'ora. (_Costantini fa un cenno affermativo_). DORINA (_fa per uscire. Niccolino siede sul sofà in faccia alla Marchesa_). MARCHESA (_a Dorina_) La signora Teresa ha proprio fissato di ritornare oggi a Lugano? DORINA Partirebbe col signor Edoardo, si fermerebbe stasera a Milano, e domattina... COSTANTINI (_interrompendola_) L'accompagno io fino a Chiasso. DORINA Sono più contenta, così la mamma non fa tutto il viaggio sola, alla sua età... MARCHESA È una brava persona questo nostro caro maestro! DORINA Allora permette che faccia venire la mamma? Vorrebbe ringraziarla. MARCHESA Sì, ma c'è tempo!... Adesso la signora Teresa non avrà ancora finito di fare colazione. Verrà con suo comodo. — E se vuol andare lei fino ad Oldrate ad accompagnarla... NICCOLINO (_sta attento a Dorina_). DORINA (_un po' titubante_) Ma... oggi... viene don Filippo per la lezione di Storia... NICCOLINO (_sorride con soddisfazione_). MARCHESA Oh, povera Adele! (_a Luigi_) È piena di talento quella bimba! COSTANTINI (_umilissimo_) Domando il permesso... MARCHESA (_gli fa un cenno di commiato. Il Costantini inchinandosi anche dinanzi a Luigi e a Niccolino, esce dietro alla Dorina_). MARCHESA (_cercando nel cestino dove prende un piccolo giubboncino che lavora all'uncinetto: a Niccolino_) Non vai fuori oggi coi cavalli? NICCOLINO (_svogliatamente, sdraiandosi sul canapè_) Oggi no: mando Francesco solo. LUIGI (_seduto accanto alla Marchesa, guardando il suo lavoro_) È un giubboncino per la bambola dell'Adele? MARCHESA Oh che!... È per i miei poveri! LUIGI (_spiegandolo_) Avara di una zia! Ti sei tenuta i poveri più piccoli! MARCHESA (_ridendo e percuotendolo sulle mani coll'uncinetto_) Dio, la gente di spirito! (_volgendosi a Niccolino_) Animo!... fa qualche cosa; va a dire a Don Filippo che si ricordi di venire per la lezione e che oggi si fermerà a pranzo! (_a Luigi_) Lo invito per te, sai, pessimo soggetto, per il tuo trionfo. Che puzzo, quel sant'uomo! (_a Niccolino_) Lo farai mettere a tavola vicino al signor Giuseppe. NICCOLINO (_mette il giornale, che aveva in mano, sul tavolo, stira le braccia, sbadigliando, ma non si alza_). MARCHESA Su, coraggio!... Uno... due... NICCOLINO (_Si alza_). MARCHESA Oh... e tre! (_vedendo Niccolino che si avvia per una porta di fianco_) Dove vai? NICCOLINO A prendere le sigarette. (_va via_). SCENA III. La MARCHESA e don Luigi, poi DORINA e l'ADELE che passano in fondo al giardino infine COSTANTINI. MARCHESA Mi urta i nervi a vederlo così svogliato, così cascante. Nessuna vita, nessuna passione. LUIGI Nemmeno per la signorina Dori? MARCHESA (_vivamente_) Sei matto, Luigi? — Non dirle nemmeno certe cose! LUIGI È carina, sai; molto carina! Troppo carina per essere una... un pedagogo! MARCHESA Niccolino, ancora, non pensa altro che al sarto! Tutto il suo studio è di fare il falso inglese a piedi e a cavallo! — Ma ho un'idea per metterlo a posto e volevo parlartene. LUIGI Sentiamo, zia. MARCHESA (_lo guarda, poi ad un tratto_) Dargli moglie. LUIGI Può essere un'occupazione come un'altra, ma se si annoia facilmente, una moglie sola mi pare un po' poco per distrarlo! MARCHESA Non dire sciocchezze. LUIGI La sposa, è bellina? MARCHESA Non è una gran bellezza, ma come moglie può passare. LUIGI Mi spaventi! — Chi è? MARCHESA Indovina. LUIGI (_pensando_) Di bruttine ce ne sono parecchie. MARCHESA Un bellissimo nome e una grande fortuna (_Luigi non indovina_) La Giulia Monleone! LUIGI (_vivamente_) Oh no, no, povero Niccolino! MARCHESA È un gran nome... due milioni, e infine è anche di una bontà straordinaria, e tutto ciò rimane, mentre la bellezza è come un buon odore: o svanisce o se ne fa l'abitudine. LUIGI Si fa l'abitudine al buon odore, ma non al cattivo, zia! (_Dorina coll'Adele che le si appoggia al braccio attraversano il giardino. La Marchesa e Luigi non le vedono perchè seduti in modo da voltare le spalle alla comune._) LUIGI (_continuando_) Per il gran nome, Niccolino ha il suo; e danari pure. MARCHESA Non tanto quanto si crede. I possidenti sono i poveri d'Italia; pagano per tutti! — Ricordalo, tu che fra quindici giorni sarai deputato. LUIGI Accetto l'augurio! — Al povero Niccolino resteranno sempre settanta od ottanta mila lire di rendita: abbastanza per tirare innanzi, finchè trova un impiego. E il tuo? non lo conti, avaraccia d'una zia? MARCHESA Io devo pensare all'Adele: è figlia della mia povera figliuola, e non è ricca. LUIGI Questa non è una buona ragione per sacrificare Niccolino. MARCHESA Sacrificare!... Sei un osservatore superficiale. Alle corte: tu non ti senti di dare la notizia a Niccolino e di prepararmi il terreno? (_Costantini entra dal giardino camminando in punta di piedi_). COSTANTINI Con...per...messo... prendo la musica MARCHESA Faccia pure, maestro. (_a Luigi_) No?.. Non ti senti di parlarne a Niccolino? (_Costantini, sempre camminando in punta di piedi, prende la musica e va via_). LUIGI (_impacciato_) Non posso fermarmi. Ho il consiglio provinciale, poi una seduta... importantissima. — Poi domani è anche l'onomastico di Donna Maria. Infine ho i miei elettori da... sbalordire! MARCHESA (_cerca e fruga in un cestino_). LUIGI Che cerchi, zia? MARCHESA Un altro _crochet_; me lo aveva portato ieri il signor Giuseppe. (_Luigi si mette a cercare. La Marchesa ad un tratto gli batte sopra una spalla_) Ohi, Gigino! Sai che cosa mi ha detto il signor Giuseppe? LUIGI (_la guarda inquieto_). MARCHESA La frazione di Oldrate è ricalcitrante! LUIGI (_vivamente_) Come mai?! Se è in mano tua! MARCHESA La candidatura Guglielmi guadagna terreno. LUIGI (_vivamente irritato_) Perchè il signor Giuseppe è un ingenuo che non sa fare, che non sa muoversi, che... (_si ferma, guarda la Marchesa e dà in una risata_) Ah, zia zia, perfida zia! (_la Marchesa ride_) Oldrate è una minaccia, un compromesso: tu porti la mia candidatura a Oldrate, ma io dovrei portare Niccolino alla Giulia? MARCHESA (_con finto stupore_) Mi crederesti capace di corruzione elettorale? LUIGI (_contento_) Il fine giustifica i mezzi. (_serio, sospira_) Dunque... povero Niccolino? MARCHESA Ma è un matrimonio da accettare a braccia aperte! LUIGI Direi piuttosto... ad occhi chiusi! MARCHESA Senza tanti discorsi, vuoi parlarne a Niccolino sì o no? Gli amici, sai bene, hanno sempre più influenza delle mamme. LUIGI Proverò, con tutta la mia eloquenza. MARCHESA No, per carità! Dirai soltanto a Niccolino che la Monleone a te piace, che ti piace molto. LUIGI Zia... non si devono dire altro che le bugie credibili! MARCHESA È ciò che più preme. Se Niccolino si convince che la Monleone piace a te, piace subito anche a lui. LUIGI (_con rassegnazione_) Allora... la troverò... piccante! SCENA IV. TERESA (è una bella e simpatica vecchierella vestita di nero, ma poveramente, e quasi come una contadina) e DETTI. TERESA Si può? MARCHESA Avanti, avanti, signora Teresa! TERESA Vengo per ringraziarla di tutto l'incomodo. MARCHESA Vuol proprio andare? TERESA Ho abusato anche troppo della sua bontà: lo dicevo adesso con la mia Dorina. E poi oggi ho la compagnia del signor maestro e così non viaggio sola. (_a Luigi sorridendo_) La mia Dorina ha sempre paura che qualche bel giovinotto le rubi la mamma! LUIGI (_continuando lo scherzo_) E col maestro Costantini c'è poi da fidarsi? TERESA (_sempre sorridendo_) Oh, altro. (_alla Marchesa_) È allegro il signore; mi piace. Chi è allegro, vuol dire che è buono. MARCHESA (_per tagliar corto_) Ha veduto il signor Giuseppe? TERESA (_più piano alla marchesa_) Tante grazie, signora marchesa. (_a Luigi, forte_) Mi ha fatto anticipare un semestre! LUIGI (_alla marchesa_) Brava! (_comicamente_) Bel cuore! TERESA (_alla marchesa, indicando Luigi_) È un suo parente? MARCHESA Mio nipote, Don Luigi. TERESA Si vede, ha una bella faccia, geniale. LUIGI Grazie, signora Teresa! TERESA (_a Luigi confidenzialmente_) Io adesso non ho più bisogno di danari. LUIGI (_si diverte_) No? Beata lei!... Potessi dire altrettanto! TERESA Ha conosciuto, lei, i signori Muller di Lugano? LUIGI No, e ne sono spiacentissimo. TERESA Oh, gran brave persone! (_alla marchesa_) Domandavo, alle volte... Avevano un bellissimo albergo, (_a Luigi_) uno dei primi alberghi di Lugano. Mio marito era il direttore e oltre allo stipendio fisso, aveva un per cento sugli utili. MARCHESA (_un po' seccata_) Sì: me lo ha detto ancora, signora Teresa. TERESA (_tranquillamente_) L'ho detto a lei — ma al signor Don Luigi, no! LUIGI A me no: dica, dica, m'interessa moltissimo. TERESA (_a Luigi, commovendosi_) Il mio Guglielmo... improvvisamente... (_fa capire che è morto_) in pochi giorni: al 3 di febbraio di quest'anno... (_si asciuga gli occhi_). LUIGI Oh, povero signor Guglielmo! TERESA Alla mia Dorina, non faccio per dire, avevamo procurato una grande istruzione, sperando... (_sospira_) invece... Ma il Signore è buono, e in mezzo alle nostre disgrazie, abbiamo avuto (_indicando la marchesa_) una grande provvidenza! — È stato monsignor Comboni, un vero sant'uomo, che ha raccomandata la mia Dorina alla signora Marchesa. LUIGI (_amabilmente, prendendola in giro_) Scusi... e il per cento sugli utili? TERESA Settemila e novecento franchi sul libretto della Cassa di risparmio di Milano! La mia Dorina dice che sono avara... Sì, voglio bene a questo denaro... povero Guglielmo!... è il frutto delle sue fatiche, destinato al frutto delle mie viscere. LUIGI (_è rimasto un po' sorpreso e un po' commosso_) Sì... vero. MARCHESA (_ridendo, per andarsene_) Venga con me: lei si mette in viaggio, e la sera comincia ad essere freschino. Io avrei un mio vecchio paltò da darle, se le va bene. TERESA (_confusa_) Signora Marchesa, quanta bontà e... (_a Luigi_) Scusi, sa... LUIGI Faccia pure. TERESA (_avvicinandosi alla marchesa, piano_) È sempre contenta, non è vero? DORINA (_attraversa il giardino lentamente; ha un ombrellino aperto, e un libro in mano. Finge di leggere, ma poi guarda verso la sala e veduta la Marchesa si dilegua. Gli altri non la vedono_). MARCHESA Basta che il maestro Costantini, e anzi glielo dica, non le faccia perdere il capo, col talento e colla bella voce. TERESA (_vivamente: contenta_) Anche al maestro ha fatto impressione? Tutti quanti ne restano incantati! MARCHESA E va bene, ma una cosa o l'altra. — O fa l'istitutrice o si dedica alla musica. — Io ho creduto bene di avvertirla, perchè da qualche tempo mi sembra un po' distratta. TERESA Non dubiti, signora Marchesa. Anche poco fa mi diceva che è tanto contenta, tanto felice di trovarsi in casa sua e che vuol tanto bene alla signorina Adele. Se è distratta un pochino, in questi giorni, la compatisca: ha qui la sua mamma, la sua vecchietta; ma io me ne vado (_si commuove_), anche per ciò è meglio che me ne vada, e la mia Dorina non avrà più distrazioni e tornerà buona come prima. SCENA V. NICCOLINO, rientra dalla porta per la quale era uscito e si avvia verso la comune, e DETTI. MARCHESA (_a Niccolino_) Si ferma dunque a pranzo? NICCOLINO Chi? MARCHESA (_vivamente_) Don Filippo! NICCOLINO Ah, me n'ero dimenticato! (_per uscire_) Vado subito! MARCHESA (_c. s._) Adesso mando io. (_frenandosi, con comicità_) Non voglio affaticarti troppo! (_lo prende per una mano e lo fa sedere sul canapè_) Bravo: così. (_gli asciuga la fronte col fazzoletto_) Hai tanto bisogno di riposo! (_guarda Luigi con intenzione, per fargli capire di parlare subito a Niccolino — poi a Teresa_). Venga con me, signora Teresa. (_La Marchesa e Teresa v. v._) SCENA VI. LUIGI e NICCOLINO, poi DORINA. NICCOLINO (_uscita la Marchesa, si alza per correr fuori: Luigi lo ferma_). LUIGI Devi uscire? Ti accompagno. NICCOLINO (_vivamente_) Non importa. Volevo vedere Francesco: il morello è un po' riscaldato. LUIGI Tua madre, mi ha fatto un certo discorso... NICCOLINO Oh, oh! La genitrice? affari seri? LUIGI No, niente di serio. Tua madre, sicuro (_cercando le parole_), è una bravissima donna che... che ti vuol molto bene ed ha un solo pensiero, (_lo accarezza_) la tua felicità! NICCOLINO Avanti! LUIGI Dunque la zia avrebbe pensato, e ottimamente... (_cambiando tono, confidenzialmente ed affettuosamente_) Ti piacciono i milioni? NICCOLINO No. LUIGI (_respingendolo_) Va via! NICCOLINO Perchè mi fai questa domanda? LUIGI Perchè tua madre ne ha due, a tua disposizione. (_Niccolino e Luigi si guardano e sorridono_). NICCOLINO Un matrimonio? LUIGI Un gran matrimonio. NICCOLINO (_crollando il capo_) Niente! LUIGI Come? Niente!? NICCOLINO (_canterellando_) Non ne facciamo niente! LUIGI Ma non sai ancora di chi si tratta. NICCOLINO In proposito ho altre idee. LUIGI Tu? NICCOLINO Sì, e volevo anzi parlartene, perchè mi devi preparare il terreno con mia madre. LUIGI Preparare il terreno? Anche a te? — Senti, invece, io ti darò un consiglio. NICCOLINO Troppo tardi. (_guarda verso il giardino_). LUIGI (_un po' inquieto_) Troppo tardi? NICCOLINO La mia risoluzione è irrevocabile. LUIGI (_contento_) Ah non si tratta altro che di una risoluzione? NICCOLINO Ir-re-vo-ca-bi-le! LUIGI E tua madre che ti credeva ancora... Ma cosa vai a pensare? NICCOLINO Se ci pensa la mamma a darmi moglie, posso averci pensato anch'io! LUIGI La zia è una donna di testa. Essa provvede alla tua felicità vera e duratura. NICCOLINO Io sono un uomo di cuore e la mia felicità la voglio a modo mio. LUIGI Pensa, un matrimonio quasi principesco! NICCOLINO Peggio! Io non sono fatto per le rappresentanze ufficiali! LUIGI Due milioni, Niccolino! NICCOLINO (_prendendolo sotto braccio confidenzialmente_) Due occhi... e un tesoro di bontà, di bellezza: tutte le soddisfazioni della mente e del cuore. LUIGI Magre soddisfazioni! — Ma già, alla tua età... Sei ancora un ragazzo! NICCOLINO (_vivamente_) Non seccarmi col ragazzo! — Che importa a me dei milioni e del matrimonio principesco? Ma non sai che si vive una volta sola? Ma non sai che tutto ciò non è altro che una grande seccatura? Io voglio vivere in campagna; a Milano mi annoio. Non voglio saperne di rumore, di gente, di _bataclan_! Io amo la quiete, il riposo, e non ho ambizioni! Mi piace vivere con tutti i miei comodi; i miei cavalli, un buon cuoco e infischiarmene del mondo intero! Guarda gl'inglesi: quella è gente che sa vivere. LUIGI Sicuro, e per questo apprezzano molto il vile metallo. NICCOLINO Per i miei desiderï sono ricco abbastanza. LUIGI Oggi, forse, ma domani? Eh caro mio, bisogna avere studiato come me le piaghe del nostro paese; le misere condizioni dell'agricoltura... NICCOLINO Io ho studiato la mia condizione, e la mia agricoltura: non ci sono poi tante piaghe! Del resto, teniamo la buona occasione in famiglia: cedo a te i due milioni e il matrimonio principesco. LUIGI (_vivamente_) No! NICCOLINO Tu pure sei un povero d'Italia, come dice la mamma. LUIGI (_cambiando tono di voce_) Sì, ma io non sono un bel ragazzo, e non sono amato. NICCOLINO (_con meraviglia_) Amato? LUIGI Alla follia! NICCOLINO (_a poco a poco prendendovi interesse_) Una che mi ama?... alla follia? e senza che io lo sappia? (_Dorina intanto torna a girare nel giardino guardando verso Niccolino, guardandosi attorno, coll'aria di chi ha un appuntamento_). LUIGI Una passione segreta, romantica, ma ardentissima! NICCOLINO Chi è? Viene dalla mamma? LUIGI Non credo. NICCOLINO Mi vede sovente? Dove? LUIGI Ti ha veduto tre volte: è bastato. Alla prima rimase subito colpita: le altre due... (_sospirando_) povera ragazza! NICCOLINO Che sciocchezze! Ma dimmi chi è? (_lusingato_) LUIGI Indovina. NICCOLINO (_si ficca la lente negli occhi, e alza il capo per pensare. Pausa: domandando_) Bionda? LUIGI A' peu-près. NICCOLINO Bruna? LUIGI À peu-près. NICCOLINO Bella? LUIGI In questo, sai... i gusti. (_subito_) Bella! Bel tipo! NICCOLINO A te piace? LUIGI Io?... la trovo piccante! NICCOLINO Insomma dimmi chi è: tanto, lo devo sapere! LUIGI Buona, intelligentissima; conosciuta da vicino, poi, guadagna immensamente: è la Giu...lietta Monleone! NICCOLINO La Monleone? Scherzi? LUIGI Se scherzo io, non scherza la mamma. NICCOLINO (_rimane un istante colpito, poi a mano a mano con furore crescente_) E tu, per fare la corte alla mamma, hai potuto accettare un incarico simile? LUIGI Anzi, me ne tengo onoratissimo! NICCOLINO E hai il coraggio di trovare piccante quella... LUIGI Niccolino! NICCOLINO Ipocrita! LUIGI Niccolino! NICCOLINO Falso amico! LUIGI Ho parlato per il tuo bene! NICCOLINO Per il mio? — Per il tuo! — Per avere l'appoggio della mamma nelle elezioni!... Oh, ma invece ti servirò io per domenica! (_sottovoce_) Dirò io a tutti, il bel mestiere che fai. LUIGI (_spaventato_) Andiamo, via! NICCOLINO Non ti basta dunque che don Filippo, il farmacista, il brigadiere, il sacrista, il segretario comunale e perfino il signor Giuseppe vadano in giro per il collegio a importi. (_forte_) E i cinque franchi? E l'omnibus? E la colazione? LUIGI Non seccare, e non gridar tanto. C'è la signorina Dori che può sentire! NICCOLINO La Dori! (_chiamandola_) Signorina Dori! Signorina Dori! LUIGI (_fermandolo per un braccio_) Perchè la chiami? abbiamo ancora da discorrere! NICCOLINO Perchè? perchè mi hai rivoltato; e lo dirai a mia madre. Voglio essere padrone di me! (_va sulla comune, chiamandola_) Signorina Dori! (_ritornando_) Ah, sposare io quella... — Va via! Io voglio bene alla Dori e sarà mia moglie. LUIGI (_spaventato_) Sei matto da legare! SCENA VII. DORINA e DETTI; poi la MARCHESA. DORINA Mi ha chiamato, marchesino? LUIGI (_per farla andar via_) No, no, signorina. NICCOLINO (_allontanando Luigi e prendendo affettuosamente le mani di Dorina: a Luigi_) Tu e mia madre mi credete sempre un ragazzo, ma non lo sono più!... So benissimo quello che dico e so benissimo quello che voglio!... Mentre tu e mia madre volevate darmi moglie... io ottenevo finalmente un colloquio dalla signorina. DORINA (_spaventata_) No... non è vero, mio Dio! LUIGI (_guarda tutti e due con grande stupore_). NICCOLINO E sai che le volevo dire? (_a Dorina_) Le volevo dire tutto ciò che, del resto, essa deve aver capito da molto tempo... da tanto tempo! DORINA Ma, signorino, si calmi, rifletta un po': che cosa dovrà pensare Don Luigi? LUIGI (_a Dorina_) Che è matto: matto da legare! DORINA (_a Niccolino_) Ma che cosa è successo? NICCOLINO Che cosa è successo? (_ride con amarezza, guardando Dorina: poi a Don Luigi esaltandosi sempre di più_) Io ti sono riconoscente di avermi spinto alla ribellione! Sei tu, che mi dai la forza di parlare. Oh, mia madre deve essere molto soddisfatta del suo... agente matrimoniale! LUIGI Niccolino! NICCOLINO Ebbene, va, va e di' a mia madre che le obbedirò e prenderò moglie... ma, eccola! l'ho scelta io, secondo la mia inclinazione. DORINA Signorino! LUIGI Non dico di no! (_con galanteria, a Dorina_) Sarebbe anche la mia inclinazione. NICCOLINO (_a Dorina con slancio_) Sì, io sono innamorato di Lei: le voglio molto bene, le voglio tutto il bene che ella si merita, e sarà mia moglie! LUIGI (_vivamente_) Se continui mando a chiamare tua madre. DORINA Dio mio, la signora Marchesa! LUIGI (_a Dorina_) Lei, signorina Dori, che merita davvero tutto ciò che le ha offerto mio cugino, capirà, perchè sia degno di Lei, deve esser offerto da chi ha la testa a posto, ed è padrone delle proprie azioni. DORINA (_a Niccolino_) Sì... Don Luigi parla benissimo. LUIGI Precisamente! E tu la comprometti in faccia alla zia, a tutti! DORINA (_con un grido_) La signora Marchesa, Dio! sapesse, se potesse credere che ho abusato della sua fiducia, della sua bontà! LUIGI Le faresti perdere il posto. NICCOLINO Vorrei vedere! DORINA E la mamma? la mia povera mamma?! LUIGI Ecco a che cosa puoi esporre la signorina co' tuoi impeti e colle tue smanie. NICCOLINO Anche lei dunque, signorina Dori, non mi crede? Anche lei non crede al mio coraggio? Anche lei mi crede ancora un ragazzo? LUIGI Ma pensa prima di parlare, insensato! NICCOLINO Insensato, sfido io! (_a Dorina_) Sa che mi vorrebbero far sposare la Monleone?... quella che chiamano il dromedario? DORINA (_con dolore, subito represso_) Ma non sarà, anzi... certo non è... che una semplice proposta (_balbettando_). La signora Marchesa le vuol tanto bene: è la sua mamma. NICCOLINO Mia madre?... lei non la conosce. (_a Luigi_) Non è vero che è una testa dura? LUIGI E... è... savojarda! DORINA Ad ogni modo non si deve fare nè oggi nè domani NICCOLINO Oh per questo non si farà mai! DORINA (_con molta dolcezza_) No: non dica così... e vedrà... col tempo... tutto dipenderà ancora da lei. Ma intanto, marchesino... Don Luigi, la supplico che nessuno possa mai supporre che io abbia avuto in animo di meditare un intrigo per raggiungere una posizione troppo al di sopra del mio stato. Creda, ciò che io provo, oltre allo stupore, alla maraviglia, è un senso di sgomento. Io ero tanto felice, e adesso... LUIGI Sicuro che... è una condizione un po' difficile! DORINA Ella mi obbliga a lasciare la sua casa, dove ho trovata tanta bontà. NICCOLINO (_vivamente_) Lei resterà qui, come prima. Si ricordi che lo voglio! Non le parlerò più di... niente. Soltanto non dimentichi mai, come non dimenticherò io, quanto le ho detto e promesso. LUIGI Ma... DORINA (_timorosa_) Io... NICCOLINO È un impegno reciproco, finchè mia madre potrà ancora opporsi legalmente alla mia volontà. — Soltanto restiamo intesi: (_a Luigi_) della Monleone non voglio più sentirne parlare. — Lo farai capire alla mamma esplicitamente. Anzi le parlerò io, e subito! Giuseppe! Giuseppe! LUIGI Che vuoi? DORINA Cosa fa? Marchesino!? NICCOLINO Voglio sapere dov'è la mamma: le voglio parlare sul momento! MARCHESA (_entrando dalla porta di fianco_) Eccomi, Niccolino, che c'è? SCENA VIII. LA MARCHESA e DETTI. (_Luigi e Dorina rimangono sorpresi e inquieti. Niccolino si allontana intimidito e senza parlare_). MARCHESA (_Si avanza lentamente: guarda Luigi - guarda Niccolino, Dorina, e si ferma fissandola_). MARCHESA (_a Dorina_) Scusi, ma lei dove ha lasciato l'Adelina?! DORINA (_confusa, tremante, s'inchina per andarsene_). NICCOLINO (_sforzandosi per essere forte_). L'ho chiamata io! MARCHESA (_a Niccolino_) Non volevi parlarmi sul momento? NICCOLINO Voglio dichiararti... siccome Luigi mi ha detto tutto della Monleone, così... ti rispondo che io... — No, no, e poi no! (_pesta i piedi, e si butta, piangendo di dolore e di rabbia, sul canapè_). MARCHESA (_guarda Luigi che fa un gesto - breve pausa - poi a Luigi_) Va un momento, a cercarmi la signora Teresa. È andata a prepararsi per partire. Che non parta prima di venire da me. LUIGI (_avviandosi per uscire, guarda Dorina e fa capire che gli piace_) Non c'è che dire: è una bella inclinazione! MARCHESA (_a Dorina_) Scusi, signorina. (_Dorina si ferma - Luigi va via_) (_a Niccolino_) Sei stato da don Filippo? — Ho dimenticato di mandare. NICCOLINO Lo dirò a Giuseppe. MARCHESA Ha da fare, adesso: ti prego, vai tu. In quanto poi al discorso che ti ha fatto Don Luigi, ne riparleremo più tardi. (_Con violenza, spingendo Niccolino come un ragazzo_) Va, va da don Filippo! NICCOLINO (_con significazione per Dorina_) Vado, e torno. MARCHESA Bravo! SCENA IX. MARCHESA e DORINA. MARCHESA Mi dica, signorina, mio figlio avrebbe qualche volta mancato di riguardo verso di lei? DORINA Signora marchesa... MARCHESA Lo dica francamente, perchè, in tal caso, saprei tenerlo a dovere! — Ha visto, anche un momento fa? Pestava i piedi, s'infuriava... — Non vorrei alle volte che approfittando della mia (_sorride_) cecità materna, le avesse tenuto qualche discorso da sventato! DORINA No, mai, signora Marchesa! MARCHESA Non lo difenda: è inutile. È meglio anche per lei che mi dica tutto. — Sa che Don Luigi gli doveva fare un discorso molto serio per conto mio. — Lo sa? DORINA No... non saprei... MARCHESA Si tratta del suo matrimonio. DORINA (_fa un movimento_). MARCHESA Che io voglio si faccia per il suo bene e che si farà. Mio figlio, fino ai venticinque anni, per ammogliarsi deve dipendere da me. La legge in questo provvede ottimamente. Ma scusi, come mai non ne sapeva nulla, se era qui, e discorrevano insieme? Anzi, vorrebbe spiegarmi come mai lei si trovava qui? DORINA Passavo, per caso e... mi hanno chiamata. MARCHESA L'ha chiamata Niccolino, sfogandosi contro di me? DORINA Era un po' inquieto, esaltato... MARCHESA E lei che cosa gli ha detto per calmarlo? DORINA Gli ho detto... che la signora marchesa, tanto buona, non... non avrebbe mai voluto renderlo infelice. MARCHESA Benissimo! Ma da quando è cominciata tutta questa grande amicizia tra lei e mio figlio? Perchè anche lei mi pareva agitata, commossa, e lo è ancora? DORINA Non è vero, no! ma la signora marchesa mi parla in un certo modo... si direbbe quasi che ella dubita di me, mentre io sono pronta a giurare, sul mio onore... MARCHESA (_interrompendola, sorridendo_) Che non ha mai accettato le dichiarazioni di Niccolino? D'accordo (_ridendo_) e ha fatto bene (_seria_). Offendevano la sua serietà e la sua onoratezza. Ha fatto male, invece, a non aver confidenza in me; a non dirmi tutto, subito. Io avrei fatto una buona lavata di capo a mio figlio, oppure, lo avrei mandato a viaggiare per qualche mese. DORINA Il signor Marchesino ha sempre avuto tutto il rispetto... MARCHESA Oh, nelle forme, non ne dubito. — Me lo diceva anche Don Luigi, del resto, che Niccolino aveva una grande simpatia per lei, e non può negarlo. DORINA Ha sempre avuto, molta bontà... MARCHESA Oh per bontà, è buonissimo: ma è ancora un ragazzo! Per questo s'è messo a farle la corte: — no? I fiori?... qualche poesia: DORINA Mai... MARCHESA Ah già, i versi, anche brutti, costano fatica! — Ma, mi promette di dirmelo, se indovino? Scommetto che le ha parlato di qualche suo progetto di matrimonio per quando sarà libero dalla mia autorità? DORINA (_Smarrita, vinta, tremante, vuol balbettare qualche parola, ma non sa dir nulla, le lacrime le chiudono la gola_). MARCHESA Ha fatto male a non dirmi tutto. DORINA È... stato... sol... tanto (_dà in uno scoppio di lacrime e si lascia cadere sopra una seggiola vicino al tavolino: piange dirottamente singhiozzando - pausa_). MARCHESA (_fa qualche passo lentamente per la scena, poi si ferma dinanzi a Dorina_) Capirà, signorina Dori, oramai è necessario che lei ritorni a Lugano con sua madre. DORINA (_alzandosi vivamente_) Mi manda via?! Ah la mamma!... Dio mio!... Povera mamma!... Ma creda, signora Marchesa... non ho proprio nessuna colpa... MARCHESA Lo credo, lo credo, signorina, e anzi troveremo il modo di salvare le apparenze e di risparmiare questo gran dolore alla signora Teresa. — Appunto, il suo bel talento; la sua inclinazione per la musica. La vita dell'istitutrice le pesa troppo. La sua passione è invincibile: vuol mettersi a studiare ed io non troverò ragione per contrariarla. La facciamo chiamare? DORINA No, no, mi perdoni, signora Marchesa! Non dirò più una parola. Non mi mandi via così: perdono!... perdono! MARCHESA Io non la mando via: è lei che vuol andarsene, che trova conveniente, che trova necessario di andarsene. Rincresce anche a me di perderla, perchè mi è simpatica e cominciavo a volerle bene, ma capirà, fra lei e mio figlio non posso esitare, e devo dunque separarmi da lei. Vuol aspettarmi qui? Andrò io stessa a cercare sua madre e a parlarle. Oh, ma eccola appunto, eccola qui, con Don Luigi, la nostra cara signora Teresa! SCENA X. TERESA, LUIGI e DETTI. TERESA (_entra sorridendo e contenta per il paltò nuovo regalatole dalla Marchesa_) (_alla Marchesa_). Guardi come mi sta bene! Sembro anch'io una signora! — Dorina, ringrazia la Marchesa, tanto buona. Cos'hai?... piangi?... Dio mio, cos'è successo? DORINA (_si butta nelle braccia di Teresa_) Mamma... mamma... andiamo via!... TERESA Andar via?... Dorina?... ma che cosa è successo? MARCHESA È una risoluzione improvvisa da parte della signorina, e che non la deve maravigliare. TERESA Io invece le dirò, che mi meraviglio moltissimo! Per niente non si piange... — e cosa c'è da piangere? MARCHESA È un po' commossa per dover lasciare l'Adelina, alla quale è tanto affezionata. Essa insomma non si sente più di fare l'istitutrice; la sua vocazione è più forte di lei: il maestro Costantini ha vinto. — Che cosa le dicevo poco fa? (_a Dorina_) Non è vero? DORINA (_con un filo di voce_) Sì... TERESA Ma poco fa, Dorina diceva a me che era felicissima di stare nella sua casa e che avrebbe voluto restare qui tutta la vita! (_a Luigi_) Si figuri, non aveva tempo nemmeno di accompagnarmi alla stazione! — Ma Dorina! (_alla Marchesa_) Signora Marchesa, non mi lasci in pena, mi dica tutto! — Infine, ho il dovere, ho il diritto di saper tutto! (_vedendo che la Marchesa e Dorina continuano a tacere, domanda alla Marchesa risolutamente_) Perchè ha licenziato mia figlia? LUIGI (_si mostrerà molto sollecito, molto premuroso per Dorina e le sta sempre vicino_) Si calmi! (_alla Marchesa_) Zia, non bisogna agire... con troppa precipitazione. TERESA Dorina — guardami, Dorina: guarda la tua mamma! (_si guardano, si abbracciano_) (_alla Marchesa, cambiando tono_) Resta inteso che me la porto via; me la porto via subito e volentieri. Ma voglio sapere prima in che cosa mia figlia ha mancato. Voglio saperlo! MARCHESA Le ripeto che non sono io: è sua figlia che trova conveniente e necessario di andarsene. Le dichiaro che conserverò sempre molta stima e molta affezione per la signorina Dori, la cui condotta, mandi pure per le informazioni che lo dirò a tutti, è sempre stata ottima sotto ogni rapporto. Soltanto, come mi faceva notare Don Luigi... LUIGI Io?! MARCHESA (_continuando_) essa è troppo giovane e troppo bella, e Niccolino è troppo un ragazzo senza testa. Prima non ci avevo pensato; ho dovuto pensarci adesso. (_a Teresa, sorridendo_) Sciocchezze senza nessuna importanza. Sua figlia è un tesoro: la tenga molto da conto. TERESA (_a Luigi_) Lei almeno, che è tanto buono, mi dica... LUIGI Le dirò anch'io come la zia: la sua figliuola è un vero tesoro! SCENA XI. NICCOLINO e DETTI. NICCOLINO (_entra di corsa_) Non ho trovato nessuno... TERESA (_trascinando via Dorina_) Andiamo, Dorina, andiamo via! NICCOLINO Come? lei... — partire? (_guardando spaventato Dorina_). TERESA Sì: colla sua mamma. NICCOLINO No! non voglio! MARCHESA (_a Dorina, andandole vicina e baciandola_) Un bacio, cara signorina Dori; e venga a dare un bacio anche all'Adele! DORINA (_singhiozzando_) Sì... sì... (_Dorina si avvia seguita dalla Teresa e dalla Marchesa, la quale la spinge verso la porta, ma sempre con molto garbo, sorridendo_). NICCOLINO (_guarda smarrito tutta la scena, poi quando Dorina fa per uscire, Niccolino fissando la Marchesa le dice in tono di sfida_) Ah, vuoi?... (_corre gridando verso Dorina_) Signorina Dori! LUIGI (_trattenendolo_) Animo; via! NICCOLINO Si ricordi!... sempre!... DORINA (_nell'uscire, singhiozzando, dà un'occhiata a Niccolino_). (_Teresa e Dorina v. v._) MARCHESA (_voltandosi e avanzandosi, mentre fissa Niccolino e lo costringe a indietreggiare_) Ricordarsi di che cosa? Che sei stato tu a farla scacciare? NICCOLINO Ma... infine... mamma... MARCHESA E devi ringraziarmi per il suo bene e per il tuo! (_a Luigi_) Non ho ragione? LUIGI Pienamente! FINE DELL'ATTO PRIMO. ATTO SECONDO _Salotto in casa Costantini, che serve anche di camera da letto della signora Isabella. Quando si alza la tela è tutto in disordine. In mezzo alla scena un tavolino con piccolo specchio, pettini, ecc. Dinanzi al tavolino una seggiola greggia di cucina; appesi alle pareti ritratti di artisti, e corone d'alloro con nastri stinti. Porte e finestre spalancate._ SCENA I. La signora ISABELLA — Una voce dal basso, poi DORINA. ISABELLA (_cantarellando, finisce di spazzare, mette a posto il catino, il tavolino: poi va alla finestra e chiama_) Signor Domenico! Signor Domenico! VOCE (_dal basso_) Ehi! ISABELLA Mi dà una mano stamattina? VOCE (_c. s._) Non posso! Sono solo alla porta! ISABELLA In malora, brutto rospo! (_forte_) Grazie lo stesso, signor Domenico! (_sempre cantarellando accomoda il letto, poi prende uno strofinaccio e leva la polvere_). DORINA (_vestita molto modestamente, abito nero di lutto; paltò di colore, col lutto sul braccio_) Buon giorno. ISABELLA Brava, giusto in punto per aiutarmi a mettere in ordine tutta la baracca! (_butta lo strofinaccio sul canapè, e aiutata da Dorina porta il letto dietro il paravento: intanto continua a parlare_) Così, con un po' di sgobbamento si fa senza della serva! (_facendosi seria e guardando Dorina_) Va ora dal Businello? DORINA Bisogna risolversi... ISABELLA Sicuro: domani scade la cambiale del Ripamonti. (_con un'alzata di spalle_) Su, su, allegri e niente paura! Non le ho detto? ho fatto un sogno tutto pieno di maschere: abbondanza e prosperità. Non sbaglia mai! Nell'81?... quando ho avuto quel successone strepitoso nella _Favorita_? Bene: avevo sognato per due notti consecutive di essere al gran veglione della _Fenice_! — E si ricordi, col Businello: un po' di bella maniera. Perchè non si è messa il paltoncino _noisette_, che le fa la vita più slanciata? — E bisogna ridere, scherzare e senza far musi, mi raccomando. DORINA Non lo posso soffrire. ISABELLA Invece l'impresario le farebbe il Florindo volentieri. DORINA È per questo, forse che si permette un certo linguaggio, che non mi accomoda niente affatto! ISABELLA Ma anche lei ha il torto di essere troppo selvatica, e colle cambiali da pagare (_sospira_) bisogna aver pazienza! — Anch'io mi vanto di essere una gentildonna e un'artista, ma non sono mai stata villana con nessuno! Siamo onesti: è la mia bandiera; ma l'onestà delle donne sta nel tutto promettere e niente mantenere! DORINA Non domando l'aiuto di nessuno. ISABELLA Questo va benone, ma la politica col Businello! (_confidenzialmente, sospirando_) Sulla cambiale del Ripamonti ha la sua firma anche lei. Se si può annunziare il debutto, tutti si calmano, se no, la famiglia Costantini è nel bel mezzo di una strada. DORINA (_facendo un movimento, a mezza voce, quasi tra sè_) Mi avessero lasciata a casa mia... ISABELLA A casa sua? Sola? Solinga, errante e misera! DORINA (_si turba, si commuove e abbassa il capo_). ISABELLA Esposta a tutti i pericoli, senza il fondamento di farsi almeno una posizione stabile e brillante. DORINA (_sospirando_) Sono oggi... quattro mesi... ISABELLA Povera signora Teresa!... (_cambiando tono_) Su, allegri, che sta meglio di noi. Nel campo Eliso non vi sono spasimi nè malinconie! Gran disgrazia, sicuramente, come quella del Martignoni che le ha fatto sparire due mila lire promettendo di farla figurare sul cartellone del Carlo Felice! — Ladro! — Ma per questo col Businello niente pericoli: ladro come l'altro durante le trattative, ma poi, messo il nero sul bianco, un vero cavaliere! DORINA Chi sa quali condizioni... ISABELLA Oggi si accetta tutto quanto: una volta poi lanciata sul teatro, Ernani involami e... maramèo! DORINA Sarebbe un agire disonesto. ISABELLA Onesto cogli onesti, ma coi sicari? DORINA E se proprio non si potesse combinare? ISABELLA Bisogna, cara, bisogna combinare assolutamente: a meno che non avesse dell'altro in vista... (_insinuante_) Quel bel signore, così compito, che abbiamo incontrato una sera sul Corso e che ci ha voluto accompagnare fino a casa? DORINA Don Luigi d'Albano?... È a Roma. E poi, per qual ragione? ISABELLA Oh Dio! Per cavalleria! E... l'amico? (_Dorina si turba_) «Di quell'amor ch'è palpito?» DORINA Non ne so più niente e non so dove sia. Dev'essere in viaggio con sua madre. ISABELLA Fa un gran girare tutta questa gente! DORINA La prego, non me ne parli più!... mai più! ISABELLA Eh, adesso, non me ne parli più!... Ma i primi giorni.... DORINA Le ripeto che non so dove sia; che non ne so più niente! ISABELLA Gli ha scritto: due volte le ho portate io le lettere alla posta. DORINA Non le avrà ricevute. ISABELLA Basta; speriamo; il maestro è andato a parlare col Businello e col Ripamonti. Ma già, avrà mangiato coll'uno e bevuto coll'altro. Oh, giusto in punto! — Serva, lustrissimo! SCENA II. Il MAESTRO: mustacchi e pizzo. Cappello a cilindro; vestito nero, ma sdruscito. Pelliccia pure sdruscita con gran bavero. Fermo sulla porta, batte forte coi piedi per terra, indicando col bastone le finestre aperte. ISABELLA corre a chiudere le finestre. Poi il MAESTRO, senza muoversi, accenna alla porta che mette in cucina. ISABELLA corre a chiudere anche la porta. ISABELLA (_correndo vicino al Maestro che si avanza piano_) Sei stato dal Businello? MAESTRO (_accenna di sì col capo_). ISABELLA E dal Ripamonti? MAESTRO (_c. s._) ISABELLA E hai combinato qualche cosa? MAESTRO (_accenna di no c. s._) ISABELLA E allora? MAESTRO (_con voce lenta e debolissima_) L'impresario Businello... (_accenna col bastone Dorina_). ISABELLA Vuol parlare colla signorina? Sta bene; ma non ti ha detto niente relativo alle condizioni? MAESTRO (_accenna di no e indica col bastone Dorina_) Subito al camerino. ISABELLA (_arrabbiata, rifacendolo_) Al camerino! — (_a Dorina_) È meglio non perdere tempo: al camerino del teatro; sa? dove siamo state insieme quella volta dal Martignoni? DORINA Sì, sì, vado. Bisogna finirla... mi sento morire. ISABELLA Animo, animo; con tanta facilità morirà nelle opere! MAESTRO (_sempre colla voce debolissima, salutando Dorina colla mano e con un sussiego affettuoso. Mentre parla, leva dalle tasche ampie della pelliccia due grossi pacchi di roba_) Le ricordo ancora, per una volta, è il contegno che si deve tenere: cortesia, affabilità e bell'incedere (_indicando un pacco a Isabella_) C'è burro in casa?... (_non aspetta la risposta e continua_) I tempi sono mutati... e i cantanti... pure... Oggi la voce vale sicut et in quanto... dell'odierna melopea non è che un ingrediente... secondario. — Ella invece ha persino della voce. DORINA (_è andata via_). ISABELLA (_che la seguita fino sulla porta le grida dietro_) E chiuda la porta, in fondo alla scala... MAESTRO (_s'interrompe: vede che Dorina è uscita e scioglie uno dei cartocci borbottando:_) _Voce dal sen sfuggita_ _Più richiamar non vale..._ (_all'Isabella che ritorna, mostra trionfalmente uno zampone_) Il caro amico Cimozza... è tornato ieri sera da Pietroburgo: ha fatto una stagione d'oro! (_mostra degli asparagi; colla mano fa segno che sono costati dieci lire_). ISABELLA Dieci lire? nelle presenti strettezze? Sardanapalo!... Anche i pranzi! MAESTRO (_accenna col capo che non è un gran pranzo, e colle dita che ci sono tre sole portate_). ISABELLA Il lesso, lo zampone, gli asparagi... — E la minestra? MAESTRO (_fa un gesto che l'altra capisce subito_). ISABELLA I maccheroni alla veneta? MAESTRO Coll'acciuga... fanno bene... (_si tocca la gola_) assai, e piacciono molto al caro amico Cimozza... Porta lui il vino... un barolo (_indica colla bocca e colle dita che è profumato; — poi con tenerezza_) gentiluomo... perfetto... ISABELLA (_appassionandosi anche lei_) E un po' d'antipasto, con due dita di vino bianco? Attaccarsi di colpo ai maccheroni, come i plebei? MAESTRO (_cogli occhi sfavillanti_) Bianco... secco! ISABELLA (_tornando ad arrabbiarsi_) Ingordo, goloso, coi debiti da tutte le parti non pensare ad altro che alla pappatoria! E perchè non hai insistito per sapere qualche cosa dal Businello? MAESTRO (_si fa serio e mesto_). ISABELLA (_inquietissima_) Non vuole? MAESTRO (_sospira crollando il capo_). ISABELLA Condizioni impossibili? (_il Maestro accenna affermativamente_) Per lei o per noi? MAESTRO (_Sempre mestissimo, in tono lamentevole_) Condizioni da innamorato; le condizioni fatte dall'Americano alla Ines Bellinoff. ISABELLA Eh? sul serio? MAESTRO (_sospira con rassegnazione cupa: battendosi colla mano sul cuore_) L'amore anche negli affari... Ha troppo cuore il Businello! ISABELLA Cinque anni senza prendere un soldo? MAESTRO Sicuro: e durante i cinque anni, dovrebbe convivere con lui. La sua signora è al Brasile; — la Bellinoff aveva accettato. ISABELLA Grazie; ma la Dorina, ha sempre quell'altro per il capo! E il Ripamonti? — Duro, quel mostro? MAESTRO (_movimento di dolore cupo e profondo_) Inesorabile... ISABELLA Nemmeno una dilazione di quindici giorni? MAESTRO (_con un brivido_) Protesto!... Sequestro! (_altro brivido_) Destino tremendo! (_si ode una scampanellata_). ISABELLA Chi sarà?... magari un conto da pagare! MAESTRO (_rasserenandosi_) Il barolo dell'amico Cimozza... ISABELLA (_mette lo zampone e gli asparagi sopra il tavolo e corre ad aprire_). MAESTRO (_prende una pastiglia, restando sempre in mezzo della scena_). SCENA III. LUIGI, NICCOLINO e DETTI. ISABELLA (_di dentro_) Oh che bella improvvisata! — Ho parlato di lei, tanto quanto colla signorina! MAESTRO (_fa un movimento di mesta contrarietà perchè non è il vino del Cimozza_). ISABELLA Quella sera, si ricorda? aveva promesso di venirla a trovare, invece, fu vano il desio! (_entrano tutti — Luigi sempre eguale e Niccolino coi baffetti e con un'aria d'importanza_). LUIGI Mah! sono stato legatissimo, a Roma. ISABELLA A Roma? — C'è la _Sonnambula_ colla Donadio? MAESTRO Al Costanzi: e al Valle la Judich: oh, deliziosissima! ISABELLA Permettano, signori, che io faccia la presentazione del maestro Costantini, mio marito. MAESTRO (_levandosi il cappello con gravità solenne_) Onoratissimo di ricevere la loro bella visita... nella mia famiglia! ISABELLA (_continuando la presentazione_) Il signore... il nome non lo ricordo più, ma fa lo stesso. Sono amici della signorina. MAESTRO Onoratissimo (_accennando alla gola, domanda il permesso di mettersi il cappello_) Soffro... facilmente. LUIGI Faccia, faccia pure. Quell'organo prezioso, merita tutti i riguardi. MAESTRO Verissimo! (_si copre_). NICCOLINO (_a Luigi, indicando Isabella_) Non c'è male. LUIGI Cerchiamo di condurle al Dal Verme, poi si vedrà! ISABELLA (_indicando il canapè_) Ma prego, signori, si accomodino senza complimenti. (_getta via lo strofinaccio che trova sul canapè_) Quella mia cameriera è tanto disordinata; (_sforzandosi per essere disinvolta, signorilmente_) Favoriscano, prego: tanto quanto non mi vorranno levare l'incomodo finchè non torna la signorina! MAESTRO (_nel frattempo, senza essere visto, avrà nascosto lo zampone e gli asparagi sotto il mantello: levandosi il cappello con gran dignità_) Ho una lezione al Continental... una gran dama straniera... LUIGI Ma si figuri, non deve far complimenti, egregio signor Maestro! MAESTRO (_c. s._) Allora... rimangano... colla mia signora. LUIGI Faccia pure! (_scambio di saluti. Il Maestro va via. Isabella prende Don Luigi per mano e lo conduce verso il canapè e lo fa sedere_). ISABELLA Lì! LUIGI (_la tira giù a sedere, imitandola_) Qui! ISABELLA (_indicando Niccolino_) Anche il suo amico! LUIGI Anche lui! C'è posto per tutti! — Senta, signora Isabella: noi siamo venuti qui con un grande progetto! NICCOLINO Stasera si va al Dal Verme (_si riscalda un po' perchè l'Isabella non gli dispiace_). ISABELLA A sentire la Dobrinsky? Bel divertimento! NICCOLINO Si ride. LUIGI E poi c'è il ballo! Prendiamo un palco: lei e la signora Dori si trovano là; io verrò più tardi, (_con serietà ad Isabella_) appena sarò libero. Ho la noia di un pranzo ufficiale. ISABELLA Tanto presto non potrei venire nemmeno io, perchè noi pure, oggi, abbiamo a pranzo il cavalier Cimozza. Non l'ha mai sentito? Canta sempre in Russia! è grande amico dello Czar! LUIGI Allora restiamo intesi così, e lei lo dice a nome nostro anche alla signorina. ISABELLA La signorina? (_si fa seria e sospira_) sarà difficile! LUIGI Cerchi lei di persuaderla. Le dica che il marchese Nicola è arrivato da Parigi... ISABELLA (_interrompendolo vivamente_) Il marchese Nicola? Niccolino? — Allora è lei il Niccolino della signorina? NICCOLINO Io? ISABELLA Il promesso sposo, volevo dire? NICCOLINO (_con impeto_) Promesso sposo? ISABELLA Insomma, quello che la voleva sposare: Edoardo, mi ha detto tutto. — Edoardo, quello che veniva alla sua villa a dare lezione di pianoforte alla sua sorellina! NICCOLINO (_seccato_) Che sorellina? Io non ho nè sorelline nè fratellini! ISABELLA Ah, come sarà felice quel caro angelo quando ritorna a casa! Non ha fatto altro che pensare a lei, ed aspettarlo colle lagrime e coi sospiri! Perchè non ha risposto alle sue lettere? LUIGI (_guardando Niccolino, significativamente_) Ti aveva scritto? NICCOLINO Io non ho mai ricevuto lettere... ISABELLA Tre; almeno tre le ho impostate io! — Bravo; è un uomo di cuore e di onore: così mi piace. Io poi le posso assicurare che la signorina ha sempre tenuto una condotta modello: può domandarlo anche al signor Domenico, il nostro portinaio. È vero che in casa nostra, col maestro Costantini, non si scherza! LUIGI Hai capito, Niccolino? NICCOLINO (_seccato e inquieto_) Ma io non so niente! È una combinazione: è stato lui; mi ha detto che la signorina Dori... (_Luigi gli fa un segno: Niccolino s'interrompe_): ISABELLA Non faccia misteri con me; il cuore lo conosco e lo compatisco. Io e il maestro abbiamo fatto un'immensità di sacrifici, prima di tutto perchè le vogliamo un bene dell'altro mondo e poi, un talento, una voce!... come la mia, prima che facessi la bronchite: toccavo il sì, appena aprivo bocca! (_scampanellata_) Eccola, tanto quanto appena nominata! — Che giubilo per quell'anima benedetta!... Si nascondino, si nascondino in fondo che le facciamo un'improvvisata (_Isabella cerca la chiave, poi esce_). LUIGI (_piano e rapidamente a Niccolino_) Non mi hai detto la verità? L'hai riveduta ancora, dopo che tua madre l'ha licenziata? NICCOLINO No, te lo assicuro! LUIGI Allora sta attento, Niccolino: io credevo una cosa... molto diversa! Altro che andare a cena: se ti agguantano, non te ne liberi più! NICCOLINO (_vivamente_) Sei stato tu a seccarmi! LUIGI L'avevo vista in giro colla signora Isabella; era molto carina e dopo tre mesi di pensione dai Costantini la credevo... educatissima. NICCOLINO Andiamo via! LUIGI Non conviene, così, su' due piedi. ISABELLA (_di dentro_) Venga, venga a vedere signorina; e aspetti ad infuriarsi! SCENA IV. DORINA e DETTI. DORINA (_turbata, irritatissima, senza vedere nè Luigi nè Niccolino_) Il maestro e... e anche lei sapeva tutto!... perchè mi ha lasciata andare? ISABELLA La nostra delicatezza, capirà, non si voleva influire! Ma su allegri: il sogno delle maschere, signorina! DORINA Lei sapeva tutto! ISABELLA (_interrompendola_) Improvvisata 37, amore 49, arrivo inaspettato 15; (_voltandola verso Niccolino_) Guardi che bel terno! DORINA Oh! (_gli corre incontro con uno slancio, poi si ferma timida, arrossendo_) Signor marchese... (_gli dà la mano_) Come sono contenta! ISABELLA È confusa, palpitante. (_prende la mano di Luigi e la preme sul cuore_) Senta come anche a me certe cose... — Come batte! — Sente? — tum, tum, tum! LUIGI Sento! DORINA Grazie!... in questo momento... dopo che... (_ha un brivido di ribrezzo_) Grazie!... Grazie!... ISABELLA È appena arrivato, fresco fresco; è arrivato l'altra sera. LUIGI (_per venire in aiuto di Niccolino_) Ha viaggiato molto, e si è divertito moltissimo. Ha passato sei mesi a Parigi, tre mesi a Londra, poi Montecarlo. Vede come s'è cambiato? Non è più il nostro Niccolino di una volta; adesso è diventato un viveur di primo ordine; socio del Jokey-Club. DORINA (_senza badare a Luigi, ancora tutta animata e confusa_) E le mie lettere?... Quando le ha ricevute? NICCOLINO Non ho mai ricevuto niente. ISABELLA Tre quattro le ho impostate io! DORINA (_colpita_) Ma allora, come ha fatto a sapere che io ero a Milano? NICCOLINO Me lo ha detto Luigi... ieri, a colazione. DORINA (_sempre più colpita, e con un'altra espressione_) È stato molto buono, Don Luigi! LUIGI (_tra sè_) Ancora più carina. — Troppo carina! NICCOLINO Già: Luigi mi ha detto che lei era qui, in pensione, a studiare il canto per andare sul teatro e... siccome mi fermo un paio di giorni, si voleva combinare... si voleva passare la serata insieme. DORINA (_rimane scossa vivamente dal tono e dalle parole di Niccolino_) Ma... ISABELLA Al Dal Verme! DORINA (_pallida, guarda fissamente Niccolino per studiarlo, per capirlo bene_). NICCOLINO (_a Dorina, come per accomiatarsi_) Allora dunque... possiamo sperare? DORINA (_ha un impeto d'angoscia: poi frenandosi_) Vorrei mi fosse compiacente, signor Marchese: due parole sole. LUIGI (_fa un cenno significativo a Niccolino come per dirgli: «attento, sei preso»_). NICCOLINO (_ha capito - forte, a Luigi_) Allora con te... per quell'appuntamento coll'avvocato? ISABELLA Ne approfitto tanto quanto per andare a fare un pochetto di _toilette_! DORINA (_teme che Niccolino vada via_). LUIGI (_carezzevole_) Sì... lo lascio qui; (_tra sè_) ma tornerò per portarlo via! (_forte_) Già che sono a due passi, vado a fissare il palco per stasera, poi (_a Niccolino_) torno a prenderti per andare insieme dall'avvocato (_guarda il suo orologio e fa un moto come per dire che è tardi_) il tempo vola; sicuro! (_sospira_) Anch'io ho la conferenza di un mio collega sulla politica estera. ISABELLA (_a Luigi_) Allora se torna a prendere il suo amico non lo saluto nemmeno! LUIGI Benissimo. (_la saluta colla mano, sorridendo; Isabella va via_) (_tra sè_) Genere nazionale, ma simpatico! (_a Niccolino_) Dunque vado e torno. (_avvicinandosi a Dorina, che si è seduta sul canapè la guarda e fa capire che gli piace: fra sè_) Carina assai!... Tornerò (_a Niccolino_) Giudizio, bimbo mio (_via_). SCENA V. DORINA e NICCOLINO. DORINA (_è sempre più confusa e turbata, quantunque voglia serbare un contegno gentile e signorilmente disinvolto. Niccolino tace qualche momento, si batte col bastoncino sulle scarpette, la guarda, poi ha un'alzata di spalle come per dire: «Oh infine, giacchè sono solo bisogna aprire il fuoco,» e si allunga sul sofà verso Dorina, esclamando_): NICCOLINO Cara signorina Dori, come la rivedo volentieri! Come mi sono divertito in tutto questo tempo! — Si sta molto bene, sa, fuori d'Italia! (_prende dalla tasca l'astuccio delle sigarette_) Fuma una sigaretta, signorina? DORINA (_alzandosi_) No! NICCOLINO (_restando seduto_) Ma non le fa male? DORINA (_con un tremito nella voce_) Oh no, marchesino, faccia pure. (_vuol sorridere e mostrarsi disinvolta, ma colle mani stringe nervosamente il fazzoletto_). NICCOLINO (_sorridendo sempre batte colla mano sul canapè per indicare dove Dorina deve sedersi_) Qui... qui... venga qui a sedere. DORINA Sapesse... quanti dispiaceri ho avuto. — Quante disgrazie! Una sopra tutte. (_forzandosi per vincersi, con effusione_) E l'Adelina? Come si sarà fatta grande! — E la signora Marchesa? NICCOLINO Bene, bene: tutti bene! DORINA (_con passione, timidamente_) Perchè... (_cambiando_) Sembra quasi che io l'abbia offesa. — Non ho fatto nulla che potesse farmi perdere la loro stima. NICCOLINO (_leggermente_) Oh, signorina, non ne ho mai dubitato; come non dubito de' suoi trionfi; sarà presto? E dove? DORINA È molto incerto ancora... (_con un brivido, pensando al Businello_) se canterò! (_calmandosi, con voce bassa, balbettando_) Sa?... sono rimasta sola... la mia povera mamma... NICCOLINO No, non ho saputo niente!... Me ne dispiace moltissimo! (_distratto, guarda ancora verso la finestra — ha freddo_) Coraggio!... non parliamo adesso di malinconie. (_avvicinandosi con galanteria e mettendo un braccio sul divano in modo di toccare anche Dorina_) Dunque?... che cosa mi voleva dire? DORINA Voleva spiegarle... come sono venuta in casa del maestro Costantini! NICCOLINO Per studiare il canto? — Brava: bisogna slanciarsi all'estero! — Lasci fare a me. Quando sarà il momento le farò io la _claque_! Ha fatto benissimo. DORINA Sì?... Davvero?... (_ancora con un brivido, pensando al Businello: poi fermandosi e tornando timida come prima e commossa_) Allora... le dirò... come l'ho avuta (_con amarezza_) questa buona idea! Subito dopo licenziata, il maestro Costantini è venuto al nostro albergo per sentirmi la voce. Ebbi (_con amarezza ironica_) un grande successo; tale che poi il maestro correva apposta a Lugano per darmi lezione e quando... (_si ferma con un singhiozzo_) Allora mi ha subito scritto: «Venga a Milano, che ha un tesoro in gola!» Invece non avevo altro che qualche migliaio di lire alla Cassa di Risparmio! — Prima di accettare, mi sono presentata come istitutrice in un'altra casa; — ma ero troppo giovane!... In verità non mi volevano perchè la Marchesa mi aveva scacciata. NICCOLINO (_sempre leggermente_) E allora si è decisa per il teatro! DORINA (_animandosi_) Allora sono corsa a Milano dove ero attratta da una speranza... — speranza? da una sicurezza che avevo nel cuore! Del mondo non avevo veduto che la mia casa, e la casa di sua madre: io ancora credevo a tutto e... Ecco, questo volevo dirle. Ma ora non so... (_tornando timidissima_) lei mi ha agghiacciata. È un altro... con me. NICCOLINO (_con importanza, sospirando e arricciandosi i baffetti_) Pur troppo, signorina Dori: la bella poesia se ne va con gli anni e coll'esperienza. DORINA (_maravigliata_) Cogli anni? NICCOLINO Adesso si vive tanto in fretta! — Basta un giorno per invecchiare. DORINA (_vivamente_) Sì... basta un'ora, una parola; (_con passione_) ma basta anche una parola per rivivere! NICCOLINO (_si alza, tra sè_) Ahi ahi! Credesse ancora di farsi sposare? (_guarda verso la finestra: forte_) Eh, le parole!... le parole che fanno rivivere... (_tira su il colletto del paltò_). DORINA (_guardandolo_) Ma io non capisco più... — È proprio lei?... lei? NICCOLINO (_con un sospiro_) Che vuole! non si può rimanere Niccolino tutta la vita! (_ride sinceramente_) Si ricorda quanto chiasso si faceva? Mah! (_cantarellando sull'aria di Madama Angot_) Beati i dì dell'innocenza! (_guarda ancora, poi va alla finestra_) Sfido io! era aperta! (_nel chiuderla si fa male ad un dito e lo succhia arrabbiato_) Che razza di finestre! DORINA (_rimasta ferma, in piedi, a guardarlo_) Se si è cambiato lei, scusi, io sono sempre la stessa. NICCOLINO Certo, signorina, perchè no? DORINA (_con uno slancio di passione_) Perchè lei non mi stima più: lo vedo, lo sento, non mi... (_vorrebbe dire: «ama» ma non lo dice_) non mi stima più! — Che cosa le hanno detto sul conto mio? NICCOLINO Niente; proprio niente. È la condizione medesima delle cose. Capirà: quando un uomo acquista la responsabilità delle proprie azioni... pur troppo, deve ragionare. DORINA Ma non ha capito ancora? Non vede come aspetto una sua parola buona? E per parlarle così, come parlo io a lei, devo essere in uno stato di esaltazione e di disperazione! No, non è più il caso di riguardi. (_con voce alta, chiara, vibrata_) Sa che cosa mi ha detto poco fa un farabutto, un certo Businello, che avevo veduto due volte? Sa che cosa ha avuto il coraggio di propormi, come condizione indispensabile alla mia scrittura? Di diventare... la sua amante! NICCOLINO Oh, è forte! DORINA Tanto forte, che sotto quel colpo, sono rimasta come pazza dalla collera e dal ribrezzo. (_con forza: risoluta_) Io non voglio vendermi e voglio continuare a vivere: come si fa? NICCOLINO (_impacciato, dopo aver guardato verso l'uscio col desiderio di andarsene_) Prima di tutto, parliamo francamente, perchè, in certo modo, mi accusa di... DORINA (_interrompendolo_) Non l'accuso, anzi tutto il torto è mio. Ma non posso più fare l'istitutrice, non voglio essere l'amante del signor Businello, e domando a lei che mi voleva dare il suo nome, le domando: come si fa? NICCOLINO (_nel camminare inciampa nello strofinaccio d'Isabella: lo solleva colla punta del bastoncino e lo butta lontano_) Le dirò... dare consigli è un affar serio. Aiutarla, volentieri, fin dove posso arrivare... ben volentieri: ma... (_distrattamente_) Ma perchè invece non abbandona i sogni chimerici, scusi, sa, se parlo schietto, e torna a casa sua?... Da sua... (_sta per dire: «da sua madre»_). DORINA (_con un grido di dolore_) A casa mia?... ma non ho più la mamma!... È morta la mamma. NICCOLINO Oh scusi! DORINA Gliel'ho detto, e se n'è dimenticato! La mamma, la mamma, oh se ci fosse ancora la mamma, la mia povera mamma! (_scoppia in lagrime e si butta e piangere singhiozzando sul canapè_). NICCOLINO (_un po' commosso si avvicina a Dorina coll'aria compunta_) Scusi, signorina... Sono dolentissimo; sono rimasto così colpito, così confuso... DORINA (_continua a piangere_). NICCOLINO (_fra sè_) Ancora al vecchio repertorio! — E Luigi (_guardando verso la porta_), canaglia! (_forte_) Via, si calmi! (_seccato_) La prego, non pianga più, le ho domandato scusa! DORINA (_subito, asciugandosi gli occhi in fretta, umile e supplichevole_) Ecco... non piango più; sì, sì, sono tutti sogni, tutte chimere. Lavorerò; ma bisogna poter andar via da questa casa... (_con un grido_) Mi salvi lei!... mi salvi, le giuro che non le peserò nella vita! Ho ribrezzo a star qui sola; ho paura! Mi conduca via, dove vuole, che non mi veda più nessuno... lavorerò. NICCOLINO Ci pensi bene. Che cosa direbbe la gente? DORINA La gente? non me ne importa! NICCOLINO Non importa a lei ma importa a me. Questa sì che per la mia coscienza sarebbe una grave responsabilità. DORINA (_sempre fissandolo e risoluta_) E allora? Che cosa devo fare? NICCOLINO Certo che... non è facile. DORINA Non è facile: no: per questo le domando un consiglio. NICCOLINO Ma... pensandoci bene, capisco anch'io che, troppo impressionato dalle sue parole, ho esagerato, senza dubbio. — Colle sue belle attitudini, colla sua bella voce, col suo talento, superate le prime difficoltà, verrà la gloria... e il resto! DORINA (_lo fissa, pallida, stupita_). NICCOLINO Bisognerebbe vedere piuttosto d'indurre questo signor... — come si chiama? questo signor Businelli, a più miti propositi! DORINA (_tremante, con voce sorda_) Lei ha il coraggio di propormi?... — Lei?... Ma che cosa è diventato?! NICCOLINO (_con impeto_) Signorina Dori! (_calmandosi e con fredda gentilezza_) Scusi, sono stato frainteso, glielo assicuro. Lei si trova in uno stato d'animo che non le permette di giudicare delle parole e nemmeno delle intenzioni dei suoi amici. Ma ritornerò prestissimo: desidero rivederla più calma, e allora giustificarmi pienamente. (_le offre la mano — Dorina non la stringe_) Vedrà: lei per la prima dovrà rendermi giustizia. Intanto, e si ricordi, non dobbiamo essere in collera! (_saluta e va via lentamente_). DORINA (_sola_) Vile!... vile!... E per un anno l'ho tenuto nel cuore, l'ho aspettato colla febbre, gli ho data tutta l'anima mia: (_con un grido, ma senza più piangere perchè in questo momento il suo stato di dolore e di esaltazione non le permette le lagrime_) Dio, Dio mio! Come avevi ragione, mamma! SCENA VI. ISABELLA, DORINA, poi voce di dentro come nella scena prima. ISABELLA Cosa succede? DORINA (_sempre c. s._) Voglio andar via!... voglio finirla! Non voglio più saperne di teatro, di nessuno! ISABELLA Come? non si è messa d'accordo col signor Niccolino? (_vivamente_) E la cambiale Ripamonti? DORINA Pagherò tutto col mio lavoro, col mio sangue; non ho bisogno di nessuno! ISABELLA Buono!... Buoni principii; ma ci vuol tempo e la cambiale è in scadenza; come si fa? DORINA Oh in fine! Ci pensi lei, ci pensi il maestro; sono loro che ne devono a me! ISABELLA C'è stata proprio una gran burrasca, perchè ha perduta, si direbbe, la tramontana. Ma questo non è il momento di discutere del mio e del tuo: il maestro è amico di tutti i primi legali di Milano, e dato il caso, metteremo le nostre ragioni in mano della giustizia. L'importante, per adesso, è questo! sulla cambiale c'è la sua firma, che cosa ha pensato di fare? DORINA Penso che sono tradita da tutti; che sono ingannata da tutti! ISABELLA Benissimo! E perchè non succeda altrettanto a noi mi farà la grazia di restare in casa nostra finchè i conti non saranno regolati. VOCE (_c. s._) Costantini! ISABELLA Vengo, signor Domenico! VOCE (_c. s._) Lettere! (_Isabella cala il cestino con una corda, ecc._) DORINA Qui?! Restar qui?! Non sono più libera; non mi appartengo più... Sono schiava di questa gente, anima e corpo, corpo e anima! ISABELLA (_dandole la lettera trovata nel cestino_) Finisca di dire il rosario e si consoli. DORINA Lui? (_prende la lettera con un, impeto di gioia_) Lui? mi scrive ancora? ISABELLA Ma sicuro: collera da innamorati, _furoris brevis_! DORINA (_strappa la busta: c'è dentro un biglietto da visita e un biglietto da cinquecento lire_). ISABELLA (_allegra_) Ohè, signorina! Cominciamo bene! DORINA (_rimane meravigliata_). ISABELLA Legga se vuol sapere! DORINA (_leggendo_) « — Lei, signorina Dori, mi ha fatto l'onore di chiamarmi suo amico...» (_vinta dal dolore lascia cadere la lettera_). ISABELLA (_la prende e continua a leggere_) «... In tale qualità mi fo lecito inviarle la piccola somma di cui la disdetta di Montecarlo mi permette sul momento di poter disporre.» — Come sono sempre delicati i veri gentiluomini! DORINA (_fuori di sè — cercando per la stanza_). ISABELLA (_assai premurosa_) Comandi, signorina! Che cosa desidera? DORINA Da scrivere. Voglio rispondere subito! ISABELLA (_le dà il calamaio, ecc._) Tanto quanto, tutto l'occorrente! DORINA (_si mette a scrivere in fretta. Intanto Isabella spiega il biglietto di banca e lo ammira. Dorina quando ha finito di scrivere cerca il biglietto per rimandarlo; a Isabella_) Dia qui! ISABELLA Che cosa vuol farne? DORINA Restituirlo sul momento: dia qui! ISABELLA Scusi, ma in queste faccende delicate io non mi posso arbitrare, senza prima aver sentito il capo della famiglia. (_verso l'uscio della cucina, chiamando_) Maestro! DORINA Quel denaro!... quel denaro!... Non sa: è un insulto al mio onore! ISABELLA Faccia un po' il piacere! I denari non hanno mai insultato nessuno! (_chiamando c. s._) Maestro!... Tartaruga! SCENA VII. MAESTRO e DETTE, poi LUIGI. MAESTRO (_colla solita voce rauca_) Avevo... appena messe sul fornello a friggere... ISABELLA La signorina... DORINA (_interrompendo_) Il maestro non c'entra, come non c'entra lei! quel denaro... (_alla parola denaro il maestro fa un movimento espressivo_) non è suo! ISABELLA Eh, quanto strepito! rimettiamo la questione al giudizio di _Salamone_! La signorina vuol tornare al suo paese e piantar la scuola. MAESTRO La... scuola?... ISABELLA E non pagare i propri debiti. Ho diritto o non ho diritto di tenere questa somma in garanzia? MAESTRO Pienissimo diritto... DORINA In nome di Dio... datemi quel denaro!... Quel denaro lo voglio... quel denaro! LUIGI (_sulla porta, cercando cogli occhi Niccolino, si ferma e, non vedendolo, fa un gesto di maraviglia: fa un passo verso i coniugi Costantini, poi si trattiene. Dorina non lo vede. Essa stringe convulsamente la lettera: la sua timidezza è scomparsa, si avvicina all'Isabella minacciosa, cogli occhi scintillanti. Il Maestro prova quasi un senso di timore_). DORINA Lo voglio, capite? Lo voglio! — Prendete me, fate di me tutto quello che volete, ma quel denaro no! — È suo! è suo! MAESTRO (_vedendo Luigi, salutando e balbettando quasi macchinalmente_) È un onore per la mia famiglia... DORINA (_vedendo Luigi fa per spiegargli ciò che è accaduto; poi prende sul tavolo la lettera di Niccolino e la dà a Don Luigi; fa per parlare ma non può; si sforza, balbetta, e prorompe in uno scoppio di pianto cadendo sopra una seggiola_). LUIGI (_avvicinandosi e prendendo la lettera_) Signorina, si calmi, (_a Isabella e al Maestro_) Cos'è accaduto? ISABELLA Legga e vedrà: io non trovo che ci sia niente da disperarsi! MAESTRO (_fiuta in aria, poi fa capire dalla faccia e dai gesti che deve bruciare qualche cosa in cucina e scappa via_) Brucia! LUIGI (_dopo aver letto, fra sè_) Taccagno come la zia. (_forte_) È ancora un ragazzo! I ragazzi sono crudeli e... (_ammirando i capelli ed il collo di Dorina che piange col capo chino_) sicuro non apprezzano... non capiscono... (_la bellezza di Dorina lo mette in orgasmo; con passione_) Si confidi con me che non sono più un ragazzo! (_mostrandole la punta di un baffo_) Vede?... Vede? ce n'è di bianchi! ISABELLA (_va alla tavola e mentre parla distende la tovaglia, ecc._) Cosa sia successo, non saprei. L'ho trovata in convulsioni; e anch'io ho la pelle d'oca! Capirà; si deve far onore alla propria firma; e il maestro in quanto a onore è un... fenomeno! — Sempre in alto la bandiera dei Costantini! DORINA (_voltandosi con impeto a Luigi, mentre Isabella continua ad apparecchiare la tavola_) C'era lei... sì!... era presente lei, quando voleva offrirmi il suo nome, la sua mano! E adesso per difendermi, per salvarmi mi butta in faccia 500 lire! Questo è tutto il suo amore! _Sempre_, mi aveva detto, _sempre si ricordi_!... ISABELLA (_c. s._) Oh! per questo la signorina ha ragione; il suo amico è un infido! LUIGI (_ha sempre guardato con crescente orgasmo la Dorina e fa capire che gli piace sempre di più — levandole una forcellina dai capelli_) Guardi, non le faccia male!... (_fra sè_) bellissimi capelli: come ha fatto a resistere, bravo Niccolino! ISABELLA (_ha cercato i piatti e le posate e non trovandole va a prenderle in cucina_). LUIGI (_uscita Isabella si avvicina più vivamente a Dorina: cerca di prenderle le mani dicendole con orgasmo e con passione_) Quel cretino di Nicola, non merita i suoi sospiri e le sue lacrime! DORINA (_con impeto: come scattando_) Il suo denaro! Glielo voglio rimandare ad ogni costo! LUIGI Sì, benissimo! DORINA Ma questa gente me lo ha rubato! LUIGI Non importa, si calmi, (_prendendole una mano e accarezzandola_) provvederemo. DORINA Me lo faccia restituire!... Glielo rimandi lei... mi aiuti ad uscire da questa casa... non mi resta che vendermi o buttarmi dalla finestra! LUIGI Non dica simili enormità; non voglio (_le prende con violenza le mani e quasi l'abbraccia_) Vedrà che io... si calmi... non voglio più vederla piangere! (_asciugandole gli occhi col fazzoletto_) Questi occhi sono troppo belli! Vedremo di fare qualche cosa... (_con slancio: vinto dalla bellezza di Dorina che così commossa, fremente, gli piace anche di più_) farò tutto per lei! DORINA (_sempre c. s._) Sì... sono disposta a tutto... ma la sua elemosina (_alludendo a Niccolino_) no!... mi rivolta l'anima, no, mai! LUIGI Brava! Vediamo dunque, vediamo: che cosa si può fare? DORINA Non so... Non ho più nessuno al mondo! LUIGI Sola?... povera bimba mia!... Anch'io, sicuro, sono solo. Avessi una moglie, una sorella, lei verrebbe con noi. Invece, anch'io... sono solo. (_sospirando e accarezzando Dorina_) Mah, guai al solo! DORINA (_con impeto, tornando col pensiero a Niccolino_) Gli ho detto che mi è morta la madre e non se n'è ricordato! LUIGI (_con falso orrore_) Oh, (_con finto entusiasmo e dolore per la memoria di Teresa_) quella buona signora Teresa! Quella santa donna! — A Niccolino, sa, non ci pensi più; non lo merita. Si crede un grand'uomo perchè è stato un po' a Londra, a Parigi! È soltanto ridicolo. Non ci pensi più. Gli rimanderemo il suo danaro, subito! DORINA (_con espansione, premendosi al cuore la mano di Luigi_) Subito! LUIGI Sul momento! (_ha una scossa, tanto Dorina gli piace_) E per... per il resto... sarò... se... sarò il suo pa... pà. — Ecco, va bene? papà! DORINA Mi tolga di qui... — lavorerò. Mi aiuti a levarmi da questa gente! LUIGI Volontieri... ma dove?... al momento... (_pensando dove mandare Dorina e volendo farle accettare un suo quartierino che tiene disponibile per simili occasioni, ma non osando farle l'offerta chiaramente_) Come si potrebbe fare? (_stringendola al cuore e fingendo l'effusione paterna_) Pianga, se vuol piangere: le farà bene. (_le bacia i capelli tremando dalla commozione cupida_) Avrei... per combinazione... due camerette; due povere camerette, ma piene di sole, di luce! Se volesse, come un rifugio momentaneo... intanto... cercherò... troveremo un maestro galantuomo; un impresario onesto — e lei... soltanto un po' di bene... (_la stringe più forte_). DORINA (_capisce tutto: si allontana_). LUIGI (_tornando calmo e sorridente_) Un po' di bene, al suo papà! DORINA (_pausa — poi con disperazione e rassegnazione — con un filo di voce_) Mi tolga da questa casa. (_si lascia cadere sulla seggiola accasciata, affranta_). LUIGI Torna la signora Isabella! (_rapidamente e sempre in orgasmo per il desiderio e la passione_) Fra mezz'ora (_vedendo la tavola apparecchiata pensa che Dorina dovrà prima pranzare_) fra un'ora... appena potrà, prenda un _brum_: Via Solferino 37. Ci sarò ad aspettarla. E subito rimanderemo il denaro al marchese Nicola con una sua letterina che lo metterà a posto. (_Rientrano Isabella coi piatti e il Maestro colle posate_). LUIGI (_va loro incontro e offre all'Isabella il biglietto per il palco al Dal Verme_). ISABELLA (_lo guarda senza capire_). LUIGI È il palco che le dovevo portare, per stasera. ISABELLA Oh, grazie! Numero 15. — Allegri, signorina: numero dispari, porta fortuna! MAESTRO (_deponendo le posate: a Luigi, con gravità_) Se vuol favorire nella mia famiglia.... ISABELLA Senza complimenti! al posto dell'amico Cimozza che si fa aspettare! LUIGI Grazie, e buon appetito. (_piano a Dorina_) Via Solferino, 37! FINE DELL'ATTO SECONDO. ATTO TERZO _La scena rappresenta un salotto elegantissimo, ma pieno di casse e di bauli chiusi ed aperti, ecc. — Sulle seggiole e sui tavoli, ecc., roba da mettere nei bauli, e roba per il viaggio. — Un pianoforte._ SCENA I. NICCOLINO poi un UFFICIALE DI CAVALLERIA (Niccolino ha i baffi più grossi e i piccoli favoriti a mezza guancia). NICCOLINO (_entra con circospezione chiamando_) Giuseppina! Si può vedere la signora? Giuseppina (_sente aprire l'uscio opposto, attraversa la scena in fretta, si leva il cappello in cui c'è dentro un grosso mazzetto di violette. Sorride, come aspettando Dorina; ma poi quando si apre l'uscio ha una scossa, si fa serio, e si ritira in un angolo_). UFFICIALE (_un bell'ufficiale di cavalleria, alto, berretto in testa, esce dalla camera di Dorina, abbottonandosi i guanti. Ha la sigaretta in bocca. Si ferma dinanzi ad un tavolo, accende un fiammifero, accende la sigaretta e va via_). NICCOLINO (_pallido e assai turbato, vuol seguire l'ufficiale con impeto, ma poi si ferma irresoluto. Si siede sopra un canapè di faccia, alla porta dove è uscito l'ufficiale, si ficca la lente nell'occhio e guarda fissamente quella porta con ira, con furore geloso, battendo nervosamente la punta del piede per terra_). SCENA II. GIUSEPPINA e DETTO. GIUSEPPINA (_portando il riparto di un baule pieno di roba_) Come? il signor Marchese? È un po' che aspetta? — La signora non so se riceve! NICCOLINO (_con voce rauca_) Il portiere m'ha detto che c'era. GIUSEPPINA Ma la signora voleva riposare fino alle sei, avendo poi da viaggiare tutta la notte. NICCOLINO (_guardando l'orologio_) Sono le cinque e tre quarti. GIUSEPPINA Dio, Dio! Con tante cose da fare! — Come faremo a partire stasera? NICCOLINO (_con tono di preghiera a Giuseppina_) Siate buona, Giuseppina: domandate alla signora se mi può ricevere. Vorrei vederla subito; mi preme di parlarle prima che incominci l'andirivieni delle visite e dei saluti. (_dandole le violette perchè le porti a Dorina_) Mi fate questo favore, buona Giuseppina? GIUSEPPINA (_prende le violette ed entra da Dorina_). NICCOLINO (_resta immobile, pensoso, colla lente nell'occhio, fissando un punto del pavimento_). GIUSEPPINA (_entrando_) La signora ha detto, se vuol accomodarsi, che viene subito (_va via_). NICCOLINO (_cammina su e giù, sempre più furibondo; poi afferra un giornale a caso e si sfoga stracciandolo rabbiosamente_). SCENA III. DORINA e NICCOLINO. DORINA (_è assai mutata — ha ormai un tutt'altro tipo — un tipo eccentrico di artista originale, ma sempre molto fine e molto signorile. Ha pure una pettinatura strana, originalissima: è pettinata con tutti i capelli raccolti sulla testa attraversati da un grosso spillone. — Vestito ricco e bizzarro: tiene addosso una gran pelliccia o una gran casacca, perchè si dà l'aria di avere sempre freddo e di essere sempre un pochino ammalata — ha in mano le violette_). DORINA Ah, Nenè; — siete voi? (_gli porge mollemente tutta la mano. Vedendo il giornale stracciato_) Lasciate vedere, Nenè. (_con dolore e stupore affettuoso_) Oh, _L'Italie_; l'articolo del Santanera! (_cerca fra i pezzi del giornale mentre si siede sul sofà, rannicchiandosi con attucci civettuoli e languidi_). NICCOLINO Finitela: sono in uno stato di rabbia, di... vi vorrei sbranare! DORINA (_sorridendo con comico terrore_) Oh! NICCOLINO Come il vostro giornale! DORINA (_come sopra_) Che c'è di nuovo, Nenè? NICCOLINO (_stizzito_) E non chiamatemi Nenè! — Adesso che mi avete messo questo nome, per tutta Roma non sono più altro che Ne-nè! DORINA (_scrollando il capo e sorridendo con mestizia_) Presto... non vi chiamerò più in nessun modo. Bella Roma, addio! (_sospira_) Si parte. NICCOLINO (_si contiene a stento, mostrandosi in fiera lotta tra il dolore e il furore_). DORINA (_solleva il fazzolettone di trine che ha al collo, mette le viole nello scollato del petto, poi le ricopre ancora, mettendoci le mani sopra con un attuccio da bimba_) Siete contento, Nenè? NICCOLINO (_con uno slancio appassionato_) Non partite, Dori; ve ne supplico! DORINA Oh come si fa? Ho promesso al Duca e bisogna andare! NICCOLINO (_con voce sorda_) L'avete promesso al tenente Mattìa, che è qui, che farà il viaggio con voi! DORINA (_con meraviglia tranquilla_) È qui? il Mattìa? NICCOLINO (_prorompendo_) Ma non fatene le meraviglie perchè... SCENA IV. GIUSEPPINA, con un piatto d'argento con sopra una bottiglia d'acqua, una piccola bottiglietta contagocce, un piccolo bicchierino, e DETTI. GIUSEPPINA Signora: la sua medicina. DORINA Oh, no, pietà di me; è tanto cattiva! GIUSEPPINA Ma le farà bene, signora. DORINA (_prende il piccolo bicchierino_) Nenè: un po' d'acqua. NICCOLINO (_con un riso forzato e la mano tremante le versa l'acqua_). DORINA (_indicandogli la medicina e porgendo il bicchiere_) Nove gocce, non di più. NICCOLINO (_versa c. s._) DORINA Nove gocce solo!... Basta!... Basta!... (_beve, poi pestando i piedi e scotendo le braccia_) Presto!... presto! (_Niccolino e Giuseppina corrono a cercare la piccola scatola dei dolci. La trova Niccolino e la porta a Dorina che ne mangia in fretta_). GIUSEPPINA Comanda altro, signora? DORINA Che fai adesso? — E tutta questa roba? GIUSEPPINA Di là non ho potuto ancora far niente! La biancheria, le gioie... Non so come si potrà partire stasera! DORINA (_con fermezza, pur conservando il suo fare dolcemente languido_) Tanto, bisogna partire: si partirà! (_Giuseppina va via_). NICCOLINO (_con voce sorda, ma supplichevole_) Avete sentito? Non c'è nemmeno il tempo necessario. Aspettate domani. DORINA (_lo guarda, scrollando il capo con civetteria; piano, cantarellando_) Non si può... NICCOLINO (_con impeto d'ira appassionata_) Tutto per quel soldataccio! DORINA Oh Nenè! Vi proibisco di fare l'Otello! Non vado a Napoli per il Mattìa, lo sapete, ma per il Duca. Povero Duca!... Tanto buono! (_ridendo_) Io gli devo molto e desidera che mi fermi a Napoli in questi giorni che sono libera (_socchiudendo gli occhi mollemente, come rapita in estasi_) Napoli... il mare... Oh Paradiso... Napoli!... Napoli!... Napoli! NICCOLINO Siete perfida! Siete bugiarda! DORINA Nenè! NICCOLINO Andate a Napoli col Mattìa! DORINA Mi seccate poi: vi dico che non ne so niente. NICCOLINO L'ho veduto io. DORINA (_con meraviglia_) Oh, è a Roma? NICCOLINO Ma se era qui adesso! L'ho veduto uscire! DORINA (_risentita_) Nenè: non è carino ciò che fate. Sorvegliare la gente dietro le porte! NICCOLINO Sì; ero là e l'ho visto uscire! Ero là e per poco non gli sono saltato addosso! DORINA (_più seria_) Avreste avuto torto. Il Mattìa è un buon amico, non più di un buon amico, come voi, come il Duca, come il Santanera, come tutti. NICCOLINO (_supplicando_) Allora, non partite stasera, partite domani. DORINA (_cantarellando con seduzione_) Non si può, Nenè — non si può! NICCOLINO Ma in nome di Dio, come avete fatto a perdere la testa? DORINA (_vivamente_) Insomma, basta; è un discorso che mi secca. In proposito, hanno fatto anche troppe chiacchiere! (_calmandosi e tornando carezzevole_) Non abbiate timore. Vengono tutti come venite voi, e se ne vanno come ve ne andate voi! NICCOLINO Io dicevo per il vostro bene; perchè mi preme il vostro onore, il vostro nome. DORINA (_ridendo_) Ah! ah! ah!... Per il mio bene? — quale? Il bene che mi volete voi? — Per il mio nome? Basta a far piena tutte le sere! — Il mio onore? Mi portano alle stelle! NICCOLINO (_con ironia_) Nella _Carmen_! DORINA (_continua a ridere_). NICCOLINO Non ridete così, mentre un uomo soffre. Mi irritate. DORINA E volete che pianga? — Vi ricordate una volta, quando piangevo? Anche allora vi urtavo i nervi. — Ma dite, Nenè, perchè mi state sempre vicino, se non mi potete soffrire, nè quando piango, nè quando rido? NICCOLINO Allora ero uno stupido: non capivo niente! DORINA E avete cominciato a capire, dopo la prima sera della _Carmen_, a Torino? NICCOLINO Dori... Sentite, Dori: abusate della vostra forza. Volete rendermi feroce, per vendicarvi? DORINA (_con naturalezza e sincerità_) Vendicarmi di che? anzi, vi dirò di più; mi piacete sempre; vi trovo carino, simpatico, meno (_indica i piccoli favoriti_) quelle no — via, via! — e vi voglio bene davvero! NICCOLINO Come... (_le si avvicina lusingato_). DORINA Come gli altri. NICCOLINO (_torna ad adirarsi_) Odiatemi piuttosto! DORINA (_ridendo_) Oh, ci siamo. NICCOLINO Che cosa volete? Che cosa devo fare? Sono geloso, sono capace di commettere qualunque eccesso: mi pare che strozzandovi proverei un grande sollievo! (_le prende una mano_). DORINA Ahi, Nenè, mi fate male! NICCOLINO Un bacio; almeno uno. DORINA No! NICCOLINO Un bacio, che cos'è per voi?! Niente! Anche per forza dovrete... DORINA (_chiamando forte_) Giuseppina! GIUSEPPINA (_di dentro_) Signora! NICCOLINO (_si alza e cammina imbronciato per la stanza_). GIUSEPPINA (_entra_). DORINA (_naturalmente_) Finirai dopo di là: questa roba, t'ho detto, vengono a prenderla subito. GIUSEPPINA Sissignora. (_riempie, chiude i bauli, ecc., per tutto il resto della scena_). NICCOLINO (_dopo aver girato un po', torna a un tratto a sedersi sul canapè vicino a Dorina; le parla piano, per non essere udito da Giuseppina, ma sempre con calore_) Sentite, Dori: io sono pronto a fare qualunque sacrificio per voi. DORINA Adesso? (_con una risatina sincera e senza ombra d'ironia_) Sapete che ho avuto la riconferma al _Costanzi_ con mille lire per sera? NICCOLINO Invece di andare a Napoli, andiamo a Livorno e... prendiamo il mare! — Domandate: tutto ciò che volete! — Infine, pensateci, il teatro, che cos'è? DORINA Oh, Nenè, molto meno e... e infinitamente più di ciò che mi potete offrire. — Il pubblico mio? il successo? NICCOLINO Ma se basta un raffreddore per distruggere tutto l'incanto! DORINA E allora aspettate a parlarmene quando sarò raffreddata! (_Niccolino si alza stizzito, Dorina cambiando_) Intanto (_sospirando_) bisognerà pranzare. (_con languore_) E non ho niente fame! GIUSEPPINA (_senza voltarsi, sempre occupata a mettere roba nei bauli_) Ho ordinato per le sette. NICCOLINO (_sedendo di nuovo vicino a Dorina_) (_piano_) Se è vero ciò che dite... Se è vero... rimanete sul teatro, ma lasciate che vi segua sempre, io solo! DORINA Seguirmi sempre e solo? (_sorridendo_) Bel divertimento! Ma vedrete: passerà. Vi è già passata un'altra volta. NICCOLINO Allora è stata mia madre; adesso mia madre non conta più niente! DORINA E la bella nipotina? l'Adele? È vero che vorrebbe farvela sposare come voleva farvi sposare la Monleone? NICCOLINO La sposerò appunto come l'altra. L'Adelina poi ha una grande simpatia per Luigi. DORINA (_ridendo_) Davvero? — State attento, Nenè. Luigi è un uomo molto pratico. A vederlo, sembra l'amico di tutto il mondo, il salvatore di tutte le patrie; in fondo, non ha che un amore solo, — sè stesso. Guardatevene! Se ha messo gli occhi sull'Adelina, presto o tardi raggiungerà il suo scopo e siccome l'Adelina sarà ricchissima per vostra madre... così questo matrimonio finirebbe, un giorno, col seccarvi doppiamente. NICCOLINO Cosa volete che mi secchi? — Che giorno può mai venire in cui sia più seccato di questo? — Io sono ricco quanto mi basta. Ma se voi partite stasera, io non so più che cosa farò. Sì, Dori, è proprio così! Io del mondo sono stufo, stufo, stufo. Mi annoio a Parigi come a Roma, come a Milano. Mi ricordo la prima sera che vi ho sentita a Torino: ero in uno stato tale di _spleen_, da battere la testa contro le colonne! Poi mi era parso che Luigi vi facesse la corte, e ho voluto ricominciare anch'io, perchè mi divertivo a ingelosirlo. E così a poco a poco, senza accorgermene, ho subìto voi, ho subìto il teatro, fino al punto di vivere anch'io della vostra vita, di voi, della _Carmen_. Ma sapete che quando vado a passeggio, guardo e leggo gli avvisi del teatro, come se ci fosse qualche cosa di mio? Sapete che sono amico del vostro direttore di scena? del macchinista del _Costanzi_? Lasciate almeno che venga a Napoli anch'io. DORINA Siete troppo geloso, troppo sospettoso, troppo lunatico. NICCOLINO Non voglio perdervi. — Non voglio lasciarvi a Napoli sola! DORINA Non voglio, non voglio. Non avete nessun diritto, caro Nenè. NICCOLINO Tant'è, non dovete partire; dovessi commettere qualunque pazzia. DORINA (_ridendo_) Meno male che le vostre dichiarazioni me le fate in un modo molto lusinghiero. Ho timore, Nenè, che sareste insopportabile in tutti i modi. NICCOLINO (_non risponde, resta quasi immobile, fisso in un pensiero — Dorina non ha dato nessuna importanza all'esclamazione di Niccolino_). SCENA V. DON LUIGI (_abito nero e cravatta bianca_) — SANTANERA (_abito nero e cravatta bianca_), DETTI. — SANTANERA è un bel giovanotto elegante, dal tipo aristocratico. LUIGI (_stringendo la mano a Dorina, gravemente e con paterna affettuosità_) Presa la medicina? DORINA Sì, Luigi: nove gocce. LUIGI Brava! (_le bacia la mano, poi saluta Niccolino_) Ciao! (_a Dorina_) Feroce la belva? DORINA (_ridendo e rispondendo a Luigi mentre stringe la mano a Santanera_) Ferocissima. SANTANERA (_ammirando Dorina_) Splendida! DORINA Mi sento così, così... SANTANERA (_stringe la mano in silenzio a Niccolino, il quale risponde in silenzio, rimanendo fisso nel pensiero di prima_). DORINA Sapete, Santanera, come è stato cattivo? (_indicando Niccolino_) In un impeto tragico ha stracciato l'_Italie_ col vostro articolo. SANTANERA (_serio, lentamente, prende un altro giornale che aveva in tasca e lo dà a Dorina_) Lo avevo promesso alla marchesa Maranzani: lo dò a voi. Alla marchesa ne porterò un altro domani. DORINA Grazie! SANTANERA Ci abbandonate e siete ilare, sorridente. DORINA (_con un sospiro_) Vi rimpiangerò a Napoli. LUIGI Salutatemi il Duca. SANTANERA Scialarda e gli altri, verranno alla stazione. LUIGI (_con gravità_) Ci sarà tutto il vostro pubblico; tutta Roma. I vostri amici, i vostri ammiratori, li vostri adoratori! DORINA Come sono buoni! troppo buoni con me. GIUSEPPINA (_che era uscita, rientra_) Il pranzo è pronto, signora. DORINA Non vi dico di venire di là perchè oggi c'è un disordine da far paura. LUIGI (_guardando l'orologio_) Aspetterò. — Stasera ho una seduta agli uffici, importantissima. Ma pranzerò in fretta. DORINA Fo presto anch'io a pranzare. Poi, non ho fame. SANTANERA (_che è andato vicino alla porta dalla quale deve passare Dorina, levando dalla tasca una busta con un ritratto_) Non ho voluto lasciarvi partire senza il mio ritratto. DORINA Oh, grazie. Com'è bello! Ma siete più carino voi! (_guardando di dietro_) Non mi avete scritto niente? LUIGI Sì; guardate lì. (_comicamente sospirando_) Si conserva la negativa? DORINA (_sfiorandogli il viso amabilmente col ritratto, come percuotendolo_) Scioccone! (_va via ridendo_). SANTANERA (_con un sospiro, seguendo Dorina collo sguardo_) Un _bijou_! LUIGI (_serio, a mezza voce, come pensando tra sè_) Un _bijou_! (_sospirando_) di molto valore! SCENA VI. LUIGI, NICCOLINO, SANTANERA. SANTANERA (_gira per la stanza, guarda tutto, poi si avvicina al pianoforte_). NICCOLINO (_ad un tratto, scuotendosi e come risolvendosi si avvicina a Luigi e gli dice, senza essere udito da Santanera_) Sentiamo, legislatore, che cosa diresti se io volessi sposare la Dori? LUIGI (_fa un movimento brusco, poi tra il diplomatico e il sentenzioso_) È per lo meno inutile sposare una donna quando non è... (_con fine malizia_) necessario. È Alessandro Dumas che parla. NICCOLINO (_con collera sorda_) Ma quando invece... LUIGI Capisco!... — Alessandro Dumas non ha detto niente! Ma ti dico io che faresti uno sproposito! SANTANERA (_trova uno spartito_) Oh la _Carmen_! La divina _Carmen_! (_mentre Niccolino e Luigi parlano fra di loro, Santanera facendo passare lo spartito, suonerà a caso i motivi più noti della_ Carmen). NICCOLINO (_continuando il suo discorso con Luigi_) Molti hanno fatto uno sproposito simile al mio e sono felicissimi. LUIGI (_sempre con molta gravità_) O fingono di esserlo, perchè la gente rida meno. — Sai che si fanno dei nomi? NICCOLINO Esagerazioni. LUIGI Può essere. NICCOLINO Credi nel Duca, tu? LUIGI (_pensa, poi sempre grave e sentenzioso_) Nel Duca? no. Il Duca è un vecchio gentiluomo dieci volte milionario: gliel'ho presentato io stesso a Torino, la sera appunto del suo debutto. Se n'è entusiasmato, ha speso e spende tesori, ma credo appunto che la Dori non sia altro per lui che... un oggetto di lusso, (_alludendo alla vecchia età del Duca_) solamente di lusso. — Ma... il guerriero? Il Mattìa? NICCOLINO (_sorridendo_) Come il Duca. LUIGI Cioè? NICCOLINO Un oggetto di vanità. LUIGI Chi te lo ha detto? NICCOLINO (_vivamente_) Lei stessa. LUIGI Ah, benissimo! Lei infatti lo può sapere!... NICCOLINO Credi pure: denari, santità e amanti che si affibbiano alle donne, metà della metà! LUIGI È verissimo: ma in certi casi, anche metà della metà... è abbastanza! NICCOLINO (_senza aver badato all'interruzione di Luigi_) Vuoi un esempio? Fra i tanti nomi che si fanno, c'è anche il tuo: — è vero? LUIGI (_pausa_) Tutte le volte che mi hai fatto questa domanda, ti ho dato la medesima risposta: no! NICCOLINO Dunque vedi; come non è vero per te, può essere non vero anche per gli altri. SANTANERA (_suonando l'aria della_ Carmen) Oh la Dori!... sublime! NICCOLINO (_sente l'effetto della musica: con passione e trasporto_) E poi, infine, che me ne importa? È anche un po' colpa mia e le perdono tutto. Se non posso lasciarla? l'ho nel sangue; l'amo, la odio, sono geloso! — Una delle tre: o divento matto, o m'ammazzo, o la sposo, dunque... LUIGI Dei tre mali, il minore, e la sposi. Ma diventerai ridicolo. NICCOLINO Non me ne importa. LUIGI E tua madre? NICCOLINO Non me ne importa. LUIGI E l'Adelina? NICCOLINO Ti piace?... Tu piaci a lei. — Se non lo sai, te lo dico io e te l'abbandono! LUIGI Ma tua madre? SANTANERA (_suona un altro pezzo della_ Carmen) Divina! (_voltandosi_) Niccolino... oh, la Dori! (_si volta e continua a suonare_). NICCOLINO (_accalorandosi sempre di più_) Va bene; sarò diseredato, lascierà tutto all'Adelina; tanto meglio per te. Essa sarà molto ricca, e tu rasségnati. Non me ne importa niente! LUIGI Di modo che... io avrei tutto l'interesse a lasciarti fare? NICCOLINO Ti dispenso anche da ogni scrupolo. LUIGI Sei meraviglioso. E fino a quando penserai a questo bel progetto? NICCOLINO Come, fino a quando? LUIGI Quanto ti durerà questa nuova frenesia? NICCOLINO Fino a che non l'avrò sposata. LUIGI Senti, Nicola: per quanto tu abbia perduta la testa, potrei sperare ancora di riuscire a farti capire la ragione. Ma non ti faccio altri discorsi, non ti discuto neppure, non ti credo. Cose che si dicono.... — Non ti credo! NICCOLINO Non mi credi? Vedrai. LUIGI Vedremo! Promettimi soltanto di non dir nulla oggi alla Dori di queste tue belle aspirazioni. NICCOLINO Perchè? LUIGI Per non avertene a pentire domani; mettiamo pure dopo domani! NICCOLINO Vedrai. LUIGI Non vedremo niente! SANTANERA (_alzandosi_) Io non ho mai imaginato nulla di più delizioso, di più _charmant_. LUIGI Della _Carmen_? SANTANERA E della Dori. NICCOLINO (_ha un impeto di rabbia e di gelosia — Luigi e Santanera si guardano significativamente_). SANTANERA (_ridendo del suo riso particolare; alzando il capo chiudendo gli occhi_) Oh Nenè! (_movimento dispettoso di Niccolino. — Santanera con un gran sospiro_) Bisogna rassegnarsi. NICCOLINO (_con impeto_) A che? SANTANERA A vederla partire. Tu ardi (_indicando verso la stanza di Dorina_), ma non accendi! (_ride c. s._) SCENA VII. Un SERVITORE, due FACCHINI e DETTI; poi _Giuseppina_. (_I due facchini si fermano vicino alla porta; il servitore va a battere all'uscio della Dorina_). SERVO Signora Giuseppina! Sono qui i facchini per la roba da portare alla stazione! GIUSEPPINA (_di dentro_) Vengo subito. (_servo va via_). SANTANERA (_guardando i bauli e cantarellando mestamente con significazione che irrita maggiormente Niccolino_) «Oh dolce Napoli! Oh suol beato!...» GIUSEPPINA (_con le chiavi dei bauli; ai facchini_). La signora è arrabbiatissima. Dovevate venire più presto. FACCHINO Eh c'è tempo! GIUSEPPINA (_ha chiuso i bauli_) Allora questi prima di tutti. (_li conta in fretta_) Uno, due... (_conta fino a sette_) Sette capi. FACCHINO Eh va bene! GIUSEPPINA (_fa per uscire in fretta: Niccolino la ferma_). NICCOLINO (_piano_) Dunque? È irremovibile? Vuol partire stasera? GIUSEPPINA Figurarsi; non ha nemmeno pranzato per non perdere tempo. Ha una smania, ha l'argento vivo addosso! (_va via_). SANTANERA (_guardando Niccolino, come sopra_) «Oh dolce Napoli! Oh suol beato!». NICCOLINO (_ha un impeto di furore contro Santanera; poi si volta ai facchini; e dà loro in fretta del denaro_) Andatevene! — Andate! via! FACCHINO Eh, signorino? NICCOLINO Siete pagati, andatevene! FACCHINO Ma... signorino! NICCOLINO (_spingendoli fuori_) Siete pagati tre volte: — Fuori! Via! FACCHINI (_scena muta fra di loro: vanno via_). NICCOLINO (_si butta sul canapè, in fondo della scena, e vi rimane cupo, muto_). SCENA VIII. NICCOLINO, LUIGI e SANTANERA. SANTANERA (_ha paura che Niccolino faccia una scenata anche contro di lui. Prende il cappello per andarsene, guardando Niccolino con diffidenza, ma sempre grave, con fare molto signorile. — Piano a Luigi_) Diventa matto. LUIGI Matto pericoloso: sai che cosa minaccia alla Dori? Di sposarla. SANTANERA (_ridendo c. s._) Oh, definitivamente? LUIGI E con tutti gli onori. SANTANERA Ma... non gli hai fatto la cronaca? LUIGI (_sorridendo_) Dice... che io parlo per gelosia! SANTANERA È un colmo. Ma tu? (_sorride guardandolo come per fargli capire che gli avrebbe potuto rivelare di avere avuto una relazione colla Dori_). LUIGI (_con molta importanza_) Io? Primo: non è vero! — Secondo: fosse vero, non lo direi. — Terzo: fosse vero e glielo dicessi, sarebbe una ragione di più. Del resto io ho parlato a Nicola molto chiaro, molto franco e non ho rimorsi. Gli ho detto del ridicolo, di sua madre, del suo avvenire. SANTANERA Non vuol capir niente? LUIGI Per capire, capisce, ma non vuol intendere. Gli ho detto del Duca, non ci crede. SANTANERA E del Mattìa? LUIGI Non ci crede. (_Santanera lo guarda con stupore_) Glielo ha detto la Dori che non è vero. SANTANERA Allora lascia che prenda moglie. Ha la fede necessaria. SCENA IX. DORINA E DETTI. DORINA (_con tono languido_) Non ho pranzato, sapete? LUIGI Male. SANTANERA Malissimo. DORINA Avevo tante cose... (_con un brivido_) Un freddo di là. Non vedo l'ora di essere a posto. (_vede ancora i bauli, ecc._) Come? Ancora tutto qui? (_chiamando_) Giuseppina! NICCOLINO (_alzandosi ed avanzandosi colla faccia stravolta, la voce grossa e un po' titubante_) Sono stato io... DORINA (_vivamente_) Voi? — Ma per qual ragione? NICCOLINO Non voglio... ve ne supplico: aspettate a partire. DORINA Oh, sentite, caro amico, finora ho portato pazienza, ma adesso passate la misura. Ho deciso di partire, partirò, e non so per quale ragione voi veniate a fare il padrone in casa mia. Non ve ne ho dato nessun diritto. Avete mandato via i facchini? Andateli a richiamare. LUIGI (_per calmarla_) Avete ragione. NICCOLINO (_che ha preso il paltò e il cappello_) Quello che volevo dirvi... meglio così... perchè non avete cuore. No!... andate a Napoli, dove volete, con chi volete! LUIGI Nicola, basta. NICCOLINO Sì, capisco tutta questa vostra ostinazione, questa vostra fretta (lo ha detto anche la Giuseppina), questa vostra smania di partire! — Mi avete aperto gli occhi e in tempo. Siete tutta civetteria, tutta falsità: il vostro cuore, i vostri nervi, i vostri languori, — sì — e mi avete guarito, perchè sono stufo, stufo di essere ridicolo per voi, — ed ora, non mi vedrete mai più! (_va via furioso_). DORINA (_con voce languida e lamentevole_) Nenè... LUIGI Lasciatelo andare. SANTANERA Si fa troppo pericoloso. DORINA (_con affettata inquietudine_) Ho paura, cosa farà? LUIGI Una passeggiata e poi a pranzare. DORINA Non lo vedrò più, davvero? LUIGI Se partite subito, no. SANTANERA (_serio_) Si è troppo compromesso in faccia nostra. LUIGI Sapete che cosa vi minaccia?... Di sposarvi! DORINA (_sempre flebile e coll'aria di sentirsi poco bene_) Lo ha detto anche a me; ma per scherzare. LUIGI No, no, con me diceva sul serio! SANTANERA Marchesa Carmen! DORINA (_sempre amabile, ma con intenzione_) No; in tal caso... Marchesa Dori. (_ha un altro brivido di freddo_) Mi ha fatto male ad inquietarmi. (_si avvia lentamente verso il canapè_) Ho freddo. SANTANERA (_le va a prendere la pelliccia, ecc., e l'aiuta a vestirla, poi la Dori si butta sul canapè — Luigi e Santanera la coprono con uno scialle_) Riposate un poco. LUIGI A partire avete tempo fino alle undici. DORINA (_con uno sguardo riconoscente_) Sì... SANTANERA Intanto noi andremo a pranzo. Poi ci vedremo alla stazione. DORINA Buon Luigi... (_si preme la fronte colle mani_). LUIGI (_che aiutato da Santanera l'ha accomodata sul canapè, dà un vaso con dei fiori a Santanera indicandogli di portarlo lontano_) L'odore dei fiori potrebbe farle male. (_abbassando il lume della lucerna_) Così? DORINA Grazie. LUIGI Se non vi sentite bene, partite domani. DORINA Oh, come si fa? LUIGI Proprio no? SANTANERA Inflessibile? DORINA Come si fa?... (_Santanera e Luigi le baciano la mano e vanno via in punta di piedi_). SCENA X. DORINA sola, poi GIUSEPPINA, poi NICCOLINO. DORINA (_quando sono usciti sorride cogli occhietti vivi: si accerta che sono proprio andati via, poi si alza di colpo dal canapè_) Auf! Finalmente! GIUSEPPINA Si parte dunque? DORINA Chi sa? GIUSEPPINA Si parte soli? DORINA (_la guarda ridendo con malizia_). GIUSEPPINA Viene il signor tenente Mattìa? DORINA Che! Niente seccatori! GIUSEPPINA E il signor marchese? DORINA Vattene che egli ritorna. (_con malizia_) Ma non ti sei accorta che è appunto perchè egli possa ritornare, che ho voluto essere sola? (_con un gesto graziosissimo la spinge verso la porta_) Ah, Nenè! Chi avrebbe detto che tu saresti stato il mio trionfo, tu che non hai saputo, che non hai voluto saperne di me allora, e adesso... NICCOLINO (_entra difilato come uno che ha preso una grande risoluzione_) Dori... DORINA Vi aspettavo! NICCOLINO Volete sposarmi? DORINA Sentite: voi mi avete fatto una proposta, alla quale devo rispondere molto seriamente. Mi trovate anche in un momento di sincerità, ed è bene. Io dunque voglio parlarvi sinceramente, perchè, credetelo, io vi sono ancora amica. — Se voi siete stato brutale, almeno siete stato sincero e colle mie illusioni e colle mie speranze... voi eravate nel vero, ed io nel falso. — Ho sofferto, ho molto sofferto; ma poi ho pensato che il mondo, il quale non aveva fatto niente per me, non meritava nè le mie lacrime, nè i miei rimorsi, — e mi sono messa a combatterlo, colle mie arti, colla mia furberia; ed ho vinto anche voi, senza volerlo, senza saperlo. Ma ora che mi vedete come sono, come quando vi ero indifferente, — ora che ho perduto l'incanto, tornate ragionevole, e andiamo ognuno per la nostra strada. Siamo stati infelici tutte le volte che ci siamo incontrati. Non è la Carmen, non è nemmeno la Dori, è proprio Dorina che vi parla. NICCOLINO Ma non capite che così... vi amo anche di più? Ma lasciatemi almeno il tempo di cercare, di tentare, di persuadervi, di convincervi... DORINA (_con grazia_) E di commuovermi? NICCOLINO Sì; se avete un po' di cuore. DORINA Dunque, se mi ostinassi a partire stasera... non ne avrei proprio? (_si guardano. Dorina sorride con grazia, con malizia civettuola_). GIUSEPPINA (_entra dalla comune_). DORINA (_si volta a Giuseppina_) Che c'è? GIUSEPPINA C'è signora, che del portiere io non mi fido: non capisce niente. Secondo il solito... (_fa capire che è ubriaco_) Andrà certo perduta della gran roba. DORINA (_a Niccolino_) Vedete, le vostre prodezze! NICCOLINO (_vivamente_) Dunque, Dori? GIUSEPPINA Direi anch'io di aspettare. (_alludendo al portiere_) Con quell'uomo? Si figuri! DORINA (_incertissima_) Ma... se... bisognerebbe almeno telegrafare al Duca. NICCOLINO Sì, sì, telegrafate subito! Dori, Dorina mia! DORINA Ah, Dorina? — _Mia_? Troppo presto! NICCOLINO Non perdiamo tempo, dunque... Telegrafate! DORINA (_sempre incerta_) Non ho nemmeno l'occorrente... NICCOLINO (_le dà la carta_) Ecco la carta. DORINA (_c. s._) Badate che... anche se mi fermo, non vuol dire; anzi, mi fermo per persuadervi che sarebbe uno sproposito per tutti e due. NICCOLINO Fate presto, scrivete. Discuteremo poi. DORINA Capirete... ci sarebbero molte condizioni. NICCOLINO Le accetto tutte! DORINA Io sono sicura del mio impresario: e se voi invece, un bel giorno, mi protestate? NICCOLINO Vi darò tutte le garanzie! DORINA (_guardando Giuseppina_) E che cosa si telegrafa? GIUSEPPINA Trattenuta — leggera indisposizione. — Verrò domani. NICCOLINO No! trattenuta improvvisamente... scriverò domani. (_Dandole il lapis della sua catenella_). DORINA (_nel prenderlo gli stringe colla catena il dito o la mano_). NICCOLINO Ahi! DORINA E al caso, stringerò anche più forte: ognuno deve avere la catena che si merita! GIUSEPPINA (_tra sè_) Ho capito: vado a disfare le valigie (_va via_). DORINA (_scrivendo_) ... indisposizione... NICCOLINO (_dettando_) Scriverò... DORINA (_scrivendo_) Verrò domani. C'è sempre tempo di mandarne un altro. NICCOLINO (_prendendo il dispaccio_) Lo porto io e... mi lasciate tornare?... Sì?... Mi lasciate tornare? DORINA Tornerete... domattina. NICCOLINO (_con un atto supplichevole_) Vi prego, vi supplico, Dori... Vedete bene... DORINA No, no; domattina. NICCOLINO (_con grande passione e calore_) Dori, Dorina... DORINA No, mio caro. Dori non l'avete voluta; Dorina nemmeno: al caso... bisognerà aspettare quando sarò marchesa! FINE. Nota del Trascrittore Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. End of Project Gutenberg's La trilogia di Dorina, by Gerolamo Rovetta *** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LA TRILOGIA DI DORINA: COMMEDIA IN 3 ATTI *** Updated editions will replace the previous one—the old editions will be renamed. Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright law means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to copying and distributing Project Gutenberg™ electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG™ concept and trademark. 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It exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from people in all walks of life. Volunteers and financial support to provide volunteers with the assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg™’s goals and ensuring that the Project Gutenberg™ collection will remain freely available for generations to come. In 2001, the Project Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure and permanent future for Project Gutenberg™ and future generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 and the Foundation information page at www.gutenberg.org. Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non-profit 501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal Revenue Service. The Foundation’s EIN or federal tax identification number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by U.S. federal laws and your state’s laws. The Foundation’s business office is located at 809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to date contact information can be found at the Foundation’s website and official page at www.gutenberg.org/contact Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation Project Gutenberg™ depends upon and cannot survive without widespread public support and donations to carry out its mission of increasing the number of public domain and licensed works that can be freely distributed in machine-readable form accessible by the widest array of equipment including outdated equipment. Many small donations ($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt status with the IRS. The Foundation is committed to complying with the laws regulating charities and charitable donations in all 50 states of the United States. Compliance requirements are not uniform and it takes a considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up with these requirements. We do not solicit donations in locations where we have not received written confirmation of compliance. To SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state visit www.gutenberg.org/donate. While we cannot and do not solicit contributions from states where we have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition against accepting unsolicited donations from donors in such states who approach us with offers to donate. 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